Agenzia K.T.S.

Di Nicola Lombardi

Narrativa - racconto lungo (34 pagine) - A volte, le soluzioni più estreme si rivelano anche le più efficaci

Laura è da poco uscita da un rapporto travolgente con Mirco, che si è rivelato col tempo un uomo egocentrico e violento e che ora – non accettando di essere stato lasciato – è divenuto per lei un implacabile stalker. La ragazza ha assoluto bisogno di qualcuno che la possa aiutare, e il giorno in cui si imbatte nella misteriosa Agenzia KTS decide di non lasciarsi sfuggire l'occasione…

Nicola Lombardi, nato a Ferrara nel 1965, ha esordito nel 1989 con la raccolta Ombre – 17 racconti del terrore. Negli anni Novanta si è legato al movimento letterario romano Neo Noir e ha pubblicato racconti, articoli e traduzioni per diverse case editrici. Suoi sono i romanzi tratti dai film di Dario Argento Profondo Rosso e Suspiria per la Newton & Compton. Altre sue raccolte: I racconti della piccola bottega degli orrori, La fiera della paura, Striges, Iperborea-Oscuri canti, Anime urlanti e Bizarre Sorcery.

I suoi romanzi: I Ragni Zingari, Madre nera, La notte chiama (con Luigi Boccia) e La Cisterna, oltre alla novella Il letto rosso. È inoltre curatore delle antologie Malombre, Sangue selvaggio e Cuori di tenebra.

È membro dell’Horror Writers Association, e diversi suoi racconti sono stati pubblicati in lingua inglese.

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 6 apr 2021
• ISBN: 9788825415698

Anteprima del libro

9788825414622

1.

Per la terza volta, quel pomeriggio, Laura fu sul punto di tornare indietro. Sul momento – quando aveva trovato quel biglietto da visita giallo infilato sotto i tergicristalli dell’auto, nel parcheggio – le era sembrato un segno dal cielo. L’aveva tenuto sul cruscotto per alcuni giorni, continuando a rimuginarci sopra, e alla fine, dopo l’ennesima burrascosa telefonata con Mirco, aveva preso il coraggio a due mani e aveva raggiunto l’indirizzo indicato.

Quella zona della città non le era troppo familiare, quasi periferica, e dovette affidarsi al navigatore per trovare il palazzo. Di spazi liberi per le auto ce n’erano parecchi, sotto una fila di platani. Non appena ebbe spento il motore, però, si guardò attorno e si sentì rimestare le viscere dallo squallore quasi tangibile del quartiere. Il cartoncino giallo tremolava un poco fra le sue dita. Lo rilesse per la millesima volta.

KTS

I vostri problemi sono i nostri problemi.

Qualcuno vi perseguita? Vi opprime? Vi minaccia?

Noi siamo qui per tendervi una mano.

Esperienza – Professionalità – Discrezione

Seguivano il nome di una via e un numero telefonico.

Laura li aveva contattati quella mattina stessa. Le aveva risposto un uomo, in tono estremamente cortese. Dal momento che per lei quello era il pomeriggio libero dal lavoro, le era riuscito di fissare un appuntamento per le 17.30. Guardò l’orologio. Era in anticipo di dieci minuti.

Il palazzo era un’anonima costruzione grigia, funestata da antenne paraboliche e bandiere logore quanto inutili. La giornata non era affatto limpida, e forse anche le tinte cineree del cielo partecipavano a rendere l’atmosfera generale piuttosto sgradevole. Il pensiero di prendere il cellulare per disdire, accampando una scusa qualsiasi, le fece portare la mano alla borsetta. Ma poi le ultime parole che Mirco le aveva rivolto per telefono tornarono a rosicchiarle il cuore: Io ti amo, Laura, lo sai. E qualunque cosa tu faccia, rimarrai per sempre mia. Quindi aveva riattaccato, lasciandola di pietra con l’eco di quel per sempre mia sibilato in un tono beffardo che – Laura lo conosceva bene – mascherava un’ira repressa. Osservò di nuovo il palazzo. L’ufficio della KTS si trovava al quarto piano, il penultimo.

Scese dalla vettura, guardandosi intorno con circospezione, la borsetta sotto un braccio. Poca gente in giro. Bambini che vociavano in un parchetto, in distanza. Alcuni anziani che pedalavano lungo una pista ciclabile. Un gruppetto di giovani seduti sotto le fronde di un salice, intenti a scambiarsi chissà cosa.

Laura fece scattare col telecomando la chiusura centralizzata, e il rumore secco e improvviso della serratura risuonò amplificato nella quiete pallida del pomeriggio. Inspirò a fondo, e si incamminò lungo il vialetto ghiaiato.

Accanto all’ingresso vi era una doppia fila di campanelli, una dozzina in tutto. I nomi indicati dietro le placchette plastificate erano per metà sbiaditi. Li scorse con metodo, e si ritrovò a pensare che se per qualche ragione non avesse trovato quello che cercava avrebbe fatto dietro front. Aveva sempre coltivato, in modo un po’ puerile, una parvenza di fatalismo, un gusto per tutto ciò che odorava di predestinazione; per cui le veniva spontaneo leggere ogni più irrilevante manifestazione del caso come un messaggio o un suggerimento indirizzato espressamente a