Il casalingo. Una giornata del maschio moderno
Di Oscar Matti
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Divertente resoconto della giornata tipo di un uomo che ha scelto di invertire i classici ruoli all’interno della famiglia, diventando a tutti gli effetti un casalingo.
Il protagonista racconta con ironia tutte le faccende a cui un perfetto casalingo deve far fronte: accudire e preparare i figli per l’asilo, la colazione, le faccende domestiche, il pranzo e la cena... in attesa dell’arrivo della “moglie lavoratrice”.
Oltre a raccontare tutto ciò che un casalingo svolge durante la giornata, si sofferma descrivendo le persone che ruotano attorno alla vita del “maschio di casa”: parenti, amici, vicini, commesse, ecc.
Un racconto che mescola realtà (molta) e fantasia (un pizzico) mostrando quello che le donne hanno fatto dalla notte dei tempi e che oggi, in un mondo in continua evoluzione, anche gli uomini cominciano a comprendere.
Se le donne vengono da venere e gli uomini da marte, in questo caso i marziani si sono fatti un giretto su venere mentre le donne si sono stabilite su marte... e sembra che non abbiano intenzione di andarsene.
Oscar Matti
Oscar MattiHe was born on February 11, 1973, in Mendrisio, Switzerland.In ascending order he attended kindergarten, elementary school and middle school.He holds qualifications in photography, nursing support and nursing.After working in a photographic studio and nursing homes he was most recently employed in a hospital.Now he has a real job, managing a wife and kids.
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Recensioni su Il casalingo. Una giornata del maschio moderno
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Anteprima del libro
Il casalingo. Una giornata del maschio moderno - Oscar Matti
I. La situazione
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«Complimenti Oscar! Condivido la tua scelta, anzi la appoggio! Bravo!»
Così ha detto la mia caporeparto quando le ho comunicato di voler lasciare il lavoro per dedicarmi alla crescita dei figli.
Se poi ricordo bene ha aggiunto: «Ma sei sicuro?»
Quando è successo di figlio ne avevo già uno. Ora sono due e probabilmente due resteranno anche se, a volte, io e mia moglie abbiamo il desiderio di fare el triplete, magari con una bambina.
Una bambina che possa andare all’H&M con la mamma senza necessariamente svuotare i cassettoni degli abiti in offerta, o far cascare appendiabiti e vestiti. Insomma, una bambina che non corra per tutto il negozio strillando e dimostrandoti che i tuoi figli sono dei rompipalle come tutti gli altri bambini del mondo.
Detto questo, inizierei con il presentare la mia famiglia.
Mia moglie si chiama Orsetta Elettra Alkistis;
il primogenito si chiama Alessandro Federico Giacomo;
il secondogenito si chiama Giacomo Attilio Maria;
il mio nome è Oscar. Punto.
Compenso le stranezze con il cognome: Matti.
Vi spiegherò il motivo del secondo e del terzo nome dei miei figli, anche se magari non vi interessa: sono i nomi dei due nonni per quanto riguarda Alessandro, mentre per Giacomo, Attilio è lo zio di mia moglie. Maria invece è chic.
Quanto a mia moglie, non avendolo ancora capito, non posso spiegarvelo.
Se arriverà una bambina la chiameremo Ondina, Mare, Tempesta. No, non è vero! La chiameremo soltanto Ondina.
Per chi non crede che sia un vero nome voglio ricordare due personaggi storici: Ondina Peteani e Ondina Valla, all’anagrafe Trebisonda. Ricorderò solo che Ondina Peteani era una partigiana, mentre Ondina Valla è stata un’ostacolista olimpica.
Io sono un infermiere. Mia moglie è un’avvocatessa ed è l’assistente di un giudice. È una donna incantevole, alta forse un paio di centimetri più di me, i capelli neri, la pelle chiara tempestata di lentiggini. L’ho scelta così bella ascoltando il suggerimento di un paziente che ho curato anni fa. Mi disse che se un giorno mi fossi sposato avrei dovuto farlo con una donna bellissima, in modo che quando mi fossi stufato me l’avrebbero portata via facilmente. Così si sarebbe tolta di torno evitandomi fatiche.
Alessandro, detto Ale, è studente al secondo anno di asilo. È un bambino piuttosto vivace, i capelli sono biondi, il femore lungo e la pelle chiarissima. Gli occhi sono neri.
All’inizio non mi rispecchiavo totalmente in quella che doveva essere la mia copia. I miei capelli scuri, il femore corto (secondo mia moglie) e la pelle olivastra cozzavano con le caratteristiche fisiche di Alessandro. Comunque, grazie alle persone che ogni volta sottolineavano la nostra somiglianza, mi sono convinto. Infine, per fugare qualsiasi dubbio, ho fatto eseguire un controllo del DNA.
Giacomo, detto Giacomino, al momento è disoccupato. Troppo piccolo per lavorare, ma preferisco dire che è il mio aiutante per non ledere la sua autostima. Giacomino in compenso è la mia fotocopia: il femore corto, i capelli castani, gli occhi verde militare e la pelle olivastra. Dall’aspetto si capisce subito che è un bambino intelligente. Tutto suo padre, per intenderci.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché mai un infermiere diventi casalingo e in più decida di raccontarsi.
I motivi sono molti: la noia, la frustrazione, la dipendenza economica dalla moglie. Nel caso, poi, il libro diventi un bestseller, per avere una tata a tempo pieno e una in stand-by e per coronare il mio sogno nautico, ovvero possedere un Apreamare 64, lungo 19,40 metri, largo 5,60 e che raggiunge una velocità massima al dislocamento di pieno carico di 33,5 nodi.
Ripeto, i motivi sono molti.
Nelle prossime pagine vorrei illustrarvi la dura giornata del casalingo, nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica sui disagi vissuti dagli uomini costretti a casa.
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II. Il mattino
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La giornata tipo di una casalinga è sempre uguale. Quello che cambia sono le casalinghe e il loro modo di impostarla. La mia giornata è la seguente, a partire dal mattino.
Mi sveglio dopo che Alessandro è venuto nel lettone. Bisogna specificare che Alessandro non viene mai nel lettone come nei film, con la faccia assonnata, il ciuccio in bocca e l’orsacchiotto in mano. No! Lui no. Alessandro viene correndo e picchiando i talloni sul parquet senza curarsi minimamente del fatto che suo fratello stia dormendo. Figuriamoci poi se pensa al fatto che suo fratello ha un anno e quando si sveglia non parla, strilla. Poi non sale sul letto dolcemente, come nei film. No! Lui si lancia, vola e poi atterra! Il più delle volte sui miei zebedei, tanto che ho preso l’abitudine di dormire con una maglietta arrotolata nei boxer. A volte, nell’atterraggio, capita che un ginocchio mi arrivi diretto in faccia; altre, invece, ma sono poche grazie a nostro Signore Dio, il suo cranio impatta contro la mia bocca che implode contro i denti, scheggiandoli e provocando delle piccole ferite dolorosissime. L’arrivo di Alessandro è come l’esplosione di una bomba nel mio letto.
Infatti, dopo un attimo, dall’altra stanza parte la sirena Giacomino. Esattamente come in un bombardamento. Questo è forse il momento più delicato del