Corpora mundi
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C’è un legame tra Antonio e quel luogo. Secoli fa, il piccolo paradiso atlantico fu sconvolto da eruzioni inarrestabili. Dalla terra emerse el Diablo, spirito distruttore fatto di magma. Con la sua lava segnò in modo irreversibile l’isola, regalandole un panorama incredibile, tanto aspro quanto carico di fascino.
Lanzarote appare dunque a Antonio come la realizzazione fisica del proprio intimo, perennemente attraversato da passioni di bruciante carnalità, teso alla ricerca della verità ultima dell’uomo e della natura. Innervato dalla concezione materialista di Lucrezio, per lui è la corporeità a costituire il vero cardine della vita, il solo faro che guida il suo agire nel mondo e il suo relazionarsi con gli altri. Arriva a compenetrarsi con il paesaggio che ha attorno, scatenando una sensualità esasperata che travalica i limiti convenzionalmente accettati.
Ma quando ci si spinge sempre più verso un estremo, ci si espone a conseguenze imponderabili. Oltre l’atomismo, c’è il moltiplicarsi della realtà possibile, e ciò che percepiamo come dato certo può arrivare a sfaldarsi in un indistinto probabile.
Opera intensa e coraggiosa, che si distacca via via dallo schema della fiction per conquistare nuovi spazi poetici di potente simbolismo.
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Anteprima del libro
Corpora mundi - Gaetano Cinque
483-484.
1
Charco del Palo
Cos’è un corpo?
Quante volte con la parola corpo pensiamo di riferirci soltanto a quello umano, dimenticando che il corpo appartiene non solo al mondo organico, quello degli animali e vegetali, ma, come ben ci spiega Lucrezio nel suo De rerum natura, anche a quello inorganico.
Il corpo è la sostanza dell’essere, il corpo alimenta ogni forma di vita, il corpo sostiene l’intero universo.
Non c’è corpo che non abbia una sua dignità. Ogni corpo è vita, ogni corpo fa parte della storia del nostro mondo.
Il corpo sono le stelle e i pianeti, il corpo è il cielo e la terra, il corpo è l’oceano con le sue immense distese d’acqua.
Il corpo sono i vulcani e i ghiacciai, il corpo è la cima alta di una montagna da scalare, è il desiderio di bellezza in una notte di luna piena.
Il corpo è il sole e la luce, il vento e la pioggia.
Il corpo sono le nubi e l’aereo che decolla e va oltre il limite dell’oscurità della notte incipiente, il corpo è il fiume che esonda e invade terre coltivate, il corpo è la vite e i suoi grappoli d’uva, il corpo sono gli alberi che si piegano sotto gli uragani e i ponti che crollano nella piena.
I corpi sono i nostri sogni, i desideri e le speranze, i corpi sono quelli dei nostri figli che non ci lasciano dormire sonni tranquilli fino a quando non varcano finalmente la soglia di casa sul far dell’alba.
Quando abbiamo preso possesso dell’appartamento, alle due del mattino, il signor Ferdinando mi ha indicato dal terrazzo una linea nera in lontananza, che fremeva agitata da una bolla di vento impetuoso.
Davanti a noi c’è l’oceano. Appena farà giorno lo potrà vedere e ne resterà sicuramente affascinato. Ora definiamo gli ultimi aspetti del contratto.
Il signor Ferdinando parla bene l’italiano, semplicemente perché viene dall’Italia. Mentre nel cuore della notte ci apriva la casa e ci forniva i primi dettagli per il nostro soggiorno a Lanzarote, ci ha raccontato in breve la sua storia.
Ho abbandonato moglie e figli e ho scelto quest’isola incantata per una nuova vita. Ho detto basta a Milano, alla mia banca, alla routine di una vita insopportabile. Mia moglie, insegnante elementare, mi tradiva con il suo direttore didattico; io non ho sopportato l’ipocrisia, ma soltanto quella, non il resto. Ora qui ho un’altra vita. Ogni tanto sento i miei due figli, come stanno e come va con la loro mamma, ma di altro in Italia non mi interesso. La vostra vacanza qui a Charco del Palo sarà un incanto. Lasciatevi andare alla natura dei sensi e del piacere visivo. Per qualunque esigenza potete contattarmi. Questo è il mio biglietto da visita. Per tutta la vostra permanenza, se non c’è necessità, io non mi farò più vedere; verrò a ritirare le chiavi solo al momento della vostra partenza, fra due mesi.
Dopo averci illustrato per bene l’organizzazione della casa, il signor Ferdinando è andato subito via, lasciando dietro di sé una scia di malinconia, di quella che inevitabilmente alcune scelte decisive nella vita provocano.
Clara e io ci siamo guardati un po’ angosciati: ci stavamo immedesimando nella storia del signor Ferdinando. Per evitare che si aprisse tra noi una sequenza di riflessioni insidiose, ho preferito subito suggerire: Basta così, mia cara. Siamo molto stanchi. Vai a dormire. A breve mi verrò a distendere accanto a te. Ne parleremo domani del signor Ferdinando e della sua strana vicenda
.
Antonio, perché vuoi ignorare una storia che ci dà uno spunto in linea con ciò che viviamo in prima persona? Non mi pare giusto rinviare a domattina. Fra poco ci sarà l’alba delle Canarie, restiamo svegli ad attenderla e parliamo. L’esempio del signor Ferdinando ci può essere di grande aiuto.
È così Clara: precipitosa e testarda. Solo perché il signor Ferdinando ha raccontato di tradimenti e di decisioni forti, le viene da tirare subito in ballo la nostra vicenda.
Ma io non voglio affrontare la questione ora, mi sembra di esporci sul ciglio di un precipizio: No, mia cara. Ascoltami. È stato un volo pesante: il ritardo, e la solitudine per via dei posti divisi…
Non direi proprio, per quanto ti riguarda,
mi interrompe Clara. E la ragazza di colore che ti era seduta accanto? Non hai fatto altro che chiacchierare con lei. Di me non ti sei per niente preoccupato. Non voglio insinuare niente, ma quel braccio sempre sollevato dietro la sua testa?
Ti prego, Clara, lasciamo perdere. Questa tua gelosia è insopportabile. E anche se fosse che ne ho approfittato per un breve corteggiamento, che male c’è?
Clara si agita. Ora non sopporta le mie obiezioni. La devo smettere. La conosco, e non posso sempre colpire laddove so che ha forti debolezze.
Ti prego, amore, vai a dormire, ne riparleremo domani. Se vuoi ti dirò anche di quella ragazza.
Clara vorrebbe non arrendersi, poi alla fine cede: È sempre così. Ogni volta che ci sarebbe l’occasione per affrontare un argomento importante, tu trovi una ragione per chiudere la discussione. Ma non è così che devono andare le cose. Domani parleremo di tua moglie e del senso di questo viaggio, che di fatto mi hai costretto ad affrontare
.
Ora sono io ad alterarmi: Accidenti, Clara, così mi fai imbestialire. Perché dici che ti ho costretto io a questo viaggio? Lo sai che non è vero!
Clara non replica. Mi dice soltanto: Vado a spogliarmi, mi faccio una doccia e ti aspetto a letto. Per lo meno tra le lenzuola c’è intesa
.
Sistemo in qualche modo le valigie, ho fretta, perché voglio posizionarmi in una parte del corridoio da dove possa intravedere il bel corpo di Clara sotto la doccia. Amore, lascia la porta del bagno aperta,
le grido.
Come al solito vuoi spiarmi. Che cosa trovi nel mio corpo di così interessante, che però non ti impedisce di guardare i corpi di altre donne?
Non mi va di rispondere. Nel momento in cui sento l’acqua della doccia fluire, mi affaccio oltre la soglia. Mi piace ammirare le linee sinuose del corpo di Clara che sembrano sciogliersi nel vapore denso dell’acqua calda.
Lei, sentendosi osservata, si lascia andare a movimenti lenti e seducenti.
L’eccitazione ci prende. Quando esce dal vano doccia, io entro nel bagno liberandomi velocemente dei miei vestiti. I nostri corpi avvinghiati in un abbraccio spasmodico si abbandonano contorti sul pavimento bagnato.
Clara è nel letto a dormire, io sono qui sul terrazzo a osservare un cielo terso, reso luminoso da una stellata spettacolare.
A Charco del Palo c’è un silenzio surreale.
So che in fondo a quell’intensità notturna dovrebbe agitarsi con onde instancabili e schiumose l’oceano.
L’oceano si fa sentire sempre. Eppure in questo momento anche lui tace.
Questa immobilità sonora e visiva mi crea una strana suggestione: il mio corpo, ancora scosso dall’eros travolgente da poco esploso in un orgasmo senza respiro, è l’unica realtà percepibile.
Godo sempre con Clara, quando ci lasciamo andare ai nostri amplessi. Ma questa volta è stato diverso.
Credo sia stato il viaggio in aereo a procurarmi una forte accelerazione dei sensi. Non aveva torto Clara a sospettare di mie attenzioni per la ragazza di colore accanto alla quale ero seduto.
Sì, devo confessarlo. Mi sono lasciato andare a una forte eccitazione erotica un po’ insolita, vista la circostanza di un volo di quattro ore. Lontano da Clara per un banale errore informatico, ho ritenuto di concedermi una breve parentesi di evasione erotica.
Prima è stato un contatto casuale, poi ci ho provato intenzionalmente; allora mi sono reso conto che il viaggio poteva risultare particolarmente stimolante.
Con la scusa di farsi sistemare la cintura di sicurezza, la ragazza sconosciuta, dal volto dolce e sensuale, mi ha permesso che le carezzassi le cosce di sotto una corta gonna strettissima.
Non con morbide labbra vaginali le mie dita sono venute a contatto, ma con un impetuoso organo maschile in crescita di eccitazione.
Non sorprenderti, amico mio,
mi ha subito avvertito con voce suadente la mia sconosciuta compagna di viaggio, non sempre troviamo ciò che ci aspettiamo. A volte però queste dissonanze cognitive possono apparire più eccitanti di quanto pensiamo. Sono tutta tua per queste poche ore di volo. Io non saprò mai il tuo nome, né tu il mio. Non ci scambieremo numeri di cellulari, non ci racconteremo nulla delle nostre vite quotidiane e private. Lasciamoci andare ai nostri desideri. Il corpo è una grande meraviglia, soprattutto quando si manifesta nei suoi aspetti più particolari.
Sono rimasto pietrificato!
Mai mi sarei aspettato questo risvolto in un’avventura piccante. Mi trovavo accanto a un uomo, e non a una donna: stavo corteggiando un uomo e non una donna.
Dov’era finita la mia seducente fanciulla dagli occhi ammalianti e dalle labbra succose? Quella pelle così morbida…
Avrei voluto immediatamente tornare da Clara. Avrei voluto protestare per l’errore informatico, che mi ha allontanato da lei.
Ma quale avventura erotica mi sognavo di intraprendere, quale parentesi di effimero piacere? Era imbarazzante ora stare seduto accanto a una persona che avevo cominciato a corteggiare ma che avevo scoperto non essere una donna!
Come ne sarei venuto fuori?
È sempre così, amico mio,
mi ha detto sottovoce il mio o la mia vicina di poltroncina. L’aereo ormai era decollato, ho visto distante da me lo sguardo di Clara, che, seppure a fatica, non smetteva un secondo di fissarmi. Non potevo dare in escandescenze: sono stato zitto e ho ascoltato.
Io non ti ho ingannato, io sono donna. Tu sei stato attratto da me come donna. Lo scherzo della natura è stato quello di fornire il mio corpo di genitali maschili. Ma dovevano essere femminili, vagina, piccole e grandi labbra, peluria seducente. Dimmi, cos’è che mi rende diversa da una donna? La presenza di un pene? Ma se per me è lì il piacere, come tra le labbra di una femminea vagina, cosa cambia? Non dobbiamo mica mettere al mondo un bambino tu e io! L’importante è che mi hai riconosciuta come femmina, e che da me tu sia stato sedotto. Per cui vai avanti come avevi intenzione di fare. Dammi piacere non attraverso la vagina, ma grazie al mio pene. Saprò ripagarti come donna d’amore seducente e folle!
Ero frastornato, perché il suo ragionamento non faceva una piega. E d’altronde, io avevo sempre sostenuto che il corpo ha una dimensione totalizzante, a prescindere dai singoli elementi di dettaglio.
Pertanto nella mia mente le ho dato ragione, e quasi le avrei potuto dare ciò che mi chiedeva, anche se non avevo mai desiderato un rapporto omoerotico.
Forse sarebbe stata l’occasione adeguata per un’esperienza del genere, senza compromettere la mia eterosessualità, partendo dal presupposto che tutto è nato da una seduzione femminile.
Tuttavia la cosa in questo momento era imbarazzante. Né potevo sostenere un confronto sulla sessualità transgender.
Ascolti, le chiedo scusa per l’equivoco. Ho valutato male.
La ragazza è sembrata allora alterarsi. Prima a bassa voce, poi quasi in crescendo, mi ha chiesto: Mi dici per favore che cosa hai valutato male? Quando tu decidi di corteggiare una donna, lo fai certamente per una seduzione che da lei ricevi. Non credo ti chieda quale organo riproduttivo possegga la persona che ti ha attratto
.
Guardi, più in là c’è la mia ragazza che ci sta osservando.
Cercando degli appigli per uscire dalla situazione, ho aggiunto goffamente: Sa, è molto gelosa
.
E quando hai iniziato il tuo corteggiamento non era gelosa? Non mi inganni: tu sei rimasto sorpreso perché ho il pene. Ma sono una donna, lo capisci da solo, perché, pur con un organo maschile, è stata la mia femminilità ad attrarti. Siete tutti così voi uomini.
La transgender si era arrabbiata. Non sapevo come calmarla. Ha aggiunto, quasi gridando: Pronti a tradire la propria donna, e mai una volta a essere coerenti. Sono molto felice di essere donna e non uomo. Il mio pene è una variante naturale, ma il mio sentire, la mia sensibilità, il mio cuore sono di una donna
.
Aspetterò sveglio l’alba, so che arriva improvvisa con una linea vermiglia che si squarcia come labbra sensuali per un bacio assoluto, libero da ogni equivoco, gratuito e rassicurante. Non andrò a stendermi nel letto accanto a Clara.
Lascerò andare i miei pensieri, dovrò decidere nella prospettiva di un futuro più ordinato.
Io amo il corpo e la natura. E la natura è essa stessa corpo.
Le mie lezioni in classe ultimamente hanno preso una piega non voluta. I miei alunni mi sollecitano, chiedono, vogliono sapere: la filosofia è domandare, e come posso impedire questa frenesia della domanda?
Noi dobbiamo sempre problematizzare l’oggetto del nostro interesse. Non dobbiamo mai dare nulla per scontato.
Ma, professore, ci sono situazioni che si danno già definite e che si mostrano per irreversibili.
"Questo è l’errore maggiore: l’assolutezza. La filosofia democritea, ripresa da Lucrezio nel suo De rerum natura, dà rilevanza all’imprevedibile. Gli atomi si incontrano per un’inclinazione delle loro traiettorie, e solo dalla combinazione casuale nasce la realtà materiale. Ecco: noi dobbiamo credere alla molteplicità delle possibilità. Non una ci è data per sempre."
Un’alunna si alza dal banco, viene alla cattedra e, rivolta ai compagni, chiede perché non sia possibile vivere e basta: La vogliamo smettere? Professore, io non sono d’accordo con lei: vuole introdurre nelle nostre menti il dubbio, partendo però dalla sua autorità incontrastata. E se mettessimo in crisi del tutto le sue parole? La vita è bella per se stessa, non perché c’è la filosofia che la interpreti e un professore che la classifichi
.
Ogni volta che interviene, Silla mi spiazza. Però non è superba, e il suo dovere di studentessa lo compie in maniera eccellente. Per questo le dico: "Bene, signorina. Poiché non vuole che io inculchi dei dubbi nelle vostre teste, per la prossima lezione lei relazionerà sul primo libro del De rerum natura. Così ci confronteremo ad armi pari, se ovviamente studia come al solito con intelligenza".
Ora sono io che ho messo fuori gioco l’arroganza dell’alunna modello. Figlia di magistrati, Silla è una bella ragazza. Ha già compiuto i diciotto anni. Ha un fisico interessante. Capelli color rame.
Ma ora basta, devo venire a capo della situazione.
Facciamo ora un gioco, ragazzi. La filosofia è confrontarsi con le verità. Ognuno di noi ne ha una propria personale. Siete in venti? Bene: qui, sono convinto, ci sono venti verità, ognuna diversa dalle altre. E sono tutte verità scottanti. Vi va di vedere la filosofia non come un’imposizione, ma come ricerca socratica dell’universalismo? Il gioco, però, funziona solo se scopriamo le carte.
Interviene Andrea, seduto in prima fila: Scusi, professore, cosa intende per verità personale? Io posseggo più di una certezza
.
Dobbiamo limitare il campo,
preciso, e sapete con quale perimetro? Quello che circonda l’interesse immediato e privato. Qui non può valere la riservatezza. Le verità sono limpidezza, coerenza e trasparenza.
Maurizi, molto sprezzante, dice con voce decisa: Lei non può costringerci a tirar fuori i nostri segreti, le nostre debolezze. E in ogni modo, stia certo: lei, adulto, ne ha più di noi adolescenti!
Questa volta il mio studente ha colto nel segno, per cui chiarisco: Certo io non posso sottrarmi al gioco che ho proposto. Anch’io dirò le mie verità nascoste, e anzi lo farò per primo, così capirete anche meglio a cosa mi riferisco
.
Ma appena ho finito di pronunciare quelle parole, mi pento di averle dette, perché la situazione potrebbe sfuggirmi di mano. Quelli che ho davanti sono giovani sensibili, appartenenti per lo