Ezekias contro le donne gatto del pianeta Smirt
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Smirt era un pianeta davvero ostico. Non solo per il clima qualcosa più che umido – in effetti era praticamente sott'acqua – ma anche per gli abitanti, la altezzose e poco propense al dialogo donne gatto, affascinanti e pericolosissime. Ma la Confederazione aveva i suoi interessi, e con Smirt bisognava farci i conti. Per questo era stata convocata la squadra di Ezekias, per prendere contatto in modo un po' più ravvicinato con la popolazione locale. Ma Ezekias avrebbe dovuto metterci del suo, molto più di quanto non potesse aspettarsi.
Quella di "scrittore" per Fabrizio Venerandi è una definizione decisamente riduttiva. Forse sarebbe più adatta quella di "esploratore e sperimentatore della comunicazione". Nato e residente a Genova, è sposato e ha tre figli. Blogger, poeta, narratore, videoautore, performer, è anche uno dei maggiori esperti italiani sugli ebook, settore nel quale opera sia come editore (Quintadicopertina) sia come docente in corsi specializzati. Nel 1990 ha creato la prima fiction interattiva multiutente (MUD) su Videotel. Dal 2003 al 2006 ha pubblicato sulla rivista MacWorld una serie di brevi racconti autobiografici, "Io e Ce". Ha pubblicato una decina di volumi, tra i quali il romanzo ipertestuale "Chi ha ucciso David Crane?".
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Anteprima del libro
Ezekias contro le donne gatto del pianeta Smirt - Fabrizio Venerandi
Crane?.
I
Altissimi vipistilli dalle screziature lappaliscenti si scotonano verso l'alto, seguendo le bolle di morbidosi flappacellulari che vanno ad esplodere e a nutrire così le colonie delle cosiddette astici marziane, benché a ben vedere non abbiano nulla a vedere con le astici e non abbiano visto marte neppure in punto pict, ma sono rosse e dure e tanto bastava ai primi terrestri sbarcati sul pianeta che ebbero pure la non felicissima idea di cucinarne una o due nello loro navette di esplorazione, per scoprire che non si trattava di astici extrastellari, bensì di colonie batteriche viventi in materiali minerali che, tolti dall'umido clima smirtiano, acquistavano (i materiali minerari) inaspettate capacità combustibili ed esplosive: per questo da qualche parte sul pianeta c'è un grosso cratere vicino alla lapide in ricordo del vascello esplorativo doppia acca doppia p… (tossisce) ma guardate come si apre dinnanzi ai nostri e ai vostri occhi l'agglomerato vivente di radiosa felicità, è la traduzione del nome, radiosa felicità, nome dalla traduzione approssimativa, visto che espressioni come
radioso sono improbabili qua su smirt e visto che, ad oggi, non si sia mai visto uno smirt in uno stato d'animo vagamente rasembrabile a quello della cara vecchia e sciocca felicità terrestre. Comunque guardate!, osservate! le screaziate aperture nel soffice pappamorcio, da cui sbucano le curiose testoline delle cosiddette donne gatto smirtiane, i musetti da furetto e le sinuose linee del corpo, interrotte soltanto dagli otto rappuntiti cappezzoli piramidali che grande fortuna hanno avuto nella letteratura della scoperta interstellare, tanto che da parecchie parti si era levata voce che quella degli otto capezzoli fosse un mito, una coglionata di esploratori spaziali in astinenza da coito e con le mani spellate dall'usura, e invece potete vedere anche da voi gli otto cappezzoli che fanno bella mostra di se sotto i musetti delle donne gatto anche se – è da precisare– solo quattro degli otto capezzoli hanno funzioni nutritive, due sono apparati di difesa, mentre gli ultimi due hanno funzione escretiva, cosa che i primi terrestri infoiati hanno scoperto a loro spese e disgusto, rispettivamente. Eccola allora la radiosa felicità, ricca dei suoi cunicoli intrecciati, le festose sporotalpe che ondeggiando al lento vento-maroso che, di tanto in tanto, pare crei gorghi ipertrofici stritolando ogni materiale abbia la sorte di trovarsi nell'epicentro, ed ecco anche gli smirt, i bassi panciuti che ci osservano passare, agitando le loro nerborute braccia in segno di atavica maledizione, un gravido ‘morirete occupanti’, che va avanti dai primi anni della liberazione. E noi andiamo spediti verso la colonia, eccola che riluce al di sopra dell'altura, fasciata nella sua semisfera di vetro in poliresina, e con la Grande Frattura che ne fa scempio, mostrando i denti spezzati della suddetta struttura di poliresina, quasi una bocca tesa a mordere questo cielo acquoso e mollo, ci farete l'abitudine. Dietro si intuiscono i fumi scuri dei garganti, il cui cupo ribollire rosso scatarra di tanto in tanto vampate rossastre che fanno poi arrivare ondate d'acqua bollente, ustionante per lo più. Ed eccoli, sotto di noi in questo momento, i fomoni, i grassi e cari fomoni, che scorrazzano per la vallata che si stende tra la colonia e radiosa felicità, liberando i loro acidi scrotali a vaporizzare roccia mineraria, per trarre poi nutrimento per la loro segreta ghiandola pineale, ecco guardateli bene perché sono quelle le bestie, diciamo così, più preziose della congregazione, gli zampaleonti smirtiani, i famosi fomoni, esseri ossei privi di parti deperibili, che si muovono meccanicamente secernendo acido e trasformando minerali in carne, la cosiddetta marcia pietra filosofale, l'anello di congiunzione tra il minerale e l'animale, retti soltanto dall'agglomerato nervoso chiamato volgarmente ghiandola pineale, ricco di feromoni e di radioni, prezioso per gli indigeni per gli effetti afrodisiaci e prezioso ugualmente per la confederazione per i suoi motori interstellari
.
La guida della confederazione fa una pausa ad effetto, sento lo sbuffo nel buzzer che ho infilato come un ago nell'orecchio, ma in realtà è una pausa che gli serve per riposare, parlare così tanto in un pianeta dove si respira acqua è orrendo per chi parla e per chi ascolta, poi spiegherò bene il perché. La vaporicella su cui ci troviamo è una sorta di grossa chiatta che ondeggia a mezz'aria, e se dico ondeggia intendo dire che sto per vomitare l'anima, sempre che sia ancora possibile parlare di anima
e di vomitare
da quando è successa quella cosa orribile, intendo dire, il momento in cui mi hanno infilato dei tubi nel naso e nella bocca e, tenendomi ben fermo per la mia sicurezza, mi hanno affogato di acqua ossigenata, una cosa di zidio cloridato o come lo chiamano. All'inizio ho sentito un simpatico solletticchio al palato, poi, man mano che l'aria nei miei polmoni si trasformava in fottuta anidride carbonica, espiravo e ingollavo quest'acqua nauseante, e boccata dopo boccata capivo che dal naso e dalla bocca sarebbe entrata solo acqua e mi agitavo come un pazzo, e urlavo nel tubo e ogni urlo ingoiavo acqua e ad un certo punto il mio diventava un bere infinito, inspiravo ed espiravo acqua, eppure avevo gli occhi aperti e vedevo i volti sorridenti e la faccia cazzuta di h puntato s puntato harrison con la acca maiuscola che ghignava magenta e