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Onore di soldato!: L'epopea dei fanti del 54° Reggimento Fanteria Sforzesca nella prima battaglia del Don
Onore di soldato!: L'epopea dei fanti del 54° Reggimento Fanteria Sforzesca nella prima battaglia del Don
Onore di soldato!: L'epopea dei fanti del 54° Reggimento Fanteria Sforzesca nella prima battaglia del Don
E-book356 pagine4 ore

Onore di soldato!: L'epopea dei fanti del 54° Reggimento Fanteria Sforzesca nella prima battaglia del Don

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Info su questo ebook

Attraverso le memorie del Maresciallo Ordinario Antonio Cati, capo musica della Banda musicale del 54° Reggimento Fanteria della 2^ Divisione “Sforzesca”, è possibile ricostruire le vicende dell’unità durante la Campagna di Russia.
Aggregato all’ARMIR il Reggimento opera nella zona di Krasnij Lutch, combattendo a Tschebotarwskij, Kalisnoskij, Napulov, Millerowo. Nel gennaio del 1943 l’unità è praticamente decimata e viene sciolta.
Verrà ricostituita a partire dal 1° giugno 1943 a Novara per poi essere nuovamente sciolta l’8 settembre a seguito dell’armistizio.
Il libro ricostruisce la storia del viaggio, l’arrivo in Unione Sovietica, i primi scontri, il contatto con il nemico e con la popolazione, fino alla ritirata. Si tratta di un omaggio a chi non è tornato, a partire dal comandante di Reggimento Colonnello Mario Viale deceduto di stenti e per congelamento su un treno di prigionieri assieme al Capitano Mario Chiesa comandante la Compagnia Comando di Reggimento, fino ai fanti rimasti nella steppa.
LinguaItaliano
Data di uscita16 mag 2024
ISBN9788832281866
Onore di soldato!: L'epopea dei fanti del 54° Reggimento Fanteria Sforzesca nella prima battaglia del Don

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    Anteprima del libro

    Onore di soldato! - Italo Cati

    CAPITOLO 1. L’approntamento e la partenza

    "Al tavolo dei vincitori conteranno

    molto di più i 200.000 dell’ARMIR

    che i 50.000 del CSIR".

    Mussolini

    Novara, febbraio-maggio 1942, Caserma Passalacqua, il 54° Reggimento Fanteria Umbria, appartenente alla 2^ Divisione Sforzesca, si accingeva a ricordare con una solenne i recenti fatti d’arme della campagna Greco-Albanese.

    Gli ordini risuonano perentori nel grande piazzale d’onore, la banda musicale intona i prescritti ritornelli per l’ingresso della gloriosa bandiera di guerra nello schieramento.

    Ma il pensiero dei veterani inquadrati andava ai brutti episodi di quella tragica passata campagna, quanti tristi ricordi, quanti lutti su quelle cime fangose e impervie, località e villaggi di poverissimi pastori, Marizai, Mali Scindeli, Mali Trebescines, Cascisti, Tepeleni.

    Doveva essere una passeggiata, una pura formalità, si doveva spezzare le reni alla Grecia invece purtroppo furono sei mesi di aspra guerra, la sofferenza, i patimenti, i sacrifici e le privazioni furono indicibili, e i costi umani altissimi.

    Le croci dei Caduti del 54°, negli sperduti cimiteri da campo albanesi, ne erano una testimonianza, assieme ai tanti troppi vuoti nelle file dei fanti bianco-verdi inquadrati in armi.

    Ogni comandante aveva nel cuore i suoi ragazzi, li cercava e li immaginava in riga accanto ai reduci, essi erano presenti con l’animo, ma il corpo era rimasto lassù, su quelle tremende cime brulle e fangose.

    Anche la banda musicale, portatrice di allegria e spensieratezza, aveva i ranghi incompleti, il Maresciallo capo Musica Maestro CATI Antonio, dirigeva con la solita perizia i suoi attenti suonatori, ma anche egli pensava a quei soldati musicanti mancanti che mai più sarebbero tornati, comunque bisognava andare avanti, la vita continuava, ma i ricordi erano troppi nel cuore del bravo sottufficiale.

    A metà cerimonia, il colonnello comandante prese la parola per l’allocuzione di rito: Ufficiali, Sottufficiali e soldati del mio reggimento, in questa ricorrenza rendiamo onore alla nostra bandiera e ai gloriosi Caduti. Ricordiamo che essi si sono sacrificati per il bene della Patria!. Le frasi si susseguivano in un crescendo continuo, le solite quattro parole intonate alla circostanza, pensava da buon toscanaccio brontolone il Maresciallo Cati, sempre le solite bischerate, d’altronde quegli imboscatoni in orbace, appollaiati comodamente nelle tribune, vogliono sentire parole di vittorie facili e altre cose di loro gusto e allora avanti! Sarete accontentati se è questo che solo vi interessa. Le pene i ricordi per i nostri lutti appartengono sempre a noi, scolpite a lettere di fuoco nel nostro cuore di soldati!.

    Con lo sfilamento dei reparti la cerimonia terminò, era giorno di festa per tutti, ma il clima da tempo era cambiato, le solite strane voci di corridoio, la famosa radio scarpone dava per certa la partenza della divisione per il fronte Russo.

    Cati, disse il capitano comandante della compagnia comando reggimentale (C.C.R.), molto bene con la banda, siete sempre bravissimo, oggi comunque si goda il meritato riposo, domani mattina per le ore nove alla sala cinema, il comandante di reggimento terrà un rapporto a tutti gli ufficiali e i sottufficiali, pare vi siano in vista delle novità.

    Russia, disse con fare accorato Cati.

    Ma in effetti gira questa voce, fece il capitano Chiesa, però credo che non riguardi noi, diavolo, siamo troppo malconci, da quando siamo tornati dall’Albania praticamente si sono scordati di noi, siamo a corto di materiali e di personale no, non penso proprio, ma aggiunse, corrucciando la fronte con fare dubbioso: spero di no, e si soffermò pensieroso, comunque ci vediamo domani, vada.

    Grazie!, disse Cati, speriamo bene, accidenti ,sarebbe una bella rogna qui, per stare un poco in pace a casa con la moglie, bisogna fare domanda personalmente al Duce, esclamò aggiungendoci una classica imprecazione toscana.

    Montando sulla bicicletta, si avviò verso casa insieme all’amico di sempre, Sergente Maggiore Mario Franceschi.

    Cecco, hai saputo la novità?, diceva pedalando con buona lena Cati.

    Sì, lo hanno comunicato pure a noi, la cosa puzza di bruciato al corpo d’Armata di Torino, ho un mio carissimo amico al centro trasmissioni, pare che siano arrivati ordini da Roma che parlano di un invio di altre truppe per la Russia per potenziare il C.S.I.R., mi sa che quelli saremo proprio noi!.

    D’altronde ci hanno già fregato due volte, sai cosa dice il proverbio? Dice che tu sei un menagramo, ribatté Cati con fare ironico.

    Al diavolo i proverbi, io comunque per scaramanzia tocco ferro, e in quel mentre, ridendo, afferrò la canna della bicicletta.

    Era una amicizia profonda quella che legava i due sottufficiali, nel corso degli anni erano sempre stati assieme, avevano dormito da scapoli nella stessa cameretta in caserma, e durante i campi e le esercitazioni diviso la stessa tenda.

    Nelle precedenti esperienze belliche, erano adibiti al trasporto armi e munizioni tutti i giorni alle prime linee, e in più di una occasione coinvolti in conflitti a fuoco. Certe esperienze hanno il potere di rafforzare le amicizie fino a farle diventare fraterne.

    Anche la Signora Giuseppina, consorte di Cati, era al corrente di certe voci.

    Tonino, tutta Novara sa che partite per il fronte russo, è vero quello che dice la gente?.

    Ma no, fece con tono rassicurante Cati, non dare retta a quello che si dice in giro, sono tutte baggianate e dicerie, non lo sappiamo neanche noi diretti interessati.

    Ma il tono di voce e l’espressione del volto non più sicurissima insospettirono la signora.

    Tu mi nascondi qualche cosa, ti conosco troppo bene.

    Che cosa vuoi che ti dica Giuse, domani ci sarà un gran rapporto, ma nessuno di noi sa l’argomento che verrà trattato, tutto comunque è possibile, noi abbiamo già fatto due guerre, non siamo neanche al completo, dove vuoi che ci mandino?.

    Tonino, da quando siamo sposati non ci hanno mai lasciato in pace, questa brutta guerra!, esclamò Giuse.

    Stai tranquilla, lo sai che sono tempi difficili, è normale che ci vengano comunicate le novità, non è che le cose vadano come strombazza la propaganda, se penso a quello che abbiamo passato in Albania, inoltre pare che in Africa non vada affatto bene!.

    Con rassegnazione, la signora Giuse annuì ma in cuor suo non era convinta di quello che il consorte le aveva detto.

    Il giorno dopo, come da disposizioni, ebbe luogo il gran rapporto. Vi sarete chiesti, esordì il comandante di reggimento, del perché vi ho voluto tutti qui insieme, ne avete passate troppe ultimamente, e sinceramente vi considero come una famiglia, come già detto vi sono stati tanti momenti belli e brutti e in qualche caso di una certa tragicità, ho ritenuto giusto che quanto vi sto per dire lo veniate ad apprendere direttamente da me, in modo da evitare i soliti ‘si dice’, e i pettegolezzi da piantone al comando!.

    Il colonnello fece una pausa e fissando il centro della sala disse: Siamo allertati per l’invio in Russia e a breve termine!. L’assemblea era muta e attonita nessuno replicò, venne fatto solo qualche impercettibile commento a bassa voce.

    Ma come? ancora a noi? Abbiamo già fatto due campagne, ancora noi? Ma che gli piglia a quei filibustieri di Roma?, disse a bassa voce il Sergente Maggiore Sauro al Sergente Maggiore Franceschi.

    …li possino…, sibilò fra i denti il Maresciallo Sandrini con il suo spiccato accento romanesco.

    Entro oggi, continuava il colonnello tossicchiando per richiamare i distratti, entro oggi, dicevo, arriveranno le disposizioni particolareggiate dal Comando Corpo d’Armata, in anteprima vi dico che la divisione cambierà la sua caratteristica di reparto da montagna per passare a quello autotrasportabile con conseguente adeguamento di organici e mezzi, prepariamoci perciò ad inglobare nei ranghi i nuovi complementi che arriveranno fra pochi giorni, speriamo che siano alla vostra altezza e che non ci facciano rimpiangere quelli che purtroppo non sono più tra noi….

    A queste parole seguì un attimo di riflessione.

    Signori, questo è quanto! Che vi devo dire?! Lo so che è dura, tanto dura da digerire, ma la vita di noi soldati è fatta così! Dite le cose molto chiare agli uomini, ci aspetta un periodo molto duro di lavoro e preparazione, buon lavoro, buon lavoro a tutti!.

    A questo punto il Tenente Colonnello Spighi, comandante del 2°/54°, dette il ritti e l’attenti, tutti scattarono agli ordini ricevuti.

    Grazie, dia pure il riposo, disse il colonnello Viale.

    Be’, non ci rimane altro che convocare anche noi un rapporto alla Compagnia Comando Reggimentale fra un’ora, fece il capitano Chiesa al sottotenente Fontana, il quale dette subito le disposizioni agli ufficiali e sottufficiali della compagnia.

    Giusto il tempo di bere un caffè e fumare una sigaretta al circolo, fu il commento di Cati, ma con la rabbia che ho in corpo mi andrà di traverso, bella sorpresa ci hanno fatto.

    Antonio, era da dire, commentò Franceschi, ti pareva che la Sforzesca la lasciavano stare, quando mai qualcuno ci vuole particolarmente bene, non ci hanno ancora rimesso in sesto dall’Albania, e ci mandano in Russia!.

    Come da disposizioni il rapporto iniziò in perfetto orario.

    E allora ci risiamo, disse il capitano, per fortuna siete per la maggior parte tutti già esperti in materia, non occorre che vi dica a quali compiti saremo adibiti, lo sapete, e non ho intenzione di cambiare assolutamente gli incarichi, perciò orientatevi a fare esattamente quello che avete svolto nelle altre precedenti campagne di guerra, con la trasformazione in autotrasportabile dovremmo avere un parco macchine più numeroso di quello attuale, almeno così dovrebbe essere. Sul fronte Russo la mobilità è di vitale importanza, ma personalmente credo che i nostri bravi muli ci saranno ancora tanto utili.

    A questo punto il capitano iniziò a dare le disposizioni a ciascuno dei presenti.

    Lei Cati, con i suoi musicanti, avrà il solito compito di organizzare il servizio di posta e scambio corrispondenza militare, le sezioni recupero feriti, i rifornimenti, la difesa vicina del comando reggimento e non si scordi il servizio portaordini, mi scelga i più esperti per questa cosa, sa che è particolarmente pericolosa se poi, le resterà anche il tempo per farci una suonatina, vorrà dire che stiamo vincendo!.

    A questa battuta fatta per sdrammatizzare il clima teso, tutti i presenti accennarono a una risata.

    Mah, capitano, visto che mi ha dato i soliti pochi incarichi, vuol dire che insegnerò ai miei qualche canzoncina russa, se non altro faremo colpo con la musica.

    L’affermazione, detta con la simpatica cadenza toscana, provocò i soliti commenti ironici da parte dei presenti, segno che il clima si stava veramente rasserenando.

    Bisogna sfatare la solita visione distorta che attribuiva ai musicanti l’etichetta di imboscati e privilegiati del reggimento, certamente la banda musicale è sempre stata considerata una sorta di biglietto da visita del reparto alla quale appartiene, ma doveva assolvente ad una mansione del tutto particolare e molto impegnativa, se non altro per il fatto di andare in servizio ogni domenica o feste comandate, cosa che non capita agli altri soldati. Però vi è anche il rovescio della medaglia, infatti in guerra il musicante diventa un combattente addetto a delle mansioni particolari e difficili.

    In quei giorni, la banda del 54° Fanteria era formata da 36 elementi, ottimi suonatori ma altrettanto buoni combattenti, e lo avevano già dimostrato in più di una occasione.

    Dopo aver riferito ai suoi ragazzi delle ultime novità, Cati si apprestava ad entrare nei particolari: "Allora giovanotti, dovremmo essere rinforzati da altro personale che arriverà con i complementi, saremo in 56, ma nessuno ritornerà al proprio reparto, questa volta saremo tutti insieme e la volontà del colonnello! Perciò continueremo a fare le nostre prove tutti i santi giorni, anche perché abbiamo in programma diversi concerti a Novara, Stresa e Vercelli, inoltre chissà quante cerimonie militari si inventeranno i nostri fantasiosi caporioni, ma attenzione, ci sarà in programma ogni giorno anche l’addestramento al combattimento e altro a cura del comando di compagnia. Sì, lo so che siete anziani… ma sono gli ordini!".

    Maresciallo, disse il caporale Sanguinetti, ci dividiamo in squadre come in Albania?.

    Certamente, non si cambia ma i nuovi li adopereremo come difesa vicina, se poi fra questi c’è qualche buon elemento, lo possiamo prendere in considerazione. Comunque in linea di massima ci divideremo così: tu Sanguinetti, ti occuperai con 8 uomini del nucleo scambio posta e portaordini; io con i caporali Bianchi e Pedron, con 20 uomini, delle sezioni portaferiti, in coppia con i due medici e gli infermieri; il Sergente Baldo e il caporale maggiore Paolini, con 15 uomini, si occuperanno delle armi, munizioni e viveri; il resto del personale sarà di base al comando compagnia e comando reggimento. Comunque ricordatevi una cosa, siete sempre i miei soldati! E se le cose vanno bene, a un mio fischio tutti con lo strumento in mano, capito?.

    Sì!, fecero in coro i musicanti ridendo.

    Ragazzi, non mi dite sì solamente per accontentarmi! So benissimo cosa pensate, non andiamo alla scampagnata di San Luigi, è importante che tutti siate convinti di quello che io vi dico, la nostra unione ci può portare a dei risultati di vitale importanza in guerra, tutti voi lo sapete, ma dobbiamo farlo capire anche ai nuovi che arriveranno.

    La nuova struttura organica della divisione imposta dall’Alto Comando esigeva una completa revisione sia di mezzi che di materiali e una revisione degli organici, nella fattispecie, i reggimenti della Sforzesca erano da riequipaggiare in maniera sostanziosa, mancavano le cose più essenziali perse durante la campagna di Grecia-Albania. Le scorte logistiche erano sotto la soglia minima prevista dalle circolari in vigore.

    A dire il vero, questa era una situazione abbastanza comune nel nostro esercito, entrato in guerra male armato, con scarsi mezzi e equipaggiamenti non idonei, nel corso dei precedenti anni, i miglioramenti erano stati minimi, ma l’Italia era una nazione con una economia prevalentemente agricola, mancante di materie prime, e basata su un regime autoritario. Le riforme di Mussolini avevano portato a qualche miglioramento, ma il divario con le altre grandi nazioni era troppo evidente, e di questa situazione le nostre forze armate ne erano lo specchio.

    • Comandante della Divisione

    ◦ Comando della fanteria divisionale (Gen. B. Michele Vaccaro dal 1º marzo 1942)

    • 53º Reggimento fanteria Sforzesca

    ◦ tre battaglioni fanteria

    ◦ una compagnia mortai da 81

    ◦ una batteria cannoni d’accompagnamento da 65/17 Mod. 1908/1913

    • 54º Reggimento fanteria Sforzesca

    ◦ tre battaglioni fanteria

    ◦ una compagnia mortai da 81

    ◦ una batteria cannoni d’accompagnamento da 65/17

    • 17º Reggimento artiglieria Sforzesca

    ◦ I Gruppo artiglieria leggera

    ◦ tre batterie da 75/18 Mod. 1934/1935

    ◦ II Gruppo artiglieria leggera

    ◦ tre batterie da 75/18 mod. 1934

    ◦ III Gruppo artiglieria pesante

    ◦ tre batterie da 105/28

    ◦ 53ª Batteria artiglieria contraerea da 20 mm

    ◦ 302ª Batteria artiglieria contraerea da 20 mm

    • 2ª Compagnia cannoni controcarro da 47/32 Mod. 1935

    • 121ª Compagnia cannoni controcarro da 47/32 21ª Divisione fanteria Granatieri di Sardegna

    • II Battaglione mortai da 81

    • 16ª Compagnia genio artieri

    • 2ª Compagnia genio telegrafisti/marconisti

    • 8ª Sezione fotoelettricisti

    • 2ª Compagnia panettieri

    • 1ª Compagnia sussistenza

    • 124ª Colonna leggera sussistenza (motorizzata)

    • 192ª Colonna leggera sussistenza (motorizzata)

    • 11ª Compagnia minuto mantenimento

    • 6ª Sezione sanità

    ◦5º Ospedale da campo

    ◦6º Ospedale da campo

    ◦7º Ospedale da campo

    ◦24º Ospedale da campo

    ◦250º Ospedale da campo

    ◦251º Ospedale da campo

    ◦311º Ospedale da campo

    ◦805º Ospedale da campo

    ◦27º Nucleo chirurgico

    • 4ª Sezione CC.RR.

    • 5ª Sezione CC.RR.

    • 69º Ufficio posta militare

    3

    A parte i roboanti record di volo, l’Aeronautica, tranne qualche eccezione, aveva prevalentemente in linea aerei vecchi e inadeguati, la Marina da guerra poteva vantare alcune ottime navi e una agguerrita flottiglia di sommergibili, ma non disponeva di portaerei e di conseguenza neanche di una aviazione navale. Gli alti comandi, che avrebbero dovuto coordinare le azioni belliche delle due forze, si dimostrarono non all’altezza della situazione e in contrasto fra loro.

    Infine l’Esercito, che era mentalmente e anche sostanzialmente quello del Piave e dell’Isonzo, il fante italiano era sottoposto a una disciplina cieca e becera che badava più alla forma che alla sostanza. La cura della divisa, fattore senz’altro indispensabile, era una delle più alte preoccupazioni dei quadri in comando di allora, e scarpe non lucide o il colletto della camicia mal stirato procuravano punizioni su punizioni, ma poco importava se il riscaldamento nelle camerate non esisteva, e i servizi igienici erano pochi e antiquati, non esistevano i refettori, il rancio veniva prelevato a cura delle compagnie e distribuito alla truppa, che lo consumava nelle gavette sotto le tettoie dei capannoni o seduta sui muriccioli, e questo in tutte le stagioni e con tutti i climi.

    Il fante italiano andava in addestramento prevalentemente a piedi, con la divisa di pannaccio, gli scarponcini di vacchetta, le fasce mollettiere, le pezze da piedi, lo zaino affardellato e, come supporto, ancora l’eterno mulo.

    L’armamento principale era ancora il vetusto fucile 1891, le armi automatiche erano numericamente insufficienti ma di buona fattura, come il fucile mitragliatore Breda 30 (1) e la pesante in calibro 8 mm (2), discreta la linea dei mortai Brixia (3), a parte il modello cal. 45, assolutamente inadeguato il cannoncino contro carro da 47/32 (4), buono solo a perforare le deboli corazze dei nostri ridicoli carri armati della serie L da 3-8 tonnellate. Nessuno tenne conto che i carri medi delle altre nazioni ne pesavano almeno 20! L’artiglieria era poi una accozzaglia di rimasugli aggiornati dei vecchi pezzi della Grande Guerra, integrati da artiglierie di preda bellica.

    La cavalleria andava ancora orgogliosamente a cavallo, genio e trasmissioni avevano buoni materiali ma in numero insufficiente, anche la motorizzazione era inadeguata sia nei mezzi che nel numero. Infine, la logistica e la sussistenza erano ancorate a vecchi modi di pensare e agire, schiave della burocrazia militare fatta di mille registri, buoni di carico, di scarico e altro.

    I magazzini centrali anche in zona di guerra erano colmi di materiali e generi di conforto di buona fattura che giacevano impolverati sugli scaffali senza mai essere distribuiti e che finirono in mano al nemico, non si è mai capito come e per quale perversa ottusità i vari cappotti impellicciati, gli scarponi pesanti e altro equipaggiamento invernale non furono distribuiti ai combattenti, sintomatico l’esempio della Divisione di Fanteria Vicenza, apostrofata come la Brambilla, i cui fanti in Russia erano addirittura sprovvisti di cappotto e altro materiale, oltre a non avere l’artiglieria.

    Ma in compenso il nostro esercito in parata non aveva eguali, e dava una impressionante prova di efficienza in quelle occasioni, anche Hitler ne rimase sbalordito, ben sapeva delle condizioni nelle quali esso versava, era al corrente dello scarso addestramento e delle vecchie tecniche di combattimento, della non motorizzazione e della mancanza di adeguati mezzi corazzati, non aveva, come del resto i suoi generali, una buona opinione dei nostri capi militari, apprezzava però il soldato italiano, paziente e altruista, capace di soffrire e adattarsi.

    A Mussolini ben poco importava della situazione drammatica che gli veniva ricordata spesso dal Capo di SM Generale Maresciallo Badoglio. L’Italia non può restare a guardare, diceva il Duce.

    Non gli importava o non capiva quale danno fosse stato portare le nostre divisioni sul modello binario.

    Con le disgraziatissime norme per esaltare la guerra di rapido corso, imposte nel periodo con la riforma Pariani (5), la quale voleva a tutti i costi esaltare l’impostazione offensiva sul binomio artiglieria-fanteria, non prendendo in considerazione la scarsità di mezzi di trasporto e la vetustà degli armamenti.

    Sapete che cosa si intende per divisione autotrasportabile?, chiese Franceschi con la tipica aria fra l’incredulo e lo stupito. Ero all’ordinamento, e ho letto le circolari arrivate proprio oggi!.

    I cinque sottufficiali della CCR, compreso Cati, incuriositi aspettavano di sapere la novità.

    Vor’ di’ che finarmente se ne annamo tutti su quattro rote…, accennò il romanaccio Sandrini.

    Ti sbagli, illuso! Tu andrai come me e gli altri sempre a piedi, gli unici che metteranno il sedere sui camion saranno le pance lunghe dell’artiglieria divisionale, loro diventeranno reggimento motorizzato, mentre noi continueremo sempre ad avere le salmerie di guerra… Ragazzi, non siete contenti?.

    Ma va là, non prendere in giro, matto!, disse Sauro.

    Sei tu il matto, rispose Franceschi, e te ne accorgerai domani, quando faranno il rapporto e ci spiegheranno tutto, a proposito!, disse indicando col dito tutti i presenti, fra cinque giorni arriveranno i complementi e lì ci sarà da ridere, sono tutti soldatini e ufficialetti di primo pelo, gli unici combattimenti che hanno sostenuto sono quelli per prendere il rancio al centro di addestramento reclute! Antonio, guarda che ti arrivano anche i nuovi musicanti.

    Bella notizia che mi dai, Cecco, speriamo che suoniamo bene, così i russi si distraggono e zac! Noi li freghiamo, e accompagnò la battuta con il tipico gesto dell’ombrello.

    Ma va via toscanaccio della malora, sempre voglia di scherzare!.

    Sì, ridiamo adesso, disse Cati, chissà per quanto lo potremo ancora fare.

    Non si era affatto sbagliato il bravo Franceschi, le circolari erano arrivate e riportavano proprio le novità comunicate agli amici il giorno prima.

    Quello che però non aveva visto era la data di partenza per la Russia, il fatidico giorno era fissato per il 21 giugno, mancava neanche un mese alla partenza, e questo sarebbe stato un periodo molto intenso prima della partenza.

    L’arrivo dei complementi coincise con una bellissima giornata primaverile, l’aria era delicata e profumata, la tradotta arrivò alla stazione di Novara in perfetto orario, fra i nuovi arrivati vi erano anche dei soldati che facevano ritorno dalle licenze di convalescenza per ferite, fra loro anche un ufficiale dall’aspetto franco e sicuro.

    Tenente Paolo Roggi, disse porgendo la mano a Cati che lo salutò per primo, sono assegnato alla CCR.

    Bene tenente, ma da dove viene?.

    Sono stato ferito in Russia con la Torino e mi hanno mandato in convalescenza in Italia, poi mi hanno assegnato qui da voi.

    Lei era in Russia?, chiese stupito Franceschi.

    Sì, ero in Russia, e non solamente io, alcuni di quelli che vedete ci sono già stati. Be’, se non altro ci racconterà qualche cosa.

    Vi dirò tutto quello che so, non vi preoccupate, visto che dovremo vivere assieme, ma se adesso mi accompagnate dal capitano.

    Sì, lo porto subito, fece il Sergente Baldo.

    Un reduce di Russia, fu il commento a bassa voce di Franceschi, un reduce di Russia... be’, se non altro conosce l’ambiente, meglio così che un novellino tutto stivali e colletto inamidato.

    Sapevo che doveva arrivarmi un subalterno, disse dando la mano al nuovo ufficiale il capitano Chiesa, ci sarai particolarmente utile per quello che andiamo a fare.

    Grazie capitano, ho già avuto modo di conoscere alcuni dei sottufficiali, gente in gamba.

    Sì, Roggi, hanno già digerito due campagne di guerra.

    Capitano, questa purtroppo sarà tutta un’altra cosa. In quel momento entrarono gli altri ufficiali della compagnia.

    Questi, caro Roggi, sono i tuoi colleghi, e rivolto ai nuovi arrivati disse: "il tenente Roggi, quale subalterno più anziano, da oggi sarà il mio vice, oltre che comandante del plotone collegamenti, questo anche in virtù della sua esperienza di combattimento, che voi non avete, perciò vi invito a fare tesoro dei suoi consigli. Riassumendo, da oggi la fisionomia della compagnia è la seguente:

    "- Tenente Roggi, vice comandante di compagnia e comandante del plotone collegamenti,

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