Cultura di Genere : Scenari e percorsi
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Anteprima del libro
Cultura di Genere - Enrica Tedeschi
autori
INTRODUZIONE
di Ines Caloisi
Presidente TIA Formazione Internazionale
La scelta di dedicare un e-book alla cultura di genere è connessa al fatto che l’Ass. TIA ha individuato in questo tema uno dei nuclei centrali per poter avviare e stimolare un processo di cambiamento. Grazie infatti al contributo di esperti, rappresentanti istituzionali, associazioni, da tempo l’Associazione riserva particolare attenzione a questo tema, attraverso convegni, progetti ed una specifica area formativa, convinti che il tema, va visto in una prospettiva globale e soprattutto trasversale.
Coinvolge infatti la società nel suo insieme in una riflessione ampia che tiene conto di più aspetti dal politico all’ economico, dallo spirituale all’ educativo, dallo scientifico al letterario in una prospettiva di integrazione che, se realizzata, rende possibile un processo evolutivo nel rispetto delle differenze, rispetto necessario per restituire il valore alla dignità umana, indipendentemente dalle proprie scelte, cultura, religione o appartenenza sessuale.
L’Unione Europea rappresenta in tal senso una grande opportunità, culture diverse che si confrontano. Lo stare insieme per un progetto comune, come dimostra la Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea, ormai giuridicamente vincolante che si propone di unire i popoli europei da valori di dignità, libertà, uguaglianza, cittadinanza, giustizia, solidarietà. Un passo importante verso l’integrazione.
Perchè un processo di questo tipo possa avere possibilità di realizzazione dovremmo impegnarci fin dalle scuole primarie a promuovere un’istruzione che educhi alla cittadinanza europea nel rispetto della multiculturalità e dell’interculturalità in una prospettiva di rispetto di genere. Sarebbe fondamentale partire dai docenti in un processo di crescita che coinvolga il paese intero.
La società può crescere infatti, cambiare, trasformarsi in forza attiva, propulsiva, solo se si lavora alla base in una prospettiva futura che non soddisfi solo i bisogni primari ma che fornisca quel passo in più che consenta di agire oltre i condizionamenti culturali del proprio paese. In tal senso l’opportunità offerta dall’Unione Europea è una grande occasione di confronto, costruttiva e realistica, una opportunità concreta di crescere come paese e società.
L’impegno, in tal senso, dovrebbe essere globale, dovrebbe richiedere una piena messa in discussione di un sistema, dei ruoli che ne conseguono in uno sforzo volto al cambiamento partendo dal singolo individuo. Cambiare, per un paese, così come per le persone, è impegno, è scelta. Purtroppo la parola stessa cambiamento
sta perdendo di significato, assurgendo da tempo a banale slogan culturale e politico.
La posizione geografica e geopolitica dell’Italia non ha sempre giocato un ruolo positivo, è stato infatti un paese attraversato nella storia da mille culture che non hanno spesso avuto il tempo di integrarsi, è il paese dove sorge il Vaticano che ne ha profondamente condizionato la storia, nei propri valori di base e, purtroppo, anche in questo caso, non sempre positivamente.
Oggi, in un’epoca di profonda crisi...si affaccia un nuovo Papa, Francesco che cambia la storia, inverte la tendenza, sembra invece chiamarci ad un risveglio delle coscienze, un risveglio non religioso ma pienamente spirituale dove le parole delle Sacre scritture
cominciano a ritrovare il loro significato concreto. E in un periodo in cui si attraversa una crisi sociale, culturale e spirituale, l’opportunità di una figura così autorevole è particolarmente importante di fronte ad una perdita di punti di riferimento.
Per tutto questo la sua azione diviene rilevante perchè riesce ad avere impatto concreto sulla mente e sulla coscienza, è esempio, è comportamento di sani principi spirituali che operano direttamente anche nel rispetto di una cultura di genere andando oltre condizionamenti culturali della Chiesa stessa. E’ un passo concreto verso strade in sintonia con lo sviluppo di una cultura di rispetto di genere.
Personalmente infatti, come è facilmente desumibile, ritengo che la cultura di genere equivalga a sviluppare un modo di pensare, agire e guardare all’altro rispettandolo in quanto individuo. La si potrebbe chiamare cultura di generi
consapevole che il momento storico e politico che stiamo vivendo è particolarmente delicato ed è evidente la necessità di uno sforzo volto al cambiamento che faccia emergere quei valori senza i quali una società non potrà sopravvivere a se stessa. E’ nel rispetto dell’altro insito il concetto di parità.
Per questo lo sforzo di ogni cittadino dovrebbe essere quello di sostenere valori profondi anche per perseguirli si rende necessario un grande impegno, imparando a non scegliere sempre la strada che comporta il minimo sforzo. Gli strumenti laici a cui ispirarsi ci sono, a partire dalla nostra Costituzione, la stessa Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la Convenzione dei Diritti dell’Uomo, le fonti del diritto, basterebbe applicarne i contenuti in un’ottica di rispetto dei diritti umani fondamentali. Rimango infatti convinta che il grado di civiltà di un paese è direttamente proporzionale proprio al rispetto che riserva ai diritti umani fondamentali. L’intenzione di voler sviluppare una cultura di genere o di generi ne è un fatto concreto di impatto immediato che consentirebbe di far crescere una società, cambiarla ed averne cura ponendola in una prospettiva europea ed internazionale per renderla al passo con i tempi in un mondo che sta cambiando ed in cui sono cambiati profondamente, strutturalmente i punti di riferimento.
L’Associazione TIA in tal senso osserva e fa una scelta di campo. Ritiene che per promuovere e facilitare un cambiamento sia necessario lavorare ed approfondire alcuni settori formativi in Italia, forte di esperienze europee ed internazionali. Individua tredici aree : dall’imprenditoria alla crescita personale, dall’arte alla leadership, dal giornalismo europeo alla lobbying, dal coaching al mentoring e propone iniziative formative e culturali in linea con un’attualità che ascolta e discute in un vivace dibattito interno grazie alla collaborazione di esperti scelti per ognuna delle tredici aree. Nascono così proposte culturali e formative innovative e attuali, patrocinate anche dalle Istituzioni, ed è qui il nodo centrale, si decide per un’ulteriore scelta di campo, valorizzare un rapporto istituzionale. Le Istituzioni quali punto di riferimento da cui partire per promuovere temi di cambiamento. In questa scelta le Istituzioni dimostrano il loro apprezzamento delle nostre proposte. Tia collabora con Università pubbliche e private ma mantiene una sua integrità, in termini formativi, forte del valore aggiunto europeo che persegue e valorizza. La cultura di genere è un’altra di quelle aree, e al nostro interno stiamo già lavorando per realizzarne un progetto formativo attuale e innovativo di cui questo libro è una anticipazione.
In tal senso infatti, questo testo vuole rappresentare il primo passaggio, una prima riflessione di quanto è stato fatto pensando già a costruire la parte che seguirà, in progetti culturali che valorizzano l’identità femminile ma che guardano all’altro con un approccio costruttivo e non di antagonismo.
Il nostro vuole e vorrà essere un contributo che guarda alla propria storia, si interroga sul presente e si proietta verso il futuro, costruendolo perchè possa generare una società più attenta ai bisogni personali rispondendo ad una necessità di sviluppo e crescita globale più armonica.
Per questo leggere questa raccolta è affascinante, se ne coglie l’entusiasmo e la volontà di dare di ogni autore.
Ringrazio quindi tutti gli esperti e i giovani interessati al tema. Con questa esperienza, ognuno ha contribuito con la propria riflessione a realizzare questo libro che affronta il tema da punti di vista diversi.
Rimango infatti convinta che i veri cambiamenti siano possibili se ognuno di noi mette a disposizione con fiducia una piccola parte della propria competenza e della propria innata saggezza che è la vera forza propulsiva per crescere e cambiare insieme.
AGENZIE DELLA DISCRIMINAZIONE FEMMINILE E DISPARITA’ DI GENERE
di Enrica Tedeschi
Premessa
La discriminazione del genere femminile è una condizione comune a popoli molto diversi tra loro, con costumi, norme, valori, percorsi storici, culturali e socio-economici anche radicalmente opposti. Lo stato di inferiorità delle donne nei confronti del genere maschile è un comun denominatore di tutti i tipi di società che si sono sviluppate sul pianeta terra, dopo il neolitico (Gimbutas 1991). È importante approfondire la conoscenza dei meccanismi di esclusione e marginalizzazione delle donne, dei dispositivi che producono e riproducono le discriminazioni, per combatterle fino al raggiungimento della parità.
Lo studio accurato dei processi che stigmatizzano e impediscono l’armonioso e pieno sviluppo dei talenti, potenzialità, abilità femminili, è pienamente in linea con la filosofia e la cultura dell’Unione Europea, che si è accreditata negli anni come uno dei referenti più innovativi sul tema delle pari opportunità (Balbo 2006; Maniscalco 2011).
Nello spirito della Comunità Europea, Tia si è data come mission quella di diffondere, soprattutto fra i giovani, una nuova consapevolezza e responsabilità riguardo le differenziazioni di genere, assumendosi il compito di analizzare e comprendere a fondo le cause della disparità, ma anche e soprattutto di attivare canali efficaci di diffusione di una nuova mentalità, consona alle sfide sociali e culturali del terzo millennio, ma anche utile a donne e uomini per convivere in modo equilibrato.
Natura e cultura
La presenza della discriminazione nei confronti del genere femminile in culture molto distanti – negli Usa come in Arabia Saudita, in Giappone come in America Latina – ci pone di fronte ad un interrogativo antropologico: l’inferiorità femminile è un universale culturale?
Gli universali culturali sono strutture mentali che indirizzano il comportamento umano – che non è mai istintivo
ma sempre culturale
(Malinowski 1944). Il tabù dell’incesto, per esempio, è comune a tutte le culture. Il suo scopo è garantire l’accoppiamento esogamico, il mescolarsi di DNA diversi, il che preserva la salute psicofisica della comunità.
Le scienze sociali ritengono che – stanti le ovvie differenze biologiche tra femmina e maschio – l’universale culturale sia, non la discriminazione nei confronti delle femmine, ma piuttosto la necessità di assegnare valori e norme che regolino i comportamenti tra i sessi. Alla società è necessario regolare, controllare e riprodurre modelli condivisi di relazione fra i sessi, non predisporre regole che penalizzino solo un polo della relazione (Giddens 2006). L’universale culturale è la regola, non il fatto che la regola favorisca i maschi a discapito delle donne.
E allora perchè la discriminazione è così diffusa e persistente?
Per rispondere a questa domanda occorre fare una riflessione politica
, nel senso che prende in esame la questione dei rapporti di forza fra maschio e femmina nella storia. Il potere, secondo le scienze sociali, è la capacità che consente a un polo della relazione di raggiungere i suoi obiettivi obbligando l’altro all’obbedienza e alla sottomissione. Il concetto sociologico di potere include l’idea dell’imposizione di un dominio di un essere umano sull’altro (Weber 1961, or.:1922). Ovviamente, parte dell’esercizio del dominio consiste nel potere di narrare l’altro secondo i propri interessi e finalità. Chi esercita il dominio si attribuisce anche il potere della parola, della definizione, dell’etichettatura (Goffman 1983, or.:1963). Ecco che, con le parole del maschio, la femmina viene descritta come naturalmente debole, naturalmente emotiva, naturalmente gregaria e incapace di leadership,