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E-book124 pagine1 ora

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Fantascienza - romanzo breve (89 pagine) - Quando un uomo possiede una grande conoscenza, gli diviene estremamente facile confonderla con la saggezza


Aperta la porta delle stelle, l'umanità si è sparsa nella galassia a un ritmo incredibile. Migliaia di pianeti sono stati colonizzati, pianeti con flore, faune, batteri diversi ai quali i coloni dovevano adattarsi, o morire. In ogni colonia che riusciva ad attecchire, la storia era la stessa: prima ricadevano nel giro di qualche secolo alla barbarie, e poi ricominciavano a costruire una civiltà. Solo allora il Commomwealth Galattico riprendeva contatto, per valutarne la possibile inclusione nella propria comunità.

Genova e Texcoco sono due pianeti vicini, entrambi candidati all'intervento del Commonwealth. Genova è una civiltà rinascimentale, Texcoco è assimilabile agli aztechi. Una missione di soli sedici uomini doveva occuparsi di entrambi i pianeti, e avviarne in pochi anni una nuova fase industriale. Cosa poteva andar storto?

Praticamente tutto.


Mack Reynolds è nato in California nel 1917 ed è morto in Messico nel 1983. Iscritto fin dai tempi del liceo al Socialist Labor Party, ha viaggiato in lungo e in largo per gli Stati Uniti per far campagna a favore del suo partito. Negli anni Cinquanta, probabilmente anche a causa del clima difficile per un socialista come lui durante la campagna anticomunista del senatore McCarthy, si trasferì in Messico dove visse fino alla morte. Alla fine degli anni Quaranta, su incoraggiamento dell’amico Fredric Brown, cominciò a scrivere fantascienza. In oltre trent’anni di carriera ha scritto una cinquantina di romanzi e innumerevoli racconti sempre caratterizzati da humor e temi sociali. Mack Reynolds è stato uno scrittore ironico; i suoi libri si leggono sempre con un mezzo sorriso sulle labbra. Ma è stato anche uno che di economia, di politica, di società ne sapeva parecchio. Tra i suoi libri più famosi ricordiamo Effetto valanga(Depression or Dust, 1974), uscito su Odissea Fantascienza  53 della Delos Books,  Ed egli maledisse lo scandalo (Of Godlike Power, 1966) e Mercenario (Mercenary, 1962),  uscito nella collana Biblioteca di un sole lontano, Delos Digital.

LinguaItaliano
Data di uscita3 nov 2015
ISBN9788867759477
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    Anteprima del libro

    Adattamento - Mack Reynolds

    9788865305942

    Preludio

    L’uomo aveva appena iniziato a risolvere i suoi problemi essenziali sul pianeta della propria origine quando iniziò a muovere i suoi primi passi incerti nello spazio. A malapena era trascorso un secolo di esplorazione del Sistema Solare quando cominciò a brancolare verso le stelle.

    E improvvisamente, con un fanatismo che aveva quasi del religioso, il genere umano concepì il suo sogno fantastico di popolare la galassia. Mai, nella storia della specie, il fervore aveva raggiunto livelli tanto eccelsi e li aveva mantenuti così a lungo. La questione del perché fu apparentemente ignorata. Milioni di pianeti di tipo terrestre la chiamavano, invitanti, e con una disperazione degna dei lemming l’umanità eruppe dentro di loro.

    Ma gli ostacoli erano spaventosi nelle loro dimensioni. I pianeti e i satelliti di Sol si erano dimostrati relativamente docili, e quelli adatti alla vita umana furono rapidamente assoggettati al suo dominio. Ma lì, naturalmente, la specie umana aveva il vantaggio della vicinanza. Il tempo necessario per correre avanti e indietro dal pianeta natale era insignificante, e ogni risorsa della Terra poteva essere applicata alla risoluzione di ciascun problema.

    Ma un pianeta a un anno di distanza di viaggio o anche di comunicazione? Ah! Quella era tutt’altra cosa, e più di una volta oltre un milione di coloni persero la vita prima che i terrestri riuscissero ad adattarsi ai nuovi climi, a nuove flora e fauna, a nuovi batteri – o a fattori che i più fantasiosi visionari non avevano mai immaginato, forse l’assenza di qualcosa che prima non era mai mancato.

    E dunque, folle dal desiderio di disseminare nell’universo la propria specie, l’uomo cercò metodi nuovi. Su centomila mondi spedì colonie più piccole, fino a un minimo di un solo centinaio di pionieri, e li abbandonò lassù affinché si adattassero, se vi fossero riusciti.

    Per un millennio ogni colonia fu lasciata a cavarsela da sola, a conquistare il proprio ambiente o morire nel tentativo.

    Mille anni bastarono. Si scoprì invariabilmente che, sui pianeti in cui la vita umana riusciva a sopravvivere, l’uomo regrediva nel corso dei primi due o tre secoli a uno stato di barbarie. Poi ricominciava lentamente a progredire. Vi erano eccezioni e il progresso su un certo pianeta non era mai riproducibile esattamente su un altro; tuttavia, in termini di evoluzione della società, la media era sorprendentemente vicina sia al nadir sia allo zenit.

    In mille anni l’Ufficio per la Colonizzazione Galattica aveva decretato che quei pionieri si erano in larga misura adattati ai loro nuovi ambienti ed erano pronti per la civiltà, l’industrializzazione e l’eventuale assimilazione nella comunità in rapido sviluppo del Commonwealth Galattico.

    Naturalmente, fin dai primi tempi si manifestarono nuovi e imprevisti problemi…

    I

    Il Coordinatore disse: – Suppongo di essere un inguaribile romantico. Lo sapete, detesto vedervi andar via. – L’accademico Amschel Mayer era un uomo appena entrato nella mezza età; il dottor Leonid Plekhanov era suo coetaneo. Si compensavano a vicenda: Mayer magro e dalla voce squillante, il suo collega massiccio, lento e burbero. Ora manifestarono entrambi la loro perplessità.

    Il Coordinatore aggiunse: – Senza di me.

    Plekhanov mantenne il suo enorme volto privo di espressione. Non spettava a lui mostrare impazienza verso un superiore. Ciononostante la nave era in attesa, carica e al completo dell’equipaggio.

    Amschel Mayer disse: – Una chiacchierata dell’ultimo minuto non può certo nuocere. – Privatamente, capiva la posizione dell’altro. Ecco un sogno che diventava realtà, e Mayer e i suoi colleghi erano l’ultimo filo che tratteneva il controllo del sogno nelle mani del Coordinatore. Una volta partiti, sarebbe trascorso mezzo secolo prima che potesse nuovamente verificarne gli sviluppi.

    Il Coordinatore assunse un tono più pratico. – È vero – disse – ma ho in mente qualcosa di più di una chiacchierata. Molto brevemente, vorrei riepilogare il vostro incarico. Ridondante, senza dubbio, ma se c’è qualche domanda, non importa quanto possa sembrare sciocca, questa è l’ultima opportunità per esprimerla.

    Che domande potrebbero mai esserci così avanti nel programma? pensò Plekhanov.

    Mentre parlava, il capo del dipartimento girò lentamente avanti e indietro sulla sua sedia. – Voi siete la prima; la prima di molte altre squadre come questa. Il modo in cui gestirete i vostri compiti influenzeranno l’eternità dell’uomo. Com’è ovvio, dato che sulla vostra esperienza baseremo le nostre future linee di condotta sulla colonizzazione interstellare. – La sua voce si abbassò di volume. – È un incarico che dovrebbe generare umiltà.

    – È così – concordò Amschel Mayer. Plekhanov fece un cenno con la testa.

    Anche il Coordinatore annuì. – Tuttavia, le condizioni sono pressoché ideali, per quanto possibile. Cosa pressoché incredibile, i pianeti di Rigel sono tutti di tipo terrestre. La quasi totalità della nostra flora e fauna si è dimostrata adattabile. Di certo lo è stata la nostra razza.

    « Questi due sono i primi tra i pianeti che abbiamo seminato. Quasi mille anni fa depositammo piccoli gruppi di coloni su ciascuno di essi. Da allora abbiamo effettuato verifiche periodiche a distanza, ma senza mai intrometterci. – I suoi occhi passarono da un ascoltatore all’altro. – Nessuna domanda o commento, finora?

    Mayer disse: – C’è una cosa che mi sorprende. Le colonie sono talmente piccole, all’inizio… Com’è possibile che riescano a popolare un intero mondo nel giro di un solo millennio?

    Il Coordinatore disse: – L’uomo si adatta, Amschel. Hai studiato lo sviluppo degli Stati Uniti? Durante il primo secolo e mezzo c’era bisogno che la popolazione riempisse i vasti territori sottratti agli amerindi. Famiglie con otto, dieci e dodici figli erano comunissime, e nuclei molto più grandi non erano inauditi. E le generazioni si ammassavano le une sulle altre: una ragazza cominciava a preoccuparsi di rimanere zitella se arrivava a diciassette anni senza sposarsi. Ma nel secolo successivo? Sparita la frontiera, il bisogno pressante di crescita demografica si affievolì. Non solo furono approvate drastiche leggi sull’immigrazione, ma la famiglia tipo si ridimensionò in fretta fino allo standard di due o tre figli verso la metà del XX secolo, e persino le famiglie senza figli divennero sempre più frequenti.

    Mayer aggrottò la fronte con impazienza: – Eppure, solo mille anni. Ci sono sempre le carestie, la guerra, le malattie…

    Plekhanov sbuffò, condiscendente. – Quaranta o cinquanta generazioni, Amschel? Partendo da cento coloni? Che ne è dei tuoi calcoli matematici?

    Il Coordinatore disse: – La prova è lassù. Stimiamo che ognuno dei pianeti di Rigel sostenga ora una popolazione di quasi un miliardo.

    – Per essere più precisi – brontolò Plekhanov – circa novecento milioni su Genova e settecentocinquanta su Texcoco.

    Mayer fece un sorriso beffardo. – Mi chiedo come i residenti di ciascun pianeta chiamino i loro mondi. Di certo non coi nomi scelti arbitrariamente da noi.

    – Probabilmente chiamano quello dove vivono "Il Mondo – sorrise il Coordinatore. – Dopotutto la loro lingua, nonostante i mille anni trascorsi, è ancora l’ameringlese. Tuttavia, suppongo siate al corrente delle nostre convenzioni onomastiche. La cultura più progredita sul primo pianeta di Rigel può essere equiparata alle città italiane dell’era feudale in Europa; perciò abbiamo chiamato quel pianeta Genova". La nazione più avanzata sul secondo pianeta è assimilabile agli aztechi al tempo della loro conquista. Abbiamo preso in considerazione Tenochtitlán ma sembrava uno scioglilingua, perciò Texcoco è l’alternativa.

    – Modernizzare Genova – rifletté Mayer – dovrebbe essere notevolmente più facile che sul semiprimitivo Texcoco.

    Plekhanov scrollò le spalle: – Non necessariamente.

    Il Coordinatore alzò una mano e sorrise ai colleghi. – Vi prego, niente discussioni sui metodi per il momento. Tra un’ora sarete nello spazio con un anno di viaggio davanti a voi. Durante quel tempo avrete tutte le opportunità per discutere, polemizzare e strapparvi i capelli riguardo ogni fase del vostro problema. La vostra scienza, le vostre conoscenze produttive, la vostra medicina – e se si dovesse arrivare a quel punto, le vostre armi – sono molti secoli più avanzate delle loro. Come ho detto prima, la vostra posizione dovrebbe generare umiltà.

    Mayer si contorse sulla sua sedia. – Perché non venite a dare un’occhiata, diciamo una volta al decennio? In tutto, l’equipaggio della nostra nave è di sole sedici persone. Potrebbe succedere praticamente qualsiasi cosa. Se inviaste un vascello del dipartimento ogni dieci anni…

    Il Coordinatore stava scuotendo la testa. – Le vostre qualifiche sono elevate come quelle di chiunque altro sia disponibile. Una volta sul posto inizierete ad accumulare informazioni che noi, sulla Terra, non possediamo. Se tra dieci anni mandassimo un altro gruppo per verificare come

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