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2083 quando svanisce la nebbia
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2083 quando svanisce la nebbia
E-book309 pagine4 ore

2083 quando svanisce la nebbia

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Info su questo ebook

Il futuro e il passato convergono sempre in un eterno presente che non è mai lo stesso. Se il passato continua a cambiare a seconda di come lo si guarda il futuro è un domani senza tempo.
L’oggi è l’apparenza distorta dei nostri occhi che possono vedere in una sola direzione. E’ la metafora delle nostre vite. L’incrocio di forze che ora tirano da una parte ora dall’altra lasciandoci stiracchiati nel vuoto dell’attesa che una prevalga.
I nostri protagonisti, in questa seconda parte del racconto, sono alla ricerca di risposte in una continua lotta con i loro dubbi e le loro certezze, i sentimenti e la ragione. Personaggi oscuri popolano i pensieri e la vita di Manuel e anche “quando la nebbia svanisce” e pare incominciare a fare chiarezza alcune ombre resteranno. Ma il futuro prima o poi arriva, che lo si voglia o no! Forse. Nelle loro vite non c’è niente di programmato o preordinato, ma l’attesa delle
risposte. L’incrocio delle forze.
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2014
ISBN9788891072771
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    Anteprima del libro

    2083 quando svanisce la nebbia - Marco Paquola

    Cosa distingue la realtà dalla fantasia?

    Un ringraziamento speciale a Massimo, Stefania, Giovanni, (mio fratello) e a Manuel (mio figlio) che mi hanno aiutato a portare a termine questa seconda parte attraverso suggerimenti e consigli e soprattutto a correggere le bozze.

    La conversazione per lo più non si preoccupa di dare una definizione della natura del mondo, ma avviene piuttosto sullo sfondo di un mondo che viene tacitamente dato per scontato.

    La realtà come costruzione sociale. - P. Berger e T. Luckmann

    Preambolo

    La stragrande maggioranza dei Centri Amministrativi di molti  Territori Liberi aveva adottato la stessa prassi per l'occupazione e l'assegnazione degli alloggi.

    Uno dei criteri fondamentali stabiliva che il centro storico fosse riservato esclusivamente all'insediamento delle attività gestionali, amministrative, di rappresentanza o ad eventi e convegni di vario tipo. Alcuni edifici erano riservati al soggiorno di funzionari stranieri o provenienti da altri Centri Amministrativi, oppure ad ospitare eventuali esiliati politici dei potentati economici: pratica frequente e per nulla straordinaria, che i regimi di questi ultimi nascondevano con grande abilità alla popolazione. Stabilita la destinazione dei quartieri del centro storico erano metodicamente individuate, in progressione numerica le aree adiacenti - dal centro alla periferia - con una popolazione media per area di 5-6000 abitanti.

    La procedura per l'assegnazione di un alloggio - esterno all'area centrale - prevedeva che l'interessato esprimesse la propria scelta collegandosi direttamente al data base del Centro Amministrativo e che individuasse sulla mappa l'abitazione che desiderava.

    Le mappe, tridimensionali, erano dettagliate sino a rappresentare i singoli alloggi con metratura e planimetria. Se questo risultava occupato, l'interessato doveva attendere che si liberasse, cosa non del tutto rara. La mobilità abitativa era abbastanza alta ed era possibile  proporre permute, il che facilitava scambi e spostamenti.

    Poteva capitare che l'appartamento non si liberasse entro un certo periodo e che, trascorsi due anni, la richiesta cadesse in prescrizione, rendendo necessaria una diversa domanda.

    L'amministrazione di questo enorme lavoro era delegata a funzionari, ai quali veniva affidata un'area specifica. Essi erano incaricati di condurre sia le trattative di permuta che la presentazione e l'assegnazione degli alloggi. Ricadeva sudi loro la gestione e la responsabilità della negoziazione, che veniva considerata attività impegnativa e di rilievo.

    Difficilmente emergevano fenomeni di clientelismo per molteplici motivi. Ad esempio il responsabile dell'assegnazione era persona molto conosciuta, particolarmente esposta al giudizio dei cittadini. Qualora sorgessero dubbi sulla correttezza della procedura e sul rapporto con il richiedente, la questione sarebbe stata preso in esame da una commissione eletta tra dirigenti di altri Centri Amministrativi e, nel caso venissero riscontrate irregolarità, il responsabile sarebbe stato allontanato dalle sue funzioni pubbliche. I parenti sino al secondo grado non potevano richiedere l'assegnazione di un' abitazione compresa nell'area di competenza del funzionario addetto.

    Uno dei problemi che aveva maggiormente impegnato le amministrazioni nel trovare una soluzione equa era quella definita dell'ultimo arrivato: consisteva nell'impedire che i cittadini, da molto tempo residenti nello specifico Centro Amministrativo, si accaparrassero gli alloggi migliori e più favorevoli. Erano nate, a questo scopo, speciali commissioni per lo studio e la soluzione delle problematiche abitative e per lo sviluppo dei progetti ad esse legato. Grazie all'impegno delle Amministrazioni e all'elevata competenza delle Commissioni, erano sorte nuove aree che garantivano servizi sanitari, sociali e di trasporto efficienti. Architettura ed estetica erano inoltre curate e funzionali, tali da indurre al cambiamento i vecchi residenti.

    La sedentarietà era considerata un disvalore e scoraggiata con l'espansione di attività manifatturiere ed agricole in zone ben organizzate e adeguate. In questo modo si evitavano fenomeni di sprawling urbano e di sviluppo selvaggio di progettazioni urbanistiche, che avrebbero causato fenomeni di emarginazione sociale.

    Anche la pratica di riservare il centro storico a finalità pubbliche era dettato dalla stessa logica: impedire che gli edifici più fatiscenti finissero per ospitare gli ultimi arrivati o i cittadini con minori capacità economiche peggiorandone la qualità di vita e aggravando le condizioni urbane.

    Se qualcuno rimane vittima di una sciagura in un bugigattolo del centro storico perché scoppia la caldaia la colpa è degli Amministratori si sentiva spesso ripetere tra la popolazione. Per fortuna erano abbastanza lontani i tempi in cui quel qualcuno schiattava per mancanza di giustizia sociale e di solidarietà. Come ebbe a dire Manuel a Nicole una volta non è certo un paradiso. Disgrazie dovute a negligenza potevano accadere, ma erano rare e ammissibili, seppur non giustificabili, in un'epoca in cui occorreva ricostruire le rovine e le devastazione del passato. Per questo motivo chi sceglieva di avventurarsi nella guida politica ed economica dei territori liberi doveva avere una buona dose di coraggio, capacità e molta pazienza.

    Capitolo I

    La corda e il serpente

    Nicole era partita da due giorni assieme a Beatriz Vidal, madre di Manuel Berti.

    Manuel aveva raggiunto con Nicole i suoi genitori ad Arica un paio di settimane dopo gli avvenienti che seguirono l'omicidio di Gordias Basile, ma dopo pochi giorni dal loro arrivo lei era stata sollecitata dal Settore di Edilizia Abitativa - dipendente dal Dipartimento di Urbanistica - a rientrare al Centro Amministrativo torinese, per prendere possesso dell'alloggio riservatole.

    Nicole lo aveva quasi supplicato perché restasse ad Arica a godersi ancora qualche giorno di riposo e di ozio. Sapeva che lui amava la distesa di spiagge semi deserte, affacciate su quell'immensa distesa d'acqua. Una distesa sconfinata, che sembrava un assemblaggio di strati sovrapposti di tante sfumature. Una stupenda architettura che Manuel avrebbe potuto ammirare dall'alba al tramonto senza annoiarsi, osservandone i colori sempre diversi e in continuo mutamento.

    Era come se potesse vivere contemporaneamente due momenti distinti: l'infinito con il suo ritmo silenzioso nei giorni di calma piatta, oppure l'esistenza umana con l'entusiasmo mansueto dei cileni. La furia e l'impeto dell'Oceano nei giorni rabbiosi e la quiete notturna della città mentre si addormentava.

    In quell'angolo del mondo la stagione fredda era a metà del suo viaggio, ma lui la amava egualmente.

    Le temperature in quella regione mediamente non scendono mai al di sotto di quelle che per la Penisola italiana corrispondono ad una fresca primavera e nei mesi più caldi - gennaio e febbraio - difficilmente arrivano ai 30°.

    Alla partenza dal Centro torinese avevano programmato almeno un mese di soggiorno, ma se Nicole non si fosse presentata entro la data stabilita dalla comunicazione del Dipartimento di Urbanistica avrebbe perso i diritti ad occupare l'abitazione. Era stata invitata a presentarsi con parecchio anticipo rispetto alle aspettative e aveva deciso che, impegni permettendo, sarebbe tornata prima di fine anno per conoscere meglio quei territori con tutto il loro fascino.

    Le procedure per l'assegnazione degli alloggi erano abbastanza brevi e semplici, ma la scelta di Nicole era molto specifica e avrebbe potuto richiedere molto tempo prima di essere soddisfatta, per questo motivo avevano deciso di partire.

    I due giovani, di comune accordo, avevano pensato di attendere ancora prima di convivere e Nicole aveva  ritenuto opportuno cercare una dimora nello stabile in cui viveva Manuel. Quando fu avvisata dal Dipartimento di Urbanistica che l'alloggio indicato non era stato prenotato da altri, ed era quindi a sua disposizione, decise di partire.

    Manuel passeggiava con suo padre, Ivan Berti, attorno a el Morro prima dell'ora di cena. La sera era fresca, una brezza leggera sfiorava pavida i volti della folla numerosa lungo la passeggiata. Le chiome delle alte palme distribuite in bell'ordine, sembravano enormi ventagli morbidi e obbedienti ad un volere invisibile.

    Finalmente sono riuscito a farmi un'idea precisa di tutto quel che è accaduto.

    Ivan Berti pronunciò queste parole con soddisfazione.

    Ce n'è voluto, ma finalmente ce l'abbiamo fatta. Sarai curioso anche tu di conoscere gli sviluppi delle indagini sulla cellula della Lega torinese. Ho sentito proprio oggi Luca Incerti (introduci il personaggio: chi è?) e dice che stanno emergendo una serie di informazioni che metteranno in ginocchio l'organizzazione.

    Pensi che la Confederazione possa scatenare rappresaglie in altri territori o ritorsioni personali contro qualcuno?

    Non credo, almeno non in tempi brevi replicò Ivan Sarà occupata a salvare altre cellule che potrebbero essere coinvolte nelle indagini. Il crollo di un'organizzazione può creare una reazione a catena molto pericolosa per la sopravvivenza di molte cellule. Sono tutte legate a doppio filo. La Confederazione avrà un bel da fare a recidere quei fili, sarà costretta a sacrificare delle teste. Certamente comincerà anche a studiare rappresaglie e diverrà più violente e aggressiva, ma occorrerà del tempo.

    Le misure di controllo della Reazione richiederanno ingegno e capacità investigative intervenne Manuel, sorseggiando l'aperitivo.

    Si erano seduti in un locale verandato del piccolo circolo sociale, poco lontano dalla passeggiata. I riflessi variopinti delle luci sul grande viale sembravano programmati per giocare con le vetrate creando effetti illusori e suggestivi.

    Dopo qualche minuto di conversazione Ivan Berti guardò il figlio che sembrava non ascoltarlo più.

    Ti vedo distratto. A cosa stai pensando?.

    Ci sono cose che ancora non mi sono chiare, pà proseguì Manuel socchiudendo gli occhi per raccogliere le idee.

    Perché, secondo te, un personaggio come Felder si è esposto al punto da farsi trascinare negli affari personali di un tipo come Lippolis? E' pur vero che Lippolis era un pezzo grosso dell'organizzazione, ma non trovo ragioni realmente valide perché Felder fosse disposto a mettere a rischio il potere e la sicurezza di cui godeva. E poi...  fece una pausa per cercare le parole più adatte, e riprese Cosa dava tanto potere a Felder da permettergli di tenersi sulla cresta dell'onda con affari loschi senza essere schiacciato dall'autorità centrale del Potentato svizzero? Era uno che dava fastidio, una specie di feudatario che controllava una regione strategica di passaggio dai territori liberi al cuore del Governo. Avrebbero potuto disfarsi di lui in qualsiasi momento. Perché non lo hanno fatto?.

    E' vero, credo le risposte non tarderanno ad arrivare. Per quanto ne so Luca se ne sta occupando... Ivan Berti fu distratto dal suono di un cellulare.

    Il display al polso di Manuel si illuminò sollevandosi di qualche millimetro, quasi levitasse. Fu sufficiente un si per stabilire la connessione con la persona che lo stava chiamando. Comparve il volto di Nicole. Avvicinò l'indice all'immagine, lo allontanò lentamente di qualche centimetro e questo si allargò sino a diventare un cubo di 5/6 pollici di lato. Poteva vedere i particolari, gli occhi luminosi ed il sorriso dolce.

    Ciao, mi vedi bene?

    Eccome. Ogni giorno diventi più bella. Mi sembra di capire che stai andando verso casa. Riconosco alcuni dettagli.

    Sì, è vero. Sono stata da tua madre e abbiamo cenato assieme. Per fortuna non devo pensare anche a preparare pranzi: da due giorni corro senza sosta e sono stanchissima... Ma sono felice e credo che questo mi permetta di combattere la stanchezza.

    Immagino... Se vuoi parto domani. Aspetta a mettere in ordine casa, lo facciamo assieme.

    Ivan aveva approfittato del momento per chiamare sua moglie Beatriz ed era anch'egli impegnato in una conversazione. Fece cenno al figlio di uscire dal locale.

    Andiamo a cenare sussurrò e a passi lenti si incamminarono verso la loro abitazione.

    Cosa c'è? chiese Manuel guardando l'immagine tridimensionale sospesa sul suo polso hai uno sguardo perplesso.

    Non so... Aspetta, mi avvicino: mi sembra di vedere un corpo accanto ad una delle siepi dell'area di sosta sotto casa.

    Nicole si avvicinò incerta a quella che, da lontano, sembrava una massa scura. A Manuel venne in mente un racconto indiano: l'illusione della corda scambiata per serpente. Pensò che Nicole sarebbe scoppiata a ridere quando si sarebbe accorta che la massa scura era solo un sacco abbandonato negligentemente da qualcuno.

    Nicole emise un urlo che quasi perforò l'immagine sospesa fino a farla esplodere. La scena visibile sul display  per qualche secondo fu soltanto una mescolanza di colori e luccichii, poi si stabilizzò sulle sembianze confuse di un corpo riverso sull'erba.

    Cosa... Faccio? chiese Nicole con voce rotta da un pianto che stentava a palesarsi.

    Stai tranquilla... Se te la senti prova a toccare la gola e controlla se respira..

    Ivan Berti attirato dall'urlo di Nicole era tornato sui suoi passi.

    Restiamo in collegamento. Mio padre chiamerà il Centro Sanitario per i soccorsi e poi si metterà in contatto con Luca Incerti: almeno avrai una persona fidata vicino. Se per questa notte non ti sentirai tranquilla Luca potrà ospitarti. Ho visto che hai avvicinato la mano alla gola. Ti sembra che respiri?

    No, no... Non credo. E' anche molto rigido.

    Fai qualche respiro profondo. C'è qualcuno attorno?

    No la strada è deserta, ma ora sto meglio. Spero arrivino presto i soccorsi.

    I soccorsi non tardarono ad arrivare e anche Luca Incerti fu altrettanto fulmineo. Ebbe modo di giungere sul luogo in tempo per vedere come si presentava la scena e per raccogliere una serie di particolari che sarebbero tornati utili in caso di omicidio.

    Accorse anche Beatriz Vidal invitata da Ivan Berti a prendersi cura della giovane dopo un breve controllo al Centro Sanitario.

    Luca si era trattenuto a lungo con Manuel e suo padre, rassicurandoli che si sarebbe fatto carico di studiare l'accaduto. Avrebbe cercato di ottenere più informazioni possibili sulla persona e sui motivi della morte.

    Spero che la vacanza programmata con la mia compagna non vada a farsi friggere! aveva esclamato Luca Incerti, senza l'ombra di disappunto, quasi accettasse con rassegnazione gli eventi che lo condizionavano. Manuel gli chiese di coinvolgere anche Ciobanian se la situazione si fosse rivelata più complessa di quanto si sperava.

    La mamma ha detto che Nicole si è addormentata tranquilla disse Ivan Berti mentre ritirava i piatti vuoti della cena dalla tavola.

    E' tenace. Altre ragazze sarebbero crollate. Sarà stata la vicinanza di Felder a renderla così forte?

    Manuel sorrise.

    Beh... Ti ho raccontato poche cose su di lui, ma pare che tu abbia afferrato perfettamente che tipo sgradevole fosse commentò assorto.

    Nicole non mi ha ancora raccontato molto della sua vita, che credo sia stata abbastanza dura. Forse Felder non era un tutore del tutto scellerato, ma non era presente. Non c'era quando lei ne aveva bisogno, quando doveva affrontare situazioni difficili, quando aveva paura. Spesso Nicole comincia a raccontare episodi di quando era bambina e si commuove.

    Ho visto in lei una persona molto determinata. D'altronde avere il coraggio e la forza di lasciare ogni cosa e cambiare radicalmente la propria vita non è da tutti. Tanti lo desiderano, ma trasformare un'idea in realtà è possibile solo alle persone straordinarie.

    Ivan parlava con enfasi, osservando il figlio per cogliere le espressioni e capire le sensazioni che provava.

    Credo tu sia orgoglioso di lei. E' una donna speciale.

    Domattina prenderò il primo volo per Torino, pà. Tu quando rientrerai? Mi sembra di capire che qui ne avrai ancora per un po'.

    Tra un paio di giorni sarò a Tucumàn dove la situazione è particolarmente difficile. Credo occorrerà parecchio tempo per portare a termine l'assegnazione degli alloggi e per organizzare il Dipartimento. Forse un mese o più, anche se sono accorsi là da molte parti del mondo i maggiori esperti del settore. Gente che è passata attraverso esperienze molto difficili negli anni successivi della Grande Trasformazione. Sai cosa voglio dire.

    Certamente, pà. Mi farebbe piacere venire con te. Sono esperienze di cui ho sentito solo parlare e viverle direttamente  sarebbe un'occasione unica. Sarebbe come vivere avvenimenti di trent'anni fa, ma il pensiero di quel che è accaduto a Nicole mi assorbe. Passerei le giornate con la mente sempre lontana.

    Non preoccuparti, Manuel. Ti capisco. Vai a riposare se credi di partire domani mattina.

    Pensieri

    La grande finestra dell'ottavo piano dell'alloggio di Ivan Berti si apriva come una pista per il decollo verso il Pacifico. L'ampio salone era illuminato soltanto dal chiarore proveniente dall'esterno. Le luci della città creavano un alone color ruggine.

    Terminata la cena Ivan si sedette in un angolo del salone davanti al computer baluginante e Manuel si sdraiò pesantemente sul divano. La vista era rivolta ad un panorama che gli appariva insolito quanto un quadro surrealista, ma che amava come tutto ciò che apparteneva a quel Paese, a quella Terra. Una memoria atavica emergeva da un luogo nascosto oltre il talamo, dal mesencefalo forse, antica e indeterminata. Si assopì lentamente perdendo i sensi in quell'ipnotico trastullo di pensieri scoordinati e rumori urbani che risalivano dal fondo della strada o da chissà quale altra parte della città. Rumori che lo trascinavano nell'oscurità della notte che avanzava.

    Ivan lo coprì con un vecchio plaid e, piano, con la mano leggera come un velo, gli arruffò la capigliatura sorridendo. Si allontanò e s'immerse nuovamente nel cerchio fantasmagorico degli ologrammi impalpabili del computer.

    Capitolo II

    Shambhala

    Con el fin de garantizar la libertad de expresión a las masas trabajadoras, el ruso Federados República Socialista Soviética suprime toda dependencia de la prensa sobre el capital, y da la vuelta a las personas que trabajan y los más pobres campesinos, todos los medios técnicos y materiales para la publicación de periódicos, folletos, libros, etc, y garantiza su libre circulación en todo el pais

    Per garantire ai lavoratori una vera libertà di riunione, la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, riconoscendo ai cittadini della Repubblica Sovietica il diritto di organizzare liberamente riunioni, comizi, cortei, ecc., mette a disposizione della classe operaia e dei contadini poveri tutti i locali necessari per organizzare riunioni popolari, con mobili, illuminazione e riscaldamento.

    Manuel alzò lo sguardo interrompendo la lettura del piccolo opuscolo che teneva tra le mani. Un logoro e vecchissimo libercolo contenente il testo della Costituzione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa del 1918. Glielo aveva regalato suo padre qualche giorno prima ripescandolo dal fondo di alcuni bauli di una libreria di Arica. Lo aveva cercato apposta sapendo che lui amava la polverosa carta e le edizioni storiche di testi editi nel novecento.

    Il grande aeromobile era ormai giunto alla quota di crociera e viaggiava perfettamente orizzontale con quella particolare sensazione di immobilità che il cielo immenso attorno riesce a trasmettere.

    La disposizione dei posti a sedere erano coppie di sedili comodi e avvolgenti contrapposti. Davanti a sé sedeva un tipo strambo, dall'abbigliamento dimesso e colorato.

    Tossicchiava distraendolo dalla lettura e ogni tanto pareva sporgersi verso il libercolo che teneva in mano in modo, probabilmente, da adocchiare qualche parola o qualche elemento che gli permettesse di capire cosa stesse leggendo.

    Manuel lo squadrò con maggiore attenzione. Era proprio lui: il tipo che aveva visto arrivare di corsa, trafelato, per raggiungere la scaletta e imbarcarsi all'ultimo momento.

    Vedendolo da una certa distanza gli era sembrato più robusto di quel che fosse in realtà, con quel giaccone floscio e sventolante dalle spalle larghe e imbottite. Ora, seduto davanti a lui con una semplice casacca ancor più floscia del giaccone, aveva un aspetto mingherlino, le spalle strette e un viso solcato da profonde rughe dovute più alla magrezza che all'età. Doveva avere, in effetti, non più di una quarantina d'anni.

    Infastidito dall'atteggiamento del tipo Manuel alzò l'usurato opuscolo e ne mostrò la copertina.

    Contento?.

    Il tono col quale aveva pronunciato quella parola era più beffardo di quanto fosse provocatorio e il tipo evidentemente se ne avvide e sorrise. Lo sguardo era quello di una persona perspicace e di certo accorta, almeno quella fu la sua impressione.

    Grazie rispose so di essere curioso al limite dell'importuno, ma è più forte di me. Comunque complimenti, interessante la lettura..

    Avrebbe desiderato rispondere malamente e mandarlo al diavolo, ma per un qualche motivo si frenò. Non avrebbe saputo darne una ragione chiara. Forse era quell'espressione pacifica e vivace che lesse sul suo volto.

    Si fa quel che si può. fu l'unico commento.

    Parla benissimo italiano, ma sembra di origini amerinde seguitò lo strano compagno di viaggio.

    Sono nato e vivo in un territorio libero della penisola italiana. affermò senza aggiungere altri particolari.

    Viaggio di lavoro?.

    No...altre cose..

    Che non mi riguardano aggiunse il tipo. Manuel sorrise.

    Per lei?.

    Diamoci del tu lo esortò la conversazione diventa più semplice. Si, diciamo, un viaggio di lavoro..

    - Diciamo un viaggio di lavoro – ripeté fra sé Manuel. Ma che risposta è? pensò.

    Diciamo ribatté ad alta voce Circostanza critica o routine?.

    Ottima osservazione. disse annuendo lo strambo personaggio.

    "Critica...sì... esitò possiamo definirla critica." concluse, e tirò fuori dalla borsa un sottilissimo portatile che non doveva avere un peso superiore ai 60/70 g.. Un gioiello della tecnica che Manuel aveva visto poche volte e non aveva ancora avuto occasione di utilizzare.

    Osservò qualche istante i gesti che il tipo stava compiendo sullo schermo del gingillo.

    Manuel esordì dopo un paio di minuti di silenzio.

    Bel nome. Proprio un bel nome. Il mio è uno schifo...Armido. Strano, no?.

    - Strano e azzeccato - pensò.

    "Non so perché mi ricorda qualcosa

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