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Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)
Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)
Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)
E-book98 pagine1 ora

Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)

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Info su questo ebook

Nel 1608 la nave Bellina al largo delle Baleari viene assaltata dal pirata Danseker. Su di essa viaggiavano dieci gesuiti, il figlio del Marchese Vilena, vicerè della Sicilia, ed il figlio del vicerè Sandoval di Majorca. Lo studio racconta, attraverso documenti di archivio, assalto, prigionia ad Algeri, liberazione e ritorno in Spagna dei prigionieri riscattati.
LinguaItaliano
Data di uscita17 gen 2019
ISBN9788878536708
Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia: Prigionia e riscatto di dieci gesuiti catturati dall’archipirata Simon Danseker (1608-1609)

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    Anteprima del libro

    Da Maiorca ad Algeri ed al Regno di Valencia - Anita Mancia

    ​Conclusioni

    ​Premessa

    Le fonti dell’episodio di pirateria [1] accaduto nel dicembre 1608 nel Mediterraneo sud-occidentale (al largo delle isole Baleari) si trovano in ARSI. [2] Diverse per tipologia e funzione, esse sono: il racconto della cattura, prigionia e riscatto di dieci gesuiti, otto novizi e due sacerdoti, contenuto nelle Litterae Annuae della provincia di Aragón del 1609; [3] e le risposte del padre Generale Claudio Acquaviva [4] ai provinciali Hernando Ponce [5] e José Villegas, [6] al Padre Blas de Vaillò [7] prigioniero ad Algeri, al fratello Antonio Marquez, [8] rientrato dalla prigionia ad Algeri nel marzo del 1609, al padre Juan Torrens [9] rettore a Maiorca, al Padre Mateo Reguer, [10] al Padre Juan Mateo Morimont y Mallorca [11] ed al Padre Gabriel Alvarez [12] a Valencia.

    Un tema a parte è quello del mancato pagamento del riscatto da parte della obra p ía di Siviglia, un ente benefico preposto al riscatto dei prigionieri poveri, che portavano con sé ordini di pagamento ed elemosine non coperte dal denaro (1579). Tale tema è trattato nelle risposte del Generale Claudio Acquaviva ai Padri Hernando Ponce, visitatore a Siviglia, [13] ed a Marcos del Castillo, [14] rettore del collegio di Siviglia.

    Nell’Appendice documentale la lettera annua stampata a Dilinga nel 1609 sarà oggetto di un confronto stilistico e contenutistico con la sua versione manoscritta firmata dal padre José Villegas, provinciale di Aragón nel 1609.

    Tipologia e funzione delle fonti manoscritte ed a stampa

    Tutte le fonti menzionate sono di finalità, genere, contenuto e stile diversi fra loro. [15] Nondimeno si possono considerare tutte influenti per la conoscenza dei fatti e per la loro interpretazione. Esse contribuiscono a formare l’ambiente geografico-storico e l’azione stessa del sequestro, della prigionia, della schiavitù e della liberazione da un lato (lettera annua), della cura pastorale e degli sforzi intrapresi per il riscatto, dall’altro (risposte del generale). Le risposte del padre Generale ai padri provinciali Hernando Ponce e José Villegas hanno un carattere di comunicazione amministrativa, informativa. Sono quindi funzionali alla struttura burocratica gerarchica dell’Ordine (rettore-provinciale, provinciale-generale e viceversa). Esse esplicitano un dispositivo giuridico-amministrativo marcato, seppure spiritualmente ispirato. Le lettere al padre Marcos del Castillo rettore del Collegio di Siviglia, per fare un esempio, contengono ordini da attuare per il buon funzionamento dell’obra pía di Siviglia. Il racconto della lettera annua, invece, pur rientrando nell’ambito della corrispondenza scritta e gerarchica dell’Ordine, [16] appartiene ad un diverso genere storico-letterario rispetto alla corrispondenza amministrativa. La lettera annua è edificante, si rivolge a lettori interni alla Compagnia di Gesù, (non è scritta per essere pubblicata e letta da tutti) e come tale va studiata. Essa è edificante a livello dei fatti selezionati per essere raccontati ai gesuiti. Non usa un discorso di meditazione spirituale, o teologico. [17] Esprime d’altra parte, come si vedrà dettagliatamente in appendice, una forte tensione spirituale che si esplicita nell’orientamento cristocentrico dei fatti dei gesuiti narrati, nell’intervento della provvidenza divina nella storia attraverso il canto, la preghiera e la narrazione di opere di carità fraterna. Il suo fine è quello di promuovere l’emulazione e la coesione (unità) nella Compagnia di Gesù. In particolare la lettera annua che racconta l’azione di pirateria del 1608, ha lo scopo di edificare i lettori gesuiti spingendoli all’emulazione con l’esempio della magnanimità dei novizi a fronte della loro debolezza fisica [18] , della costanza [19] e del coraggio di tutti i prigionieri gesuiti, in particolare di un novizio, Raimundo Gual, [20] a fronte della barbarie della furia e della lascivia dei padroni turchi. [21] Le virtù della magnanimità, costanza e coraggio si saldano con l’azione della provvidenza Divina invocata con fede ed agente in difesa dei più deboli. Ma la magnanimità – e questo è il dato più interessante del racconto, forse anche innovativo perché apre sul comportamento di persone diverse dai gesuiti – non rimane soltanto confinata ai cristiani. Essa tocca anche l’animo e il cuore degli avversari, offrendosi come esempio da imitare, ovvero come azione generatrice di fede negli avversari. Pur mosso da una fede diversa, il padrone turco non può fare a meno di sentirsi coinvolto dalle virtù e dalla fede di Raimundo Gual. Perciò, scosso nella propria fede dall’esempio cristiano, il turco comincia anche a dubitare della propria setta di appartenenza, la maomettana. Vedremo questo elemento in azione attraverso un esame più dettagliato e ravvicinato del racconto di prigionia e liberazione (riscatto).


    [1] L’autrice di questo saggio si è già occupata di altri due episodi di pirateria studiati e pubblicati in AHSI nel 2001 e nel 2002. Si tratta di: Cattura e prigionia di cinque gesuiti portoghesi presso i Mori a Meknés dal 1732 al 1735 AHSI- Archivum Historicum Societatis Iesu(2001) 83-122 e Saverio e André de Carvalho (1529-1563) fra profezia e storia AHSI (2002) 321-352.

    [2] Con questa sigla si indica l’Archivum Romanum Societatis Iesu.

    [3] Annuae Litterae Societatis Iesu, ad Patres et Fratres Societatis Jesu. Dilingae (Apud Viduam Ioannis Mayer) 1609 cc xix-xxiii pp. 485-502. Si osserva che la numerazione delle pagine del testo dell’annua non è corretta. Nel 1615, alla morte di Claudio Acquaviva, la settima Congregazione generale aveva rilanciato il progetto di stampare tutte le lettere annue conservate negli archivi romani dopo il 1600. Esse vennero affidate per gruppi di tre anni ad alcuni provinciali venuti a partecipare alla Congregazione generale.La distribuzione fu così suddivisa: la provincia Fiandro-Belga ricevette le lettere dal 1600 al 1602, la Franco-Belga quelle dal 1603 al 1605, la Renana quelle dal 1606 al 1608, la Germania dal 1609 al 1611 e la Lionese, infine, quelle dal 1611 al 1614. Questo spiega perché l’annua del 1609 sia stata stampata a Dilingen, presso una stampatrice di fiducia, la vedova di Johannes Mayer. Per le caratteristiche del processo di sintesi e di riscrittura a cui erano sottoposte tutte le lettere, rinvio all’articolo di Annick Delfosse, la Correspondance Jésuite: Communication, Union et Mémoire. Les Enjeux de la Formula Scribendi. In: Revue d’Histoire Ecclésiastique (2009) 71-114. Per quanto attiene il problema specifico della stampa delle Annue dopo il 1600, in particolare, pp. 101-102. La lettera annua si trova nella forma di manoscritto senza divisioni in paragrafi in Arag. 25 i 99 v-101 v.

    [4] Claudio Acquaviva S.J. * 14.ix.1543 Atri; SJ 22.vii.1567, Roma; † 31.i. 1615, Roma. Diccionario Histórico de la Compañía de Jesús

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