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Anno 2099, sabotaggio alieno
Anno 2099, sabotaggio alieno
Anno 2099, sabotaggio alieno
E-book1.690 pagine25 ore

Anno 2099, sabotaggio alieno

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Info su questo ebook

Versione del libro in formato ePub per una visualizzazione ottimizzata e personalizzata su dispositivi e-book Reader, oltre che su PC desktop, notebook, ultrabook, smartphone, tablet.
Romanzo di scienza-fantascienza narrante nell'anno 2135 i fatti inerenti un sabotaggio alieno avvenuto nelle nazioni di Aresia e di Selenia nel lontano 2099 e diretto a danneggiare alcune navi interplanetarie e loro ibernacoli, a danneggiare alcune basi cupolate abitate di superficie, ed i laboratori di ricerca di mutanti HMI, con possibile compromissione della stabilità dell'intero sistema interplanetario Terra-Luna-Marte e dei programmi di colonizzazione dei pianeti e satelliti esterni.
L'ultima voce dell'Indice "Anno 2099, sabotaggio alieno” contiene il testo originario completo, non suddiviso in capitoli, di questo libro scritto in formato odt e poi formattato in epub; per cui il lettore può scegliere se leggere i vari Capitoli cliccabili, oppure ugualmente il contenuto dell'ultima voce. Buona lettura.
LinguaItaliano
Data di uscita15 nov 2019
ISBN9788835327813
Anno 2099, sabotaggio alieno

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    Anteprima del libro

    Anno 2099, sabotaggio alieno - Umberto Fedeli

    Umberto Fedeli

    Anno 2099, sabotaggio alieno

    Licenza copyright standard.

    Libro realizzato da Fedeli Umberto in formato odt tramite OpenOffice-LibreOffice.

    Formattato ed impaginato in formato epub con l'uso di StreetLib Write, Sigil e Calibre. Validazione senza errori effettuata con ePubCheck versione 4.0.2 e 4.2.2 installato su PC (Messaggi: 0 errori fatali/0 errori/0 warning/0 info), e con Sigil 0.4.905 (No problems found). 

    Leggibile su ebook Reader, PC, notebook, ultrabook, tablet, smartphone.

    Indice dei contenuti

    Colophon

    Indice

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Epilogo

    Anno 2099, sabotaggio alieno

    Colophon

    copyright

    Distribuzione libro

    Umberto Fedeli

    Licenza copyright standard

    Libro realizzato da Fedeli Umberto in formato odt tramite OpenOffice-LibreOffice. Formattato ed impaginato in formato epub con l'uso di StreetLib Write, Sigil e Calibre. Validazione senza errori effettuata con ePubCheck versione 4.0.2 e 4.2.2 installato su PC (Messaggi: 0 errori fatali/0 errori/0 warning/0 info), e con Sigil 0.4.905 (No problems found). Leggibile su ebook Reader, PC, notebook, ultrabook, tablet, smartphone.

    Indice

    Indice dei capitoli

    Indice ed Elenco personaggi della storia del romanzo

    Prologo

    Al Centro di comando del Colorado

    Capitolo 1

    In rotta verso Marte

    Capitolo 2

    Avvicinamento al pianeta rosso

    Capitolo 3

    Un mistero inspiegabile alla base Lowell

    Capitolo 4

    Alla base Era

    Capitolo 5

    Il mistero della Copernico

    Capitolo 6

    Il mistero delle navi Titan 5 e Huygens 2

    Capitolo 7

    Il mistero della nave Galileo 9 e della sonda PCDS

    Capitolo 8

    Il mistero del monte Olimpo

    Capitolo 9

    Un sistema di controllo universale

    Epilogo

    Anno 2099, sabotaggio alieno  (Testo completo in odt-epub)

    L'ultima voce dell'Indice Anno 2099, sabotaggio alieno contiene il testo originario completo, non suddiviso in capitoli, di questo libro scritto in formato odt e poi formattato in epub; per cui il lettore può scegliere se leggere i vari Capitoli cliccabili, oppure ugualmente il contenuto dell'ultima voce.

    File originale in formato odt, scritto nel 2003, dal quale è stato ricavato il presente libro in formato ePub.

    Avvertenza

    I nomi ed i personaggi concernenti il nostro tempo sono di invenzione ed ogni riferimento alla realtà attuale è puramente casuale.

    Ad Urania,  Musa protettrice dell’astronomia.

    Ad Icaro… perché il volo dell’uomo sia guidato

     dallo sguardo benevolo della Fortuna.

    A tutti i lettori del presente libro.

    Elenco dei personaggi principiali del romanzo.

    Frank Wilkinson

    comandante del Dipartimento della protezione generale e della difesa militare DDM

    Patrick Clark

    vicecomandante al DDM

    Edward Forrester

    comandante del Servizio della sicurezza generale dei

    sistemi di elaborazione e di telecomunicazioni SGSET

    John O’Brien

    Presidente della Repubblica federale USA

    Richard Schultz

    Presidente della Repubblica federale USE

    John McClinton

    Presidente di Aresia

    Albert Campbell

    Presidente di Selenia

    Bob Ryder

    assistente del comandante Forrester allo SGSET

    Henry Powell

    comandante delle basi aresiane

    Jurij Zel’dovich

    comandante delle basi seleniane

    Jean Livet

    aiutante del comandante Powell

    Salomon Gardiner

    geologo, selenologo, areslogo e biofisico

    John Scott

    comandante dei Servizi di sicurezza di Aresia

    Robert Winter

    direttore di programmi di ricerca ed applicativi e dei 

    laboratori di alcune basi

    Sandra Hoyt

    biologo e responsabile scientifico dei programmi di ricerca

    Bob Vogt

    comandante dell’Agenzia spaziale di Aresia

    Alfred Turing

    direttore degli studi e dei laboratori HIBERLAB della Copernico

    Michael Sanders

    biochimico, bioingegnere e responsabile scientifico dei programmi di ibernazione

    John Lander

    comandante della nave Titan 5

    Michele Ferrari

    navigatore della nave Titan 5

    Frank Smith

    comandante della nave Huygens 2

    Anthony Erickson

    vicecomandante della nave Huygens 2

    Peter Douglas

    comandante della nave Galileo 9

    Yasu Hokomori

    vicecomandante della nave Galileo 9

    Bill Mandel

    comandante della nave Mercury 8

    Peter Howard

    comandante dei sistemi di ricognizione territoriali aresiani

    George Leeds

    vicecomandante delle squadre di ricognizione

    Daniel Mathis

    anziano comandante di navi

    Tony Hunter

    fisico dei centri di ricerca Quantilab lowelliani

    Hitmexter 5000,

    Hitmexter 5005,

    Gexsymter  3001,

    Gexsymter 4010,

    Prolocom III,

    Asjet PX2,

    Inscal IV

    elaboratori principali di superficie ed a bordo di navi

    Prologo

    Al Centro di comando del Colorado

    Noi siamo i musicanti

    siamo i sognatori di sogni

    erranti per  solitari marosi e seduti lungo corsi d’acqua desolati;

    alla luce pallida della Luna noi perdiamo il mondo,

     noi abbandoniamo il mondo:  

    eppure sembra che siamo noi a muovere,

    ad agitare il mondo per sempre.

    Arthur O’Shaughnessy.

    Io trovo l’illimitato cielo stellato intorno e sopra di me,

    e la categorica legge morale dentro di me.

    Ricordando la Critica della Ragion pratica di Kant.

    …  …Io ho visto una flotta

    di duecentosettanta milioni di navi

    bruciare ad Heavenport in orbita siriana

    nella costellazione che voi chiamate del Cane Maggiore… Ho visto l’oceano di fuoco di un’esplosione

    inghiottire in un momento un pianeta

    con settecento miliardi di abitanti

    ad Ophiuchi A…

    Passando al largo della variabile Lyrae,

    ho assistito allo spettacolo di due milioni di cannoni

    ad annichilazione materia-antimateria

    sparare contemporaneamente,

    dove ognuno di essi aveva una potenza sufficiente

    ad incenerire in pochi minuti

    il vostro sistema interplanetario…

    A beta Hydri,

    la struttura neurobotica Noarchen A1000H,

    con trenta miliardi di elaboratori satelliti ausiliari,

    governa un mondo

    di quattrocentocinquanta miliardi di esseri,

    quando il vostro più potente elaboratore

    con 10 miliardi di processori,

    come voi chiamate i sottosistemi neurobotici,

    non è che un giocattolo per trastullarsi…

    Ho visto ottantadue milioni di navi,

    grandi come la vostra Luna,

    precipitarsi verso l’orizzonte del buco nero a Cygnus X-1 vicino alla Croce del Nord nella costellazione del Cigno,

    lanciare nel buio un bagliore di energia insostenibile

    e sparire nel vuoto del nulla più denso di una stella,

    per rinascere in un altro universo

    che voi non potete nemmeno immaginare…

    La Terra è ancora giovane,

    gli umani sono dei bambini,

    ed i vostri Dei giocano ancora nella culla…

    Quando vedrete trascinare un sistema stellare,

    con milleduecento pianeti

    popolati da civiltà di cinque milioni di anni,

    dal centro alla periferia della galassia,

    allora avrete dimenticato persino il vostro nome…

    e la vostra origine…  …

    La Potenza (L'Intelligenza) della Galassia... da Anno 2099, sabotaggio alieno.

    E così, caro lettore,

    ho infine preso la decisione di registrare gli avvenimenti mirabili e straordinari che hanno avuto luogo ben 36 anni fa alla mia non tenera età di 58 anni, e dei quali io stesso fui partecipe, anzi quasi fui uno dei maggiori protagonisti, perché rimanga nell’archivio elettroottico della memoria la traccia e la trama completa di quella tremenda storia che coinvolse il sistema interplanetario, ed avrebbe potuto avere assai più drammatiche conseguenze  per la società umana in ambito extraterrestre. 

    Nella lunga notte della Polaris II, nel profondo silenzio luminoso e cristallino della mia stanza accogliente come uno scrigno, mentre fuori degli oblò della mia grande sala, il cielo nero è ritornato nuovamente gremito e costellato di stelle (caro lettore, è lo stesso cielo, familiare ed amico, sono le stesse stelle e le medesime costellazioni che pure tu puoi vedere in una notte limpida guardando nella direzione di Sirio e del Cane Maggiore), seduto su una comoda poltrona ergonomicamente avviluppante, davanti alla mia stazione personale, con voce calma e bassa, sto iniziando e pronunciando le prime parole di questo libro.

    Io sono Edward Forrester, ex comandante del Servizio della sicurezza generale dei sistemi di elaborazione e di telecomunicazioni del sistema interplanetario con sede,  a quel tempo,  nello stato federale del  Colorado degli Stati Uniti d’America, ho ormai raggiunto la venerabile età di 94 anni e sono libero dai miei impegni professionali, e l’orologio sul mio grande schermo segna e registra le ore 27 del quattordicesimo giorno del mese di Juppiter dell’anno 103, ovvero, per coloro che vivono lontano da Selenia, siamo nel mese 13 dell’anno 52 aresiano, oppure ancora, per facilitare le cognizioni della tua mente, caro lettore lontano, oggi è il 18 giugno dell’anno 2135, qui sulla città stellare Polaris II, in orbita lunare alta, fondata una decina di anni fa ed ora abitata da ormai cinquantaduemila individui HSS e HM.

    E’ quindi, amato lettore, il trentaseiesimo anniversario del mio arrivo alla nazione aresiana  in occasione del tragico e rapido sviluppo di quegli avvenimenti cruciali e funesti, accaduti nel lontano 2099.

    Io fui certamente più di un puro e semplice spettatore o di un estraneo e distaccato osservatore dei fatti, ma la storia del nostro mondo interplanetario TLM è molto più importante ed infinitamente più vasta della mia visione personale e narra ufficialmente del corso delle vicende dell’intero genere umano, per cui ho deciso modestamente di inserirmi nello svolgimento di quegli accadimenti e di parlare sostanzialmente in terza persona, come farebbe appunto uno sconosciuto ed anonimo comandante Forrester, e solo qualche volta, peccando forse di immodestia, nei momenti e nelle situazioni più intime, personali, od emotivamente coinvolgenti od allarmanti, di passare al racconto in prima persona divenendo io stesso l’io narrante di questa avventura terrestre ed interplanetaria.

    ***      ***      ***

    Erano le prime ore del mattino di giovedì 2 maggio, ed il tempo locale annunciava una bella giornata di sole sulla città di Denver, felicemente situata alle pendici orientali delle montagne Rocciose alla quota di milleseicento metri sul livello del mare, e su tutto quanto lo stato del Colorado.

    L’aria, già calda e secca come nella stagione estiva inoltrata, era molto limpida e permetteva una stupenda vista sugli altopiani fino all’orizzonte e ad occidente lungo le pareti delle vicine Rocky Mountains, mentre il cielo si mostrava di un azzurro incantato senza ombra di nembi e di nuvole.

    Duecentoquarant’anni erano passati dal lontano 1859 quando era un piccolo e semplice villaggio di cercatori d’oro con il nome di Auraria, ed ora Denver era divenuta una delle principali città degli USA, sede di importanti industrie meccaniche, aeroastronautiche, missilistiche, elettroniche ed elettroottiche.

    Ma il nuovo giorno, che così si annunciava terso e cristallino, non induceva in tutti gli oltre quattro milioni di abitanti della capitale del Colorado e del territorio circostante, sede di uno dei centri nevralgici del sistema di sicurezza interplanetario ossia del Dipartimento della protezione generale e della difesa DDM, la medesima spensieratezza e tranquillità, nonostante la indiscutibile maggiore prosperità raggiunta dall’umanità alla fine del XXI secolo, e nonostante che la sicurezza e la speranza di vita in quel tempo fossero maggiori e migliori che in ogni altro secolo precedente.

    E tra costoro, come ascolteremo o leggeremo nel corso della giornata di quel giovedì, vi era anche il comandante Edward Forrester del Servizio di sicurezza generale dei sistemi di elaborazione e telecomunicazioni SGSET,  organizzazione dipendente poi dal DDM, la cui competenza si estendeva inglobando i sistemi di comunicazioni elettromagnetiche delle nazioni terrestri, di Selenia e delle sue diciassette basi, di Aresia e delle sue quindici basi, delle tre stazioni orbitali di collegamento e dei collegamenti all’interno dell’intero sistema interplanetario.

    Il comandante viveva con la sua famiglia in una grande villa situata nella periferia orientale di Denver, zona residenziale meno rumorosa e caotica del vasto centro cittadino, circondata da un ampio giardino piantumato ed ottimamente curato.

    Nella tarda mattinata egli si trovava seduto su una panchina collocata sull’erba sotto un altissimo pino, intento a giocare con i suoi bambini, George di 15 anni e la  piccola Lucy di soli 5 anni, quando il suo computer da polso richiamò la sua attenzione con un caratteristico suono e gli passò un messaggio proveniente dal comandante del DDM Frank Wilkinson:

    "Comunicazione riservata di servizio  N. 1830,  2 maggio 2099.

    Dal comando del Dipartimento della protezione generale.

    Al comandante SGSET Edward Forrester.

    Per ragioni di servizio M3, accompagnato dal suo assistente dottor Bob Ryder, è pregata di partire per Aresia il giorno 7 maggio 2099 con il volo TT 130 del mattino.

    Sarà ricevuta alla capitale Lowell dall’aiutante del comandante delle basi Henry Powell.

    Ulteriori informazioni le verranno fornite al Dipartimento,

    e successivamente nel corso del viaggio ed infine al suo arrivo a destinazione.

    La ringraziamo per la sua sollecitudine."

    Dopo aver letto sul visore al suo polso, chiamò ad alta voce la moglie che si trovava nella casa:

    Stephanie… Stephanie… cara leggi sulla mia stazione di lavoro il messaggio appena giunto dal DDM.

    Ho letto in questo momento la comunicazione… Edward… e se viene dal DDM non ci sono discussioni. Domani inizia i preparativi per la partenza, rispose la moglie dopo pochi secondi, uscendo sulla soglia con un sorriso tinto di amarezza.

    La comunicazione è riservata, ma comunque prima mi recherò  per avere qualche informazione più particolareggiata in merito. Tu lo sai, manco da Aresia da più di dieci anni, ed è sempre molto impegnativo ritornarvi sia per le condizioni ambientali che, soprattutto, per la costrizione dovuta alla lunga permanenza.

    Se dovrai partire… caro… mi dici almeno quando sarai nuovamente in Colorado?

    Beh… se partiamo in maggio, il prossimo 7 di maggio è riportato nel CRS… potremo ritornare non prima della fine di luglio del 2101, tra 26 mesi, dato che il periodo della finestra di trasporto Terra-Marte, come tu ben sai, è esattamente di 2.135 anni terrestri ossia di 780 giorni, rispose il marito,  mentre si accingeva a lasciare i bambini per rientrare in casa.

    Ma papà… non ti ricordi che avevi promesso che mi avresti portato a far visita alla Città delle stelle? E’ da tanto tempo che rimandi e rimandi in continuazione… Ora dovranno passare altri due anni, se non andiamo questa settimana. Me lo hai promesso!, intervenne George, alzandosi in piedi dal suo Playworld 3010.

    Sarà bene che lo porti, magari lui insieme ai suoi compagni di scuola, prima di martedì, aggiunse la madre rivolta al marito.

    Bene… un giorno andrà perso anche per questa passeggiata!

    Grazie papà… ma non avevi altra scelta!, rispose soddisfatto e rasserenato il figlio, seguito dalla piccola Lucy la quale borbottò che pure lei sarebbe venuta a vedere la Luna.

    Al DDM il comandante Forrester non ottenne affatto informazioni più precise sugli avvenimenti in corso che giustificavano il suo lungo viaggio assieme a Bob Ryder, ma il vicecomandante Patrick Clark doverosamente lo informò esclusivamente sugli aspetti logistici ed amministrativi della questione, aggiungendo solamente: Si sono verificati alcuni seri problemi alla base Copernico, alla base Era, e, sembrerebbe, dal rapporto, ad una nave prima dell’entrata in orbita titaniana. Avrai tutti i dati necessari da Henry Powell, che tu forse hai già conosciuto in altre circostanze, alla prima riunione, e quasi niente altro.

    Io, Edward Forrester, dalla vita tutto sommato abbastanza tranquilla, sono un ingegnere informatico ed un ingegnere spaziale con una specifica specializzazione ed una particolare esperienza nei sistemi di telecomunicazione,  con particolare riferimento agli impianti della Luna sulla quale sono stato già venticinque volte; ho 58 anni e da oltre venticinque anni lavoro allo SGSET del Colorado.

    Io sono un HSBR, e precisamente un HSBR-18, ossia, come molti tecnici e civili del mio tempo, ho chirurgicamente impiantato dietro l’orecchio sinistro un microelaboratore elettroottico, interfacciabile all’esterno per accoppiamento magnetico, composto di tre circuiti integrati e comprendente tre microprocessori H-Brain B18, oltre ad una memoria ad accesso casuale e ad accesso associativo con capacità di duecentocinquanta Gigabyte; un noto sistema di calcolo e di elaborazione installato per il potenziamento della capacità di memoria generale e specifica e soprattutto per migliorare le funzionalità di pensiero e di calcolo logico matematico.

    Anche se un HSBR-18 non possiede il miglior sistema elettroottico di elaborazione chirurgicamente impiantabile, è comunque sufficientemente aiutato nelle faticose operazioni di richiamo dalla propria memoria; mentre, nel nostro tempo, più avanzato sarebbe il sistema di elaborazione per HSBR-30, divenuto operativo all’inizio di questo anno 2099, composto di tre circuiti integrati con area di 12.5 millimetri per 15 millimetri ed una memoria complessiva di dodicimila Gigabyte ovvero di dodici Terabyte, ed implementante un potente modulo per innalzare il livello di coscienza ed un potentissimo modulo per il calcolo logico matematico.

    Oltre a mia moglie, avrei nuovamente rivisto i miei figli di lì a due anni, quando George avrebbe avuto 17 anni e Lucy 7 anni, così che, soddisfando pure i loro desideri, il giorno 5 maggio, una bella domenica mattina, tutti e tre ci avviammo verso la zona residenziale occidentale di Denver, opposta rispetto alla nostra zona abitativa, alla volta della Città delle stelle.

    Giunti ad un centinaio di metri dalla nostra meta, una gradita sorpresa sopraggiunse e mi si affiancò sul grande viale alberato, e mi porse il suo saluto fraterno: Guarda chi si vede… il mio amico Edward, pronunciò ad alta voce il collega di vecchia data Daniel Mathis, ingegnere informatico ed aerospaziale, nonché ex comandante di molte navi, dove vai bel bello con i figli?

    Oh, buongiorno Daniel… Come vedi sono diretto al Centro culturale,  rispose Forrester.

    Ed il tuo lavoro allo SGSET come va? Sono anni che i servizi di sicurezza riposano! Non è così, Edward?

    Non sempre, caro Daniel. Martedì parto per Aresia… ci sono dei problemi… alla Lowell mi informeranno debitamente…, rispose frettolosamente all’amico, cercando di evitare la delicata questione.

    Allora non ti vedrò più passare di qui per molto tempo… Vengo anch’io con voi al Centro, così ti farò, e mi farete, un poco di compagnia, aggiunse col suo solito sorriso accattivante.

    Sopra il gran portale d’ingresso al Centro campeggiava la scritta:

    "Città delle stelle.

    A ricordo di Oberth, Esnault-Pelterie, Tiolkovskij e Goddard."

    Papà, chi sono quei personaggi scritti nella dedica alla Città?, chiese George, al quale rispose però prontamente l’amico Daniel.

    "Devi sapere, caro ragazzo, che, mentre l’aeronautica è stata fondata con gli studi di aerodinamica di Leonardo da Vinci, di Newton, di Bernoulli, di Eiffel, di Kutta, di Zukovskij e di Prandtl, l’astronautica e la missilistica, anche se già sognate dagli antichi, furono razionalmente fondate sulla legge di gravitazione e sulle tre leggi di Newton che stai ora studiando, da quei tre o quattro personaggi, ossia il russo Tiolkovskij, il tedesco Oberth e lo statunitense Goddard, oltre al francese Pelterie.

    Tu sai che oggi le applicazioni pratiche dell’astronautica riguardano i viaggi interplanetari oltre alla navigazione terrestre ed interplanetaria, le telecomunicazioni, la meteorologia, la geofisica, la selenofisica, l’agricoltura a scopi alimentari e l’astronomia.

    Ora ti racconto qualcosa al riguardo di questi pionieri del volo extraterrestre.

    Hermann Julius Oberth nacque in Romania alla fine del XIX secolo, morì a Norimberga  nel 1989, studiò la fisica e la propulsione a razzo valutando la possibilità di stadi multipli sacrificabili per alleggerire il missile nelle fasi avanzate della sua ascesa, ed ebbe come suo assistente il giovane W. von Braun il quale, alla base di Peenemünde nell’isola dei missili, realizzò il razzo A4 ossia la V2 a combustibile liquido per le forze armate tedesche (che in più di duemila unità bombardarono Londra durante la seconda guerra intercontinentale del XX° secolo), quindi lavorò negli USA allo sviluppo missilistico a White Sands ed all’allora NASA proseguendo nel miglioramento del missile V2, non nascondendo che il suo vero sogno ed obiettivo era di raggiungere la Luna. Da giovane fu un appassionato lettore di Julius Verne, come tu lo sei invece di Bob Carter e dei suoi lunghi viaggi ad Andromeda, e pure Oberth scrisse un libro dal titolo Uomini nello spazio.

    Lo scienziato francese R. Esnault-Pelterie fu tra i primi a prevedere nel 1920 l’impiego dell’energia nucleare per la propulsione nei razzi.

    Konstantin Eduardovic Tiolkovskij morì nel 1935 e ci lasciò una descrizione teorica del primo veicolo spaziale con propulsione a razzo ipotizzando anche il sistema missilistico costituito da più stadi.

    L’ingegner Robert Hutchings Goddard invece morì alla fine della seconda guerra intercontinentale dopo  aver insegnato fisica in alcune università statunitensi e progettato e costruito i primi missili stratosferici a combustibili liquidi, seguiti alle sperimentazioni dei decenni precedenti di razzi a propellenti solidi; nel 1926 realizzò il primo razzo alimentato a benzina ed ossigeno liquido, mentre in un esperimento del 1935 raggiunse la quota di quasi tre chilometri di altezza ed una velocità di più di 800 chilometri all’ora.

    Gli studi sui razzi poi continuarono con A. Clarke, con R. Engel, con W. von Brawn e con altri sperimentatori", terminò Daniel Mathis.

    Entrammo nella grande area della Città delle stelle e subito alla nostra sinistra accedemmo a visitare l’interno del gigantesco edificio, di forma perfettamente rettangolare, alto quasi quarantacinque metri ed affiancato da due altissime torri, entro il quale i tecnici, ma soprattutto i civili, si addestravano e si allenavano per padroneggiare gli spazi, gli ambienti, le situazioni e le condizioni a bassa gravità od a gravità nulla, e dove pure i giovani di Denver muovevano i primi passi in tuta ed in assenza di gravità e peso, poiché occorre tener presente che già alla fine del XXI secolo una media di millecinquecento persone, con punte di traffico di oltre cinquemila individui, a seconda dei mesi e delle relative finestre di partenze e di arrivi, quotidianamente abbandonava gli spazioporti della Terra per sbarcare negli spazioporti della capitale Queen e della base Selene di Selenia, o negli spazioporti  della capitale Lowell e della base Laplace di Aresia, oppure ancora sulle loro città orbitali, le cinque città seleniane e le tre città aresiane, che con le otto città orbitali terrestri formavano un complesso di ben tredici città planetarie collocate su piattaforme in orbite basse o più alte; oppure viceversa rientrava sulla Terra tramite gli stessi spazioporti.

    Nel 2099, per esempio, considerando le sole tre città planetarie orbitali, la vecchia Calipso fondata nel lontano 2025 in orbita lunare bassa a 405 chilometri di quota, la nuova città di Atlantide in orbita marziana a 380 chilometri di quota e la recente Herschel in orbita terrestre fondata nel 2086, che avevano ventitremila, centomila ed ottantamila abitanti rispettivamente, rileviamo facilmente che le stazioni di collegamento dovevano supportare un traffico relativo di cinquemila, di ventimila e di venticinquemila passeggeri l’anno rispettivamente.

    Nella sala enormi vasche d’acqua ruotanti e numerosi veicoli a forma di capsula biposto montati agli estremi di robusti raggi e ruotanti come giostre chiuse, permettevano di sperimentare per lunghi periodi le varie condizioni di gravità, da un decimo circa a più di tre volte l’accelerazione di gravità terrestre, mentre cabine in caduta libera guidate da lunghi binari all’interno di due torri alte fino a 360 metri consentivano ai civili di saggiare e di sperimentare, in situazioni più naturali, le condizioni di assenza totale di gravità durante una discesa della durata di più di otto secondi.

    George e Lucy vollero salire a bordo delle giostre differenziali, divertendosi pure un mondo in questa loro prima esperienza, anche se molti ragazzi terrestri già  all’età di 6 o 7 anni conoscevano i diversi valori di attrazione gravitazionale e si esercitavano a camminare più o meno disinvoltamente.

    Comunque, ragazzi, anche allenandosi molto, quando sbarcherete a Selenia, durante i primi giorni vedrete quanto sarà divertente camminare... un po’ meno per quelli che cammineranno troppo vicino a voi!, disse ridendo l’amico del padre.

    Una delle sale di maggior attrazione per i giovani era quella adibita agli Ologrammi naturali che, oltre agli schermi nelle sale richiamanti rappresentazioni naturali, con numerosi fasci di luce coerente ricreavano gli ambienti coinvolgenti della natura terrestre e gli ambienti artificiali extraterrestri, nei quali i futuri viaggiatori avrebbero poi temporaneamente, o addirittura permanentemente, vissuto.

    Analoghe sale dagli schermi a parete totale ugualmente ricreavano gli spazi e gli ambienti naturali terrestri, dalle campagne e città europee, asiatiche ed americane, alle savane africane, dalle distese desertiche alle catene montuose innevate, nelle società extraterrestri per i giovani aresiani e seleniani che, nati a Selenia o ad Aresia, mai erano sbarcati sul vecchio pianeta Terra.

    Ma forse l’area più visitata della Città delle stelle era quella del museo archeologico e tecnologico delle missioni spaziali del passato sia remoto che prossimo, ossia delle imprese spaziali statunitensi, russe, europee, cinesi e giapponesi, dai primi razzi e dai primi veicoli fino a giungere quasi alle attuali navi e sonde interplanetarie, tutte realizzate con la più perfetta fedeltà e corrispondenza con gli originali, alcuni necessariamente in scala ridotta ed altri invece a grandezza naturale.

    Dopo una brevissima rassegna delle macchine volanti che partendo dai primi tentativi degli antichi e dalle macchine elementari di Erone  non però espressamente dirette ad alzarsi nel cielo, agli studi approssimativi di Leonardo, dal primo aerostato del 1783 dei fratelli Montgolfier, passando ai dirigibili rigidi quali gli Zeppelin operativi dal 1900 al 1937, al veicolo più pesante dell’aria ossia l’aeroplano dei fratelli Wright del 1903, al primo elicottero del 1907 affermatosi però solo dopo la seconda  grande guerra, al primo idrovolante, all’affermarsi dei primi aerei di linea giungendo fino ai Transcontinental IV, V e VI odierni, seguivano le sale del museo propriamente dedicato alla storia dell’astronautica.

    Nella prima sala venivano mostrati i tentativi dei cinesi nella costruzione dei primitivi razzi dal VI al XIII secolo, anche se poi i cinesi si rifaranno con Hsue-Shein Tsien ed il vettore Lunga Marcia 1 o CSL-1, seguito dal Lunga Marcia 2 o CSL-2, e dal glorioso tristadio Lunga Marcia 3 o CSL-3.

    Dovete sapere, ragazzi, che sono stati i mongoli dell’Asia ad introdurre l’uso della polvere da sparo e degli esplosivi in Europa tra il 1240 ed il 1250, dal cui perfezionamento si ricaveranno poi i razzi chimici del secolo passato e del nostro… alcuni di essi, sapete, sono in uso ancora oggi, accennò il comandante Forrester.

    Seguivano poi la bomba tedesca volante V 1 del 1944, il primo missile aerodinamico a guida preregolata con propulsione a pulsoreattore esterno e gittata di 240 chilometri; ed il proiettile a razzo V 2, ovvero un missile balistico facente uso di alcol etilico come combustibile ed ossigeno liquido, dotato di una spinta di 25 tonnellate circa, e con una gittata di 320 chilometri fino a 110 chilometri d’altezza, dal quale deriveranno poi i successivi sistemi di propulsione a razzo chimici, sviluppati specialmente dagli statunitensi e dai russi.

    "Vedete quella sfera? Essa è lo Sputnik 1 russo, il primo satellite artificiale della storia  lanciato nel 1957, il cui nome ricorda il compagno di viaggio della Terra,  mentre il veicolo a fianco è lo Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika, il primo essere vivente terrestre ad uscire dall’atmosfera; segue quel cilindro, l’Explorer 1, primo satellite statunitense lanciato nel 1958.

    Qui abbiamo la serie delle sonde Pioneer, con il Pioneer 1, il primo tentativo statunitense fallito verso la Luna… mentre quell’altro è Pioneer 10, lanciato nel 1972, il primo satellite terrestre ad uscire dal sistema solare", spiegò Forrester.

    Cosa sono quelle strane macchine?, domandò subito George.

    "Quelle sono le sonde sovietiche Lunik, partendo da Lunik 1 lanciata nel 1959, primo planetoide artificiale ovvero prima sonda automatica della storia, nonché primo tentativo sovietico verso la Luna… mentre quella, Lunik 9, realizzò il primo atterraggio dolce riuscito sulla Luna nel gennaio del 1966, e la successiva Lunik 10 divenne il primo satellite artificiale del nostro satellite naturale; mentre lì vedi Lunik 16 che nel settembre del 1970 effettuò un atterraggio morbido, eseguì uno scavo nel suolo lunare ed un suo modulo ripartì per la Terra, e Lunik 17 con il suo veicolo automatico Lunachod.

    Le sonde che vedete a destra sono i satelliti delle serie Discoverer, Tiros e Transit per la meteorologia e la navigazione. Andiamo avanti…"

    E continuò: Queste sono le nove mitiche sonde della serie Ranger che iniziarono l’esplorazione della Luna, in particolare lì vedete Ranger 8, e poi Ranger 9 che nel marzo del 1965 effettuò la prima trasmissione televisiva dalla Luna; seguite ancora dalle sette sonde Surveyor, piccoli laboratori automatici poggianti su tre gambe; e quindi dalle cinque sonde Lunar Orbiter che prepararono lo sbarco sulla Luna con le numerose fotografie inviate a Terra, permettendo così di scegliere la regione del mare della Tranquillità quale zona di atterraggio.

    Io stesso, assieme ad una squadra di recupero, nel 2058 ho trasportato a Base Luna 1 ed alla vecchia Tea i relitti della Surveyor 7 dall’area del cratere Tycho dove la sonda statunitense aveva effettuato analisi chimiche del suolo e la ripresa di numerose fotografie di primi piani, ed il relitto della Ranger 6, se ben ricordo, caduta nell’Oceano delle Tempeste senza eseguire la sua missione, raccontò l’amico Daniel.

    Io voglio vedere la Luna, papà!, brontolò la piccola Lucy, che fino a quel momento aveva guardato senza alcun interesse quelle strane macchine, così diverse da quelle che transitavano davanti al cancello della sua casa.

    Lucy ora andiamo a vedere anche la Luna… più avanti,  rispose Edward, mentre Daniel aggiungeva: Tra sei o dieci anni, se tanto lo desideri, piccola Lucy, potrai camminare sulla piazza principale della base Krizia sotto una gran cupola luminosa più alta di questo palazzo, tra l’erbetta verde del prato in mezzo a margherite coloratissime, luminose ed alte come te… Il tuo nome… pensa… mi ricorda una canzone tradizionale di più di 120 anni fa il cui titolo, se ben rammento, è... Lucy nel cielo con diamanti...

    Quelle che invece vedi qui, riprese Forrester, dopo la simpatica divagazione dell’amico, "sono le famosissime sonde statunitensi della serie Mariner, dalla caratteristica forma di ragni, dirette all’esplorazione di Marte e di Venere, con Mariner 4 che nel 1965 eseguì il primo sorvolo di Marte, e Mariner 9 che nel 1971 fu il primo veicolo spaziale ad entrare in orbita attorno ad un altro pianeta.

    Quella è la serie delle sonde sovietiche Mars, con Mars 2 e Mars 3 che nel 1971 per prime atterrarono sul pianeta rosso.

    Le sonde sovietiche Venus, che adesso sono davanti a voi, erano dirette verso Venere, e qui vedete Venus 3 che nel 1966 fu la prima sonda ad atterrare su un altro pianeta del sistema solare, e Venus 9 che trasmise la prima fotografia della superficie di Venere nel 1975."

    E quelle due macchine?, chiese George.

    Sono Viking 1 e Viking 2, si affrettò a rispondere Mathis. Lanciate da due razzi Titan Centaur scesero su Marte nel 1976, ed analizzando il terreno non trovarono tracce di vita biologica.

    "Continuando vedete là, tra le altre, la sonda Voyager 2 che sorvolò Saturno, Urano e Nettuno, poi le sonde Global Surveyor, Mars Observer, le due sonde Phobos che fallirono la missione verso i satelliti marziani, Mariner 18 e Mariner 19, mentre le Mars CX 4, Mars CX 5 e Ares Orbiter-Rovers 10 ed 11 approfondirono lo studio dei luoghi per lo sbarco dell’equipaggio umano.

    Le sonde che vedete da questa parte sono Ulisse che studiò il Sole nel 1990, Cassini che fu la prima sonda ad entrare in orbita attorno a Saturno nel 2004, Genesis II che nel 2012 si avvicinò al Sole fino a catturare particelle della sua corona esterna, e la sonda Galileo che raggiunse Giove nel 1995.

    Qui invece sono collocate altre diciannove sonde su Venere, tra cui vedete Venus 15 e 16, la sonda Pioneer Venus 1, e la Pioneer Venus 2 recante altre cinque sonde; quindi la sonda Magellano; le sovietiche Vega 1 e Vega 2 che insieme alla sonda europea Giotto ed alla sonda giapponese Planet A incontrarono la cometa di Halley; la Venus Orbiter 8 che eseguì le migliori misurazioni per le mappe topografiche venusiane con risoluzione fino a meno di dieci metri, e quelle che poi prepararono lo sbarco dell’uomo", concluse il comandante Forrester.

    Caro Edward, noto per l’ennesima volta quanto sei interessato alla storia della conquista dello spazio, osservò Mathis.

    Poi, dopo una pausa, il comandante riprese: "Ora passiamo da questa parte dove sono state ricostruite e vengono mostrate le capsule abitate, e subito possiamo vedere la sovietica Vostok 1, il cui nome ricorda l’oriente, la quale, con a bordo il cosmonauta Gagarin, nell’aprile del 1961 fu la prima ad entrare in orbita terrestre; seguono le altre cinque Vostok biposto dalla caratteristica forma sferica della zona abitata, le due Voskhod triposto sulle quali Leonov effettuò la prima passeggiata spaziale ossia la prima attività extraveicolare; la serie delle capsule monoposto statunitensi Mercury dalla caratteristica forma conica, per far imparare agli astronauti americani i rudimenti del volo e della vita nello spazio, con il primo volo suborbitale di Shepard avvenuto nel maggio del 1961 ed il primo volo orbitale di  Glenn nel febbraio del 1962; la serie delle dodici capsule statunitensi biposto Gemini, di forma conica, composte dal modulo di servizio e dal modulo di rientro e progettate per essere sufficienti per un viaggio di andata e ritorno dalla Luna, operative fino al 1965, per apprendere le tecniche di appuntamento in orbita, di accostamento e di aggancio.

    Da questa parte vedete ora la serie di capsule sovietiche triposto Soyuz realizzate nel 1967 per permettere il collegamento con i laboratori orbitali Saljut, e composte dal modulo orbitale e di lavoro, dal modulo di comando e dal modulo di servizio.

    Ed adesso, passiamo al successivo reparto… Qui potete ammirare la mitica serie delle capsule triposto Apollo, appositamente progettata per realizzare lo sbarco lunare umano, composta dal modulo di comando a forma conica e dal modulo di servizio connessi tra loro, quali evoluzione della capsula Gemini, ed inoltre dal modulo lunare sganciabile per effettuare l’allunaggio e riagganciabile; in particolare vedete Apollo 7 dell’ottobre del 1968, Apollo 8  che effettuò la prima missione umana circomlunare, ed Apollo 11 che nel luglio del 1969 permise lo sbarco umano nel Mare della Tranquillità… e qui Lucy puoi vedere la distesa lunare con lo stesso suolo, le stesse pietre e la stessa polvere nella quale rimase impressa l’impronta del piede dell’astronauta Armstrong, primo uomo a scendere ed a camminare su un altro corpo celeste…

    Da questa parte, potete vedere i primi laboratori orbitali fino alla prima stazione spaziale, ovvero la serie sovietica Saljut per sei uomini; la serie Mir con cinque boccaporti, divenuta operativa nel 1986; la stazione spaziale internazionale SSI o SOI la cui costruzione iniziò nel 1998 con la partecipazione degli USA, degli USE, del Canada, della Russia e del Giappone e terminata nel 2006; la prima grande stazione di collegamento operativa fino al 2018; la stazione orbitale Gaia del 2014 con duecentosessanta occupanti, la stazione Geo 1, la Geo 2 del 2017 e l’importante stazione orbitale EMS iniziata nel 2021."

    Ragazzi, possiamo affermare che la prima stazione spaziale della storia, a parte l’antichissima Mir sovietica, sia stata la vecchia SSI o SOI, divenuta operativa nel 2006, ma soprattutto la Geo 1 del 2012, e la grande, per quel tempo, Gaia, collocata a cinquecentoventi chilometri di quota nel 2014. Mentre la prima e rudimentale città orbitale, di cui laggiù in fondo potete vedere il modello, è la vecchia città terrestre di Ameurasia, che oggi conta ancora duemilacinquecento  abitanti, intervenne Daniel.

    "Da questo lato… potete vedere le navi Ares Orbiter RH15 ed Ares Orbiter RH16, le prime facenti uso di un compatto reattore a fissione, e le navi Ares I ed Ares II della notissima missione Ares Internazionale con la quale l’uomo sbarcò su Marte nel luglio del 2029.

    Più in là possiamo ammirare la spessa corazzatura della nave Venusint B2 che nel 2068 sbarcò l’uomo anche sul pianeta Venere nella regione Alfa."

    Venite a vedere la sorprendente colonia di robot del progetto Aurora degli USE, iniziato nel 2024… Non sono belli questi perfetti automi meccanici ed elettroottici, ragazzi, nella loro originalità?  Vedete… quello è Marsgeneral, il robot master della base Aurora!, esclamò Daniel.

    "Da questa parte abbiamo la serie delle navi Galileo del progetto Mondo Zeus, con la famosa Galileo 8; la serie Titan con la Titan 3 che sbarcò l’uomo su Titano nel 2045; le navi della serie Europa; le navi della serie Oberon e Pluton; le navi Mercury; le sonde cometarie, e quelle dirette su grossi asteroidi; le numerose navi Orbiter solari, alcune in orbita, quali monitor automatici, quali sentinelle e quali killer, fin oltre la fascia di Kuiper.

    Ma se mi seguite vedrete qualcosa che più vi interesserà quando tra qualche anno entrerete in uno spazioporto…

    Prima però andremo a visitare la sala dei razzi vettori per mezzo dei quali sono state possibili le imprese spaziali pionieristiche e poi quelle commerciali e di routine. Questi che vedete sono il vecchio razzo sovietico A 1, il più evoluto A 2, ed il Proton che mise in orbita i laboratori spaziali.

    Più in là vedete il razzo statunitense Scout a quattro stadi, il Thor Delta a due o tre stadi, l’Atlas Centaur derivato dal primo ICBM statunitense, ed il grande Saturno V a tre stadi di cui il primo a cinque motori, utilizzato per la missione lunare.

    Seguono il razzo Ariane 6 ed il razzo Oberth 3 degli USE, poi il razzo giapponese Lambda 5 a quattro stadi.

    Quindi potete ammirare il razzo Energia ad 8 motori, ed Urano 6 che fu operativo dal 2013 al 2045.

    La serie dei vettori di lancio riutilizzabili inizia qui con Proton 4, prosegue con Proton 5, e Proton 7 entrato in funzione nel 2078; quindi vediamo Energia 3 entrato in funzione nel 2040, ed Energia 5 nel 2057 con dodici motori; quello invece è Urano 7 con otto motori divenuto operativo nel 2044; ed infine il mastodontico Urano 8, in funzione dal 2075 e tuttora operativo, del peso di settemilaottocento tonnellate ed alto centotrenta metri, dotato di otto motori con spinta massima di milleduecento tonnellate ciascuno per una spinta complessiva di ottomilanovecento tonnellate, le cui rampe di lancio, ragazzi, potete vedere sulle aree e sulle piattaforme al Cape.

    Ora guardate… quella è la nave NT 1, entrata in funzione nel 2055, vecchia antenata delle nostre moderne NT 23, NT 24 e NT 25, ossia dei traghetti operativi tra i nostri spazioporti e la stazione orbitale di collegamento S.O.T.C., collocata a duecentocinquanta chilometri di altezza.

    Le altre sono le navi traghetto che la precedettero: la Universal  Navy, divenuta operativa nel 2034, ad otto motori e con capienza di cinquecentocinquanta passeggeri; quindi la Ferryspace II che seguì la Ferryspace I, quest’ultima entrata in funzione nel 2015, a decollo ed atterraggio orizzontali, lunga ottantacinque metri, capace di duecentocinquanta posti passeggeri e con sei motori al plasma da ottocentottanta tonnellate di spinta massima ognuno, mentre nel 2016 terminava definitivamente il suo ciclo operativo la navetta statunitense Space shuttle a decollo verticale, di cui là vedete Atlantis, già in fase di sperimentazione alla fine degli anni settanta del XX secolo ed entrata in funzione nel 1981, nonché primo esempio di missile riutilizzabile, come pure lo era la navetta russa", concluse il comandante Forrester.

    Sono tanto grandi da far spavento!, sussurrò George alla sorellina, a bassa voce nell’orecchio.

    Quando salirete a bordo del traghetto spaziale, caro George e piccola Lucy, vi troverete seduti e sprofondati entro una comodissima poltrona ergonomia e completamente  avvolgente e sotto un apposito cubicolo illuminato all’interno come nelle giostre chiuse; e potrete dormire, non solo durante il viaggio, ma anche alla partenza!, disse Daniel per rincuorare la piccola.

    Ma io so che i primi astronauti della storia viaggiavano in modo così scomodo da far paura!, replicò George.

    "E’ assolutamente vero, caro George… Ma quei tempi sono così lontani da noi… ed il comfort promesso negli attuali viaggi interplanetari e commerciali è innegabilmente superiore… ed imbattibile!

    Pensa a cosa raccontavano John Glenn e soprattutto  Titov su Vostok 2 riguardo l’abitabilità di quelle prime capsule, delle intensissime vibrazioni al decollo difficilmente tollerabili per il personale civile, e della fase di rientro a Terra dalle missioni Vostok tramite il seggiolino eiettabile espulso col pilota  a circa settemila metri di quota per effettuare l’atterraggio col paracadute, fase nella quale capitava a volte di perdere conoscenza."

    Dopo aver visitato altre sale, uscimmo dal complesso della Città delle stelle, mentre a George veniva regalato un mini CDI il quale caricato sul computer della sua Playworld 3010 permetteva di ricreare migliaia di ambienti spaziali extraterrestri simulati nonché di svolgere esercitazioni in essi, mentre alla piccola Lucy venne donata una suite comprendente vari ambienti di città orbitali, aresiane e seleniane, da arredare, da vestire e da colorare secondo i propri gusti.

    Dopo aver preparato la piccola valigia racchiudente il necessario per il viaggio programmato, lunedì 6 maggio il comandante Forrester si recò personalmente dall’assistente Bob Ryder allo scopo di prendere decisioni comuni sulle questioni di loro competenza.

    Nonostante le scarne ed essenziali informazioni ricevute al DDM prima della loro partenza, ossia dei seri problemi sorti alle basi Copernico ed Era i quali evidentemente dovevano con la massima probabilità aver prodotto conseguenze anche nel funzionamento del sistema integrato di comunicazioni elettromagnetiche aresiano, ed in mancanza di qualsiasi informazione sulle indagini probabilmente già svolte ad Aresia, la situazione fu giudicata della massima importanza e di una certa urgenza, visto che coinvolgeva i massimi vertici di alcune organizzazioni ed istituzioni aresiane e del sistema interplanetario; situazione ed operazione seconde, in tal senso, solo alla grave crisi verificatasi ad Aresia nel 2072.

    Così almeno essi convennero, dall’alto della loro esperienza.

    Non solo il comandante, infatti, ma anche l’assistente Bob Ryder possedeva una discreta esperienza come fisico ed ingegnere stellare nonché come esperto di calcolatori, e, nonostante la sua giovane età di 41 anni, essendo nato nel 2058, era già stato quattro volte a Selenia.

    Come inteso, caro Bob, ti aspetto domani per le ore 9 all’ingresso dello spazioporto di Denver, avvertì il comandante Forrester.

    Verrò dieci minuti prima e l’attenderò nel grande parcheggio davanti all’ingresso dello spazioporto. Buongiorno comandante Forrester, replicò Bob Ryder salutando il suo superiore, mentre reciprocamente si congedavano.

    Il giorno 7 di maggio si annunciava sereno e soleggiato, e l’aurora era divampata con una calda ed accecante luce mattutina, alle ore 5.02, sugli altopiani del Colorado, accendendo di un rosso vivo le vette orientali del Front Rouge.

    "In questi due anni di forzata lontananza recherò con me le vostre immagini ed i ricordi più belli della nostra vita insieme.

    Vi invierò un messaggio audiovisivo dalla lontana Aresia ogni settimana… me ne ricorderò… ed al mio ritorno porterò con me ad ognuno di voi un bel regalo, ed a te Lucy porterò il più bel giocattolo che troverò alla Lowell.. te lo prometto, piccolina!"

    Dopo aver riposto nella valigia una copia delle registrazioni dei molti attimi della loro vita familiare da rivedere nei momenti meno allegri della sua missione, dopo aver, tra affettuosi e commoventi abbracci, salutato la moglie Stephanie, il figlio George e la piccola Lucy, e dopo essere passato per la sede dello SGSET a portare il proprio saluto e ad accettare gli auguri dei colleghi di lavoro, alle ore 8.30, il comandante Forrester era già sul lungo viale che in circa mezz’ora lo avrebbe condotto allo spazioporto ubicato oltre la periferia orientale della capitale, verso le grandi Pianure, dal quale sarebbe poi decollato per raggiungere la stazione orbitale terrestre di collegamento S.O.T.C.

    La stazione di Denver era entrata in funzione verso la metà degli anni venti per servire da decollo-atterraggio per i traghetti terrestri, mentre dalla S.O.T.C. era poi possibile procedere sulle rotte Terra-Luna, Terra-Marte, e viceversa, e lungo le rotte verso le città orbitali terrestri.

    Dall’anno 2085 esisteva poco più di una decina di stazioni spaziali di servizio, ovvero di spazioporti, sia per usi civili che per usi militari e per tecnici (e quello della capitale del Colorado non era certo lo spazioporto più frequentato), oltre ai collegamenti estemporanei per gestire servizi o missioni di emergenza, allestibili con la massima urgenza ed atti a risolvere eventuali situazioni di particolare gravità.

    Negli Stati Uniti d’America, oltre alla stazione spaziale di Denver in Colorado, esisteva da anni lo spazioporto fondato alla periferia di Chicago, capitale degli USA dal 2050 ossia dal periodo delle micidiali devastazioni territoriali verificatesi nel Distretto di Columbia dove era ubicata la vecchia capitale Washington; poi lo spazioporto di Hartford nei pressi di New York; quindi la stazione spaziale di Vandenberg in New California, nello stesso luogo dove già esisteva una vecchia base militare; ed infine il primo spazioporto, per fondazione, aperto a Cape Canaveral, vicino ad Orlando, in Florida.

    Un’altra stazione spaziale era stata fondata ad Ottawa in Canada.

    Negli USE, alla fine del secolo XXI, esistevano tre spazioporti, ossia quello di Fontainebleau, collocato a cinquantacinque chilometri circa a sud di Parigi nell’Ile de France, nello stato di Francia; lo spazioporto maggiore di Heathrow, a pochi chilometri da Londra, nello stato di Gran Bretagna; e lo spazioporto di Francoforte sul Meno, il più importante degli USE per traffico mensile, nello stato di Germania, a poco più di trecento chilometri dalla capitale statale.

    Di notevole importanza era la stazione spaziale di Tula, vicino a Mosca, oltre alla stazione minore di Ulan-Ude a poca distanza dal lago Bajkal.

    Nelle regioni dell’Asia orientale erano stati fondati lo spazioporto di Suzhou non molto distante da Nanchino nella regione di Anhui in Cina, ed il vasto spazioporto di Tokyo nella Repubblica federale del Giappone.

    Un’altra stazione spaziale di traghettamento era ubicata nelle regioni cinesi meridionali, una era stata recentemente fondata in America Meridionale nella Repubblica federale di Ametina, ed un’altra esisteva già da tempo in Australia.

    All’arrivo, il comandante Forrester trovò ad attenderlo l’assistente Ryder, ed insieme a lui entrò nello spazioporto.

    Furono felici di non aver trovato sul posto il solito gruppo di giornalisti e di reporter dei canali multimediali d’informazione, come spesso accadeva in simili circostanze, segno che il loro incarico e la funzione da svolgere ad Aresia erano rimasti completamente segreti, o almeno non erano ancora giunti a conoscenza dei media.

    Come ogni passeggero civile o tecnico utilizzante il servizio di trasporto interplanetario, estrassero le loro tessere elettroniche personali di identificazione che contenevano memorizzati i fondamentali dati e parametri individuali, in rapida successione le introdussero nell’apposita sede del controllore automatico d’ingresso all’area interna della stazione da dove si accedeva alle numerose sale e poi alle piste di decollo, vennero correttamente identificati e passarono quindi nella sala d’attesa aspettando il momento dell’imbarco sulla loro nave per il loro volo interplanetario.

    Il nome del comandante Forrester corrispondeva al codice TT 2300, quello del  dottor Ryder al codice TT 2301, ed il loro volo, effettuato su una normale rotta commerciale verso il pianeta rosso, era codificato come volo TT 130.

    Capitolo 1

    In rotta verso Marte

    L’uccello è strumento operante per legge matematica,

    il quale strumento è in potestà dell’omo

    poterlo fare con tutta li sua moti, ma non con tanta potenzia;

    ma solo s’astende inella potenzia del bilicarsi;

    adunque diren che tale strumento, composto per l’omo,

    non li manca se non l’anima dello uccello,

    la quale anima bisogna che sia contrafatta dall’anima dell’omo.

    Il volo artificiale, dal Codice Atlantico 161 r.a, Leonardo da Vinci.

    Dallo spazioporto di Denver

    partivano le navi della serie Galaxy, capaci di duecento, di trecento, oppure di ottocentocinquanta passeggeri massimi, con una frequenza più che quotidiana, dirette verso la grande stazione orbitale di collegamento S.O.T.C., mentre poi da questa stazione apposite altre navi interplanetarie effettuavano il collegamento con le otto città planetarie orbitali collocate in orbite terrestri, ciascuna delle quali era allora mediamente popolata da diecimila a ventimila abitanti, tra cui spiccavano, ad esempio, la città di Olimpia, la Nuova Parigi e la recente Solaris di quasi centomila abitanti, oppure per effettuare il trasporto con le stazioni orbitali di collegamento, quella lunare S.O.L.C. e quella marziana S.O.M.C., mentre poi ancora da queste ultime era possibile proseguire verso le rispettive città orbitali planetarie, tra cui, ad esempio, l’aresiana Celestial Town di ottantamila abitanti o la seleniana Vichinga 2 di circa ventimila abitanti o le vaste piattaforme Orbilab, oppure ancora scendere alle basi centrali superficiali di smistamento di Selenia con le sue dodici basi e di Aresia con le sue altrettante dodici basi.

    Il comandante Forrester si sedette nella sala d’attesa della stazione di traghettamento a fianco di Bob Ryder, ed aspettando le loro contemporanee chiamate, estrasse dalla sua borsa la stazione portatile di lavoro oltre a qualche foglio, alcuni dei quali riportavano informazioni relative alla loro attuale destinazione ed alla loro specifica funzione, mentre l’assistente occupava il tempo leggendo dal monitor del suo computer le ultime e le più importanti notizie provenienti dalle stazioni terrestri, dalle stazioni aresiana e seleniana e dalle loro sedici città planetarie orbitali.

    E la sua attenzione fu così attratta dalla violenta rivolta dei lavoratori indocinesi delle industrie meccaniche e microelettroniche dello stato cinese-indocinese avvenuta il giorno innanzi sulla piazza principale della capitale Shanghai.

    In sequenza lesse delle importanti e tranquille elezioni politiche per la formazione del nuovo parlamento di Basilea, città capitale degli Stati Uniti d’Europa dall’anno 2048, quando sostituì la vecchia città di Strasburgo, capitale quest’ultima degli stati federali d’Europa dal 2018 ma le cui istituzioni non erano sempre ben ed ugualmente riconosciute dagli stati federati.

    Quindi lesse della morte accidentale di un centinaio di abitanti della città planetaria Nuova Parigi, a causa di una grave esplosione verificatasi ad un deposito di idrogeno in un suo modulo di servizi alla periferia della piattaforma maggiore Napoleon 2.

    Apprese della temporanea inagibilità di una delle quattro stazioni di attracco per navi interplanetarie a Nuova Atlantide in orbita lunare.

    Quindi passò a leggere informazioni più tecniche, e venne a conoscenza degli ulteriori miglioramenti annuali prodottisi nella tecnologia dei reattori a fusione nucleare a confinamento magnetico con la realizzazione del sistema HPW 8200 caratterizzato dalla potenza nominale di duemilacinquecento Megawatt, più efficiente dei predecessori sistemi a confinamento magnetico della serie  HPW 2000 e HPW 7000 e 7500, per la produzione di energia elettrica partendo dal calore ottenuto dalla fusione di idrogeno e deuterio, installato sulla città aresiana di Atlantide, la quale da tempo richiedeva una maggior quantità di energia a causa di alcuni particolari sistemi e processi produttivi ivi operanti.

    Lesse poi del nuovo sistema di trasmissione numerica a modulazione impulsiva in guide d’onda ed in fibre ottiche di grande capacità, installato tra cinque basi superficiali seleniane.

    Il relativo costo di trasmissioni dati, facente uso dei nuovi canali, era di poco meno di 0.5 centesimi di soldo al minuto: il costo del traffico informatico integrato risultava ulteriormente sceso, non solo per l’aumentata efficienza dei relativi sistemi di trasmissione, ma anche per la bassissima inflazione che da più di quarant’anni accompagnava l’economia dei principali paesi interplanetari, stabilitasi intorno allo 0.8 per cento, ossia dai benefici tempi immediatamente successivi a quelli nei quali il soldo aveva sostituito il dollaro degli USA, l’euro degli USE e quasi tutte le monete occidentali fino ad allora in corso legale, ossia dal tempo successivo all’anno 2045 quando il soldo valeva circa 2 euro al cambio.

    Caro Bob, osservò il comandante Forrester, interrompendo così la lettura dell’ultima notizia che egli aveva sussurrato a mezza voce, dal nostro incarico del novantaquattro alla base Selene nel Mare della Serenità, non abbiamo avuto altra occasione per lavorare insieme. Ti ricordi di cinque anni fa?, chiese al collega.

    Mi rammento bene di quei due lunghi mesi sotto la luce accecante del Sole per più di dieci giorni consecutivi, un mese dopo che un forte lunamoto aveva distrutto il centro di telecomunicazioni, mentre una strana e rara pioggia di piccoli meteoriti ci costrinse pure a trovare una soluzione alternativa per l’imponente sistema di antenne di quella base, rispose Bob Ryder.

    "E’ vero… e ricordo che ancora non conoscevi bene il suolo lunare… Doveva, infatti, essere la tua quarta o quinta volta che mettevi piede sulla Luna… Ora però il nostro compito riguarda una faccenda più delicata ed ancora più seria; così, infatti, sembrerebbe, anche se non ho sufficienti informazioni in proposito. Da quanto mi è stato riferito al DDM, ho compreso solamente che alla base di ricerca sperimentale Copernico si è verificato uno strano ed inquietante fenomeno, che ha costretto le autorità aresiane ad evacuare quasi tutti i duemila uomini e scienziati impegnati nella base stessa.

    Tu sai certamente che sia la base Copernico che la base Era sono due grossi centri di ricerche avanzate, specificamente finalizzate alla realizzazione dell’ambizioso progetto di trasformazione ambientale, di colonizzazione integrata e completa del pianeta Marte, e non solo del pianeta rosso.

    Sembra si siano verificati dei problemi anche alla vecchia Schiaparelli, ma meno preoccupanti ed assai meno gravi che non alle altre basi aresiane.

    Speriamo, ad ogni modo, di incontrare difficoltà facilmente e rapidamente risolvibili, ed in ogni caso che non ci rubino tanto tempo da non poter far ritorno alla prossima apertura della finestra di rientro a Terra, osservò Bob, ed aggiunse, "io conosco soprattutto i sistemi di telecomunicazioni seleniani, in particolare la rete di radiotelescopi della base Iside, alla quale ho soggiornato per alcuni mesi, mentre Aresia è sempre rimasta lontana dalla mia mente e piuttosto lontana dai miei interessi… anche se so qualcosa dei rinomati centri di ricerca astrofisica della Lowell e dell’ottimo funzionamento delle basi automatiche e di Ares 3.

    Prendiamo come segno di buon augurio la circostanza per la quale proprio fra tre giorni, il 10 di maggio, ricorre il decimo anniversario della fondazione e dell’entrata in funzione della Copernico, essendo essa stata inaugurata il 10 maggio del 2089. Essa è dunque la base più recente, la più giovane e moderna installata sul suolo di Aresia, se escludiamo la base civile Laplace abitata dal 2092 da venticinquemila individui, mentre, come saprai, la fondazione della vecchia base Schiaparelli risale alla metà degli anni trenta… Pure questo ci potrà servire per meglio comprendere le difficoltà nei sistemi di telecomunicazioni aresiani, replicò il comandate Forrester.

    "Come sempre, comandante, noto che ha ottima memoria circa la storia di quel pianeta, delle sue basi e delle sue strutture… non per nulla lei è un HSBR-18.

    Speriamo allora, anzi lo credo, che conosca altrettanto bene tutte le funzioni e le vicissitudini delle basi e dei sistemi aresiani per meglio affrontare il nostro compito."

    Non era trascorso molto tempo, quando finalmente sul computer di Forrester la spia luminosa lampeggiò, ed il suo invisibile altoparlante emise la chiamata:

    Il comandante Edward Forrester, codice di volo TT 2300, è pregato di portarsi sulla pista numero 12 ed accedere alla nave NT 25, per effettuare il volo programmato codice TT 130, mentre in ugual modo veniva chiamato il dottor Ryder alla medesima pista d’imbarco.

    Era ormai la tarda mattinata di martedì quando il comandante Forrester ed il suo giovane assistente giungevano sulla pista di decollo numero 12, sulla quale pochi istanti avanti era arrivata, uscendo dagli appositi hangar, la nave da trasporto verso la S.O.T.C., per iniziare le operazioni di imbarco.

    Come un enorme falco con le ali parzialmente ripiegate all’indietro verso la coda, l’aerospazioplano NT 25 era disteso sulla lunga pista di duemilatrecento metri, pista di categoria G, sollevato dal suolo per mezzo di  tre carrelli da sei ruote ciascuno.

    Mentre le navette di traghettamento tra la superficie della Luna e la relativa stazione orbitale di collegamento, e tra la superficie di Marte e la propria stazione di collegamento, funzionavano come velivoli con motori a decollo verticale dalle loro piattaforme di lancio, gli aerorazzi terrestri di collegamento, tutti dotati di sistema di propulsione ad endorettatori, partivano ed atterravano dalle piste come velivoli a decollo orizzontale la cui propulsione produceva pure la necessaria spinta per generare la portanza alare nella fase di ascesa in atmosfera, per proseguire poi con la spinta a razzo fino all’aggancio in orbita.

    Occorre, infatti, notare che, mentre la densità dell’atmosfera lunare è nulla, quella marziana è ancora 155 volte minore di quella terrestre, ossia è intorno allo 0.6 per cento di quest’ultima, pari alla densità ed alla pressione che troveremmo a trentacinquemila o quarantamila metri di quota sulla Terra dove la temperatura è pure intorno ai 56 gradi centigradi sotto lo zero.

    Dagli spazioporti collocati vicino alle rive dei laghi, gli aerospazioplani, invece, decollavano ed atterravano, ovvero ammaravano, come idrovolanti dalla superficie delle acque.

    Inoltre, a differenza dei collegamenti quotidiani tra le stazioni di transito della Terra e della Luna operativi durante tutto l’arco temporale dell’anno, il collegamento tra la stazione orbitale terrestre e quella aresiana era operativo soltanto per due mesi circa ad intervalli di poco superiori ai due anni, come è ben noto e come è pure possibile comprendere osservando le posizioni che il pianeta Marte, immediatamente esterno al pianeta Terra rispetto al Sole, assume durante il periodo di rivoluzione orbitale, in modo tale per cui i passeggeri frequentanti la rotta Terra-Marte potevano effettuare i loro viaggi di andata o di ritorno solo una volta ogni due anni terrestri circa.

    Superbamente affusolata e con le ali color nero opaco a forma di delta che le conferivano un’eleganza straordinaria, la nave NT 25 era lunga complessivamente ben centotrentasei metri, possedeva una fusoliera argentea scintillante  del diametro di diciotto metri e mezzo, mentre nella zona retrostante della propulsione la sua larghezza, da un’estremità all’altra delle sue ampie ali, abbracciava ottantacinque metri, e mostrava quattro giganteschi ugelli rettangolari sul lato destro ed altri quattro su quello sinistro  per i gas di scarico dei suoi motori.

    Azionati dal calore prodotto da un reattore a fusione compatto HPT 3500 funzionante ad idrogeno, la nave montava otto motori al plasma, o magnetoplasmodinamici, facenti uso di xeno quale loro propellente, della spinta di milleottocento tonnellate ciascuno, per una spinta massima complessiva di circa quattordicimila tonnellate, di cui quattro erano a getti fissi e quattro a getti variabili direzionali.

    I raggi di un Sole quasi estivo, colpendo obliquamente la fusoliera della nave e le sue ali, mandavano intensi riflessi argentei ed esplodevano lungo la linea equatoriale dei bordi alari esterni saettando con intensi bagliori iridescenti mentre si aprivano divampando a raggiera. Sulla sua fiancata, appena sopra una lunghissima teoria di novantun oblò, a tinte rosso vivo ed intenso blu cobalto, campeggiava  sfolgorando la scritta NT 25 V-Bird.

    Salirono entrambi sulla nave traghetto portando le loro borse, e sedendosi su due poltrone affiancate, assieme ad altri 350 passeggeri diretti a varie località del sistema interplanetaro.

    Erano le ore 11.32 quando i numerosi schermi frontali trasmisero il loro messaggio di benvenuto ai viaggiatori:

    "Comunicazione di servizio della Compagnia Interfleet.

    La Interfleet augura un buon viaggio a tutti i passeggeri

    di categoria civile e di categoria di servizio del volo TT 130,

    sperando che il trattamento riservato sia di loro completo gradimento.

    Per ogni vostra necessità troverete le istruzioni sulla stazione personale di fronte a voi.

    L’arrivo alla stazione orbitale è previsto per le ore 12.17."

     Alle ore 11.34 discesero automaticamente i cubicoli su ogni miniscomparto di passeggeri, i quali seduti sulle loro poltrone furono protetti ed isolati dall’esterno, mentre due minuti  dopo, terminato il conto alla rovescia di pre-volo, il sibilo dei propulsori annunciò l’inizio della fase di decollo.

    In pochi secondi l’emissione di plasma infuocato dagli ugelli degli otto motori raggiunse la portata necessaria per decollare con modesta accelerazione come un mastodontico aereo ad ala fissa; ed il sommesso sibilo divenne sempre più forte, si trasformò in profondo ululato ed infine in tonante e potente ruggito, mentre dagli schermi interni inglobati nei cubicoli le immagini delle permanenti luci intermittenti di segnalazione intorno alla pista iniziarono a correre sempre e sempre più velocemente ed in un momento scomparvero.

    Nonostante il comandante Forrester, come pure il suo assistente, fosse da decenni abituato alle confortevoli condizioni della fase iniziale di decollo delle moderne aeronavi, equipaggiate con motori facenti uso della propulsione al plasma meno turbolenta e più ordinata della propulsione ottenuta con la combustione chimica di un carburante e di un ossidante, in quel momento egli ancora si ricordò delle parole che l’amico Daniel aveva pronunciato il giorno innanzi riguardo le sfavorevoli condizioni riscontrate nei decolli dei missili ancora sperimentabili dagli astronauti nel primo decennio del secolo.

    Inoltre, la generazione di energia termica ed elettrica, per la produzione e l’accelerazione del plasma,  affidata ai più semplici ed efficienti reattori a fusione nucleare, diffusasi nella seconda metà del XXI secolo e che dal 2075 avevano completamente sostituito i vecchi reattori a fissione, rendeva l’intero sistema della propulsione notevolmente più sicuro e funzionale, oltre a richiedere quali combustibili l’uso del solo idrogeno, o dell’idrogeno e dello xeno, oppure ancora dell’idrogeno e della più economica ammoniaca.

    Le riprese delle minuscole telecamere esterne mostravano sugli schermi interni, assieme ai molteplici parametri ed alle informazioni di interesse per i passeggeri, le numerose immagini del volo.

    Dopo aver abbandonato da un centinaio di secondi le vette delle montagne Rocciose, la luce del Sole si fece più vivida ed il suo disco prese ad avvampare, mentre le ore dei meridiani trascorrevano adesso in pochi minuti.

    Sotto di noi l’Africa si allontanava mentre salivamo dai cinquantamila ai centocinquantamila metri di quota.

    La linea temporale, che separa il giorno dalla notte, correva sulla Terra sotto la NT 25.

    Ad occidente la linea estrema della leggera curvatura della superficie terrestre divenne sempre e sempre più luminosa mentre il globo si oscurava, poi prese a brillare di un rosso acceso, si ridusse ad una sottilissima falce infuocata ed in pochi secondi si spense allorché il Sole tramontò sotto di essa: erano le ore 11.53 quando piombammo nel buio della notte sopra i paesi del medio Oriente.

    Eravamo già entrati in orbita di parcheggio,

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