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Il Test Sperimentale
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E-book320 pagine4 ore

Il Test Sperimentale

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Info su questo ebook

A un ingegnere spaziale disoccupato viene assegnato il numero
di matricola A1-022 poco prima di esser gettato negli abissi dello
spaziotempo, in compagnia del suo cane, per mano di scienziati
senza scrupoli intenti a sperimentare il loro nuovo macchinario.
La risalita delle acque del tempo non avviene senza imprevisti né senza cambiamenti importanti di prospettiva. Lungo questa avventura incontra Staceppe, un intelligentissimo Neanderthal, e Sparagna, una giovane Armena in fuga dalle costrizioni dello hieròs gamos, stringendo legami con una serie di personaggi con cui inevitabilmente viene a contatto. Nello sfondo un potente impero andava formandosi per mano di Ciro il Grande, personaggio certamente illuminato ma altrettanto sanguinario. La rocambolesca fuga dai territori in guerra farà dimenticare il dramma della mancanza di lavoro, che viene invece usato come anno zero durante tutta la narrazione. I dialoghi vengono usati come pretesti per toccare argomenti di varia natura, investigazioni filosofiche, biologiche e cosmologiche, ecologia e voli pindarici. Il romanzo si chiude con il tentativo di garantire l’immortalità alle dialettiche interiori di una gioventù, quella cresciuta tra gli anni ‘90 e i 2000, che ha visto la normalizzazione della guerra, della recessione economica e lavorativa, della morte degli idealismi.

Alan D’ Onofrio, nato a Roma nel 1980, è appassionato di fisica e astronomia fin dalla tenera età. Mentre studia ingegneria Aerospaziale, lavora come
consulente informatico, disegna fumetti e scrive storie brevi. Dopo la laurea del 2011 inizia la sua carriera di ingegnere spaziale, e nel 2013 si trasferisce in Olanda per lavorare nell’Agenzia Spaziale Europea, alla guida della campagna di integrazione e test dei satelliti GPS Europei Galileo. Al termine del progetto, rimane stabilmente in ESA nella realizzazione di satelliti scientifici (Solar Orbiter, XRISM, MMX, Roman Space Telescope, PLATO).
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2023
ISBN9788830679207
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    Il Test Sperimentale - Alan D’Onofrio

    piatto.jpg

    Alan D’Onofrio

    Il Test Sperimentale

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7437-0

    I edizione gennaio 2023

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Il Test Sperimentale

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Allo splendore in mio padre,

    in mia madre,

    nel piccolo mondo che gelosamente custodisco.

    Dentro e fuori, sono estasiato dal suo amore

    The single biggest problem in communication is the illusion

    that it has taken place.

    [Il problema più grande della comunicazione è illudersi

    che sia mai avvenuta.]

    G.B. Shaw.

    Antefatto

    I lampi squarciavano il cielo lasciando intravedere maestose, nerissime nuvole cariche di pioggia. Improvvisamente, all’unisono, freddissimi goccioloni ci frustavano il volto a prua, con una forza tale da dover tenere gli occhi semichiusi per riuscire a scorgere l’orizzonte, a guardarci in faccia, con le mani tenute strette saldamente al parapetto in legno.

    Il cane spaventato ma immobile, legato al mio petto con funi robuste, sembrava aver compreso la difficoltà che stavamo attraversando. Io cercavo con lo sguardo Sparagna e Staceppe, e la coppia di commercianti assiri che ci avevano garantito il passaggio su quella bagnarola, immediatamente in balia della tempesta. Le onde altissime si infrangevano lungo il fasciame della nave ingavonata, impennandosi e sciabordando sui nostri corpi, per poi gocciolare copiosamente dentro gli scarponi, rendendoci di fatto, come si dice troppo spesso senza cognizione di causa, zuppi dalla testa ai piedi.

    Ormai la pentecontera era completamente soggiogata, i vogatori dal volto spaventato si aggrappavano come potevano ad ogni sporgenza della fiancata per non cadere in mare, la certezza che ce l’avremmo fatta mi stava velocemente abbandonando, ma non potevo lasciare le cose così com’erano. Il dispositivo era dentro il baule lì dietro, fissato al ponte e fin troppo ben nascosto, ma andava recuperato o sarebbe andato giù insieme con l’imbarcazione, e quando di lì a poco si sarebbe attivato, il mondo per come lo conosciamo avrebbe smesso di esistere. E la colpa sarebbe stata solo mia. Con una mano, consolatorio, andavo ad accarezzare il muso di Freki che, con un guaito interrogativo, alzava il muso verso il mio mento, e mi fissava negli occhi per capire la prossima mossa.

    Prendendo il coltellaccio dalla custodia alla mia destra, guardo con la coda dell’occhio Sparagna che me l’aveva donato, e decido consapevolmente che se anche i miei giorni erano finiti, non potevo lasciare a quei maledetti assassini il potere che quel dispositivo gli avrebbe garantito. Avevo lottato per un mondo migliore tutta la mia vita ed avevo sempre fallito, ma non potevo permettere che andasse a finire così, non alla fine, non per una mia stupida esitazione. Stringo il coltello e muovo i piedi con difficoltà, spinto dal vento su un ponte ondivago, come sulla peggiore delle giostre abusive su cui sia mai salito. Convinto di andare a salvare il mondo, concentrato nel muovere ogni singolo muscolo, sento la preoccupazione dei miei compagni sulla schiena, quando Staceppe urla qualcosa, ma è sottovento, e non riesco a capire nulla.

    Penso di essere pronto ad affrontare tutto quello che avverrà, ma di lì a poco capisco che non ho fatto bene i miei calcoli.

    Mentre vedo avvicinarsi dall’alto la stoffa bagnata della vela che mi precipita addosso, mi sembra di percepire tra i fulmini come un volto maligno che ride, nel contrasto tra luci ed ombre che troneggiava all’orizzonte. Poi sulla mia testa cade il pennone dell’albero di parrocchetto. Che fa malissimo. Più che male, è proprio un forte colpo. Mi sa che svengo. Freki, Sparagna, Staceppe, il mondo intero… devo salvare il mondo intero.

    Capitolo I

    100 milioni di anni prima della disoccupazione

    Questa storia contiene del paranormale, mischiato in parti uguali ad amore e frustrazione. Poesia e buona musica. Citazioni che manderanno al sollucchero la SIAE ma non i più affamati lettori, per cui tu, sì dico proprio a te: scordati la profondità de I fratelli Karamazov o de La metamorfosi. Odori e sapori, che sfortunatamente non potranno raggiungere i tuoi sensi, ma hai capito il senso, in senso lato. Nonostante il preambolo non ti illudere, nulla di cui ho scritto pertiene alla finzione, sfortunatamente. Se sarai fortunato, troverai le giuste chiavi di lettura nascoste qui e lì, sotto una frase o come logica conseguenza di tutto un capitolo. Se no, fa niente, ma godrai solo a metà, per parafrasare pubblicità che hanno avuto più successo degli attori che la interpretavano.

    I fatti di cui parlo avvennero tra il 100.000.000 a.C. ed il 18 luglio 2020, a Roma, verso le 11:30 quando un manipolo di scienziati internazionali, chiusi nel loro laboratorio segretamente finanziato pare dalla Kraft, diedero luogo e data di nascita al viaggio nel tempo.

    È in quella situazione che la matricola A1-022, inconsapevole volontario, appena pochi minuti prima allegramente a spasso col suo cane Freki, firma con leggerezza la classica liberatoria legale in caso di decesso ed intasca felicemente i 100 euro della sperimentazione che lo aiuteranno a pagarsi il wi-fi per i prossimi due mesi, riponendoli nel portafogli dentro la tasca destra dei pantaloni jeans, successivamente riposti con fiducia in un camerino insieme al suo fedele amico a quattro zampe, per quelli che idealmente saranno pochi minuti di esperimento. Similmente a quanto faceva nel suo precedente lavoro in una fabbrica dove costruiva satelliti, viene invitato a seguire tutte quelle procedure che si rendono necessarie per vestire adeguatamente la speciale tuta in kevlar che riportava il suo numero di matricola A1-022, una pesante cinta e un casco blu, che gli sembrava di essere improvvisamente diventato il terzo membro dei Daft Punk. Ballando un po’ a ritmo di get lucky intima a Freki, con tanto di mano autoritaria: «Fermo qui! Torno subito!».

    Poco prosaicamente, dal camerino veniva così scortato sottobraccio in una camera pulita, e sistemato tra due colonne di materiale metallico.

    Lasciato solo, da dietro il vetro vede gli scienziati della Kraft iniziare la procedura di accensione di uno strano macchinario che sembrava uscito da una puntata di Doctor Who. Mentre cresce di tono un suono elettrico che prima era appena percepibile in sottofondo, il soggetto A1-022 viene sorpreso da Freki – non aveva mai troppo regalato l’illusione di conoscere bene il senso del comando fermo qui – che gli salta addosso nel momento esatto in cui il crepitio prende la forma di un anello di elettricità sotto i suoi piedi, catapultandoli istantaneamente, uomo e cane, nel buio tunnel spaziotemporale in cui, esattamente come le cavie precedenti, svaniscono lasciando il tempo presente.

    A1-022, abbracciato forte a Freki, apre lentamente gli occhi poco prima serrati, e realizza con uno stupore mai provato di non poter essere più lontano da quello che era il mondo conosciuto. Il tessuto stesso dello spazio-tempo si era dissolto come fumo di una sigaretta in un vortice in caduta libera, evaporando in un frattale che magicamente, particella per particella, si era commutato in una realtà completamente diversa, un panorama spettacolare: di fronte a loro una vallata di dimensioni strabilianti, a cui si succedevano dolci colline rigogliose che si alzavano sempre di più in lontananza, fino a diventare montagne altissime dalle vette innevate. Dietro di lui, pianure alluvionali brulicanti di vita, contornate da ripidi faraglioni che i volatili lontani chiamavano probabilmente casa. Un mondo primitivo, costellato di mostruosi menhir alti come montagne conficcati nel terreno come fossero canne di bambù, alte come i ripetitori dei telefonini ma tozzi come Bud Spencer, stagliati di fronte ad un incredulo A1-022, senza parole, esattamente come il suo cane.

    Ogni cosa visibile era soverchiata da una vegetazione lussureggiante, capace di ridefinire il significato di folto, altro che folta, più folta dei capelli di Jason Momoa, che ricopriva ogni sperone e protuberanza. Un cielo terso attraversato in ogni direzione da centinaia o migliaia di uccelli, grossi come Boeing 747, che emettevano urla così sataniche da ricordargli quasi quei suoi amici di borgata, sempre ad imprecare verso l’oste per la rapida dipartita dell’ennesima brocca di vino, nella loro serata migliore.

    I magici suoni della chitarra di David Gilmour in Echoes, storica suite dei Pink Floyd, quei tre minuti di intro che aprono la strada alla più lunga scarica di endorfine naturali che un essere umano possa provare, si facevano largo nella testa obnubilata di A1-022, il quale immobile, a bocca aperta dentro il suo casco, restava a guardare quel cielo che a nessun altro uomo era mai stato svelato.

    [da Echoes, Pink Floyd Live in Pompei, 1971]

    Overhead the albatross

    Hangs motionless upon the air

    And deep beneath the rolling waves

    In labyrinths of coral caves

    The echo of a distant time

    Comes willowing across the sand

    And everything is green and submarine

    [Sopra le nostre teste l’albatros

    resta sospeso immobile nell’aria

    E negli abissi sotto le onde

    In labirinti di caverne coralline

    L’eco di un tempo lontano

    Ci raggiunge tremolante attraverso la sabbia

    E tutto è verde e sommerso dall’acqua.]

    Con questa musica in corpo, A1-022 tentava di rassicurare Freki, accarezzandolo, soprattutto per distrarlo dalla visione delle fiere di fronte ai suoi occhi: Dinosauri enormi, lunghi come case popolari, pascolavano gli altissimi fusti di conifere, sbriciolando tra le mascelle delle fronde che precipitavano sopra la testa di dinosauri sempre enormi, ma un po’ più piccoli, che a loro volta mangiavano in testa a dinosauri di dimensioni più contenute, e così via fino a scorgere dinosauri grossi come caccolette, che si azzuffavano tra loro, sgomitando per spazzolare quei pochi rimasugli che questa forma di capitalismo primordiale gli aveva assegnato.

    A1-022 era un appassionato di dinosauri sin dalla tenera infanzia, ed avrebbe provato un’emozione indescrivibile se non per il piccolo particolare che, poco più in là rispetto a dove si trovavano loro due, l’orrore prendeva il sopravvento: un tappeto di uomini vestiti nella sua stessa tuta spaziale, sparpagliati tutto intorno, avevano assunto, nella morte, delle pose innaturali. Chi sdraiato a quattro di bastoni a faccia in giù, chi raggomitolato in posizione fetale, chi completamente dinoccolato, mentre dei piccoli velociraptor banchettavano disarticolandone i corpi e staccandone brandelli di carne putrefatta. Scena resa ancor più orrifica quando notava che dietro al casco non era visibile un volto, ma un Pollock¹ di sangue e pezzi di cranio. Orribile la fine di questi ragazzi, facile pensare che non valeva la pena, per 100 euro.

    «Sperimentazione per la regressione temporale? Ma siamo pazzi?» bofonchiava A1-022 «Questi scienziati sono dei maledetti assassini! Mi hanno mandato a morire nella preistoria, come questi sfortunati qui di fronte…».

    Freki, sebbene fosse un animale e non avesse in dono l’espressività propria degli umani, sembrava guardarlo con uno sguardo tra lo scosso ed il preoccupato, emettendo gorgoglii in grado di esprimere chiaramente perplessità.

    «Ok, hai ragione, ora non è il momento di incazzarci, stiamo calmi e ragioniamo. Ci hanno usati come topi, ma per qualche motivo ce l’abbiamo fatta, siamo vivi, e questa è già una bella botta di c… Sembra che siamo i primi viaggiatori del tempo… a sopravvivere al viaggio nel tempo, caro Freki. Ma di negativo c’è che siamo intrappolati nell’epoca dei dinosauri, quindi ben prima di quei famosi 60 milioni di anni fa in cui si sono estinti a causa dell’asteroide di Chicxulub. Non solo non potremo raccontare niente a nessuno, ma non abbiamo veramente nessun umano con cui parlare, visto che i primi ominidi si svilupperanno tra almeno altri 56 milioni di anni²… Non ci rimane che sederci qui Freki, ecco siedi, fai il bravo. Tocca pensare a come sfamarci e come costruirci una vita senza internet, senza giochi, libri, senza cibo per cani. Tutto perché non avevo i soldi per pagare le bollette…».

    I due figuri, avulsi dal contesto, si accomodavano così in terra, visibilmente scossi.

    Strangers passing in the street

    By chance, two separate glances meet

    And I am you and what I see is me

    And do I take you by the hand

    And lead you through the land

    And help me understand the best I can?

    [Sconosciuti che passano per strada

    Per caso due sguardi separati si incontrano

    E io sono te e ciò che vedo sono io

    E ti prendo per mano

    E ti guido attraverso la terra

    E aiutami a capire

    Il meglio che posso]

    Mentre le parole dei Pink Floyd si facevano orchestra nella testa di A1-022, i suoni della melodia si confondevano con quelli delle creature preistoriche, l’emozione lasciava spazio alla riflessione.

    «Com’è, come non è, che siamo arrivati qui sani e salvi, bisogna che ce ne facciamo una ragione, perché inutile che mi arrabatto, non ho le competenze per capire cosa cappero è successo. Se il nostro destino fosse stato quello di qualunque altro, saremmo stati lì, su quella pila di reietti, l’ennesimo corpo putrefatto che sparge i suoi batteri… moderni… in un mondo dove la fauna non ha le minime resistenze immunitarie sufficienti a combattere le infezioni umane… un po’ come accadde agli Inca con l’arrivo degli europei» ragionava A1-022, riprendendo timidamente a muoversi in quel mondo alieno.

    «E se qualcuna di queste creature, entrate in contatto col moderno microbiota umano³, stesse soffrendo di una letale indigestione, la quale non sarebbe mai avvenuta senza l’invenzione del viaggio nel tempo? E se tra questi saprofagi ci fossero finanche quegli antenati dei primati, che in questo periodo storico hanno la dimensione di topolini⁴ di campagna e si nutrono degli avanzi degli avanzi? Se questi dovessero contrarre una infezione letale l’effetto potrebbe esser catastrofico, cancellando la nascita stessa dell’umanità, un vero paradosso spaziotemporale, enormemente più grave del famoso ‘paradosso del nonno’⁵…».

    C’era poco da fare, gli scienziati della Kraft avevano fatto un bel casino, giocando senza criterio a deviare il flusso spaziotemporale. Così, un preoccupatissimo A1-022, si metteva sulle tracce di eventuali indizi che potevano portare ad una operazione di contenimento dei danni. D’altra parte, qualunque nerd appassionato di fantascienza sa che ogni volta che si cambia il passato, qualcosa di sconvolgente potrebbe rivoluzionare completamente il futuro dell’intero pianeta, forse dell’universo. Una specie di butterfly-effect nello spazio e nel tempo, un disastro senza pari.

    «Quindi è presto detto: io che nemmeno riesco a pagare le bollette dell’immondizia mi sto caricando il compito di scongiurare la fine dell’essere umano… ed al contempo trovare un modo per ritornare a casa… Freki mi dovrai aiutare quindi occhio a non cacciarti nei guai… Siamo messi malaccio, mi sto raccomandando al cane. Mai in tutte le volte che mi sono offerto come cavia mi sono cacciato in un casino del genere… il mio sogno di vivere una tranquilla normalità, di spendere i miei giorni pacificamente sul divano, o a discutere inutilmente con colleghi ed amici di salario, di assunzioni, del nuovo governo…» diceva sfogandosi con Freki che a tratti seguiva diligentemente annusando sospettoso l’aria priva di inquinamento, a tratti orinava su una pianta, ed infine gli si accovacciava accanto quando A1-022 si sedeva nuovamente, sconsolato, su un tronco divelto, sentendo quella musica che era solo dentro di lui, e che gli dava conforto come fosse l’ultima flebile connessione con la sua realtà.

    …And no one sings me lullabies

    And no one makes me close my eyes

    So I throw the windows wide

    And call to you across the sky

    […E nessuno mi canta ninna nanne

    E nessuno viene a farmi chiudere gli occhi

    Quindi spalanco le finestre

    E chiamo il tuo nome alto nel cielo.]

    Un agitatissimo A1-022, toltosi il casco, premeva le tempie per stimolare la riflessione: «Secondo Schrödinger, anche il semplice atto di osservare un fenomeno è in grado di far collassare la funzione d’onda che descrive la materia, come nel famoso esperimento mentale del gatto⁶… Ogni esperienza io vivrò in questo… passato, ha la capacità di influire nella mia mente, porta con se la forza di un cambiamento fisico e psicologico… un po’ come quando in seguito al raggiungimento di un contratto a tempo indeterminato si inizia a sentire una vaga distanza mentale dalle masse di disperati che vivono quotidianamente la precarietà lavorativa, quando dal nulla si insinua il pensiero che se gli altri non hanno raggiunto i tuoi stessi traguardi, in fondo in fondo è colpa loro… è la trappola della decoerenza quantistica che agisce in due direzioni: la storia nella quale mi trovo immerso ha il potere di cambiare me, ed allo stesso modo posso essere io a causare un cambiamento della storia che conosco ⁷. Ho un carico di informazioni dal futuro che mi donano un potere inutile su questa realtà…»

    Dalla jungla ogni sorta di suono si mescolava: insetti che stridulano in tutte le frequenze udibili, con circa gli stessi decibel di un jet che infrange la barriera del suono. Improvvise grida simili a quelli di scimmia, sibili, rami che si spezzano sotto pesi considerevoli. La preoccupazione per i suoni appena sentiti interrompeva il flusso dei pensieri di A1-022, ma si dissipava leggermente quando vedeva i dinosauri ancora lì, lontani, intenti a banchettare sulle povere cavie, e che per qualche strano astigmatismo non li avevano notati ancora.

    ¹ Jackson Pollock, pittore statunitense rappresentante dell’espressionismo astratto, morto prematuramente a causa di un incidente stradale, mentre guidava in stato di ebbrezza. Il modo di dire deriva dallo stile particolare delle sue opere, in particolare dalla Numero 5. In questo contesto, nello slang giovanile, per chi è stato giovane negli anni 90, veniva usato per parafrasare qualunque situazione definibile Splatter.

    ² Secondo i primatologi, l’essere umano si separa evolutivamente dalla scimmia antropomorfa -quel processo chiamato antropogenesi- intorno ai 4 milioni di anni fa. Per approfondimenti: Dawkins R., Il racconto dell’antenato. La grande storia dell’evoluzione. Mondadori, Milano 2006; Manzi, G. Il grande racconto dell’evoluzione umana. Il Mulino, Bologna 2018.

    ³ Microbiota è il nome usato per definire l’insieme dei milioni di specie diverse di flora batterica contenuta nell’intestino umano, con cui conviviamo in maniera simbiontica per digerire alimenti. Questi decompongono alcuni cibi aumentandone la digeribilità, ma presi singolarmente possono essere pericolosi e financo mortali. Per approfondimenti: Anderson S.C., The Psychobiotic Revolution, National Geographic, 2017.

    ⁴ Durante il Cretacico Superiore, detto anche Cenomaniano, secondo alcune ricerche (come Placental mammal diversification and the Cretaceous–Tertiary boundary di M. Springer et al, PNAS February 4, 2003) si identifica questo periodo come quello in cui l’ordine dei protoroditori/supraprimati si separa da quello di altri mammiferi come tigri, elefanti e pipistrelli. È anche il periodo in cui in cielo nasce, a circa 400 anni luce dal nostro sistema solare, il più giovane ammasso stellare chiamato delle Pleiadi, nella costellazione del Toro. Fonte dal catalogo Messier: messier.seds.org.

    ⁵ Per paradosso del nonno si intende la famosa situazione resa nota nel film Ritorno al futuro, secondo cui un viaggiatore del tempo, venuto a contatto con un suo avo, potrebbe agire in modo tale da precludere la sua stessa esistenza, ad esempio uccidendo uno dei suoi nonni. In questo modo egli non sarebbe potuto nascere nel futuro, e di conseguenza non potrebbe aver viaggiato nel tempo e nemmeno uccidere il suo sfortunato antenato. Il paradosso è risolto se il tempo viene considerato come un nastro di Moebius, nel quale 2 diverse realtà, o timeline, coesistono: in arrivo dalla prima timeline, il viaggiatore ha ucciso il nonno, dando luogo alla nascita di una seconda timeline, dove il viaggiatore è presente ma non nascerà mai. Questo paradosso fu per la prima volta introdotto da Renè Barjavel, nel suo libro Il viaggiatore imprudente, del 1943.

    ⁶ Il gatto di Schrödinger, nel setup sperimentale proposto, è un esperimento mentale che dimostra come la realtà, in condizioni di assenza di osservazione, è data dalla sovrapposizione perfetta di tutte le condizioni possibili. Il paradosso nasce nel fatto che il gatto non può essere contemporaneamente vivo e morto, se non considerandone una media nel tempo. Eppure il principio di sovrapposizione qui incriminato è perfettamente funzionante nella spiegazione delle misurazioni delle interferenze tra particelle. Nel caso del gatto, l’osservazione determina lo stato del sistema fisico nel quale il povero micio si trova, il sistema diviene entangled, interconnesso con l’ambiente circostante, facendo sì che la coerenza delle funzioni d’onda che lo costituiscono precipitino in uno stato ben definito (o vivo o morto). Questa operazione sembra la base sulla quale l’entropia del sistema va a crescere, dando un verso, di fatto, alla freccia del tempo. La domanda perversa che nasce spontanea è: cosa accade invertendo il tempo? Si torna indietro nella storia, o più semplicemente si inverte la freccia entropica? Io propenderei per la seconda opzione, ma se fosse così questo libro non sarebbe mai nato.

    ⁷ Il protagonista non ha capito molto, in realtà la teoria della decoerenza quantistica, o desincronizzazione della funzione d’onda, afferma che l’interazione irreversibile (in senso termodinamico) fra i sistemi quantistici e l’ambiente esterno determina la perdita della coerenza della funzione d’onda. (Wikiquote)

    Capitolo II

    Dialoghi volgari

    In quello che segue, le imprecazioni verranno sostituite da forme di comunicazione ovine e caprine, trascrivibili

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