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E-book90 pagine57 minuti

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Info su questo ebook

L'arrivo in paese di una compagnia teatrale riaccende emozioni e realtà sepolte dagli avvenimenti e dal tempo. L'incontro con la realtà detta i termini per la descrizione dell'essere e apre alla possibilità del divenire.
Mali beni ed esercizi mentali.
LinguaItaliano
Data di uscita2 lug 2013
ISBN9788868551568
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    Anteprima del libro

    Inarte - Antonio Crapanzano

    Dietro il sipario è buio.

    Gli aliti di piacere disegnano la posizione esatta delle bocche, deserti

    prosciugati da quell’attimo che precede l’emozione. C’è chi insieme trema

    per il nervosismo, chi ha la glaciale e superba accortezza di affinare il

    trucco, chi per non sentirsi soli condivide tenendosi per mano, chi è tanto

    immobile avvolto da una membrana di sapienza che incute timore e pretende

    rispetto, c’è chi lo è per natura d’essere e c’è chi sorride osservando

    cosa fanno gli altri, insieme. C’è, liberamente, attraverso l’anima e ora

    nell’arte, chi sta pensando:

    -"Solo l’esperienza per vivere ultimi respiri ancora la vita, accorgersi di

    quello che sta già succedendo, perché sai quello che c’è dopo. Dopo il

    sipario attende lo spettatore. Sta seduto sulla poltrona avvolta dal

    velluto rosso, è solo, e ognuno di loro è solo e sa di non esserlo. Egoista

    vuole per se l’attesa, desidera essere toccato, vuole vedere e ascoltare e

    odorare e assaggiare e toccare; smettere di farlo e iniziare a sentire.

    Vedere l’inizio, gli attori e i loro appariscenti abiti; i colpi di scena,

    le lacrime e la verità sulle maschere, osservare il rotolo della trama

    velarsi e vedere che quello è il finale. Ascoltare il suono che non c’è

    degli oggetti che smuovono l’aria, la voce di chi sta raccontando e i

    sussurri che nella sua testa stanno spiegando; il tempo ai passi che

    calcano il palco e le frasi che svelano l’arcano. Odorare l’aroma del

    ciliegio delle poltrone, avvolte dal profumo inebriante di velluto, il

    balsamo della propria pelle e il sentore straniero di chi siede accanto.

    Assaggiare la sottile polvere trasportata dall’aria, il rigurgito della

    propria saliva e la mano che, poggiata sulle labbra, sostiene il capo

    impegnato nella riflessione. Toccare perché toccati nell’anima. Abbandonare

    la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto e sentire egoisticamente

    che ciò che vede, ascolta, assaggia e tocca e se stesso; sente il

    sentimento e ha l’arte".

    E poi è arte.

    I raggi del sole timidamente bussano alle finestre, che ancora celano il

    sonno, e accolgono al giorno; per le strade il tacito rumore dei passi

    della prima gente, l’acqua nella fontana si spoglia del velo della notte e

    si accende dei colori della luce, illuminando la piazza. Tutto intorno le

    botteghe aprono i battenti e si preparano ad accogliere i clienti. Solo i

    viaggiatori danno il buongiorno al sole; tre carrozze sputate dall’ombra

    della notte, passano le porte del paese. Al lento e affannoso galoppo si

    accompagna l’ansioso giro delle grandi ruote forgiate in ferro, che

    triturano le piccole pietre e graffiano il viale. La carovana che apre la

    strada e trainata da due cavalli possenti dal manto grigio cenere; stremati

    dal viaggio, spingono a testa bassa e sentono la terra fin dentro le grandi

    cavità nasali, e sanno che qualsiasi piccolo cedimento nell’ormai meccanico

    passo, sarebbe loro fatale. Le redini sono curve, nessuno li obbliga, ben

    strette tra le mani di un ragazzo. La manica di una camicia bianca, ormai

    troppo logorata né compre fin il palmo, e solo le candide dita

    s’intravedono. Gli strappi del tempo sulla seta salgono fin sulla spalla;

    dove la stoffa conforta il capo del ragazzo, che accanto, condivide la

    vista di un lungo cammino e del vicino riposo. Un grande telo schiarito

    dall’abbraccio di ogni sole ricopre la carrozza, e teneramente avvolge,

    come braccia di balia, coccolando i suoi ospiti; ai lati della carrozza,

    biricchini, sfuggono dal gesto affettuoso sette paia di piedi. Con naturale

    eleganza protraggono un arco, che s’innalza fiero dal tallone per poi

    scivolare sinuoso sulle dita dei piedi, sfiorando il cielo per gioco. Tre

    paia di caviglie sul lato sinistro e due paia sul destro; si possono solo

    immaginare i proprietari degli arti: sdraiati con i piedi all’insù e il

    calore dei corpi stretti fra loro nel condividere un unico sogno. Seguono

    due fieri cavalli bianchi dal passo elegante, un rintocco di zoccoli che

    non ha nulla da invidiare alla precisione ritmica di un orologio. Leggere

    sinuosità sul petto e poi per tutto il corpo fin la coda, sono disegnate da

    stringhe in cuoio lucido, che, come abiti, nascondono tratti del corpo

    dell’animale dalla bellezza imbarazzante. Le redini sono tese, gelosamente

    forzate dall’uomo che ne dirige le sorti. Dal bianco sporco dei suoi

    capelli si legge la profondità dell’esperienza, le rughe sul suo volto sono

    pagine di un libro sfogliato mille volte e il corpo e marmo scolpito dalla

    forza della natura. Natura che ha riservato le sue grazie alla donna che

    siede accanto, natura matrigna si manifesta in questa figlia che è sua

    immagine, ed è sublime ed è fatale. Ingenuo osservatore, dorme dalla parte

    opposta, un piccolo di uomo; dà le spalle alla via, sta sdraiato

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