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Per Volere Di Dio
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E-book249 pagine3 ore

Per Volere Di Dio

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Info su questo ebook

Polonia, II Guerra Mondiale. Una giovane donna ebrea sacrifica la sua vita per salvare i figli gemelli dal terribile destino che li attende.
Cinquant’anni più tardi, a New York, il Rabbino Jeremiah Neumann viene a conoscenza dell’esistenza di un fratello gemello. Si butta a capofitto nella ricerca ma rimane profondamente scioccato nell’apprendere che l’uomo è un prete cattolico.
I due intraprendono un viaggio in Polonia alla ricerca di sé stessi e delle loro origini. Pagina dopo pagina si svela il terribile segreto, celato dietro il loro sconvolgente retaggio. Un demone dormiente si è risvegliato e ritorna a minacciare le loro esistenze. Sopravvivranno alla nuova aggressione?
‘Per volere di Dio’ è un libro accattivante che lascia il lettore con il fiato sospeso. Ci guida ben oltre le frontiere dell’atrocità umana, dove la crudeltà incontra il coraggio e la fede incontra il fato. La trama agghiacciante finisce per toccare le istituzioni religiose, sollevando riflessioni sull’ebraismo, il cristianesimo, la natura umana, la fede e il senso della vita.
LinguaItaliano
EditoreOblivion
Data di uscita3 mar 2015
ISBN9781507102886
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    Anteprima del libro

    Per Volere Di Dio - L. L. Fine

    Epilogo

    Per volere di Dio

    L. L. Fine

    Editore : Julie Phelps

    Copyright © 2001 by L. L. Fine

    All rights reserved

    ISBN: 1493710362

    ISBN-13: 978-1493710362

    ai miei nonni

    Helena e mendel faintuch che non ci sono più e agli altri sei milioni di fratelli

    ––––––––

    INDICE

    Tempo di Guerra

    Fratelli

    L’incontro

    Tish

    Incubi

    Nabradosky

    Fantasmi

    Bugie

    Rivelazioni

    Requiem

    Epilogo

    ––––––––

    ringraziamenti

    Prima di tutto, ringrazio il mio editore, Julie Phelps, per i preziosi consigli, la grande competenza ed esperienza; mia moglie senza la quale nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile; i mie figli per essere stati la mia speranza nei tempi bui. Tutti i fatti, i nomi e i luoghi qui descritti sono puramente immaginari.

    Tempo di guerra

    Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli... (Salmi 8:3)

    ––––––––

    Ci sarebbe riuscita.

    Forse.

    I rami degli alberi ghiacciati la colpivano come fossero fruste ma non rallentavano la sua corsa. Ci sarebbe riuscita. L’avrebbe fatto. A destra, a sinistra. A destra, a sinistra. Pam pam. Pam pam.

    I piedi sprofondavano nella neve alta fino a venire a contatto con i rami caduti a terra. Il dolore era lancinante ma, forse, aveva ancora una speranza. La guerra era finita e la zona in cui si trovava era ormai... sicura?

    Corri lontano, veloce come il vento e forse riuscirai a salvarti! Soprattutto riuscirai a salvare i bambini.

    A destra, a sinistra. A destra, a sinistra. Pam pam. Pam pam.

    L’aria bruciava nei suoi polmoni e la piccola cesta di vimini, in cui aveva sistemato i gemelli, era un peso enorme per le sue mani che si ripercuoteva sulle spalle e sulla schiena. Sistemò la presa, avvicinò la cesta a sé e la strinse forte. Vicino al petto, vicino all’anima.

    Pam pam. Pam pam. Destra, Sinistra. Pam pam.

    Le braccia erano doloranti e sembrava che le mani volessero ribellarsi al suo volere, a causa dell’enorme sforzo. Ma lei ignorava deliberatamente la richiesta di sollievo che proveniva dalle mani, dalle gambe e dai polmoni. Non c’era tempo. Non ora. Al momento doveva raggiungere il suo scopo: arrivare dall’altra parte della foresta. Doveva fuggire. Fuggire.

    Aveva scelto deliberatamente il percorso più lungo, il più intricato. Aveva ignorato la tentazione di seguire la via più semplice, che sarebbe stata più adatta alle sue calzature leggere. Ora si trovava a correre sotto le foglie gocciolanti, sul terreno ghiacciato. La sua corsa diveniva sempre più lenta mentre prestava più attenzione ai rami sferzanti e alle radici insidiose. Non doveva cadere. Non doveva fermarsi. Dietro di lei...

    Non si voltò.

    *

    La Morte la inseguiva, armata di un fucile da caccia oliato a puntino. Indossava abiti caldi e scarponi pesanti, da contadino. Portava pantaloni di lana grigi, fatti su misura ed un cappotto invernale in pelle ruvida. La Morte non sapeva farsi strada bene quanto lei attraverso la foresta, ma poteva comunque immaginare dove si stesse dirigendo.

    La strada. Stava cercando di raggiungere la strada, la salvezza.

    Proseguiva, imprecando contro se stesso ed il suo comportamento negli ultimi tre anni, durante i quali aveva rinunciato al suo allenamento quotidiano ed aveva ecceduto con il cibo, ingrassando esponenzialmente.

    Di tanto in tanto scorgeva, come fossero dei lampi fra i rami, piccoli lembi della sua camicia da notte blu e sapeva di esserle molto vicino.

    Tanto per cominciare, come pensa di riuscire a sfuggirmi?

    Non voleva ammetterlo ma conosceva la risposta. Non voleva pensarci affatto. Lui era la Morte e il suo fine era uno solo, ora null’altro importava. Era perfettamente conscio di ciò che doveva fare.

    A destra, a sinistra. A sinistra, a destra. Pam pam, pam pam.

    L’inseguimento continuava.

    *

    L’eco degli spari rimbombava ancora nelle sue orecchie, soprattutto il rumore sordo del proiettile che le aveva colpito il viso quando aveva lasciato la capanna. L’eco dello stesso sparo che le aveva trapassato la guancia sinistra. Stava ancora sanguinando? Non sapeva con certezza. A destra, a sinistra. A destra, a sinistra. Pam pam, pam pam.

    Ansimando profondamente, abbassò gli occhi sui bambini che, di rimando, le lanciarono uno sguardo stupito e pieno di fiducia. Perché la loro madre li stava portando fuori, correndo, nella foresta? Non conoscevano la risposta. Si limitavano a stare nel cestino, fianco a fianco, guardando la madre, distrutta dal dolore, mentre intuiva i pensieri che cominciavano a prendere forma nella mente dei piccoli, in un’embrionale lingua Polacca.

    A destra, a sinistra. A destra, a sinistra. Pam pam, pam pam.

    Era riuscita a seminarlo?

    La Morte stava vagando in un’altra direzione, nel bosco gelido?

    Non sentiva la sua voce da alcuni minuti. All’improvviso prese una decisione, particolarmente attesa dai suoi polmoni ansanti: rallentò e si fermò. Rimase in ascolto. Silenzio.

    *

    La morte si guardò intorno, a destra e a sinistra, aveva perso la strada. Anch’egli si mise in ascolto.

    Solo alberi ricoperti di ghiaccio. Rimase in silenzio.

    Nessun suono, neppure una traccia della camicia da notte blu.

    Dove avrebbe potuto essere?

    Il bosco era immerso nella quiete. Il silenzio era assordante. Imprecò ad alta voce e fece qualche passo. Improvvisamente si ritrovava in un luogo totalmente sconosciuto. Dove si trovava la strada? Dove era Helena? E i bambini?

    Dove avrebbe dovuto andare?

    Calma.

    Silenzio.

    Nessun suono, neppure una traccia della camicia da notte blu.

    Seguendo un impulso, la Morte armò il fucile e lo imbracciò.

    *

    Il rumore risuonò alle orecchie dei gemelli come fosse uno schiaffo violento; in realtà, fino al quel momento, avevano trovato divertente quell’insolita passeggiata. La loro madre era immobile, pietrificata e cercava di recuperare fiato, o almeno ciò che ne rimaneva. La reazione fu quella tipica di due bambini in fasce.

    Helena li fissò con un’espressione di orrore crescente negli occhi. Era allo stremo delle forze, poggiò bambini in grembo, cercando di calmarli.

    Silenzio!!!Vi sentirà!!!

    Fu tutto inutile. Il suo viso angosciato, l’espressione supplichevole sortirono l’effetto opposto: il loro pianto divenne ancora più acuto. Non facevano altro che strillare insistentemente, in modo stizzoso. All’improvviso avevano intuito che qualcosa non andava. Non si trattava di una semplice passeggiata. Piangevano a causa del freddo, a causa del buio sotto gli alberi. Piangevano perché non potevano fare altro. Gemevano perché la Morte era molto, molto vicina.

    Un pensiero fulmineo le attraversò la mente...

    Non ci sono più speranze... forse dovresti salvare te stessa? Dovresti lasciarli... correre per salvarti la vita, per raggiungere la libertà, per...

    Abbandonò subito l’idea e cominciò di nuovo a scappare con i piccoli tra le braccia; non facevano altro che piangere, gemere e strillare.

    Pam pam pam.

    *

    La Morte era ormai a pochi passi da lei. Egli riusciva a scorgerla sempre meglio tra gli alberi. La sua camicia da notte blu risaltava fra il verde e il grigio che li circondava. Aumentò il passo e la distanza fra loro si ridusse velocemente.

    Era dietro di lei. Poteva sentire quasi il suo odore; era molto vicino... un vero predatore.

    La strada non era lontana ma, purtroppo, non sufficientemente vicina. Il ritmo della sua corsa, inizialmente sostenuto, si era trasformato in un’andatura zoppicante. Arrancava disperatamente. Portava un paio di pantofole lacerate e i piedi, ormai congelati, cominciavano a perdere sensibilità. A causa del sudore, la camicia da notte aderiva alla sua pelle portandola al congelamento, quasi alla paralisi completa.

    Il rumore di passi alle sue spalle. Sempre più forte, sempre più vicino.

    Si fermò sconfitta.

    A pochi metri dalla cima del bosco, ad un passo dalla salvezza, si accasciò sulle ginocchia, il cestino ancora stretto al petto. Respirava a malapena, sopraffatta dal dolore.

    La Morte si fermò dietro di lei. Ansimava appena, accennando un freddo sogghigno. Guardando attraverso il reticolo, nel mirino del suo fucile, la vide alzarsi lentamente, scrutando i dintorni. Ella si girò nella sua direzione, lo fissò con uno sguardo che equivaleva ad una supplica e sollevò leggermente la cesta.

    Avrebbe osato farlo? Avrebbe potuto...

    Egli scosse la testa in maniera impercettibile. Lei, dolorante, si girò lentamente e si diresse arrancando verso la cima del bosco, verso la strada.

    Per qualche secondo si crogiolò nell’idea di raggiungere con un balzo la via illuminata – e forse riuscire a scappare – ma il suo cuore sapeva bene che non rimaneva nessuna via d’uscita. La Morte l’avrebbe raggiunta rapidamente e avrebbe preso tutti e tre, non solamente lei.

    *

    Per un attimo lo scintillio di un raggio di sole fece capolino tra le nuvole, illuminando entrambi i visi dei gemelli con un’aura lucente, come un caldo sorriso che arrestò il loro pianto. I bimbi ricambiarono il sorriso, riversando su Helena tutto il loro amore filiale. Un luccichio proveniente dalla collana della madre catturò la loro attenzione – non avevano mai visto prima la Stella di Davide.

    Helena baciò dolcemente la fronte dei gemelli, come un’ultima benedizione, un addio, prima di appoggiare la cesta, con delicatezza, sul ciglio della strada. Dopo un’ultima occhiata si rituffò nel buio della foresta con il cuore a pezzi. Sapeva di andare incontro alla Morte che l’attendeva con il fucile pronto a sparare.

    Si avvicinava a lui impavida, senza paura, senza timore, con fermezza. Ora si trovava a soli quattro metri di distanza – cosa che fino a poco prima l’avrebbe spaventata – e procedeva costringendolo a retrocedere di un passo. I suoi occhi scuri erano fissi sul viso del cecchino come due tizzoni ardenti mentre si avvicinava, passo dopo passo. Egli retrocesse, quasi spaventato, incapace di sostenere il suo sguardo. Un altro passo e un altro...

    *

    Uno scoppio sordo risuonò di nuovo nella foresta. Uno stormo di uccelli si alzò in volo, oltre i rami più alti.

    Sul ciglio della strada, soli nella loro cesta, i gemelli ricominciarono a piangere.

    Fratelli

    L’Eterno mi disse: ‘Dal nord la calamità si rovescerà su tutti gli abitanti del paese. (Geremia 1:14)

    Morte

    La maggioranza delle persone la sperimenta solo una volta nella vita.

    Per il Rabbino Jeremiah Neumann la situazione era differente. Come avrebbe potuto non esserlo? Nella sua comunità era la prima persona a cui fare riferimento in queste evenienze. Era il Rabbino Capo di una comunità composta da alcune centinaia di cittadini di religione ebraica che includeva molti isolati a sud di Brooklyn. Non si trattava propriamente di ebrei ortodossi – questi ultimi avevano un loro preposto. Non erano neppure conservatori o riformisti ma ‘ortodossi tiepidi’. Chiaramente non erano praticanti ma sentivano comunque il bisogno della presenza di un Rabbino nelle loro esistenze.

    Naturalmente anche in occasione dei funerali.

    Hanno il vizio di morire! Sembrava che i decessi fossero parecchi. Jeremiah scherzava su questo tra sé e sé. Dietro alla battuta scherzosa, però, si celava una verità poco rassicurante. La sua comunità stava diventando sempre più vecchia anagraficamente e sempre meno numerosa. Ogni persona che passava a miglior vita portava con se, nella tomba, una parte dell’anima di Jeremiah, una parte dei suoi ricordi, della sua vita.

    I vecchi edifici della zona rimanevano gradualmente disabitati; le costruzioni di mattoni rossi venivano lentamente abbandonate dagli inquilini della comunità. Dove si trasferivano? A Manhattan, Long Island, persino il New Jersey attirava anziani e giovani – in realtà le persone anziane seguivano il loro destino.

    Così accadde anche l’ultimo giorno d’inverno della fine del secondo millennio. Per l’ennesima volta si trovava in piedi, sotto la pioggia, a piangere e ad accompagnare con la preghiera, un'altra persona defunta. Un altro pezzo di storia se ne era andato, un altro capitolo della sua vita era giunto al termine.

    El malei rachamim... egli declamò la commovente invocazione funebre rivolgendosi al cielo ricoperto di nuvole, cercando di alleviare le sofferenze e i singhiozzi rotti delle persone intervenute per accompagnare il defunto alla sua ultima dimora terrena.

    ... Shochen bameromim... Il canto religioso si sollevò con fervore, sfidando il vento e le antiche parole ebraiche si diffusero immediatamente nell’aria circostante, rendendo l’atmosfera piena della sacralità nata dal profondo tormento e, magra consolazione, dall’accettazione del destino avverso.

    Jeremiah aveva ormai grande esperienza in queste situazioni ma non aveva ancora imparato ad evitare che le lacrime sgorgassero copiosamente dai suoi occhi. Si trattava di lacrime vere. Vere al punto tale, amare al punto tale, da portarlo a chiedersi da dove provenissero. Dove si trovava quell’abisso profondo che dava origine al pianto dell’anima e al dolore del l’uomo?

    Jeremiah lo ignorava.

    Continuò la celebrazione della cerimonia funebre, recitando ad alta voce l’ultima omelia con tono squillante, mentre le sue lacrime si confondevano con le gocce di pioggia che cadevano dalla parte superiore del suo cappello fino bagnare la barba grigia.

    La cerimonia proseguì e raggiunse l’epilogo.

    Infine, quando l’ultimo dei familiari si fermò, piangendo, davanti alla tomba appena coperta, Jeremiah sentì di potersi spostare nell’edificio principale della casa funeraria: si lavò le mani e il viso, purificandosi e raggiunse il parcheggio.

    La sua auto, una Honda Civic acquistata due anni prima, era ferma ad attenderlo al centro dell’area. La pioggia cadeva abbondantemente mentre si avvicinava al veicolo e Jeremiah accelerò il passo, scivolò all’interno e chiuse lo sportello rapidamente, sfidando le gocce.

    Lanciò un’occhiata al sedile del passeggero. Sì, l’audiocassetta si trovava ancora lì ad attenderlo, in una busta del tipo in uso presso l’esercito. L’aveva ricevuta solo qualche ora prima. Jeremiah sospirò leggermente... Fra tutti i giorni possibili perché quella cassetta avrebbe dovuto comparire nella sua auto proprio oggi? Avrebbe fatto di tutto pur di far svanire il nastro dalla macchina, dalla sua vita, farlo sparire da... non importava. Avviò l’auto e cominciò a spostarsi lentamente sull’asfalto bagnato del vialetto d’accesso. Per un attimo si soffermò sulla cassetta che teneva tra le mani, leggendo, più e più volte, le parole che erano state scritte dal mittente.

    ‘A mio padre’

    Inserì la cassetta nell’autoradio e cominciò ad ascoltare.

    *

    A parecchie miglia di distanza, in una delle più grandi basi militari dell’esercito degli Stati Uniti, Eva stava mettendo degli abiti in una piccola valigia. Con movimenti energici ed essenziali ripiegava i vestiti e li riponeva nel bagaglio, ben conscia dello sguardo acceso di Miguel. Eva sorrideva fra sé. Adorava l’effetto che il suo corpo nudo aveva su Miguel. Era così... lampante.

    In maniera rapida e precisa mise altri capi nella valigia, shampoo, dentifricio ed un paio di scarpe in più. Era sufficiente? Decise di sì e cominciò a vestirsi. Nonostante fosse pieno inverno, non si coprì con abiti pesanti. Amava il freddo e il suo corpo reagiva bene alle basse temperature – molto meglio di Miguel, per esempio, che riusciva a mettersi in attività solo in certe condizioni ambientali. Persino ora, notò, egli rimaneva sotto le coperte, guardando nella sua direzione con aria critica.

    Sei proprio sicura di voler andare?

    Preferì non rispondere alla sua domanda e continuò con la scelta degli abiti. Le mutandine aderivano perfettamente al suo fondoschiena e un reggiseno sportivo le copriva il seno. Ora restava solo la scelta dei pantaloni. Quelli marroni?

    Non ti ha risposto, vero?

    Verissimo. Si era aspettata di ricevere almeno una sua telefonata, solo per confermare di aver ascoltato il nastro, per dirle che aveva capito oppure di non avere compreso, per farle sapere che l’avrebbe vista volentieri o per dirle semplicemente di andare all’inferno. La chiamata non era mai arrivata. Non gli importava di lei. Era pronta a combattere contro suo padre, ma come poteva ignorala? Era uno scherzo di cattivo gusto.

    Ripensò a quanto era stato difficile scrivere la lettera. Era stata un’idea stupida. Aveva la sensazione che tutta la sua sofferenza, e tutte le sue emozioni venissero assorbite dal foglio di carta. Era come se la penna non osasse tracciare parole sul quel foglio. Le tornò alla mente il modo in cui aveva accartocciato il pezzo di carta fino a formare una palla e aveva preso la decisione di imprimere la sua voce su un nastro. Nemmeno questo fu facile. Anche se, tutto considerato, cosa era riuscita a dire? Che aveva conseguito la laurea in medicina? Che ora rivestiva la carica di ufficiale medico nell’esercito e che si stava specializzando in medicina d’urgenza? Si trattava di un annuncio talmente innocente! Così naturale (ma chi sto prendendo in giro?) per una ragazza americana ormai matura, che vuole esercitare una professione affascinante e vuole comunicare la cosa alla sua famiglia.

    A suo padre.

    Perciò

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