Figlia del mare, una scelta di vita
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Anteprima del libro
Figlia del mare, una scelta di vita - Maria Pizzuoli
MARIA PIZZUOLI
FIGLIA DEL MARE
UNA SCELTA DI VITA
GDS
Copyright Editrice GDS
Via Matteotti 23
20069 Vaprio D'Adda-Mi
www.bookstoregds.com
www.editoriunitigds.it
www.gdsedizioni.it
Figlia del mare, una scelta di vita
Maria Pizzuoli
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
CAPITOLO I
Marina si svegliò, come al solito, alle cinque. Era appena giorno, qualche stella indugiava ancora impallidendo, era il momento magico.
La città dormiva, il traffico era scarso, il silenzio quasi assoluto e in quel silenzio Marina si sentiva padrona del mondo. Era così ogni mattina da quando, finito l’esame di maturità, nessun impegno riempiva le sue giornate. Avrebbe pensato in seguito, con comodo, a cosa fare, non aveva fretta. Ora poteva godersi ogni spettacolo della natura, assolutamente gratuito ed unico e per questo piacevole e affascinante.
Dalla finestra aperta l’aria fresca del mattino riempiva i suoi polmoni, mentre scrutava il primo nascere del sole e l’incanto della luce che prorompeva sulla terra regalandole i colori. Ogni giorno contava le varietà dei colori del cielo, ed erano sempre diversi di numero e di tonalità. A volte le sfumature si moltiplicavano e si mescolavano, altre volte il colore si intensificava senza cambiare tonalità. Uno spettacolo che riempiva Marina di meraviglia e di gioia.
Nessuno conosceva questo suo godimento, lei non ne fece cenno mai ai suoi familiari, teneva per sé le sue scoperte e i suoi godimenti, convinta che gli altri non li avrebbero compresi. Gianni, suo fratello, in particolare,l’avrebbe canzonata per un intero mese, mentre Clara, sua sorella maggiore, sempre così controllata e sobria, avrebbe esclamato soltanto:
-Tipico, tipico, come sempre!
Solo Paolo, suo padre, avrebbe sorriso bonariamente e Giulia, sua madre, sarebbe scoppiata in una delle sue risate argentine che avrebbero svegliato i vicini di casa. Meglio tacere, tanto lei era la più piccola, la strampalata, quella sempre in movimento, incapace di fermarsi, come il mare.
Al mare, infatti, Marina era venuta al mondo, sulla spiaggia della Versilia, tra la gente, in piena stagione estiva, dove sua madre era voluta andare col pancione del nono mese, incurante dei consigli di nonna Teresa che le strillava dietro:
-Dove vai, pazza d’una ragazza, la bambina potrebbe nascere da un momento all’altro!
Ma lei aveva risposto con la sua solita risata:
-Partorirò in spiaggia, in riva al mare, tra la gente, non sarebbe meraviglioso? Meraviglioso e originale! E la bimba la chiamerei Marina.
Nonna Teresa la minacciò con il gesto delle mani, ma lei uscì ridendo.
Due giorni dopo il suo arrivo all’albergo, le si ruppero le acque, mentre prendeva il sole sulla spiaggia. La gente accorse, chiamò il marito, qualcuno chiamò l’ambulanza, ma quando arrivò la bambina era già nata.
All’ospedale più vicino, dove mamma e neonata furono trasportate d’urgenza, c’era un andirivieni di gente che voleva vedere la bambina nata al mare, chiamata Marina, figlia del mare, figlia della natura.
Il mare e la natura tutta l’attirarono sempre fin dall’infanzia, rifiutava le bambole, giocava con i fiori, s’adornava di conchiglie, seguiva le poche farfalle dei giardini, non si fermava mai.
Maneggiare la terra, impastarla, mescolarla era un altro dei suoi divertimenti,
poi si guardava le mani impiastricciate e correva a farsele ammirare da sua madre che la sgridava dicendo:
-Sei proprio una bambina sporca! Vieni a lavarti!
Ma lei era già fuggita, chissà dove…
Quando pioveva per Marina era una festa: correva sotto la pioggia e infilava i piedi nudi nelle pozzanghere lasciando le scarpe da qualche parte e schizzando acqua dappertutto.
Tornava a casa fradicia e gocciolante, bagnando pavimenti e tappeti, mentre sua madre la inseguiva urlandole di andare in bagno se non voleva ammalarsi, ma Marina non aveva mai un raffreddore, era ridente e sana come un pesce.
-Selvaggia!-brontolava sua madre- è una vera selvaggia.
-Lascia che si diverta-diceva suo padre
-Quando andrà all’asilo cambierà- assicurava nonna Teresa.
-Speriamo!-sospirava sua madre.
Marina passava la maggior parte del suo tempo arrampicata sugli alberi del giardino da dove scopriva tante cose nuove e segrete: le lunghe file di formiche che uscivano dal formicaio sotto il ciliegio e non sospettavano di trovarsi di fronte le lucertole, pronte a mangiarsele. Solo poche formiche sfuggivano all’assalto e tornavano al formicaio.
Marina non sapeva se parteggiare per le formiche o per le lucertole: erano entrambe brave e abili nel combattimento.
-Cosa fa mai quella matta sopra gli alberi?-si chiedeva Gianni tornando dalla partita di calcio disputata nel campetto della parrocchia, perché non gioca con le bambole come tutte le bambine? Quando Martina lasciò l’asilo per entrare nella scuola elementare, non riusciva a stare seduta per molto tempo, si alzava, andava in giro per l’aula o si fermava dietro i vetri delle finestre a guardare il prato attorno alla scuola, ma là non c’era niente da scoprire, c’era solo un po’ d’erba un po’ verde, un po’ gialla. Poteva sfogarsi in palestra a correre all’impazzata, ma ci si andava solo due volte la settimana. Troppo poco.
Cominciò a convincersi che la scuola fosse una prigione, ma, quando l’insegnante leggeva poesie o parlava di piante, di animali, del mare o dei monti, nessuno era più attento di lei. Beveva le parole e le conservava nella memoria e le ripeteva dentro di sé per non dimenticarle. Capì che per sapere di più e per conoscere di più era necessario imparare a leggere, allora impegnò tutta se stessa.. Si esercitava anche a casa cercando tra i libri della biblioteca di suo padre. Se ne accorse sua madre e, tutta orgogliosa ,disse al marito:
-Questa bambina ama la cultura, ha voglia di imparare. Sarà matta, ma farà strada!
-Non hai sempre detto che è selvaggia e sporca?- rise il marito.
-Cose passate, cose passate…mormorò e già sognava che la figlia diventasse grande scienziata o famosa scrittrice.
Quando Martina compì dieci anni, suo padre le regalò un telescopio. D’estate, padre e figlia salivano sul terrazzo e puntavano il telescopio sul cielo e Marina scoprì un’altra faccia della natura: il mondo degli astri, innumerevoli mondi sconosciuti in gran parte, ma dal fascino misterioso.
Le favole raccontavano