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Tuscia in Pasolini: Studio onnicomprensivo di un rapporto articolato
La palabra sin centro: LA NARRATIVA MULTITERRITORIAL DE LEONARDO ROSSIELLO RAMÍREZ
Louise de Fontaine Dupin: Erudita e virtuosa
Serie di e-book30 titoli

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Info su questa serie

La religiosità di Vincenzo Monti, la filosofia di Giacomo Leopardi, la poesia-chimera del visionario Dino Campana, l’archetipo di Vincenzo Cardarelli, l’importanza di un Tommaseo per Pier Paolo Pasolini, il fuoco notturno di Cesare Pavese, le specificità letterarie di Italo Calvino, la mortale solitudine di Giani Stuparich, il futurismo di Giuseppe Ungaretti, l’antica rimembranza perduta di Bonaventura Tecchi, il mondo arcaico-mitico di Corrado Alvaro, i “vinti” dimenticati di Carlo Alianello… accanto ai viaggi di carta di un Montale “fuori di casa”, le visioni di Matilde Serao, le dimore e i luoghi di morte di Curzio Malaparte, il deserto e la sabbia di Ungaretti, l’Italia marina di Pasolini… fino alle briciole (in prosa e in poesia) sul magico surrealismo di Antonio Delfini, il “tarlo” fantasma di Primo Levi, la fragile felicità di Eugenio Montale, la vuota indifferenza di Vittorio Sereni, rappresentano lo spazio letterario, nei cui labirinti, tra parti minime e percorsi inaccessibili, si muove colui che legge, perché quello della letteratura è sempre un discorso su un destino che ci riguarda, in quanto “lo scrittore è colui che scrive per poter morire ed è colui che trae il suo potere di scrivere da una relazione anticipata con la morte”.
LinguaItaliano
EditoreCliquot
Data di uscita7 giu 2018
Tuscia in Pasolini: Studio onnicomprensivo di un rapporto articolato
La palabra sin centro: LA NARRATIVA MULTITERRITORIAL DE LEONARDO ROSSIELLO RAMÍREZ
Louise de Fontaine Dupin: Erudita e virtuosa

Titoli di questa serie (37)

  • Louise de Fontaine Dupin: Erudita e virtuosa

    1

    Louise de Fontaine Dupin: Erudita e virtuosa
    Louise de Fontaine Dupin: Erudita e virtuosa

    Figlia illegittima del più potente banchiere di Francia, Samuel Bernard, Louise Dupin, riceve l'educazione delle famiglie opulente, ma anche una solida istruzione, base della sua erudizione futura. L'infanzia serena e gioiosa le garantirà un'intera esistenza stabile e soddisfacente. Di rara bellezza e di grande intelligenza, avrà ai suoi piedi una pletora di ammiratori, fra i quali spiccano i nomi di Voltaire e di Montesquieu. Anche Jean-Jacques Rousseau se ne innamora, quando viene assunto come segretario, per la stesura delle opere della dama, la quale, al contrario dei costumi dell'epoca, manterrà sempre una condotta irreprensibile. Di sincera fede cristiana, avrà come padre spirituale l'abate di Saint Pierre, il geniale sostenitore della pace in Europa, che già allora vagheggiava quell'unione vissuta da noi oggi.

  • Tuscia in Pasolini: Studio onnicomprensivo di un rapporto articolato

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    Tuscia in Pasolini: Studio onnicomprensivo di un rapporto articolato
    Tuscia in Pasolini: Studio onnicomprensivo di un rapporto articolato

    In Pier Paolo Pasolini la Tuscia viterbese è stata molto più di una semplice parentesi; la terra attorno alla Città dei Papi lo ha coinvolto tanto da determinarne le opere, il pensiero e la sua stessa biografia. Ammirato con venerazione e gelosia fin dal primo vero incontro, avvenuto nel 1964, il territorio in questione è divenuto un punto fermo della sua vita sotto numerosi punti di vista, affermandosi in maniera sempre più consistente fino alla data della sua tragica morte. L’approfondimento della relazione ha dovuto necessariamente prendere le mosse da uno studio che ne facesse emergere tutte le varie declinazioni, precedenti, contemporanee e successive alla vita dell’artista, e in considerazione di fonti che si spingessero anche ben oltre l’immediato ed evidente, non tralasciando alcun dato.

  • La palabra sin centro: LA NARRATIVA MULTITERRITORIAL DE LEONARDO ROSSIELLO RAMÍREZ

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    La palabra sin centro: LA NARRATIVA MULTITERRITORIAL DE LEONARDO ROSSIELLO RAMÍREZ
    La palabra sin centro: LA NARRATIVA MULTITERRITORIAL DE LEONARDO ROSSIELLO RAMÍREZ

    La cultura occidental que ha vivido la fase del tránsito del siglo XX a la presente centuria se ha caracterizado por una continua recomposición de las figuras del “aquí” y del “alla”, según una tendencia –particularmente difundida en el ámbito hispanófono– que ha determinado la superación del concepto de frontera espacial, así como la disolución de la idea de identidad nacional. Ante este nuevo estatus de difuminación de lo autóctono, en el que las escenas globalizadas protagonizadas por los intelectuales contemporáneos se convierten en sitios de alta volatilidad, la obra de Leonardo Rossiello Ramírez (Montevideo, 1953, afincado en Suecia desde finales de los años setenta) refleja un mundo en que los individuos viven equilibrios geo-culturales inestables que conducen a la elaboración de motivos literarios supranacionales y desvinculados de todo anclaje al territorio. En el presente ensayo, que analiza parte de la produción cuentística de Rossiello Ramírez además de su primera y tercera novela, se intenta demostrar cómo la “palabra sin centro” de la narrativa rosselliana representa un conjunto de formas de vida polígamas respecto del lugar: esto –sin embargo– no lleva al escritor a dibujar una trayectoria vital y literaria apátrida, sino más bien a presentar una propuesta artística en que el desarraigo del espacio físico refleja una postura que apunta a una “des-territorialización” consciente de la escritura.

  • La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore

    1

    La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore
    La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore

    Sette racconti finora inediti in Italia e il romanzo breve che dà il titolo all’antologia, prima stesura di Nostra signora delle tenebre, opera culmine della carriera letteraria di Fritz Leiber.  Otto tasselli fondamentali della carriera di uno dei più grandi maestri della narrativa fantastica del Novecento, dalle prime storie pulp degli anni Quaranta con scienziati pazzi e uomini atomici, agli orrori più personali ed elaborati dei decenni successivi, passando in rassegna tutti i temi cari allo scrittore compreso quello che l’ha reso più famoso al pubblico e più amato da romanzieri del calibro di Stephen King e Ramsey Campbell: l’incubo urbano delle oscure entità “paramentali” generate dagli umori malsani delle megalopoli moderne.  Traduzione e cura di Federico Cenci

  • L'ultimo Pasolini: tra forma e realtà

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    L'ultimo Pasolini: tra forma e realtà
    L'ultimo Pasolini: tra forma e realtà

    Sempre pronto a mettersi in gioco, a rinnegare le sue tesi se esse si fossero rivelate non conformi al suo rigore etico, o non in linea con la sua moralità, sempre pronto a ricominciare da capo per seguire nuovi sentieri e percorrere strade differenti, mai scandaloso mai inquietante, ma sempre pronto ad inquietare e scandalizzare, l’ultimo Pasolini è un uomo triste, incupito, che osserva la vita con occhi smarriti, disilluso, quasi impotente davanti alla catastrofe impellente, ma indomito.

  • L’uomo che diventò donna

    2

    L’uomo che diventò donna
    L’uomo che diventò donna

    Un uomo decide di diventare un pittore per il fascino del racconto che può farne; una ragazzina scopre come riscattarsi grazie a una storia raccontata a un’amica; uno stalliere entra in un bar e scorge in uno specchio l’immagine di se stesso donna; un ragazzo va alle corse, si innamora di una spettatrice e non può fare a meno di raccontarle una sfilza di bugie…C’è una sola cosa di cui i protagonisti di queste dieci short stories – narratori tanto persuasivi quanto inaffidabili – sembrano essere certi, ed è il potere del racconto. Se in "Winesburg, Ohio", l’opera che qualche anno prima aveva consacrato Anderson come uno dei maestri della narrativa nordamericana, un coro di voci ricreava l’unica storia di una cittadina del Midwest, in quest’opera del 1923 (dal titolo originale "Horses and Men") Anderson sembra focalizzarsi sulle singole voci, scandagliandone il bisogno di raccontare la propria storia perché è attraverso la narrazione, come la protagonista di uno dei racconti dirà, che si scopre che, se non si può vivere nella vita che si svolge intorno a noi, si può sempre crearne un’altra. Con la prefazione di Valerio Aiolli.

  • Holy See’s Archives as sources for American history

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    Holy See’s Archives as sources for American history
    Holy See’s Archives as sources for American history

    The assessment in Rome of American Catholic Church’s potential and its problems began in the 1880s at the moment when the Holy See was looking for a way to overcome its political marginalization following the capture of Rome on September 20, 1870. In fact, the Vatican was transforming its world-wide religious network into a diplomatic one geared to sustain the international aims of a State that had lost its territory. Moreover, we should not underestimate the migration factor in the Italian Peninsula: the Italian diaspora was growing and Italian members of the Curia were worrying about the future of those who were flowing to the United States and other “Protestant” countries. At the same time, a number of the Vatican diplomats foresaw the shifting religious balance in North America as a result of the increase in Catholic migrants.

  • Social Media: RIVOLUZIONE COMUNICATIVA NELLE ORGANIZZAZIONI

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    Social Media: RIVOLUZIONE COMUNICATIVA NELLE ORGANIZZAZIONI
    Social Media: RIVOLUZIONE COMUNICATIVA NELLE ORGANIZZAZIONI

    Voltarsi indietro e rimanere impassibili difronte all’enorme evoluzioneche la tecnologia ha compiuto negli ultimi 25 anni? Impossibile. Come“neo-fenomeno”, il digitale in appena due decadi è stato in grado dinascere (world wide web), crescere (web 2.0, geolocalizzazione,fatturazione elettronica, profilazione del cliente, 5G), imporre la Suapresenza in ogni ambito della vita sociale (economico, filosofico,sanitario/medico, politico, etc.) ed il Suo futuro sembra essere ancora indivenire (Internet of Things, Artificial Intelligence, etc.)! Secondo l’ISTATinfatti, la Sua diffusione non fa che registrare dati in continua crescita:+93,6% gli utenti che si connettono alla rete giornalmente di cui peròsolamente il +12% dispone delle competenze necessarie (2018).Questo ha favorito la nascita di un nuovo settore di consulenza chegarantisce alle organizzazioni di poter continuare a dire la propria, inun mercato oggi più concorrenziale che mai. È diventata una corsa allaconoscenza, è tempo di agire

  • La dinamo e il fascio: Volt, l'ideologo del futurismo reazionario

    1

    La dinamo e il fascio: Volt, l'ideologo del futurismo reazionario
    La dinamo e il fascio: Volt, l'ideologo del futurismo reazionario

    Democratico cristiano attratto dal nazionalismo. Militante nazionalista assertore dell’imperialismo. Esponente futurista pioniere della sciencefiction italiana, autore di componimenti paroliberi e di arditi progetti di riforma delle istituzioni, dell’architettura e del costume. Ideologo della destra fascista cattolica e neo-monarchica. Teorico della revisione del futurismo in chiave reazionaria. Questo è stato, nella sua breve esistenza l’itinerario del conte Vincenzo Fani Ciotti (1888-1927), meglio conosciuto con lo pseudonimo Volt. Il libro ne ricostruisce l’inquieta traiettoria intellettuale e politica esaminando i suoi aggressivi interventi sulla stampa periodica (da «L’Azione democratica» a «L’Idea Nazionale», da «Roma Futurista» a «Il Popolo d’Italia», da «Gerarchia» a «L’Impero») e recuperando inedite carte d’archivio. Dall’analisi delle riflessioni su Filippo Tommaso Marinetti, Vilfredo Pareto, Giovanni Gentile e Charles Maurras e delle polemiche con Ardengo Soffici, Camillo Pellizzi, Giuseppe Bottai e Curzio Malaparte, emergerà, a un secolo dalla marcia su Roma, il profilo del contributo che alla dottrina fascista e alla sua espressione artistica fornì Volt, per Mussolini uno dei maggiori “segni di prefascismo spirituale” e un campione della “cultura della rivoluzione”

  • Il bambino di pietra: Una nevrosi femminile

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    Il bambino di pietra: Una nevrosi femminile
    Il bambino di pietra: Una nevrosi femminile

    Giunta alla piena maturità, Cassandra inizia un percorso di psicoanalisi con lo scopo di risolvere le nevrosi che la affliggono da tempo, legate alla sua educazione, alla sessualità, all’onnipresente fantasma della maternità. La scrittura diventa il timone di un viaggio interiore, usata non solo a scopo terapeutico, ma come bussola nella comprensione della sua storia familiare e sociale, che appare come una rotta incerta tra l’infanzia dominata dai maschi e dal potere matriarcale e un matrimonio tiepido che l’ha resa accettabile agli occhi della famiglia. La vicenda di Cassandra è paradigmatica di un tempo che offre alle donne pochissime definizioni e spazi esigui per rappresentarsi come individui. Il bambino di pietra è una narrazione in prima persona priva di indugi e autoindulgenze, che cerca nella sgradevolezza della verità una soluzione agli enigmi interiori. Finalista al premio Strega nel 1979, Il bambino di pietra è centrale nell’opera di Laudomia Bonanni, che definì il personaggio di Cassandra come “la protagonista di tutto quello che ho scritto”.Prefazione di Dacia Maraini.

  • Melankomas: Sulla bellezza dell'atleta

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    Melankomas: Sulla bellezza dell'atleta
    Melankomas: Sulla bellezza dell'atleta

    Che cosa è il bello? Dione Crisostomo (Prusa, 40-120),presentando la storia e la figura di Melankómas nei suoiDiscorsi28 e 29, sembra rispondere a questa domanda affermandoche il bello è un bell’atleta. Melankomas, infatti, pugile gloriosoe imbattuto dalla chioma nera (questo è il significato del suonome), fuoriclasse capace di utilizzare una tattica del tuttosimile a quella del campione statunitense Cassius Clay (1942-2016), vincitore della duecentosettesima Olimpiade nel 49 d.C.,amante dell’imperatore Tito, scomparso prematuramente nel 70d.C. durante i giochi di Napoli, fu il più bell’atleta dell’antichità.La storia di Melankomas e la descrizione della sua bellezzastatuaria viene fatta indirettamente tramite un elogio funebre eun racconto.Dione, illustre retore della seconda sofistica, raccontandoci lavita e le imprese di Melankomas ci trasporta nel sistema etico,estetico e pedagogico dello sport greco, facendoci entrare in unantico ginnasio, nella sua quotidianità, con i suoi colori, i suoirumori e i suoi odori (l’odore dei corpi sudati ricoperti di polveree dal sangue delle ferite degli atleti) dandocene una visionevivida e tridimensionale. Spesso trascurati dalla critica, che hatalvolta messo in discussione l’esistenza stessa di Melankomasquale personaggio storico, i due discorsi in cui Dione ci raccontadel bel pugile (qui raccolti sotto il titolo diMelankomas: sullabellezza dell’atleta), vengono proposti in una traduzione dalgreco in italiano completamente riveduta e corredati da saggidi studiosi esperti di scienze umane dello sport. Quello che siè inteso dimostrare è che ilMelankomasdi Dione è, di fatto,un micro-trattato di estetica e pedagogia dello sport antico digrande valore storico e culturale anche per il nostro tempo.

  • Il cavaliere con gli stivali azzurri

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    Il cavaliere con gli stivali azzurri
    Il cavaliere con gli stivali azzurri

    Un paio di stivali azzurri, una cravatta a forma di aquila e una bacchetta adorna di un tintinnante sonaglio. Sono questi gli oggetti con cui il misterioso duca della Gloria semina lo sgomento nella città di Madrid. Nessuno sembra resistere al suo fascino ammaliatore e ai suoi strani e inquietanti poteri. Tutti rimangono abbagliati e confusi. Ma quali sono le vere intenzioni del duca? Conquistare i cuori delle donne, ridurre in schiavitù la mente degli uomini? Niente di tutto questo. Il duca ha in serbo un piano molto più elaborato: il salvataggio della letteratura…Considerato dalla critica il più interessante tra i romanzi scritti da Rosalía de Castro e rimasto finora inedito in Italia, Il cavaliere con gli stivali azzurri è un’opera dal sapore hoffmanniano che cela dentro l’argomento fantastico della trama un’acuta e tagliente critica alle contraddizioni della società spagnola del periodo.

  • Riso nero

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    Riso nero
    Riso nero

    Nell’America degli anni Venti Bruce Dudley lascia la moglie e il mestiere di giornalista per cercare un’identità più vera. Si mette in viaggio, discendendo il Mississippi come un moderno Huckleberry Finn, per poi raggiungere la cittadina di Old Harbor, nella valle del fiume Ohio, dove da bambino aveva vissuto con la famiglia. Lì trova lavoro come operaio in una fabbrica di ruote. Sembra che quell’inquietudine esistenziale che lo accompagna abbia lasciato spazio a una ferma serenità, ma l’incontro con una donna lo costringe a rimettere tutto in discussione. Scritto con il fresco e vibrante stile dei modernisti europei, Riso nero è un romanzo del 1925 sulla ricerca della libertà individuale, sul rapporto fra bianchi e neri, sulla critica alle castranti convenzioni sociali – temi già percorsi da Anderson nelle raccolte di racconti per cui è maggiormente celebre – e, in ultima analisi, sulla perdita dell’innocenza, mito caro ai più grandi romanzieri americani. Cliquot lo ripropone in una nuova traduzione dopo quella di Cesare Pavese del 1932. Traduzione di Marina Pirulli Prefazione di Stefano Gallerani

  • Viaggio di una sconosciuta

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    Viaggio di una sconosciuta
    Viaggio di una sconosciuta

    Una donna vaga per le strade di Roma trascinando con sé una valigia e trova lungo il fiume il conforto desiderato. Una moglie manca della dovuta pazienza per l’ultima bizzarria del marito e paga con il carcere. Il popolino palermitano assiste a una serie di morti inspiegabili e plaude a una liquida dimostrazione di vitalità. In un circo un nano ottiene con un gesto estremo il suo riscatto. Così nei vari racconti si muovono i personaggi, dominati da psicologie ataviche, da un sistema patriarcale e prepotente; imbrigliati nell’immutabilità dei ruoli, spinti a umanizzarsi sotto l’impeto esigente delle passioni. E se quegli umani così furiosi e genuini, plasmati dalla terra – la Sicilianatale dell’autrice – possono scavalcare l’epoca in cui sono nati ed entrare con disinvoltura nella contemporaneità, lo devono alla profonda e matura lingua che li incarna. Con la prefazione di Giulia Caminito. Completa il volume l’opera poetica omnia a cura di Maurizio Gregorini.

  • La città senza cielo

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    La città senza cielo
    La città senza cielo

    Portoni che si moltiplicano a perdita d’occhio lungo i corridoi labirintici dei palazzoni, il ritmo serrato imposto dall’Istituto nazionale per la bellezza e l’estetica: un palazzone a settimana, venticinque minuti per ogni cliente, centoventicinque secondi per passare da un portone all’altro. Quando Pierre Javelin, piazzista di cosmetici e lozioni di bellezza, anziché firmare col suo nome, scarabocchia segni indecifrabili sui documenti per ottenere un aumento di paga, si rende conto che quella semplice sbadataggine – ma si può davvero sbagliare la propria firma senza volerlo? – è invece l’espressione di un sentimento di ribellione segretamente covato, quasi ignoto persino a lui stesso, contro gli inutili obblighi di un’esistenza anonima. Rientrato a casa alla sera, scopre che la chiave del suo portone non gira nella toppa. Gli apre una coppia di sconosciuti, che sostengono di vivere lì da anni. Sua moglie è scomparsa assieme alla casa. Cosa è successo? È forse impazzito? No, la realtà è davvero quella, e l’errore non è nient’altro che lui, piccola rotella impazzita dell’ingranaggio inarrestabile e immodificabile che è la Città: la Città dei casermoni di cemento tanto alti da non lasciar vedere il cielo, la Città che teme le ribellioni dell’anima e inghiotte gli individui privandoli di coscienza e identità. E comincia così per Pierre Javelin una discesa all’inferno fatta di incontri bizzarri, burocrazia assurda, archivi irraggiungibili, strambi istituti dove ci si fa sconsigliare dalle scelte, uffici amministrativi dove si sta in fila come barattoli su un nastro di scorrimento; un viaggio irrazionale e distopico (il romanzo, del 1953, è stato più volte paragonato a 1984 di Orwell e a Il processo di Kafka) dove ogni passo in avanti per riallacciare i fili della propria vita è respinto dalla forza oscura della Città che tenta con ogni mezzo di ricacciare la testa dei suoi cittadini nell’inchiostro nero dell’impersonalità. Con la storica prefazione di Norman Mailer.

  • Il re ne comanda una

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    Il re ne comanda una
    Il re ne comanda una

    Stelio Mattioni ha «il potere di farci entrare in un mondo tutto suo, che è il segno dello scrittore vero» scrisse Roberto Bazlen, che volle con sé l’autore alla casa editrice Adelphi negli anni Sessanta. E il mondo di questo romanzo è la casa dove Tina trova rifugio assieme alle sue due bambine quando abbandona il tetto coniugale: un microcosmo conflittuale, perfettamente chiuso, che assume presto la forma di un harem governato da un dispotico padrone che sottomette in maniera sfuggente, ma ineludibile, la corte di donne che lo abita, e dove tutto ruota attorno alla chiave di una stanza, simbolo di un complesso rito di competizione erotica e rinuncia alla propria libertà. Nella prima edizione del libro (1968), Mattioni fu presentato come un «favolista irreprimibile», che «trasforma qualunque vicenda nella geometria della favola». Ed è così: l’autore parte da un contesto ordinario – una casa, un giardino inospitale, un laboratorio misterioso – e poi pian piano lo smantella, lo deforma per mezzo delle convulse spinte passionali dei personaggi, dei loro sogni sottesi, delle ambizioni mal riposte, delle voglie di rivalsa o di autodistruzione, impedendoci alla fine di stabilire se stiamo leggendo una favola grottesca o se grottesco è il mondo reale e l’autore lo ha soltanto messo a nudo. Prefazione di Alcide Pierantozzi.

  • La vita involontaria

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    La vita involontaria
    La vita involontaria

    «Mia madre morì alla mia nascita. Mio padre in guerra, quando avevo circa undici anni. Fui allevato da una zia che si dimostrò molto buona con me. Poi morì anche lei e, con l’incoraggiamento di un amico assai colto e intelligente, venni a Vallona per studiare filosofia.» Può davvero, la vita, ridursi a un elenco di eventi che determinano chi siamo in maniera irreversibile e del tutto involontaria? È questa l’incessante, sottesa domanda che spinge il giovane Pintus a lasciare il mare e i “Tetti Rossi” di Oblenz per avventurarsi in una città di estranei, di desideri incerti e fuorvianti, rassicurante nella sua magnanima indifferenza. Il prezzo da pagare sarà la distruzione di tutto quanto c’era prima: affetti, illusioni, ricordi, amicizie, tutto cancellato da una necessità assoluta di autodeterminazione, di riconoscersi tra le pieghe della volontà altrui e le diversioni arbitrarie del Caso. Pubblicato da Einaudi nel 1975, La vita involontaria si pone nel solco della migliore letteratura mitteleuropea per atmosfere, sensibilità e intenzione. Brianna Carafa rappresenta, attraverso la dissacrante e travagliata esperienza del suo giovane eroe, la perpetua lotta faustiana dell’individuo per essere autentico al di sopra di ogni legame, debolezza e convenzione sociale. Prefazione di Ilaria Gaspari.  

  • Breve storia dell’economia europea in età moderna: Risorse della terra e lavoro dell'uomo dalla peste nera alla prima rivoluzione industriale

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    Breve storia dell’economia europea in età moderna: Risorse della terra e lavoro dell'uomo dalla peste nera alla prima rivoluzione industriale
    Breve storia dell’economia europea in età moderna: Risorse della terra e lavoro dell'uomo dalla peste nera alla prima rivoluzione industriale

    Il volume vuole essere un’agile storia dell’economia in età moderna. Partendo dalla Peste Nera per giungere agli albori della società industriale, avendo come epicentro l’Europa ma sin dal Cinquecento allargando lo sguardo a comprendere l’intero pianeta, raccontare le vicende economiche europee anteriori all’industrializzazione vuole essere un modo per ricordare, oggi che il mondo della produzione sembra mosso da attori senza volto che dominano le nostre vite attraverso i consumi, che alla base dei movimenti economici vi è il lavoro dell’uomo, la fatica delle braccia, l’impegno dell’intelletto e le decisioni, personali e politiche, in un continuo e appassionante dialogo con le risorse e le possibilità offerte dall’ambiente.

  • Il richiamo di Alma

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    Il richiamo di Alma
    Il richiamo di Alma

    «Il fatto era che, dalla comparsa di Alma, sentivo un bisogno di muovermi mai provato, i nostri incontri erano più che altro pause: non avevo pace, giravo in continuazione, come intorno a me stesso, senza una meta.» La chiave, come scrisse Bruno Maier, è nel labirinto: quello delle strade di Trieste, che si dipana come una geografia precisa e misteriosa ordinata dai movimenti di Alma, una visione sfuggente e insieme corporea, presente. E il labirinto interiore del protagonista, che dalla prima apparizione della donna non può fare a meno di sentirsene attratto, guidato da confusi sentimenti di devozione e inquietudine. Esiste davvero Alma, o è solo il riflesso di una vita pensata, di un’identità ancora da inseguire? O forse, più che comprenderla e decifrarla, è importante seguirne il richiamo, come per la vita. Pubblicato per la prima volta nel 1980 da Adelphi, Il richiamo di Alma è considerata tra le maggiori opere di Mattioni, in cui l’elemento fantastico intreccia l’evidenza del reale e ne scalfisce i confini, mostrando quanto il senso di un’esistenza si annidi nel non detto, nelle suggestioni, nell’istinto di perdersi. Prefazione di C. Mattioni. Postfazione di G. Franchi.

  • Vladimir Sollogub e la provincia russa della prima metà dell’800

    23

    Vladimir Sollogub e la provincia russa della prima metà dell’800
    Vladimir Sollogub e la provincia russa della prima metà dell’800

    Sono passati molti anni da quando le opere di Vladimir Sollogub (1813- 1882) erano considerate alla moda, lo scrittore, conte, elegantone, brillava nei salotti di Pietroburgo, i suoi scritti, dedicati al bel mondo, erano letti da tutti. Il critico Belinskij addirittura proclamò il racconto Aptekarša (La moglie del farmacista) il migliore di tutto l’anno 1841. Poi arrivò il Tarantas una novella dedicata a un viaggio all’interno della Russia alla ricerca dello spirito del popolo, quella narodnost’ che lo scrittore si propone indagare, ma che sarà estremamente difficile da catturare. Durante questo viaggio, affrontato quindi sul tarantas, una carrozza alquanto scomoda e obsoleta che assurge nella narrazione a simbolo dell’immobilismo della Russia, il protagonista incontrerà una umanità variopinta con la quale dialogherà alla ricerca dell’identità del proprio paese.

  • Gli archivi della Santa Sede come fonte per la storia del Portogallo in età moderna: Studi in memoria di Carmen Radulet

    18

    Gli archivi della Santa Sede come fonte per la storia del Portogallo in età moderna: Studi in memoria di Carmen Radulet
    Gli archivi della Santa Sede come fonte per la storia del Portogallo in età moderna: Studi in memoria di Carmen Radulet

    Questo volume si inserisce nella serie di pubblicazioni sugli archivi della Santa Sede e la storia del mondo occidentale fra età moderna ed età contemporanea coordinati dall’Università della Tuscia. Ma vuole anche ricordare la scomparsa della collega Carmen Radulet, docente di lingua e letteratura portoghese. A lei sono già stati dedicati altri due volumi, ma questo intende riprendere la sua attenzione per le fonti vaticane come lente per studiare la storia del Portogallo e delle sue colonie, protendendosi avanti nel tempo sino a includere quella del Brasile indipendente.

  • Arbitraggio Sportivo, Etica ed educazione

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    Arbitraggio Sportivo, Etica ed educazione
    Arbitraggio Sportivo, Etica ed educazione

    L’arbitro è un elemento fondamentale dello sport inteso nella sua forma di confronto competitivo tra parti che, attraverso il controllo reciproco garantito dall’osservazione di un sistema di regole orientato secondo norme e valori, aspirano a dimostrare le proprie virtù e a far emergere la propria competenza. Pur essendo l’arbitro una figura centrale di questo sistema, essa è stata spesso tralasciata nell’ambito della ricerca delle scienze umane applicate allo sport. I saggi contenuti nel presente volume, scritto da specialisti di ermeneutica giuridica e pedagogica applicata allo sport, attuano una sistematica analisi ermeneutica della funzione dell’arbitro evidenziandone la fondamentale importanza sia nell’educazione che nell’etica sportiva contemporanea.

  • Marx e Gramsci: La formazione dell'individuo sociale

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    Marx e Gramsci: La formazione dell'individuo sociale
    Marx e Gramsci: La formazione dell'individuo sociale

    La liberazione e lo sviluppo dell'individuo sociale è l'istanza di fondo dell'indagine marxiana. Un cantiere dove è possibile rintracciare i termini di una formazione dell'uomo non ridotta a funzione del costante sovvertimento a cui il capitale sottopone la propria base tecnica e scientifica, ma, al contrario, in grado di consentire l'appropriazione sociale della totalità delle forze produttive. Quindi, come scriveva Gramsci, l'«autogoverno dei produttori», la costituzione di una forma politica basata sul «lavoro libero e associato».

  • Le droghe

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    Le droghe
    Le droghe

    Chiariamo subito ogni equivoco: questo non è un romanzo sulle droghe – l’ombra mortifera della dipendenza da eroina aleggerà solo sulle ultimissime pagine – ma la storia di una famiglia dove ognuno vive la sua solitudine intossicata, la sua defezione anestetizzante da una vita pienamente vissuta. C’è Nino, bambino introverso, poi adolescente sensibile, infine universitario che mette in pericolo la sua stessa vita. C’è suo padre, che dalle delusioni si lascia spegnere giorno dopo giorno. E infine c’è Giulia, la madre – matrigna, in verità – che in fondo è quella che si rende conto, nonostante le apparenze, di essere scappata più di tutti, e da tantissime cose. Sullo sfondo, un’Italia del Dopoguerra che fugge via veloce anch’essa da sé stessa.Le droghe ebbe poco successo quando uscì, nel 1982. Ma oggi, oltre quarant’anni dopo, è molto più facile cogliere non solo il valore letterario della scrittura precisa, aspra e mai consolatoria di Laudomia Bonanni, ma anche riconoscere nei suoi personaggi il nostro stesso intorpidimento autoindotto, la nostra drammatica accettazione di un modo di vivere diverso da ciò che siamo davvero.Prefazione di Sandra Petrignani.

  • L'informazione geografica: linguaggi e rappresentazioni nell’epoca del knowledge graph

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    L'informazione geografica: linguaggi e rappresentazioni nell’epoca del knowledge graph
    L'informazione geografica: linguaggi e rappresentazioni nell’epoca del knowledge graph

    Il volume affronta temi ed elementi direttivi della ricerca geografica, considerati veri e propri paradigmi della nuova società, per la crescente domanda di informazione geografica della contemporaneità, per cui si diffondono sempre più nel cyberspazio delle vere e proprie narrazioni geolocalizzate, che producono molteplici comunicazioni e visioni diverse delle dinamiche territoriali, proiettando in positivo o in negativo un ‘certo’ sguardo verso il futuro. L’informazione geografica e le nuove tecnologie, in particolare i Sistemi Informativi Geografici (GIS), in grado di comunicare in modo intuitivo la complessità di un territorio, rappresentano metodologie intelligenti, entrate oramai a far parte della quotidianità di una vera e propria geografia informazionale, ancora tutta da esplorare.

  • Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)

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    Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)
    Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)

    Nel 1608 la nave Bellina al largo delle Baleari viene assaltata dal pirata Danseker. Su di essa viaggiavano dieci gesuiti, il figlio del Marchese Vilena, vicerè della Sicilia, ed il figlio del vicerè Sandoval di Majorca. Lo studio racconta, attraverso documenti di archivio, assalto, prigionia ad Algeri, liberazione e ritorno in Spagna dei prigionieri riscattati.

  • Roma 1922-1943: La "città di pietra" sotto il fascismo

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    Roma 1922-1943: La "città di pietra" sotto il fascismo
    Roma 1922-1943: La "città di pietra" sotto il fascismo

    Ancora oggi, a sessant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, scrivere sulla città di pietra a Roma tra il 1922 e il 1943 obbliga ad una dichiarazione di intenti. Se è vero che lo storiografo è sempre condizionato dal suo ambiente sociale e dalla sua formazione culturale, è altrettanto vero che lo stesso storiografo (pur non illudendosi di essere oggettivo e super partes) può tentare di essere imparziale ed equidistante, evitando di studiare soltanto la documentazione che rafforzi le sue tesi precostituite. Nello stesso tempo può cercare di narrare gli eventi senza dover necessariamente giudicare; può tentare di scrivere come sono andati effettivamente gli avvenimenti (almeno per quello che è documentabile); ricollocandoli nel clima e nella mentalità del loro tempo. Questa sistemazione provvisoria dei dati disponibili sul ventennio fascista e la capitale non vuole essere un saggio di storia dell’urbanistica o di storia dell’architettura, ma vorrebbe essere un tentativo di storia urbana, intesa come storia del concretamente costruito, demolito, trasformato, riusato. Ad esempio non affronta le vicende dei concorsi pubblici e quella dei progetti architettonici non realizzati, i quali hanno avuto un grande impatto sulla cultura architettonico-urbanistica e sul dibattito culturale del tempo, ma sono stati metabolizzati nello sviluppo edilizio di una città, che dai tempi di Costantino è la capitale del riuso.

  • Letteratura tecnica sulla scultura lapidea: Dal Rinascimento al Neoclassicismo

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    Letteratura tecnica sulla scultura lapidea: Dal Rinascimento al Neoclassicismo
    Letteratura tecnica sulla scultura lapidea: Dal Rinascimento al Neoclassicismo

    Nell’ambito delle fonti scritte sull’arte, un settore particolare è costituito dalla letteratura tecnica che raccoglie tutti quei testi che descrivono la prassi operativa adottata dagli artisti. Studiata prevalentemente in relazione alla pittura, la letteratura tecnica sulla scultura risulta assai più ridotta e poco nota. Il volume costituisce una raccolta antologica delle principali testimonianze scritte sulla scultura in pietra, a partire dal primo testo conosciuto, rappresentato dal trattato quattrocentesco De statua di Leon Battista Alberti, per giungere ai testi ottocenteschi di Francesco Carradori e di Johann Gottfried Schadow.  Attraverso le testimonianze di Leonardo, Vasari, Cellini, Borghini, Boselli, Félibien, Baldinucci, Winckelmann, Falconet, Fantoni, Cavaceppi e Milizia sono descritti gli strumenti e le tecniche della scultura lapidea attraverso l’operato degli artisti di quattro secoli.  

  • Prossemica della molteplicità la Londra tardo-vittorana: in Carezza di Velluto di Sarah Waters

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    Prossemica della molteplicità la Londra tardo-vittorana: in Carezza di Velluto di Sarah Waters
    Prossemica della molteplicità la Londra tardo-vittorana: in Carezza di Velluto di Sarah Waters

    Nancy Astley, la protagonista del primo romanzo di Sarah Waters, proviene da un paesino di pescatori del sud dell’Inghilterra dove la sua famiglia gestisce un ristorante famoso per la qualità delle sue ostriche. Nancy nutre, fin da bambina, una grande passione per il teatro e spesso vi si reca per assistere agli spettacoli. E’ in uno di questi teatri di provincia che la ragazza conosce Kitty Butler, una giovane male impersonator, che decide di seguire a Londra, dove diventerà prima sua assistente, poi performer al suo fianco con il nome d’arte di Nan King e, infine, sua amante.7 In seguito alla prima grande delusione amorosa – Kitty deciderà di sposare il loro impresario Walter Bliss - Nancy abbandona il palcoscenico e si rifugia in una zona periferica di Londra. Qui, per necessità economiche sopraggiunte, si traveste, non già come aveva fatto sulla scena soltanto per esibirsi, bensì per affrontare con maggiori garanzie di sicurezza la città. Ella diviene dunque rent boy, prostituta in abiti maschili per uomini facoltosi che si aggirano per la Londra del West End, e poi kept woman, amante-mantenuta, di Diana Lethaby, donna facoltosa e femme fatale – che scopriremo essere la vedova ricchissima di un marito deceduto in circostanze non chiare.8 Scacciata da Felicity Place, la villa di Diana situata a St. John’s Wood, Nancy si troverà a vagabondare per le strade di Londra, ma questa volta in condizioni peggiori rispetto al passato. Sarà così costretta a mendicare per sopravvivere e dovrà ricorrere all’aiuto offertole da una social worker, Florence Banner, che diventerà il suo nuovo amore.

  • Quando la lingua del Signore è di un genere diverso: “femminismo” e religione nella letteratura inglese tra XVII e XVIII secolo

    30767

    Quando la lingua del Signore è di un genere diverso: “femminismo” e religione nella letteratura inglese tra XVII e XVIII secolo
    Quando la lingua del Signore è di un genere diverso: “femminismo” e religione nella letteratura inglese tra XVII e XVIII secolo

    In cosa consiste una rivoluzione culturale? Le opere delle scrittrici presentate in questo volume – Mary Astell, Catherine Talbot, Hester Mulso Chapone e Sarah Robinson Scott – qui tradotte, in parte, per la prima volta in italiano, rispondono ad entrambe le domande: nulla può essere più rivoluzionario di ciò che viene proposto dall’interno di un sistema con il fine di modificarne la struttura profonda. Esse dimostrano quanto, pur nella condizione di sub-alter(n)ità di cui le donne sono sempre state oggetto nella storia dell’umanità, il loro contributo sia stato determinante per una futura definizione del ruolo della figura femminile in seno alla società. Astell e le sue “figlie” a lungo trascurate dalla critica femminista, poiché considerate eccessivamente conservatrici, vengono oggi finalmente presentate come degne di considerazione per una più approfondita analisi della letteratura femminile e della storia delle donne.

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