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Cronache Terrestri
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E-book201 pagine2 ore

Cronache Terrestri

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Info su questo ebook

Alle soglie del XXII° secolo, un gruppo di scienziati, inviati in esplorazione su un lontano pianeta molto simile alla terra distante anni luce, raggiungibile solo con una nave particolare costruita appositamente per questo viaggio che può raggiungere quasi la velocità della luce, torna sulla terra 140 anni dopo con alcune scoperte eccezionali. Il nostro pianeta però, nel frattempo è notevolmente cambiato, l'uomo non è più la razza dominante, anzi è costretto a nascondersi ed a vivere sottoterra per cercare di evitare l'estinzione. Il gruppo comincierà ad accorgersi di quello che è successo, già nello spazio, al primo contatto. I nostri viaggiatori dovranno lottare ed improvvisare come solo gli umani sanno fare, per riuscire a ricongiungersi con i loro simili, e saranno proprio le loro scoperte, insieme ad un'eredità di un'antichissima civiltà aliena, a riaccendere nella popolazione la speranza di una riscossa ed a spingere l'uomo a riappropriarsi del proprio pianeta.
LinguaItaliano
Data di uscita24 set 2012
ISBN9788867552153
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    Anteprima del libro

    Cronache Terrestri - Pietro De Santis

    CRONACHE TERRESTRI

    Pietro De Santis

    Sommario

    Capitolo I      4

    Il Ritorno

    Capitolo II      9

    Quarantena

    Capitolo III      14

    Il dubbio

    Capitolo IV      20

    Contatto

    Capitolo V      26

    Strategia

    Capitolo VI      29

    La Fuga

    Capitolo VII      34

    Dimenticanza

    Capitolo VIII      41

    Verso lo Spazio

    Capitolo IX      46

    Destinazione Terra

    Capitolo X      52

    La Cruda Realta’

    Capitolo XI      62

    La Speranza

    Capitolo XII      69

    La Prova

    Capitolo XIII      80

    L’Arma Segreta

    Capitolo XIV      83

    Il Caso

    Capitolo XV      91

    Il Punto Debole

    Capitolo XVI      100

    Infiltrazioni

    Capitolo XVII      119

    L’Epilogo

    CRONACHE TERRESTRI

    Capitolo I

    Il ritorno

    Una leggera vibrazione scosse lo scafo argenteo della nave, all'interno non c'era nessun segno di vita, solo il sottile brusio del computer centrale indicava che era ancora in funzione. Dopo più di cento anni di navigazione ad una velocità prossima a quella della luce, il raffinato calcolatore si era occupato di tutte le funzioni della nave, compreso il controllo del buon funzionamento delle capsule del tempo, una specie di bozzoli di acciaio e cristallo temprato che tenevano in ibernazione ad una temperatura di -263 gradi centigradi i 5 membri dell'equipaggio. Nessuno di loro avrebbe mai pensato di riuscire a tornare, per questo erano stati scelti per questa missione, erano tutti delle menti geniali nei loro rispettivi settori ma piuttosto schivi, riservati, degli autentici asociali, immersi esclusivamente nel loro lavoro, senza alcun legame affettivo che li trattenesse sulla terra. Alla partenza, il 9 luglio del 2050, non c'era nessuno a salutarli, se si escludono le migliaia di persone che affollavano il centro spaziale della NASA a Cape Canaveral impazienti di assistere al primo lancio di una nave che poteva viaggiare quasi alla velocità della luce e con un equipaggio che nessuno avrebbe rivisto prima di un secolo...forse. La nave si chiamava Discoverer II, apparteneva alla seconda serie dei discoverer, gli esploratori con un motore atomico a ionizzazione di seconda generazione, che non aveva bisogno di carburante liquido come i vecchi Shuttle. Era alimentato da quattro piccoli reattori nucleari in grado di mantenerlo in funzione alla massima velocità (poco meno di 300.000 Km/sec) per oltre 1000 anni. In caso di una grave avaria anche di tre dei quattro reattori avrebbe potuto comunque funzionare a velocità ridotta circa 3.000 Km/sec., sfruttando il vento solare e le radiazioni cosmiche. Il brusio di ID-02 s'intensificò leggermente e si accesero i due schermi principali in sala controllo, cominciarono a scorrere delle serie infinite di dati: posizione, velocità, assetto, autonomia, infine dopo l'ultima serie di controlli avarie e corretto funzionamento di tutti i sistemi di bordo, ID-02 accese i monitor delle funzioni vitali relative ai componenti dell'equipaggio, contemporaneamente si accesero anche le apparecchiature in sala medica ed i rispettivi monitor, nel caso fosse stato necessario qualche intervento al momento della rianimazione, la temperatura all'interno della nave fu riportata a livelli ottimali per la vita umana e fu riattivato anche il sistema di ventilazione e rigenerazione dell'aria. La prima capsula del tempo che iniziò la procedura di rianimazione automatica, sotto il controllo di ID-02 (iniziali di Intelligent Droid seconda generazione) fu quella del Maggiore Laura Bolton, quarantaquattro anni di Philadelphia, esperto chirurgo cardio-toracico con vasta esperienza in medicina d'urgenza ed in altri settori della scienza medica. La procedura di rianimazione prevedeva la re-immissione nell'organismo dei fluidi corporei preventivamente estratti e congelati come pure tutto l'organismo. Il complesso sistema d'ibernazione era in grado di separare i vari componenti del sangue ed immagazzinarli separatamente per evitare il loro degrado. Il ripristino dei liquidi vitali, era una procedura molto complessa perché anche un piccolo errore nello scongelamento e nella ricombinazione, poteva provocare la morte dei globuli rossi o di quelli bianchi o di entrambi, rendendo impossibile il risveglio dell’intero organismo. Completata la prima fase, bisognava fornire al cuore la scintilla per l'avvio, tramite un sofisticatissimo defibrillatore wireless in precedenza inserito direttamente nel cuore, che permetteva oltretutto anche il costante controllo di una dozzina di altri parametri corporei oltre che delle condizioni cardiache di tutto l'equipaggio, da parte di ID-02.

    Il sofisticatissimo calcolatore faceva parte della seconda generazione degli Intelligent Droid, i calcolatori muniti di intelligenza artificiale, ed il suo nucleo era composto da una complicatissima rete neurale, capace di apprendere dai propri errori (ammesso che ne facesse), ed evolversi autonomamente modificando il suo comportamento e le sue decisioni in base alle necessità del momento. Ad un osservatore che si trovasse davanti alla capsula, poteva sembrare che il corpo si gonfiasse come un palloncino e che fosse scosso da sussulti simili a convulsioni oppure come se fosse sottoposto alla scossa di un defibrillatore. Il coperchio di pesante cristallo della capsula del medico si aprì con un rumore sordo seguito dal sibilo della pressione interna che si equilibrava quando la temperatura corporea raggiunse i 36° Centigradi, la donna si scosse leggermente cercando di muovere le braccia e le gambe, operazione che le riuscì solo dopo un certo tempo e una discreta fatica. Si alzò barcollando ancora infreddolita e si sedette nella morbida poltrona termica e vibrante di fronte alla capsula, che serviva per riscaldare ulteriormente il corpo e facilitare il recupero dopo quasi centoquarant'anni d'ibernazione, alla fine della procedura era prevista una doccia calda ed uniformi pulite con lo stemma della NASA e degli USA sul braccio. La procedura di rianimazione continuò senza problemi con il Comandante, Colonnello pilota della N.A.S.A. John Abruzzi, quarantanove anni nato a El Paso ma di origini Italiane con una vastissima esperienza nei voli spaziali. Un uomo di grande carisma, che riusciva sempre a prendere le decisioni giuste anche quando aveva solo pochi istanti per decidere, e che sapeva trovare sempre le parole per motivare e unire un equipaggio. Proprio per queste sue doti gli era stato affidato questo equipaggio molto eterogeneo e probabilmente difficile da gestire per la missione di scoperta e raccolta dati sul pianeta codificato come Tau Boo, rinominato per comodità Sirius IV nella costellazione di Bouvier che orbitava intorno ad una stella di tipo F7. Un pianeta secondo i cosmologi e gli astrofisici della NASA, fotocopia della terra, dove sarebbe bastato portarsi una zappa e un sacchetto di semi per iniziare una nuova civiltà. Poi fu il turno del responsabile dei motori e dei reattori nucleari della nave, il Maggiore Michael Duncan, quarant'anni di New York, con ben tre lauree in ingegneria elettronica, informatica e nucleare e co-progettista di gran parte dei sistemi di alimentazione e guida della nave. Fu quindi il turno del responsabile della raccolta dati sul pianeta sirius quattro e delle verifiche biologiche antropologiche ed ambientali, la biologa-etologa Capitano Nancy Mc Caine, trentotto anni del Tennessee. Infine venne il turno del Capitano pilota Herbert Mc Farland, trentacinque anni dell'Oregon, il più giovane dell'equipaggio, proveniente dalle forze speciali e con dei trascorsi nei marines, aveva una vasta esperienza nel pilotaggio di tutti i tipi di caccia supersonici, e di molte serie degli shuttle, soprannominato Herbie da un vecchio film intitolato, Herbie il maggiolino tutto matto, per il suo temperamento poco propenso a seguire schemi e piani preordinati. Il completamento delle procedure di rianimazione e del successivo recupero di tutti i membri dell'equipaggio, durò all'incirca venti ore, nel frattempo ID-02 rese completamente operativi tutti i sistemi della nave e ridusse la velocità. Dopo circa ventiquattro ore dall’inizio della procedura di risveglio, il Comandante Abruzzi convocò una riunione in sala controllo, che si trovava al livello 1 settore 0 della Discoverer, l'unico punto della nave che permetteva di guardare all'esterno tramite grandi vetrate di elettro-cristallo stratificato trattato con un procedimento particolare per conferirgli una durezza senza precedenti. La nave era molto grande, lunga circa 980 metri, larga circa 280 e divisa in cinque livelli e cinque settori per livello per un'altezza di circa 150 metri, completamente isolabili in caso di contaminazione biologica, chimica o nucleare, essendo una nave da esplorazione era completamente priva di armi. I progettisti le avevano regalato una linea aerodinamica, filante ed aggressiva, che, nonostante fosse completamente inutile nello spazio siderale completamente privo di qualsiasi attrito, era utilissima in manovra e nella navigazione all'interno di qualsiasi atmosfera. Il Comandante Iniziò chiedendo ai vari responsabili, che, nel frattempo erano stati informati tramite ID-02, la situazione del personale e quella dei sistemi della nave, proseguì poi chiedendo direttamente al calcolatore il motivo dell'interruzione dell'ibernazione: ID-02, rapporto sul motivo dell'interruzione dello stato di animazione sospesa. Le grandi vetrate rettangolari che permettevano di vedere all'esterno si oscurarono immediatamente e, al centro della sala controllo, comparve una dettagliata mappa tridimensionale del cielo con evidenziati un punto blu ed uno rosso lampeggiante, poco dopo una dolce voce femminile dal tono leggermente metallico, evidente residuo della sintesi vocale, disse dal sistema audio della nave: Salve Comandante Abruzzi, come può vedere sulla carta, siamo vicini alla nostra meta finale, il punto blu è la posizione del pianeta terra, aggiornata tenendo conto dell'evoluzione delle posizioni di tutti i corpi celesti durante il tempo trascorso con una precisione di circa 300 Km, ed il punto rosso è la nostra posizione. Muovendoci alla velocità attuale dovremmo raggiungere lo strato esterno dell'atmosfera terrestre in quattordici giorni, quattro ore e ventisei minuti, dalla nostra partenza, sulla terra sono trascorsi 139 anni, 350 giorni, diciannove ore e trentaquattro minuti, per cui è logico aspettarsi qualche cambiamento. Il Comandante fece trascorrere alcune decine di secondi, poi disse: Utilizziamo questi giorni per ritemprarci e riattivare pienamente le funzioni dell'organismo, utilizzate i programmi intensivi in palestra, che I-Droid vi assegnerà, mangiate a sufficienza ed assicuratevi, tramite il maggiore Bolton che il vostro fisico funzioni a dovere, qualcosa mi dice che dovremo essere al massimo quando atterreremo, non sappiamo quali condizioni geopolitiche e sociali troveremo, dovremo essere preparati al peggio. Trascorsero così alcuni giorni, tra esercizi in palestra, accurati controlli medici, grandi dormite e altrettanto cospicue mangiate seppure di cibi esclusivamente sintetici. Quando si trovarono ormai a circa due giorni dalla terra, il comandante convocò una riunione sul ponte di comando: Capitano Mc Farland, si metta alle comunicazioni, trasmetta questo messaggio su tutte le frequenze di cui disponiamo, non possiamo sapere se dopo centocinquant’anni la terra utilizza ancora le stesse frequenze radio, Attenzione qui è la nave stellare Discoverer II, di ritorno da una missione esplorativa sul pianeta Sirius IV, rispondete per favore". L'attesa di una risposta proseguì per diversi minuti nel più assoluto silenzio, poi il Capitano Mc Farland disse: Comandante non c'è nessuna risposta su alcun canale. Il Comandante rispose: Non si preoccupi capitano, continui a trasmettere il messaggio ad intervalli di due minuti. Dopo una buona mezz'ora di tentativi, mentre i membri dell'equipaggio si scambiavano notizie sullo stato dei loro settori di competenza e formulavano ipotesi su come avrebbero trovato la loro terra, il capitano Mc Farland li interruppe avvisando che era in arrivo una trasmissione di risposta. Dagli altoparlanti del ponte di comando arrivò finalmente, con una voce maschile leggermente metallica questo messaggio: Discoverer II qui è il centro di controllo spaziale del pianeta terra, siete pregati di farvi riconoscere, ora invieremo al vostro calcolatore il codice di verifica, siete pregati di inserire entro sessanta secondi dalla ricezione il codice identificativo di risposta che è a conoscenza esclusivamente del vostro comandante, altrimenti saremo costretti ad aprire il fuoco. La situazione era diventata improvvisamente rovente, si guardarono tutti con aria tra il preoccupato e l’interrogativo, sullo schermo principale della sala comando intanto apparve il messaggio: INSERIRE CODICE IDENTIFICATIVO, con uno spazio vuoto diviso in sedici caselle e subito sotto un timer alla rovescia che partendo da sessanta era già a cinquantatré. Dopo circa venti secondi di totale silenzio, nei quali apparve evidente che nessuno sapeva di quale codice la trasmissione stesse parlando, la voce di ID-02 risuonò con il suo solito distacco: Comandante lei dovrebbe avere al collo due targhette metalliche con alcuni dati impressi, l’ultima serie è composta da sedici cifre, le inserisca negli appositi spazi per cortesia. Il comandante aprì la sua tuta ed estrasse le tipiche placche metalliche che indossano i militari, scoprendo con sua stessa sorpresa che oltre ai soliti dati vi era impresso un codice di sedici cifre. Rimase immobile per qualche secondo poi si precipitò alla console e inserì il codice come richiesto. Il conteggio però non si fermò, allo scadere dei sessanta secondi sul ponte regnava un silenzio tale che si poteva nuovamente sentire il brusìo del calcolatore, poi il messaggio scomparve e la radio ricevette il seguente messaggio: Salve ragazzi, bentornati, pensavamo proprio di non rivedervi più. Il comandante, evidentemente sollevato, rispose: Grazie Terra, ci siete mancati, sono il Colonnello John Abruzzi, comandante della nave stellare Discoverer II, vi saremmo grati se vorrete fornirci le procedure e le coordinate per il rientro, le nostre mappe sono un pochino datate. La voce metallica proseguì: Le procedure di avvicinamento e attracco per le navi in arrivo dall'esterno del sistema solare sono state alquanto modificate, è previsto un periodo di quarantena su una delle stazioni spaziali periferiche che orbitano intorno alla terra, data la vostra posizione, siete autorizzati all'attracco sulla MIR dodici, varco tre ponte numero nove, abbiamo tentato di inviarvi i dati per la procedura automatica ma data l'età della vostra nave, non siamo riusciti ad allineare i vostri strumenti, dovrete procedere all'attracco manuale, vi stiamo inviando i dati per la procedura. Sulla nave ci fu un composto coro di esultanza, poi il maggiore Duncan con un fischio di ammirazione disse: La MIR dodici? Questa è la dodicesima versione? Come passa in fretta il tempo, il medico di bordo, maggiore Bolton, replicò con un tono sospettoso: Avete sentito com'era metallico il tono di voce dell'operatore? Come se fosse registrato, oppure fosse la voce sintetizzata di una macchina, il maggiore Duncan rispose: saranno le diverse tecnologie dei nostri apparati, in fondo ci sono più di cento anni di differenza, la discussione finì quando il comandante disse al capitano Mc Farland di fare rotta verso la MIR dodici e di avvicinarsi con cautela al varco tre, da lì in poi avrebbe seguito scrupolosamente la procedura di attracco manuale comunicata.

    Capitolo II

    Quarantena

    ID-02 si occupò di tutte le procedure di avvicinamento esterno poi cedette i comandi al capitano Mc Farland che, guidato dai dati forniti dalla stazione spaziale e assistito nelle manovre di precisione da ID-02, effettuò con grande maestria le procedure di avvicinamento finale e attracco, poi spense i motori della nave e attese che gli strumenti comunicassero i dati di gravità e atmosfera per accertarsi di non avere sgradite sorprese. Aprì il portello, che si abbassò lentamente con un sibilo di bilanciamento della pressione, sulla passerella che portava alla parte centrale del ponte nove, non c’era nessuno ad accoglierli. Il ponte numero nove era un gigantesco hangar di una forma ellissoidale, di colore blu con dei portelli argentei tutto intorno alla base, in cima si vedeva a malapena una fila di piccole finestre che dovevano essere della sala controllo. L'ambiente era poco illuminato da una debole luce blu, c'erano altre due navi all'attracco, senza alcuna sigla di riconoscimento, ma soprattutto, l'ambiente era completamente deserto e silenzioso, ogni più piccolo suono rimbombava fragorosamente, trasmetteva una sensazione abbastanza inquietante. Il primo a scendere fu il comandante, seguito lentamente dagli altri membri

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