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Facili impronte
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E-book345 pagine5 ore

Facili impronte

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Info su questo ebook

La Biblioteca della Città è IL LUOGO di questo romanzo e i libri sono il filo conduttore che porterà Tessa e Nico a scoprire ciò che vi si nasconde. Il romanzo si svolge completamente all’interno della Biblioteca della Città ma la trama non ne è imprigionata perché spazia fra ricordi, racconti e intenzioni, allargandosi ben oltre quelle mura.Un giallo ma anche una storia d’amore e di complicità che si snoda con divertita ironia, giorno dopo giorno, fra scaffali austeri e silenziosi, fra avvenimenti e pensieri, guidandoci sia alla ricerca di uno spietato assassino che della parte più segreta, e molto comune, dei sentimenti umani.Tessa e Nico sono due impiegati della Biblioteca della Città, fra di loro scorre una sottile vena di interesse mai seriamente confessato. Per combattere la noia i due hanno inventato un gioco: spesso, lasciandosi ispirare dalle persone che vedono e dalle circostanze del momento, fingono di trovarsi all’interno delle trame di libri famosi. Un giorno però proprio quel Gioco li porterà a trovarsi ingarbugliati nelle trame reali di un efferato omicidio collegato ad un oscuro giro di droga e potere. Da qui nascerà la loro indagine e, nello stesso tempo, la loro storia d’amore. Aiutati da un misterioso poliziotto, e dalle sagge parole di un suo… solo citato ‘marito’, i due improvvisati investigatori verranno a capo del mistero, troveranno il coraggio di affrontare l’assassino e, allo stesso tempo, anche tutte le paure-di-vivere che fino a quel momento avevano bloccato la loro esistenza, relegandoli ad attori di ‘storie altrui’.Tessa e Nico si muovono nella realtà interpretando la vita come un continuo Gioco letterario e, in una perfetta spirale, si ritroveranno alla ‘fine della storia’ quasi al luogo di partenza: le pagine di un libro.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2022
ISBN9791222057934
Facili impronte

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    Anteprima del libro

    Facili impronte - Daniela Ferraro Pozzer

    CAPITOLO I

    "… seguendo le sue facili impronte, leggere come quelle di un pettirosso sulla neve."

    Tessa posò il libro. Erano trascorse già più d’un paio di ore e la giornata di lavoro sembrava tranquilla.

    Pensò frasi a catena: - È un romanzo interessante. Strano l’accostamento di aggettivo e nome sul finale, un po’ azzardato ma rende l’idea. Carta decente. In questa copia c’è una pagina stampata male e non è la prima volta che capita. I volumi della Benevolenza di Hamington sembrano essere degli scarti editoriali. Devo controllare tutti i nuovi arrivi. – e poi lasciò che le braccia si stiracchiassero automaticamente verso l’alto e il collo si rilassasse, come faceva sempre al termine di qualcosa. 

    Finito? Com’è? chiese una voce nota.

    Non male, ma ho trovato una pagina bianca di troppo: deve esserci stato un problema di stampa; di solito alla Benevolenza arrivano copie uniche e comincio a sospettare che siano quelle difettate e non vendibili, in ogni caso questo libro è arrivato ieri con le ultime scatole e sarebbe il caso che tu le controllassi tutte invece di stare qui a disturbarmi. La donna non aveva neanche alzato gli occhi e la sua risposta era stata monotonale come sempre, ma c’era nel finale della frase un accenno di divertimento, come un sottile gioco condiviso.

    E intanto Robin Hood svoltava l’angolo.

    Ti ho portato il caffè: bicchiere freddo e senza zucchero, come faccio ogni giorno. le rispose la precedente voce, ignorando le sue parole ma non il non-detto ed assumendo, quindi, un tono di ferita innocenza. Nico era il proprietario di quella voce.

    Questa scenetta rituale avveniva tutte le mattine, tranne la volta in cui Nico si era svegliato ricoperto di macchie rosse ed era stato portato in ospedale dove lo avevano trattenuto per ventiquattro ore a causa di una tremenda, quanto improvvisa, allergia alle fragole. Anche in quell’occasione Tessa non aveva avuto per lui parole di pietà, accusandolo di avere la resistenza fisica di una medusa ma non le sue eccellenti capacità rigenerative, però, senza segnarsi straordinari, quella sera aveva compilato tutte le pratiche d’ufficio che competevano a lui per non farlo affaticare troppo al suo rientro.

    Robin Hood, nel frattempo, era sfuggito per un pelo allo sguardo indagatore dello sceriffo ed ora si dirigeva cautamente lungo il corridoio Romanzi Rosa E-L.

    Quando Tessa lo vide chiuse gli occhi per un attimo: - Il vento fresco di Inghilterra riempiva il suo cuore e la sua mente era lieve come le foglie che quel vento portava con sé… - pensò, poi li riaprì e si tolse lentamente gli occhiali, che scivolarono lungo il suo naso deciso come uno sciatore ormai rilassato dopo aver sorpassato il traguardo; Nico seguì quella discesa con lo sguardo trasognato e intrigato, quasi fossero un indumento.

    Smettila subito. bisbigliò lei senza riuscire a non sorridere.

    Di fare che?

    Lo sai bene. Gli occhi grandi della donna erano ora spalancati e lo fissavano, circondati da una notevole dose di pesanti raggi di ciglia e mascara. Gli sguardi si intrecciarono e Nico sostenne il proprio: la grande scrivania-bancone era fra di loro e lo faceva sentire al sicuro… comunque fece un passo indietro, lasciando il caffè accanto al computer di lei con falsa disinvoltura.

    Tessa scosse la testa Non penserai davvero che io abbia intenzione di darti uno schiaffo o qualcosa del genere? sibilò sollevandosi quasi dalla sedia per sporgersi in avanti, verso di lui, senza alzarsi Ma per chi mi hai preso? concluse offesa, giocherellando con una gomma da cancellare che fino a quel momento aveva riposato serena accanto a una mezza matita e al famoso libro con la pagina stampata male… ma che, poverella, si trovò improvvisamente a condividere appieno il timore dell’uomo ed a temere un volo improvviso verso la faccia di lui.

    Nico si fece coraggio, avanzò di nuovo, riprese il bicchierino di caffè e glielo porse, quasi in segno di pace, Va bene, scusa. Dimmi piuttosto: chi abbiamo qui oggi?. Le sue dita lunghe e ossute indugiarono un po’ più del dovuto prima di lasciare la presa e sfiorarono per qualche secondo le smaltate punte delle dita di lei.

    Tessa scosse di nuovo il capo con aria avvilita ma poi, dopo il primo sorso, rispose in tono professionale:

    "Robin Hood. Stavolta ne sono certa."         

    Come richiamato ad un compito superiore ed estremamente importante Nico allora smise immediatamente ogni tentativo romantico e si voltò piano verso la sala di lettura, dirigendo uno sguardo sottile là dove si era appena diretto quello della donna.

    Sei sicura? chiese solo, freddamente.

    Lo sono.

    Non è che si tratta di un altro falso allarme, come quello della settimana scorsa?

    No, credimi, è proprio lui. È vestito di verde. L’ho scoperto seguendo lo sceriffo di Nottingham che, evidentemente, lo sta cercando. Tessa aveva terminato la frase alzando il mento verso un uomo dal pizzetto curato e gli occhi di faina.

    Caspita! sussultò Nico vedendolo Questo è veramente lui!

    E quindi capirai bene che… aggiunse lei in un sussurro … quel lembo di cappotto verde oltre lo scaffale Hamington della sala della Fondazione Amici della Cultura non può appartenere che a Robin.   

    L’uomo, sollevandosi piano dalla strana posizione, ricurva sulla scrivania, che aveva involontariamente assunto per lasciar passare una signora impellicciata in paziente attesa da qualche minuto, rispose Bisognerebbe che qualcuno avesse il coraggio di andare a controllare nel settore Letteratura per Ragazzi. Ci vorrebbe un eroe, una persona forte e impassibile.

    La signora paziente era la prima di una lunga fila, iniziata, come sempre, proprio allo scattare dell’ora di pranzo.

    Ci andrei io stessa se potessi uscire da qua dietro adesso, nell’orario di punta, quando l’altra-gente si prende una pausa! Anzi: spostati un po’ che abbiamo bloccato la fila… e, se incontri qualche coraggioso disposto a farlo, mandalo a dare un’occhiata in quel settore.

    Fra la parete Flaming e lo scaffale De Blasi, proprio dietro alla cosiddetta fascia-bassa della Benevolenza di Hamington, quella per ragazzi. Ho capito, Capo. rispose lui senza far scattare i tacchi in un saluto militare solo per miracolo.

    La donna lo guardò allontanarsi, poi tornò al lavoro cercando di concentrarsi sulla richiesta della signora impellicciata che domandava suggerimenti per: un libro romantico, che avesse un lieto fine, e nel quale non fossero citati mai … ma santiddio veramente mai! i ragni. Tessa evocò allora una nuvola di pagine scritte, di parole, di inchiostri di varie epoche, di schemi narrativi, di sensazioni e di emozioni, che invase il suo cervello e fu automaticamente riordinata in acrobatiche pile, suddivisa per argomenti, organizzata per età-consigliata, come sempre accadeva quando la donna svolgeva la parte più interessante del proprio lavoro: suggerire libri da leggere.

    Perché Tessa amava leggere e leggeva di continuo ma soprattutto ricordava ogni cosa letta. Decine e decine di romanzi, fiabe, saggi, poesie, passavano sotto il suo naso e lei vi si tuffava con impeto ed entusiasmo come se fossero acquose e profonde pozze di parole da esplorare: c’erano libri-laghetto, con storie dolci e circoscritte, ma a volte profonde e insidiose come il loro fondo limaccioso; c’erano libri-stagno, dall’acqua immobile ma piena di vita, che solo ad una lettura superficiale sembrava non volessero dire niente, c’erano i libri-fiume, lunghi, in cui capitoli impetuosi e densi di pensieri aguzzi e di avventurose rapide, si intervallavano ad altri durante i quali la storia fluiva naturalmente, pacifica ed inarrestabile, generando a volte rivoli secondari che poi si disperdevano nella terra del racconto senza lasciare traccia; e poi c’erano i libri–mare, i suoi preferiti.

    Dalla spiaggia della prefazione, lenta e sabbiosa, i libri–mare salpavano sciogliendo pian piano le grosse cime che li tenevano ancorati, spiegando le vele con parole prima confuse dalle stesse pieghe del tessuto o dalle gomene arrotolate o dalle urla dei marinai che non permettevano alcuna concentrazione, e poi stendendole al vento della lettura, gonfie e piene. Quelli sì che andavano lontano: i libri-mare attraversavano oceani di avventure, dagli iceberg della pura erudizione ai mari caldi degli intrecci emotivi, niente poteva fermarli e lei si lasciava trasportare…

    È successo un disastro! la voce agitata di Nico la risvegliò dalla distribuzione di consigli librari ma, comunque, Tessa era intenzionata a rispondergli solo dopo aver portato a termine la nuova missione del momento: una donna di una certa età e dal sorriso timido aveva appena chiesto il suo aiuto.

    - Non devo lasciarmi distrarre. – pensò - La signora ha detto: ‘Scusi il disturbo ‘gentile signorina’, un modo di dire dal tono retrò, per cui le consiglierei un’ambientazione fine Ottocento. Mi ha chiesto un libro ‘horror’ ma si è messa la mano davanti alla bocca nel pronunciare la parola, quindi opterei per un sottogenere soft, fantasmi inglesi magari, che sia non troppo spaventoso ma emozionante. E va di fretta questa signora, tamburella sulla scrivania da quando è arrivata, di conseguenza ci vuole un volumetto breve: non ha molto tempo per leggere. - 

    Tessa ormai sapeva individuare il tipo di lettore già ad una prima occhiata, poi ne ascoltava con attenzione le parole, cercando nella stessa esposizione della richiesta vocaboli che ne indicassero con chiarezza il genere preferito, come giallo, mistero, amore, ma anche termini più sottili o gesti involontari, che descrivessero cosa, in fondo, quella persona si aspettasse da un libro senza neanche saperlo.

    Ha dato un’occhiata al Fantasma di Canterville, signora? È nel settore Old English, scaffale W. Sorrise gentilmente e, finalmente, si voltò verso Nico con lo sguardo interrogativo.

    È appena entrato Fra Tuck, ma non sono certo che sia lui: credo si tratti piuttosto del sergente Garcia. Questo cambia tutto! bisbigliò lui agitatissimo.

    Vuoi dire che Zorro si sarebbe vestito di verde?

    Il Gioco che condividevano aveva regole ferree: non ammetteva la compresenza di più racconti. Tutti i giorni Tessa e Nico cercavano di individuare, fra il pubblico presente nella Biblioteca della Città, i protagonisti di un romanzo e ne seguivano i movimenti come se si trattasse di un capitolo aggiuntivo della loro storia oppure ne interpretavano personalmente nuove avventure ‘in stile’. Così, personaggi meno noti ai più, eroi e vittime di libri di nicchia o a bassa diffusione, si alternavano a quelli ben conosciuti da tutti, sbucati fuori dai racconti classici Da ogni luogo e da ogni tempo, come era inciso sul pesante travone di legno che costituiva l’arco di passaggio al settore meglio ristrutturato del grande edifico pubblico, ennesimo dono privato della Fondazione Amici della Cultura.

    I cosiddetti Amici della Cultura, creatori e sostegno della Fondazione, erano mecenati locali sempre pronti a gareggiare in generosità fra di loro pur di apparire agli occhi di tutti più che semplici possidenti: Jacob Flaming, Presidente e azionista quasi unico delle Flaming Industries, produttrici mondiali di mangimi, Olga De Blasi, della DBStudio, una ditta specializzata in ‘grandi opere’ e Horace Hamington, proprietario indiscusso della catena degli omonimi Hotel Hamington.

    Insomma come la risolviamo? aggiunse Tessa agitata.

    Per capire di chi si tratta dobbiamo vedere che succede fra di loro, ma devo avvisarti che siamo in alto mare: sotto il cappotto verde questo Robin è vestito di nero. rispose Nico con aria seria.

    Perciò potrebbe essere Don Diego che si è travestito o viceversa! esclamò Tessa a voce tanto alta da far voltare un uomo col naso adunco, seduto ad un banco poco distante, che si portò un dito verso i baffetti per richiedere silenzio.

    Imbarazzata lei si scusò con un cenno del capo, Va bene. Vediamo che succede e decidiamo. concluse poi, aguzzando la vista oltre le teste accanto alla propria scrivania.

    "… l’individuo ciccione si avvicinò al nostro eroe cominciò a bisbigliare Nico; il Gioco prevedeva il racconto in tempo reale degli avvenimenti, espresso però usando rigorosamente il passato remoto, come si addice ad una storia il nostro eroe lo osservò, fingendo di leggere un libro scelto a caso. Tossicchiò e corresse l’ambientazione No meglio: fingendo di osservare le nervature di una foglia."

    Il vento del bosco di Sherwood cominciava a soffiare fra gli alberi alti e l’odore umido della foresta avvolgeva i primi scaffali… O forse si trovavano in California ed era il vento caldo, proveniente dal deserto col suo carico di polvere e silenzio, a muovere le pagine dei libri aperti sui lunghi tavoli della Biblioteca?  La risposta a quella domanda sarebbe stata cruciale.

    A proposito Tessa, non glielo hai consigliato tu quello, vero? Il nostro uomo mi sembra un combattente, a giudicare dal portamento e dal tatuaggio sul collo, e non so se quella lettura sarebbe adatta, ma magari ha dei figli a casa. chiese Nico scorgendo fra le mani del protagonista della loro storia la coloratissima copertina di un Peter Pan nei Giardini di Kensington, versione illustrata per bambini piccoli.

    No, no: io non c’entro, il nostro eroe, Robin o Diego che sia, lo ha scelto da solo. Oggi non ho avuto contatti con nessuno dei ‘protagonisti’, neanche con il nostro presupposto eroe o con chi diamine sia quell’altro dagli occhi di faina. rispose sottolineando con un tono più basso l’ultima parola.

    La folla si stava diradando, l’orario di pranzo era passato e molti tornavano al lavoro con un buon libro sotto il braccio e una avventura promessa.

    Nico improvvisamente riprese: Un falco attraversò veloce l’aria, schivando i rami della gigantesca sequoia che segnava la soglia delle mura della città, appena oltre il bosco… soglia che, nella realtà, somigliava tanto all’ingresso della zona Fondazione Amici della Cultura dove l’uomo grasso e il misterioso protagonista si erano, infatti, appena trovati vicini.

    Nico continuò "… Fra Tuck sapeva e così anche Robin: la bruma stava calando e lo sceriffo doveva essere da quelle parti. Ecco che lo sguardo dei due si incrociò per un attimo ma la consapevolezza del silenzio che li circondava li avvolse con drammatica prepotenza, creando una barriera alla loro possibilità di parlarsi…"

    Approfittando della pausa Tessa allora lo interruppe "… parlarsi sarebbe stato inutile: Zorro si era ritrovato immerso nel silenzio e faccia a faccia col suo nemico. Cosa avrebbe dovuto fare? Fuggire? Attaccarlo?" Gli stava sostituendo il romanzo senza pietà. "Il Sergente Garcia l’aveva visto ed era rimasto senza parole, ma presto si sarebbe ripreso dallo stupore e non avrebbe certo tentato di chiacchierare con lui bensì di acciuffarlo. Don Diego sogghignò: le carceri spagnole di Los Angeles non erano il luogo dove avrebbe trascorso la notte fingendosi un damerino ingiustamente accusato. Gente della levatura sociale di suo padre non avrebbe certo permesso un più lungo soggiorno del proprio rampollo in quelle umide stanze, ma attendere in cella anche solo fino all’alba, quando il fido Bernardo si sarebbe precipitato a pagare al Sergente un bel sacchetto di monete d’oro di cauzione, non era nei piani del prode Zorro. Una sabbia sottile e rossiccia vagava ai loro piedi, spinta dal vento cald…"

    Nico le strinse il braccio facendola tacere, il suo viso era teso ma aveva negli occhi uno sguardo di vittoria: l’uomo rotondo stava abbracciando con amichevole ed affettuosa enfasi l’individuo vestito di verde che sembrava stupito di vederlo in una biblioteca. Quindi erano amici e di conseguenza non si trattava del Sergente Garcia, bensì proprio di Fra Tuck! Il sole nebbioso di un pomeriggio da primo-inverno-inglese illuminava ormai a stento il sentiero, indugiando fra i cespugli di rovi e le grosse pietre bianche che lo costeggiavano, fra l’erica e i ginepri. dichiarò allora Nico immediatamente e fu come se avesse detto Scala Reale!

    Tessa sembrava ormai rassegnata all’evidenza dell’argomento ma andò avanti comunque e, con estrema prontezza, gli tolse di nuovo la parola: "Una sottile nuvola di polvere chiara vagava ai loro piedi spinta dal vento freddo. La felicità di quell’incontro tanto rischioso, proprio alla soglia del fatidico castello, illuminava il viso allegro e rubicondo del frate più della birra che aveva appena bevuto. disse e poi, immedesimandosi ancora di più nel romanzo, batté le lunghe ciglia e aggiunse Lady Marian avrebbe voluto parlargli, chiedergli dove si fosse nascosto per tutto quel tempo mentre nella foresta di Sherwood le guardie del Principe Giovanni lo cercavano senza sosta ma… deglutì Oh no: lo sceriffo!"      

    L’uomo dagli occhi di faina aveva appena sorpassato la larga soglia del settore della Fondazione dei Benefattori: di questa i due narratori, da dove erano, potevano vedere solo uno spicchio di pavimento, una fetta dei primi scaffali, un pezzo di Robin e la pancia e le braccia di Fra Tuck.

    La mano di Nico, aggrappata alla mano della collega nell’enfasi del momento, la strinse troppo forte: lei fece una smorfia di dolore ma subito, liberandosi dalla presa senza dare troppa importanza alla cosa, bisbigliò con decisione "Dobbiamo intervenire e fermare lo sceriffo prima che catturi Robin! Vado. Avvisami quando i nostri amici si sono allontanati abbastanza." e, senza spiegarsi meglio, Tessa si mosse decisa verso l’uomo dagli occhi di faina raggiungendolo con passi rapidi fra i lunghi tavoli di consultazione.

    Ha bisogno d’aiuto? gli chiese in tono professionale.

    Lo sceriffo di Nottingham la guardò perplesso Perché me lo chiede? Le sembro uno che ha bisogno di aiuto? Sto solo muovendomi in giro, prendendo un libro e poi un altro, vagando fra la cultura e i miei pensieri e non voglio essere disturbato. Vengo qui anche per questo. rispose con un’inaspettata vocetta sottile.

    "Lo sceriffo tentò di camuffare la propria voce per non farsi riconoscere da Lady Marian…" sussurrò lei fingendo di mangiarsi un’unghia.

    L’altro la osservava ancora; aveva chinato la testa di lato e la linea precisissima del taglio della barba sotto la sua mascella apparve alla donna maniacalmente esatta.

    Mi scusi non volevo disturbarla. rispose Tessa È mio dovere come Responsabile del Piano fare di tanto in tanto un giro fra i presenti per assicurarmi che tutto vada bene e che non ci sia, appunto, bisogno di aiuto.

    Consideri allora il suo dovere compiuto signorina e mi lasci in pace. ribatté la vocetta stridula dell’altro; aveva un libro fra le mani e lo stringeva con dita dalle nocche prominenti.

    Lei sorrise senza motivo, per prendere tempo. Uno sguardo veloce a Nico: era immobile. Nessun segnale. Ma aveva capito che ne avrebbe dovuto fare uno nel caso Robin e Tuck se ne fossero finalmente andati via da lì? Si aggiustò con calma un riccio sfuggito dal cerchietto di stoffa blu, che portava sempre al lavoro per evitare che i capelli le invadessero i moduli di richiesta e si agganciassero nei suoi occhiali: stava ancora cercando di prendere tempo.

    Allora? Posso andare? O meglio: può andarsene, signorina?

    Vado certo, grazie. Ma prima dovrei farle alcune domande rispose Tessa cercando un inesistente modulo in una casuale cartelletta posata su uno dei tanti tavoli vicini a lei … e se volesse essere tanto cortese da rispondermi potrebbe ottenere uno sconto sull’eventuale abbonamento alla zona Testi Pregiati, sa, per quella la Biblioteca richiede un minimo di partecipazione ai fruitori del servizio al fine di poter effettuare di tanto in tanto delle disinfestazioni professionali contro gli acari della carta. disse con voluta lentezza ma con il cuore che le batteva come un treno. – Esisteranno gli acari della carta? - si stava chiedendo: non sapeva veramente più che inventarsi e sentiva su di sé lo sguardo pesante e interrogativo dell’uomo, palesemente molto irritato.

    "Ma il coraggio di Lady Marian non l’abbandonò, il grande amore che provava da sempre per Robin e la promessa di una futura giustizia le dettero la forza di continuare e rimase lì, impavida, fronteggiando il feroce nemico ed i suoi occhi di fuoco liquido…"

    Come ha detto? chiese lo sceriffo quasi tra i denti avvicinandosi di un passo, però la donna non indietreggiò: i freschi venti d’Inghilterra, profumati di muschio e di terra, muovevano ormai i suoi abiti fin troppo leggeri, aveva freddo, ma la sua voce rimase ferma quando aggiunse: Si tratta di un breve questionario che chiediamo di compilare a…

    Un’esplosione improvvisa.

    Un gesto di Nico, sicuramente il segnale dato con troppa enfasi, aveva fatto cadere un grosso faldone dalla lontana scrivania sulle colline ad Ovest.

    L’uomo sobbalzò, Lady Marian ebbe la certezza che il suo amato fosse ormai salvo: salutò cortesemente, con la velocità di un fulmine caduto fra cime lontane ed indistinte in un’umida notte di nuvole e stelle, e si allontanò, ritornando al proprio rassicurante castello.

    Nico, da lontano, osservò lo sceriffo di Nottingham spalancare le braccia ossute in segno di totale incomprensione, sbattere il libro sul tavolo e avviarsi a grandi passi verso l’uscita. Uno di questi giorni ci faremo licenziare commentò da solo.

    Dobbiamo far chiudere meglio quella finestra, fa corrente. rispose lei ignorandolo: aveva raggiunto di nuovo la propria scrivania e la vita vera.

    CAPITOLO II

    La notte trascorse tranquilla nella Biblioteca della Città. Gli antichi scaffali di legno scricchiolarono, alteri come sempre, agli spifferi di vento provenienti dalle lunghe finestre che li separavano su ogni parete: le ante erano vecchie e, anche da chiuse, non collimavano mai bene. Fioche luci di emergenza rimanevano accese fino all’alba e creavano ombre lunghe e sfocate di tavoli e sedie sul bel parquet, lucidato di recente grazie alle generose donazioni della Fondazione.

    Due scatole di libri attendevano di essere smistate il giorno seguente.

    Era abitudine del generoso Horace Hamington arricchire di tanto in tanto la già vasta collezione cartacea con qualche nuovo arrivo; a volte si trattava di volumi di un certo pregio, ma a volte anche di pubblicazioni recenti e abbastanza grossolane, in ogni caso quasi sempre opere di nicchia alcune delle quali si fregiavano di qualche titolo vagamente onorifico, premi letterari bizzarri o insistenti segnalazioni di una certa critica specializzata; erano libri provenienti da varie parti del mondo, omaggi di lontani collaboratori, amici e conoscenti. Queste opere arrivavano a scadenze regolari in grossi pacchi ed era volontà del donatore che fossero sistemate al più presto nella famosa zona detta, a sua totale insaputa: la Benevolenza di Hamington.

    E venne l’alba sulla Città: un’alba gelida, ipocritamente rosa.

    Quando Tessa aprì la pesante porta della Sala Principale, come ogni mattina l’accolse l’odore di cera per i pavimenti e per il legno delle pulizie appena terminate, mista a quello dei vecchi libri silenziosi e di tutte le parole che contenevano. Tessa associava quel profumo ad una promessa: la promessa di un invisibile narratore gigante che stesse per raccontarle un’altra storia, quella che ancora non aveva letto. Lasciò il cappotto umido di nebbia mattutina sull’attaccapanni, ripiegandovi sopra con cura la sciarpa beige, accese la macchina del caffè - che immediatamente cominciò a ronzare - assicurandosi prima che ci fosse abbastanza acqua nel serbatoio, e poi si mosse verso la scrivania: attaccò la borsa allo schienale, sistemò le penne leggermente alla destra del computer, a partire da quella nera, passando per la biro blu, fino all’allarmistica penna rossa, usata per segnare i moduli non in regola, e si rilassò aspettando che l’odore forte di caffè ne coprisse ogni altro risvegliando i suoi pensieri e guidandoli alla realtà.

    Gesti automatici, quotidiani, rassicuranti. Aveva trascorso una notte agitata e non sapeva neanche bene perché; certo la faccenda di Robin e dello sceriffo l’aveva coinvolta parecchio, ma era esattamente per questo motivo che lei e Nico avevano creato il Gioco: per farsi coinvolgere, e mai le avventure letterarie vissute fino a quel momento le avevano procurato dei fastidi emotivi o le avevano tolto il sonno! Nemmeno la volta del ritorno di Cthulhu.

    Quel mattino però Tessa non si sentiva tranquilla. Si era svegliata in uno stato confusionale più volte durante la notte come se il suo inconscio, libero dagli schemi razionali, si trovasse in una situazione di disagio e volesse parlargliene. La donna aveva analizzato schematicamente tutta la giornata appena trascorsa ma niente era saltato fuori esigendo la sua attenzione e poi, pungolata dal fastidio di sentirsi incapace di comprendere se stessa, si era data prima alle tisane rilassanti, poi al gelato di cioccolata e caramello e in ultimo, vergognandosene un po’, aveva rivolto i propri pensieri perfino alla bella bottiglia di vino rosso che le aveva regalato il capo a Natale: era quasi astemia e un bicchiere di quello avrebbe risolto sicuramente tutti i suoi problemi di insonnia, ma le avrebbe regalato in omaggio anche una bella dose di mal di testa. Doveva ammetterlo, aveva scartato quell’ipotesi solo per questo motivo.

    E così l’alba d’inverno, prima rosa e poi più onestamente pallida e sottotono, l’aveva accompagnata piano dalla sonnolenza infastidita alla veglia infastidita; Tessa si era vestita di malavoglia scegliendo colori facili – facili come le impronte di un pettirosso sulla neve - aveva pensato automaticamente, ricordando l’ultima frase del libro letto il giorno prima: beige, grigio, marrone chiaro… tinte che stanno bene quasi con tutto, si era legata i capelli e aveva deciso di truccarsi nel bagno della Biblioteca perché in quel momento non ne aveva alcuna voglia. Un piccolo astuccio contenente una matita nera, un mascara e un sottocchiaie resistente al mondo si era tuffato nella sua borsa insieme alle chiavi e al portafoglio. Poi era uscita nel biancore del mattino con i pensieri ancora confusi e di pessimo umore.

    La Sala principale a quell’ora era silenziosa ed accogliente; fra poco sarebbe stata invasa da persone e domande, ma al momento lo era.            

    La donna era seduta con un caffè in mano alla scrivania grande, la propria: gettò il capo all’indietro, appoggiandolo alla spalliera imbottita della poltrona girevole in cuoio morbido - Dono della benevolente Olga De Blasi, sempre sia benedetta! - pensò come sempre.

    La Biblioteca era ancora deserta.

    Tessa sbadigliò e, per distrarsi dall’ansia immotivata che ancora l’infastidiva, richiamò di nuovo alla mente con piacere una delle situazioni più emozionanti in cui si era trovata recentemente invischiata col suo fidato compagno di sempre: Nico.

    Il Gioco quella volta, lo ricordava bene, era iniziato in maniera molto sottile ma poi era letteralmente esploso: "Folle sarebbe colui che osasse attribuire la mia notte insonne solo a ciò che accadde a Robin Hood ed al rischio che egli

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