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Le notti insonni dell'ispettore Rossi
Le notti insonni dell'ispettore Rossi
Le notti insonni dell'ispettore Rossi
E-book181 pagine2 ore

Le notti insonni dell'ispettore Rossi

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Info su questo ebook

L’ispettore Rossi si è guadagnato sul campo il titolo di esperto di cose turche risolvendo una intricata indagine in Anatolia. Per questo, il questore di Genova gli assegna una seconda indagine in territorio turco. Una troupe televisiva italiana è rimasta bloccata in Turchia a causa della scomparsa di due membri del gruppo: la prima attrice e un cameraman. Detective per vocazione, Giovanni Battista Rossi non ha nulla degli stereotipati eroi di certa letteratura poliziesca. Non è un bel tenebroso, non è un duro. È un uomo qualsiasi che a più di trent’anni vive ancora con la mamma la quale oltre cucinargli piatti improbabili tenta disperatamente di accasarlo; ha le sue debolezze, le sue malinconie, le sue fisse, i suoi acciacchi. E non è neppure proprio un genio dell’investigazione, ma è cocciuto ed è incapace di restare indifferente di fronte a un’ingiustizia. In mezzo a gente di ogni sorta, si troverà a dipanare un’intricata e insospettabile organizzazione criminale internazionale. Non solo, ma nel corso dell’indagine, per la prima volta in vita sua, Rossi viene coinvolto sentimentalmente con una giovanissima attrice romana.

Un romanzo piacevole, una scrittura elegante venata da un lieve tocco di ironia.

Rosa Galli Pellegrini è stata professore ordinario di Letteratura francese presso l’università di Genova. Saggista, poetessa e romanziera, ha anche tradotto racconti e poesie dal turco e dal francese. Redige il giornale InVivaVoce dell’associazione Artemisia di cui è presidentessa. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo le liriche di Se l’amore ti stupisce ancora, Schena ed. 1999; Enigmi e segnali, Schena ed. 2002; Impermanenza, Bandecchi e Vivaldi, 2008 e i romanzi Sette notti otto giorni, ArtEvent Book, 2011 e Doktor Bey, Giovane Holden Edizioni, 2013. Ha curato: Com’eravamo, La Bottega della Stampa, 2006; Le Veglie di Sant’Ermo, ArtEvent Book, 2009; La guerra di Nello. Memorie di un cascianese, Grafiche 2000, 2011.
LinguaItaliano
Data di uscita1 nov 2014
ISBN9788863965988
Le notti insonni dell'ispettore Rossi

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    Anteprima del libro

    Le notti insonni dell'ispettore Rossi - Rosa Galli Pellegrini

    Turchia.

    I

    A chi sarà venuta quest’idea balzana?! Giovanni Battista Rossi, ispettore della questura di Genova da poco nominato, continuava a chiederselo sin da quando aveva lasciato l’ufficio per la pausa pranzo.

    A tutto avrebbe pensato quella mattina andando a prendere servizio fuorché alla proposta che gli era stata fatta. Proposta, per modo di dire: chiamiamolo un ordine o un’imposizione che sarebbe più esatto! Anche se gli era stato presentato come un incarico di prestigio. Nella telefonata, che si era degnato di fargli personalmente, il signor questore trasudava orgoglio nel dire che per un incarico di cotale importanza il Ministero aveva interpellato la sua questura: Se ne rende conto Rossi?

    Nel colloquio al quale era stato subito convocato, anch’esso all’insegna del compiacimento, il signor questore aveva dato pochi chiarimenti. Ma il succo palese era che ci teneva moltissimo a poter rispondere affermativamente a Roma.

    Comunque, non voglio costringerla, Rossi. Ci pensi su e mi sappia dire entro stasera se accetta l’incarico. Tenga soltanto presente che, se siamo stati interpellati noi da Roma, significa che in alto loco ci apprezzano. E devo dire che il Suo ruolo nell’ultima inchiesta internazionale alla quale lei ha collaborato è stato lodevole e, pertanto, tenuto in dovuta considerazione. Rifletta anche sul fatto, che un altro successo come quello che ha conseguito l’anno scorso avrà un effetto considerevole sul punteggio del corso che sta seguendo per il conseguimento del grado di commissario.

    Lodevole, grazie tante! Per poco non ci aveva lasciato la ghirba. E se era uscito sano e salvo da quel viaggio nel cuore dell’Anatolia, lo doveva alla sua abilità diplomatica e alle sue amicizie: certo non erano le cosiddette autorità che lo avevano sostenuto. Ma lasciamo perdere, si diceva, tanto si sa… tante lodi, ma a fine mese stesso stipendio in busta paga! E il merito se lo prendeva il gran capo, la sua questura!

    Certo che un incarico del genere veniva a fagiolo per rompere la routine del suo duro addestramento: ventiquattro mesi di studio e lavoro fra Roma e Genova. Si era riservato di dare una risposta in serata al signor questore. Nel frattempo con chi consigliarsi? Con chi, se non con il suo vecchio amico?

    Si fece fare un tramezzino veloce al bar dell’angolo e si avviò giù per i carruggi per arrivare in tempo in casa del professore, prima che questi si ritirasse nella sua camera da letto per il sonnellino pomeridiano. Arrivò giusto in tempo: Gian! Che piacere, venga venga. Stavo giusto preparando il caffè. Professore, guardi chi c’è, c’è il Gian!

    Tina lo salutava ogni volta con il suo entusiasmo irrefrenabile mentre lo introduceva nello studio del suo vecchio amico. Rossi si sentiva sempre bene accolto, in quella casa. Anche se vedere la sagoma curva del suo professore seduto sempre nella stessa posizione nella vecchia poltrona, davanti alla vecchia scrivania, con il computer a portata della sola mano che gli era rimasta ancora attiva, gli dava un profondo dispiacere.

    Si ricordava i tempi in cui, all’università, i corsi del professore erano seguiti con il più grande interesse, anche in quegli anni in cui gli studenti andavano in facoltà in attesa di meglio, più per passare il tempo che per farsi una cultura. Ma quello che veniva offerto in quel corso di Religioni Comparate che il professore teneva allora, era veramente materia innovativa, arricchimento delle conoscenze e apertura della mentalità: cosa non da poco per quei tempi - e anche per questi tempi, si diceva Rossi - e per la maggior parte della gente.

    Ed eccolo qui, adesso, colpito da un’emiplegia che, da anni, lo costringeva su una sedia a rotelle o sulla poltrona davanti alla scrivania, incapace di pronunciare correttamente le parole, ma lucido di mente. Quasi chiaroveggente! Ma dipendente dal suo fidato computer, tramite il quale si teneva in contatto con il mondo intero e con i suoi visitatori. Rossi introdusse la testa dalla porta semiaperta: Permesso?

    Il vecchio si voltò di un quarto di busto verso la porta e abbozzò un sorriso, facendogli cenno di entrare con la mano sana. Poi digitò subito sulla tastiera: "Q. B. V.?sigla che. nel codice che adottava con gli amici, voleva dire: Qual buon vento?"

    L’aroma del caffè della Tina, scherzò il giovane.

    Umf…umf… ridacchiò il professore, poi avvicinò la mano alla bocca e la fece roteare: Racconta, voleva dire quel segno.

    E Rossi raccontò.

    Era stato convocato quella mattina stessa dal questore. Gli dovevano affidare un incarico d’importanza, gli aveva comunicato l’alto funzionario. Il che voleva dire, di nuovo un altro viaggio.

    Indovini dove, professore? In Anatolia. Col pretesto che io conosco i luoghi, le mentalità, ho degli agganci.

    "A far cosa?" Apparve sullo schermo.

    Questo non l’ho capito ancora. E credo che non lo sappiano nemmeno loro. In teoria, dovrei trovare una troupe televisiva italiana che si è persa in qualche parte della Turchia. Cioè, se ne è persa una parte. Un’attrice, pare, e il cameraman. Proprio nel centro dell’Anatolia. Il resto della spedizione ha interrotto il lavoro e stanno aspettando me per collaborare con la polizia locale.

    "Ho sentito alla TV della scomparsa di quei due. Ma poi non ne hanno detto più nulla. E cosa ci facevano in Turchia?"

    Altra incognita: infatti soltanto la TV di avantieri notte ha dato notizia della scomparsa di un’attrice in Turchia; forse un rapimento, hanno ipotizzato. Ma poi, al mattino dopo, silenzio stampa. Pare che la troupe stesse girando un documentario relativo a una certa principessa italiana. In correlazione con il centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Su una tizia che aveva avuto una parte importante nel Risorgimento, pare. Una certa Trivulzio: mai sentita!

    "Perché sei ignorante."

    E chi sarebbe questa tizia?

    "È la principessa Cristina di Belgiojoso. Informati."

    E che ci faceva la principessa di Belgiojoso in Turchia? Non doveva fare il Risorgimento?

    "Informati!"

    Non venivano grandi aiuti dal professore: sembrava quasi che lo volesse prendere in giro. Fortunatamente arrivò la Tina col caffè a salvarlo dalla perplessità e a rallegrare l’atmosfera con i suoi immancabili commenti: Allora, come va, come va, Gian? Ha visto come sta bene il nostro professore? A l’è sempre lì con il suo computer e legge, legge, legge. E lei? Se ne sta un po’ a Genova, adesso?

    Eh no, Tina. Devo ripartire. Lo dicevo proprio adesso al professore. E gli chiedevo anche consiglio. Ma lui oggi non ha voglia di darmi retta.

    Cosa vuol fare, lui a l’è coscì![1]

    Bevvero il caffè e Rossi si alzò: era l’ora della pennichella del suo amico e non voleva abusare della sua ospitalità.

    La saluto e me ne vado. La terrò al corrente delle cose, anche se oggi non mi è stato di grande aiuto.

    "Credi?" digitò il professore. Poi allungò la mano buona e gli diede una stretta sul braccio, abbozzando una specie di sorriso.

    Rossi ne fu commosso: era un segno raro, ma importante, di grande affetto.

    Aveva il pomeriggio per pensare alla proposta e alla risposta da dare al questore. Seguì il consiglio del suo amico: si attaccò a internet e si fece una cultura sulla principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Imparò un sacco di cose che non conosceva.

    Cavolo che tipa, questa principessa! E ci era andata davvero in Anatolia, alla metà dell’Ottocento e con una figlia piccola. Doveva essere proprio un bel personaggio. Fino a qualche decennio fa ne avevano parlato in pochi. Invece, in occasione dei festeggiamenti del centocinquantenario, aveva scritto su di lei un sacco di gente: biografie, gesta, bibliografia. Pare che fosse stata anche scrittrice, giornalista e romanziera.

    La cosa l’interessava. E poi, diciamoci la verità, si disse, Genova e la vita dell’ufficio cominciavano a stargli un po’ strette. Perché non ripartire? Prendersi un po’ d’aria fuori?

    Ma voleva fargliela pesare in bel po’ al suo gran capo. Si presentò dal questore quasi a chiusura degli uffici.

    Permesso?

    Ah! Rossi, finalmente! Fra poco è notte.

    Sempre gentile!

    Mi deve scusare, signor questore. È che dovevo documentarmi. E, anzi, Le chiederei gentilmente di darmi qualche informazione ulteriore.

    Cos’è che vuol sapere? Se ne sapessi di più non manderei lei a indagare, le pare?

    Non volevo dire questo. Accetto l’incarico, naturalmente. Sempre ai suoi ordini. Ma vorrei avere un minimo di indicazioni.

    Allora, gliele do subito. Questa è la prenotazione dell’aereo. Parte domani sera con l’Alitalia. Non abbiamo trovato posto sulla Turkish Airlines. Fa una sosta a Istanbul e lì verrà accolto in Consolato. Quelli dovrebbero saperne di più e Le daranno le ultime notizie sullo stato delle cose. Tutto quello che mi è stato detto da Roma è che c’è questa troupe televisiva che stava facendo un filmato sulla principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, un’eroina del Risorgimento che è vissuta anche in Turchia. La troupe ha interrotto il suo lavoro perché, quando giravano in Cappadocia, se ho ben capito, è scomparsa l’attrice principale e anche il cameraman. Si teme un rapimento, anche se a oggi non è stato chiesto nessun riscatto. Quel poco che ho saputo è che questa spedizione, artistico-culturale o quello che è, è stata finanziata tramite l’intervento di qualcuno d’importante. Non sono autorizzato a dirle di chi si tratta. È un evento cofinanziato dai due Paesi, Italia e Turchia. Il nostro Paese ha presentato il progetto collegato alle manifestazioni del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. La Turchia ne fa una pubblicità turistica. Ma adesso è successo questo casino e quindi tutto si è fermato. Il tempo sta passando e quindi anche l’attualità di un documentario sul Risorgimento. La personalità in questione che ha promosso il finanziamento ha un interesse particolare, molto particolare, nei riguardi di una giovane, una bimba pare, che fa parte della troupe e che avrebbe il ruolo della figlia dodicenne della protagonista.

    È lei che è stata rapita?

    No, è l’altra, la vecchia, cioè un’adulta voglio dire: sarebbe l’attrice principale, quella che ha il ruolo della principessa di Belgiojoso. Ma pare che sia la ragazzina quella che sta a cuore all’alto personaggio.

    E dove sono gli altri, adesso?

    Sono in parte ad Ankara e in parte alloggiati a Istanbul, si sono divisi. Non ne so di più. È per questo che lei viene inviato in loco. E specialmente per cercare di risolvere il presunto rapimento. Quindi, parte domani, questa è la prenotazione, basta che si presenti all’aeroporto. Qui ci sono dei soldi, ne faccia uso parsimonioso.

    Non ne dubiti, signor questore, agli ordini. Un’ultima cosa: io non parlo il turco, come lei sa. Lì se la cavano tutti in inglese, ma se avessi bisogno di una traduttore, posso ricorrere alla persona che mi ha aiutato altre volte?

    Faccia come crede. Si faccia bastare i soldi, però. Bene, buon viaggio, mi tenga al corrente. Le raccomando, un occhio di riguardo per la fanciullina.

    E Rossi fu congedato.

    L’ultima concessione del questore sulla presenza del traduttore era stata carpita in maniera magistrale: Rossi si congratulò con se stesso. Poteva ancora una volta fare affidamento sul suo amico Semih e godersi la sua compagnia. E sperare che lo togliesse dai guai, semmai gli fosse capitato di averne, non si sa mai che incontri ti riservano quei paesi là. Rossi ne sapeva qualcosa, visto quello che era successo l’ultima volta che ci aveva messo piede.

    Passò a salutare i colleghi e fu accolto con i soliti commenti: Fortunello, u Rossi, noi qui a mangiare acari sulle vecchie scartoffie e lui se ne va in giro per il mondo. Dov’è che vai questa volta?

    Se la cavò con un paio di ovvie battute.

    Si era fatto tardi. A casa avevano già cenato e la mamma teneva in serbo il solito manicaretto preparato espressamente per lui. Come dirle, adesso, che sarebbe ripartito l’indomani? Lo accolse un profumino invitante, anche se un po’ greve.

    Ciao mamma.

    "Oh nan, sei arrivato. Vieni, vieni, avrai fame. Ti ho scaldato il piatto. Sai, ho fatto u stoccafissu a la zeneie, coi pinoli, le olive e le patate, come piace a te. Il babbo è andato apposta Sottoripa, da quel nostro negozio dove l’ammollano a regola d’arte, con l’acqua buona. E poi l’ho preparato per stasera. Vatti a lavare le mani e vieni, ché sennò si raffredda."

    Leggerina la tua cena, eh, mamma? Quello che ci vuole per un sonno senza incubi! Adesso vengo.

    Vien, che se raffredda!

    Non c’era pericolo che la mamma cogliesse l’ironia: Rossi sorrise, e comunque, il profumino dello stoccafisso l’allettava. La mamma, che elemento! Per quanto riguardava lui, cioè suo figlio, aveva due priorità: nutrirlo e trovargli una moglie.

    No se poe, figioe! diceva, fra poco noi non ci saremo più. E tu con chi stai?

    Non concepiva, la mamma, che lui se ne potesse anche stare felicemente da solo, laureato, agente di polizia, ultra trentenne: da poco, ma sempre ultra. Cioè, diciamo che andava abbondantemente sui trentadue…

    Dopo cena, andò in camera sua a preparare la sacca per il viaggio. Si attaccò a internet per avere notizie sulle previsioni del tempo: come si stava nel centro dell’Anatolia a metà novembre? Sotto la neve, furono le previsioni. Cavolo, doveva provvedere. Tirò fuori maglioni, scarponi da trekking pesanti, berretto, sciarpe, guanti felpati e anche una borraccetta da tasca: tante volte rimanesse sepolto sotto la neve! Poi scrisse

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