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Dante.: Fra le fiamme e le stelle.
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E-book126 pagine54 minuti

Dante.: Fra le fiamme e le stelle.

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Info su questo ebook

La vita romanzesca di Dante raccontata fra realtà storica e invenzioni fantastiche

Io sono solo un giullare, mi sono lasciato percorrere dalla sua vita e dalle sue opere per cercare di disegnare un Dante umano, troppo umano.
Perché ogni volta che una figura viene divinizzata, il fascino rischia di svanire e vengono soppresse contraddizioni e incoerenze, ovvero le caratteristiche che rendono il genio davvero affascinante.
Dante scriveva come un dio, ma non era perfetto. Ambizioso, vendicativo, sofferente: proprio per questo è diventato Dante.
Un uomo che ha disegnato l’aldilà per condizionare il suo mondo, e l’ha fatto con coraggio indiscusso, follia visionaria e una forza poetica potentissima.
Matthias Martelli

“E voi, esercito di ipocriti,
tiranni del denaro,
sappiate che la mia spada
è la penna
e l’inchiostro che scorre
il vostro sangue.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2021
ISBN9788833861968
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    Anteprima del libro

    Dante. - Martelli Matthias

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    uno

    due

    tre

    quattro

    cinque

    sei

    sette

    otto

    nove

    dieci

    undici

    dodici

    finale

    Nota dell’autore

    Cronologia minima

    Postfazione di Claudio Marazzini (Presidente dell’Accademia della Crusca)

    Credits dello spettacolo

    golem

    © 2021 Miraggi Edizioni, Torino

    www.miraggiedizioni.it

    Progetto grafico Miraggi

    In copertina: Francesca Garrone, Dante

    fotografia dell’autore di Stefano Roggero

    Finito di stampare a Borgoricco (PD) nel mese di ottobre 2021

    da Gruppo Logo srl per conto di Miraggi Edizioni

    su carta patinata opaca bianca 130 gr

    Prima edizione digitale: ottobre 2021

    isbn 978-88-3386-196-8

    Tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere.

    Dante, Convivio, I, 1

    matthias martelli

    Dante

    Fra le fiamme e le stelle

    uno

    Mi trovai non fanciullo nelle armi dove ebbi temenza molta, e nella fine grandissima allegrezza per li vari casi di quella battaglia.

    Dante in un’epistola perduta, riportata da Leonardo Bruni

    Per molti di noi, oggi, i rintocchi delle campane sono l’eco di un passato che non c’è più.

    Raramente ci capita di sentirli, e se per caso ci giungono all’orecchio non ci facciamo nemmeno più caso.

    Le campane ci parlano una lingua in gran parte dimenticata.

    Ma nel xiii secolo erano importantissime.

    Il loro suono invadeva costantemente le vie e le piazze di ogni città.

    din don! din don!

    Potevi sentirli da lontano, quei rintocchi, ma anche se li intuivi appena, attutiti magari dai muri spessi di una casa, ti fermavi ad ascoltare. Se invece venivi sorpreso troppo vicino al campanile…

    din don!

    Di colpo sobbalzavi, rintronato dal quel suono possente, che ti faceva vibrare le viscere.

    Che fossi vicino o lontano, che stessi lavorando, pre­gando o mangiando, bisognava porre attenzione al suo­no delle campane.

    Il loro linguaggio era d’importanza vitale.

    Che cosa dicono i battiti?

    Scandiscono il tempo? Che ore sono?

    Bisognava saper distinguere i rintocchi che indicavano l’orario, lenti e cadenzati, da quelli che indicavano ben altro: allora si scatenava un battere folle, come se dentro la campana non ci fosse un batacchio di metallo ma un branco di cinghiali impazziti:

    din dan don dan don din dan don!

    Proprio quel suono invadeva, quel giorno, le piazze di Firenze.

    Era una torrida mattina di giugno dell’anno 1289.

    Dante alzò la testa, pensieroso.

    Sapeva bene che i rintocchi non stavano indicando l’orario.

    Di conseguenza potevano esserci due ragioni.

    O era festa o era l’ora della guerra.

    dante-ok

    dante Nessuna armatura davanti a me, nessun cavallo.

    È una guerra giusta, ne sono sicuro,

    ma sono pur sempre un uomo,

    ed è umano, profondamente umano,

    sentire un brivido correre lungo la schiena

    e poi salire su verso la testa e invadere i capelli.

    Un brivido così forte da far tremar l’elmo.

    Forse è questo il rumore che si sente

    prima delle battaglie.

    Questa specie di tremolio impercettibile dell’aria

    è il rumore degli elmi che tremano.

    Tutti qui abbiamo paura.

    Nessuna armatura davanti a me, nessun cavallo.

    Dietro: la tensione viva di migliaia di uomini,

    un mare di spade e scudi

    e lance fitte come spilli.

    Chissà da lassù, per gli angeli,

    che spettacolo dev’essere

    questa distesa contrapposta di carne e ferro.

    I due eserciti schierati:

    cavalli contro cavalli,

    uomini contro uomini.

    Sempre, misteriosamente, divisi.

    Perché?

    Ma qui le spade sono troppo affilate

    per farsi distrarre dalle domande.

    Nessuna armatura davanti a me, nessun cavallo.

    Eccolo, di fronte, l’esercito avversario:

    sono pochi, meno di noi

    ma esperti, forti, determinati.

    Partono?

    È ora di calarsi l’elmo,

    fra poco la polvere annegherà l’aria,

    il sangue tingerà le spade,

    le urla graffieranno il cielo

    e pioveranno come grandine frecce

    ad oltraggiare la carne.

    Partono?

    In fila con gli altri cavalieri, punto la lancia.

    Non c’è un filo di vento.

    Sono i respiri affannati dei soldati

    a far muovere d’un soffio le bandiere.

    Partono.

    Che sole oggi a Campaldino!

    Chissà se il mio nome si spegnerà

    nella notte di questa guerra,

    proprio qui, oggi,

    su questa pianura fra Arezzo e Firenze.

    Chissà se nel registro dei morti

    questa sera comparirà anche il mio nome:

    Dante Alighieri, 24 anni, fiorentino.

    01_Pacino-da-Bonaguida-ca.-1280-1340-La-Battaglia-di-Montaperti-miniatura-XIV-sec.

    tipico esempio di scontro medievale:

    la battaglia di montaperti di pacino da buonaguida

    Capisco, l’inizio è spiazzante: Dante in guerra? E chi se lo immagina così?

    Tutti abbiamo in mente la classica figura dell’Alighieri: vestito di rosso con l’alloro sulla testa, simbolo della gloria poetica. Lo vediamo sempre rappresentato in quel modo, quasi fosse un personaggio in costume che se ne va in giro con la veste vermiglia e

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