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Luce opaca
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E-book56 pagine46 minuti

Luce opaca

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Info su questo ebook

Un ragazzo affetto da narcolessia passa le giornate rinchiuso nella sua camera-cassonetto, circondato da vestiti sporchi, plettri consunti, resti di pasti e bocconi di pensieri avariati. Rigorosamente al buio.

Finché nella sua vita appare Luce, nomen-omen, ragazza del piano di sopra che ascolta da tempo ammaliata le note della sua chitarra e decide di svegliare Corrado da quella sorta di letargo. Ma entrambi i ragazzi sono universi complessi e insondabili, deserti di passate sofferenze che tardano a fiorire: il padre assente, la signorina Sesso Libero come caricatura di madre, un padrigno avvocato perennemente incravattato, e quell’uomo che ha straziato l’infanzia di lei, in una notte di lenzuola rosse e valigie da preparare in fretta e furia.

Ecco che la fuga diviene la sola possibile salvezza: che sia nel buio del sonno, nel sogno, nella musica e nella poesia. Ma la scrittura deve rinnovarsi, occorre redigere il manifesto di una nuova corrente: il non-fisionomismo. Perché siamo personaggi senza occhi né bocca e il colore dei capelli dobbiamo scegliercelo da soli, in un estremo atto di rinnovata volontà.

Una finestra sull’amore dai contorni onirici, una storia agrodolce dal finale aperto e inaspettato, che con un filo di malinconia vi condurrà nel profondo dell’animo umano, laddove un barbaglio di luce, seppure opaca, vale mille raggi di sole.

Patrick Poini, triestino ma nato ad Albenga il 9 gennaio 1981.

A due anni perde la mamma. Passa l’infanzia tra la Liguria e Trieste, poi si trasferisce con il padre e la sorella a Livorno. Già in quegli anni scrive per il giornale locale. Sui banchi del liceo inizia a scrivere "Luce opaca". A venti anni il cancro si porta via il papà. Va a vivere da solo e fa il factotum. Nel 2004 si sposta a Pisa e si iscrive alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Ateneo cittadino. Nel 2008 diventa papà di Melissa, si stanzia in Versilia ed è assunto nella redazione di Reteversilia News e Radio Versilia dove lavora tutt’oggi.

Vive a Viareggio con la sua gatta Settembrina.
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2013
ISBN9788863963793
Luce opaca

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    Anteprima del libro

    Luce opaca - Patrick Poini

    Battitore libero

    Titolo originale: Luce opaca

    © 2013 Giovane Holden Edizioni Sas - Viareggio (Lu)

    I edizione cartacea novembre 2012

    ISBN edizione cartacea: 978-88-6396-270-3

    I edizione e-book settembre 2013

    ISBN edizione e-book: 978-88-6396-379-3

    www.giovaneholden.it

    holden@giovaneholden.it

    Acquista la versione cartacea su:

    www.giovaneholden-shop.it

    Patrick Poini

    www.giovaneholden.it/autori-patrickpoini.html

    Fuggire verso il sole

    quando brillerà per l’ultima volta

    nei sogni di un universo senza cielo

    fuori del loro pensiero per avere la luce

    dell’ultima splendente primavera

    e parlare una nostra lingua

    ti chiederò di lucidarmi il viso

    sputandoci sopra

    di accecarmi

    e morire sarà più facile.

    I

    Corrado, fuggito dalla sua infanzia, trova rifugio nel posto sbagliato.

    Fin da bambino si sente diverso, è fuggito per questo, non immaginando che crescendo sarebbe cresciuta pure la sua diversità.

    È la solita storia: una famiglia disgregata e tanta rabbia da diluire in bottiglie spesse e scure.

    L’adolescenza è al capolinea, nessuno lo chiamerà più bambino.

    Corrado e la madre hanno cambiato città, hanno lasciato il padre che non rivedranno mai più, lo stronzo.

    Nel corso del viaggio il ragazzo è stato poco più che una valigia per la madre, ma quel viaggio è passato e ora Corrado ha un nuovo letto, un nuovo rifugio e il resto è un’altra storia che solo l’espressione sofferente del suo volto e il velo luminoso che protegge i suoi occhi possono raccontare.

    La casa di Corrado e della madre si trova in una via ben illuminata, piuttosto tranquilla nella sua selva di cancelli più o meno nuovi; se non sei autoctono non ti è dato sapere come si chiami quella strada, tant’è vecchio e scolorito il cartello che la indica.

    Bene, Corrado abita al civico 67 e il cancello che ti divide dal portone è di quelli neri, rugginosi e permanentemente spalancati, ma il palazzo si tiene su bene. Il citofono è bello nuovo e il ragazzo, non appena l’ha notato e ha scorso i cognomi dei quattordici campanelli, ha sentenziato: Deve averlo fatto mettere su questo avvocato del quarto piano, perché se un cliente si ferma a guardare il cancello pensa di essersi messo nelle mani sbagliate, ma quattro passi più avanti, ammirando questo bel citofono ultimo modello e la sua fottuta telecamera, magari darà un po’ più di fiducia a ’sto borghese dal cognome ridicolo.

    La prima coppia di avvocati e l’indimenticabile odore dei loro sigari (che probabilmente fanno parte del kit post-laurea di un professionista legale come si deve) Corrado l’aveva già conosciuta quando il dramma delle giornate dei propri coetanei era il dover stare in porta nelle partite di pallone al parco. Qualche tiro lo aveva fatto anche lui, ma spesso finiva per terra circondato da quell’odore di erba che non scorderà mai. Erba che puntualmente rimaneva impressa con grosse chiazze umide sui suoi pantaloni della tuta altezza ginocchia, lì si crostificavano segnando per sempre il tessuto con due perfette macchie che testimoniavano la sua diversità. Gli altri bambini la chiamavano incapacità, un difetto che perlomeno gli risparmiava il posizionamento strategico tra due alberelli (o due zainetti, due giubbotti, uno zainetto e un giubbotto quando la porzione migliore se la accalappiavano i più grandi oppure i più spavaldi). Se non aveva mai avuto paura dell’uomo nero, era palese che l’ipotesi di esser preso da una pallonata lo spaventasse al punto tale da renderlo ancor più insopportabile agli altri nel ruolo di portiere.

    La camera di Corrado non sembra essere parte di quella bella abitazione condominiale (un po’ come l’Alto Adige non sembra far parte dell’Italia), paragonarla a un cassonetto dei rifiuti non è un grave errore: il ragazzo passa le proprie giornate sul letto perciò sul pavimento reso appiccicaticcio dalla sua goffaggine durante i pasti, si accumulano mozziconi, bottiglie, cassette, CD, libri, calzini, mutande sporche, fogli, tazze, piatti di plastica, pacchetti di sigarette vuoti, plettri ridotti all’osso

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