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Vivere - 5 racconti, 5 storie
Vivere - 5 racconti, 5 storie
Vivere - 5 racconti, 5 storie
E-book249 pagine3 ore

Vivere - 5 racconti, 5 storie

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Info su questo ebook

Le difficoltà del vivere, le contraddizioni, le piccole o grandi crudeltà quotidiane, la meschinità e la tragedia di scelte sbagliate raccontate in cinque storie. Ogni storia ha un protagonista, un habitat in cui si combatte la lotta per la sopravvivenza. Storie di piccola malavita, di ideali distrutti dal tempo, dove non vi sono vincitori. Quattro storie più una, l’ultima, in cui la norma viene stravolta e come un fiore nella roccia nuda, nasce la speranza di una vera vita.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2015
ISBN9788892516427
Vivere - 5 racconti, 5 storie

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    Vivere - 5 racconti, 5 storie - Ignazio Presti

    Ignazio Presti

    Vivere - 5 racconti, 5 storie

    UUID: 2a196930-9dbc-11e5-b023-119a1b5d0361

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Presentazione racconti

    Reneè

    Regolamento di conti a Cascina de' Gatti

    Marco Perego detto Renée.

    Esecuzione ordinata dalla mafia

    1978

    1980

    Gennaio 1982

    La fuga

    La fine

    Corvo Rosso

    Una settimana

    La gioventù

    6 giorni

    La notizia

    I ricordi

    La manifestazione

    5 giorni

    1980

    1983 - Il cambiamento

    4 giorni

    1983- Il carcere

    La disperazione

    Cinzia

    2001

    3 giorni

    2 giorni

    Un giorno

    E’ giunta l’ora

    Due trafiletti di cronaca

    Epilogo

    Marta

    Marta 1978

    1982

    1992

    Mesi dopo

    1993

    1994

    Settembre

    Una settimana dopo

    1995

    2005

    Epilogo

    L'eredità

    Il viaggio

    Cinque anni prima

    La truffa

    Autunno 1986

    Svolta a destra, meno di un km

    Il dialogo

    Ringraziamenti

    Presentazione racconti

    Le difficoltà del vivere, le contraddizioni, le piccole o grandi crudeltà quotidiane, la meschinità e la tragedia di scelte sbagliate raccontate in cinque storie. Ogni storia ha un protagonista, un habitat in cui si combatte la lotta per la sopravvivenza. Storie di piccola malavita, di ideali distrutti dal tempo, dove non vi sono vincitori. Quattro storie più una, l’ultima, in cui la norma viene stravolta e come un fiore nella roccia nuda, nasce la speranza di una vera vita.

    Renèe

    Renèe è la storia di un ragazzo della periferia di Sesto San Giovanni, Milano, in quartiere Cascina de' Gatti, formato da grandi palazzoni di edilizia popolare, venuti su come funghi negli anni a cavallo fra la fine del decennio sessanta e l’inizio del settanta.

    Renèe, il cui nome è Marco Perego, originario della Valtellina, è un ragazzo di scarsa istruzione, avendo sin da bambino deciso che l’istruzione scolastica non era ciò che gl’interessasse o di quello che avrebbe avuto bisogno per vivere.

    Il suo modello di vita ed il suo mito per eccellenza, è il noto malvivente Renato Vallanzasca, di cui si è appropriato il soprannome, e di cui vuole emulare gesta e vita.

    Corvo Rosso

    Corvo Rosso è un giovane di buona famiglia, della media borghesia sestese.

    Padre socialista, madre fervente cattolica, da qui le crepe della convivenza familiare, accentuate dalle convinzioni politiche del ragazzo, di estrema sinistra.

    Antonio Ferrari è il suo nome, Corvo Rosso è un nomignolo che gli resterà per tutta la vita, dovuto al fatto della sua capigliatura ramata.

    Buona istruzione, universitaria, circondato da amici ed amato da una ragazza, impegnato politicamente in modo sempre più attivo, resterà per sempre segnato da una vicenda di cui egli è assoluto protagonista.

    Marta

    Marta abita a Lecco, frequenta un buon istituto privato gestito da suore, famiglia benestante e perbenista.

    Lei è una ragazza tranquilla, beneamata dalle suore, frequentatrice degli ambienti parrocchiali e appartenente al coro della chiesa.

    Tutto in ordine, una vita ben allineata, ma alcuni incontri determineranno la sua vita, gettandola in situazioni che all’inizio non sa gestire e facendole scoprire, a sue spese, la natura più oscura dei rapporti umani.

    L’Eredità

    Protagonista del racconto è Livio Bernardi, un uomo di cinquant’anni, residente a Milano, mediocre e decisamente pavido, costretto suo malgrado ad affrontare una situazione difficile e dalle prospettive incerte, che potrebbero proiettarlo in un futuro prossimo angoscioso per la sua natura, fatto di battaglie legali.

    In vita sua Livio ha sempre preferito fare la parte dello struzzo, chiudendo occhi ed orecchie per non essere costretto a rendersi conto delle realtà che lo circondano.

    Atteggiamento questo inviso dalla moglie e causa di frequenti litigi familiari.

    Serena, la moglie, soprattutto non digerisce l’atteggiamento da coniglio del marito nei confronti della madre e della sorella, e di come Livio abbia potuto deliberatamente farsi depauperare dei diritti ereditari, pur di non affrontare, da uomo, la terribile madre.

    Ma Livio è costretto a cedere alle insistenze di casa, quando ad affrontare l’argomento eredità non è più solo la consorte, ma s’intromettono con successo i figli, Manuel e Gabriele, che a più riprese l’esortano ad agire.

    La storia quindi si svolge nel viaggio del protagonista verso il paese dove risiedono i genitori e il bene conteso, la casa degli stessi.

    Il paese, Cala degli Etruschi, è chiaramente inventato, sito fantasticamente in Toscana, a nord di Livorno.

    In questo viaggio, in pratica un monologo del protagonista, il quale affronta i ricordi e le proprie paure.

    Il Dialogo

    Mario e Stefano, padre e figlio, seduti in camera di quest’ultimo, a parlare.

    Costretti inizialmente a questo confronto dalla moglie-madre, la quale con urla e piccoli ricatti costringe il marito ad intervenire.

    Un dialogo difficile, fra due persone di generazioni diverse, scoprono che affianco ad alcune cose che li dividono, vi sono molte che li uniscono.

    Quello che nei presupposti avrebbe dovuto essere una confessione filiale con predica finale paterna, diventa un viaggio della memoria da parte di Mario e, nel contempo, un aprirsi del giovane a quel padre finalmente conosciuto.

    Questo romanzo è opera di fantasia pertanto qualsiasi riferimento a fatti accaduti e cose o persone realmente esistenti o esistite è da ritenersi assolutamente casuale e non voluto.

    Reneè

    Regolamento di conti a Cascina de' Gatti

    Diario di Sesto Domenica 13 Aprile 1983.

    Dal nostro inviato.

    Questa mattina è stato ritrovato il cadavere di un giovane nei giardini che incrociano via C. Marx con Viale Volontari del Sangue.

    Il giovane aveva in corpo, secondo una prima valutazione dei Carabinieri intervenuti sul posto, almeno una trentina di proiettili. L'omicidio pertanto sembrerebbe legato al mondo della malavita organizzata, almeno così ritengono gli inquirenti.

    -Il numero di colpi sparati, la velocità e l’efferatezza del fatto criminoso farebbero pensare a professionisti. Avvalorata questa tesi dal fatto che la vittima era un pregiudicato.

    Queste le parole del maresciallo dell’Arma.

    A ritrovare il cadavere è stato un anziano signore abitante della zona.

    -Questa mattina presto, erano circa le 5,30, come ogni mattina stavo portando a passeggio il mio cane lungo il viale, quando ho sentito dei rumori, spari e grida e infine auto che partivano a gran carriera. Appena dietro il curvone, dall’altra parte della strada ho visto quel corpo disteso a terra.

    Queste le parole dell’unico testimone, di nome A.C., secondo il maresciallo Lo Terzi, incaricato delle indagini.

    La vittima si chiamava Marco Perego, aveva 21 anni, era nato il 29 dicembre del 1961 ed era residente con i genitori nelle case popolari di via C. Marx, gli enormi palazzoni chiamati il Bronx, tristemente noti alle forze dell’ordine per l’alto numero di crimini perpetrati nei paraggi.

    -Purtroppo molto spesso dobbiamo intervenire. E’ questo un quartiere con molti problemi sociali.

    Sempre le parole del maresciallo Lo Terzi. Il cadavere è stato trasportato su ordine del P.M. di turno all’ospedale civico della città.

    A seguito potete leggere i nostri articoli di approfondimento.

    R.G.

    Marco Perego detto Renée.

    Diario di Sesto Lunedì 14 Aprile 1983 .

    Ha un nome ed un cognome la vittima dell’agguato criminoso di questa mattina ai giardini di via C.Marx, Marco Perego, di prossimi anni 22, essendo nato il 29 dicembre 1961 a Nova Milanese, residente da più di dieci anni nella nostra città.

    Abitava al terzo piano di un appartamento delle case popolari in via C. Marx con i genitori e una sorella più piccola.

    Il padre, Aldo, di anni 52, operaio alla Breda Ansaldo di Viale Sarca a Milano, originario di un paese della Valtellina, si era trasferito in cerca di migliore fortuna a Nova Milanese alla fine degli anni ’50. In seguito, avendo trovato lavoro presso la Breda Ansaldo, si era trasferito nella nostra città. Qui aveva fatto richiesto di un alloggio di edilizia popolare per sè e la sua crescente famiglia. La moglie Olga, di anni 49, casalinga, aveva cresciuto i figli fra molte difficoltà, sia economiche, in quanto il marito è stato più volte in Cassa Integrazione, che ambientali, essendosi trovata a vivere in un quartiere tristemente noto ai cittadini.

    E’ qui che Marco è cresciuto. Secondo alcune testimonianze di persone che lo conoscevano, sin da piccolo aveva mostrato un carattere controverso. Timido, ma allo stesso tempo portato ad atti di violenza, non si poteva comunque definire un bullo o prepotente.

    -Renée, ovvero Marco, noi lo chiamavamo, Renée, come a lui piaceva, aveva le sue fisse, i suoi idoli. Marco era tendenzialmente taciturno, ma non antipatico. A scuola ricordo che era molto timido, un poco scontroso, tendeva a reagire con le mani quando si sentiva preso in giro. Allo stesso tempo non era un prepotente, forse si sentiva un capetto, aveva dei numeri, ci sapeva fare. Insieme abbiamo frequentato la prima media. Lui era già più grande di noi.

    A parlare è Lucia M. una ex compagna di scuola di Marco, che conclude :

    -Dopo la prima media ci siamo sempre più persi di vista. Lui era stato bocciato ancora, la scuola non gl’interessava, eppure era intelligente. Purtroppo a lui interessavano altre cose.

    -Era un ragazzino timido ma intelligente, a suo modo volitivo. Il punto era trovare ciò che potesse interessarlo. Una volta, in una nostra discussione in merito alle sue molte assenze nelle mie ore, e quindi alla poca preparazione nelle mie materie, mi rispose che l’unica cosa che veramente gli interessava era la vita della strada. I suoi eroi erano gente con le palle. Cosa poteva interessare a lui delle favole di Esodo o di qualche stronzo di politico. Sì, mi rispose così, me lo ricordo ancora.

    Questa volta a parlare è l’insegnante di Lettere e Latino, Francesca S., ancora in attività, allora molto giovane e non di ruolo. Siamo andati a trovare l’assistente sociale del comune, sig.ra Enza Olivieri, che per molti anni ha seguito la vita di Marco.

    -Marco era un ragazzo intelligente, ma aveva un lato del carattere decisamente debole. Era un sognatore e viveva per emulazione. Purtroppo il suo idolo era Renato Vallanzasca, da qui il suo nomignolo. Voleva assomigliare e vivere come quell’uomo. L’ambiente dove è cresciuto, certo non l’ha aiutato. Ha cominciato da ragazzo ad avere problemi, piccoli furti, soprattutto stereo d’auto, poi l’incontro con piccoli spacciatori della zona, hashish e così via. La sua scheda mi era stata passata dal tribunale dei minori quando aveva 17 anni, arrestato per furto in un negozio d’elettronica e processato. Il tribunale, dato che era il primo arresto, aveva deciso di non rinchiuderlo in un carcere minorile ma di passare a me la sua pratica. Io diventai di fatto il suo tutore fino alla maggiore età. Purtroppo è finita così, peccato, una giovine vita sprecata.

    Eccoci al punto cruciale della storia. Marco cresce, e la sua idea di emulare in qualche modo il noto fuorilegge milanese non viene accantonata, anzi, si evolve diventando il suo chiodo fisso. Dai piccoli furti in proprio, al piccolo spaccio di droghe leggere il passo è breve. Il successivo è la formazione di una sua banda. Il sogno si avvera: ancora adolescente è leader incontrastato di un pugno di sbandati, alcuni già maggiorenni. Gli inquirenti sostengono che la sua banda sia l’autrice di alcune rapine agli uffici postali del centro, anche se operava maggiormente fuori città,nei paesi dell’hinterland milanese, Nova Milanese, Cinisello Balsamo e Cusano Milanino. La grande idea, il sogno mai represso o tenuto nascosto è di diventare il boss, il ras incontrastato della mala e del controllo dello spaccio di stupefacenti a Sesto S. Giovanni. Re nella sua città. Senza dover prendere ordini da nessuno, neanche dalla mafia siciliana o dalla ‘ndrangheta calabrese che operano in zona. Un sogno questo che, come s’è visto, lo porterà alla tomba.

    R.G.

    Esecuzione ordinata dalla mafia

    Diario di Sesto Martedì 15 Aprile 1983.

    Sembra ormai sicuro: gli inquirenti sostengono che ad ordinare la morte del giovane Marco sia stata la mafia siciliana che non vedeva di buon occhio l’accrescersi dell’influenza sul territorio di Marco Perego e dei suoi uomini. Le indagini quindi volgono in tal senso, cosa tra l’altro non ben vista dagli investigatori, che speravano nel classico caso del regolamento di conti fra piccole bande di quartiere. L’ipotesi della connessione mafiosa non fa che complicare le cose. L’omicidio di Reneé sarebbe il classico caso del piccolo delinquente che compie il passo più lungo della propria gamba. Il giovane, vuoi per l’età, vuoi per il desiderio di emulare il suo idolo Vallanzasca, è entrato in una spirale d’eventi con esiti da lui non considerati.

    Lasciando il campo delle ipotesi agli investigatori, abbiamo raccolto altre testimonianze sul giovane ucciso. Si passa dal Bravo giovane (rare in verità), come ha dichiarato una vicina di casa, ai più gettonati Taciturno o Educato, Lo vedevamo sempre in giro, Non lavorava ma aveva sempre soldi in tasca, Era sempre stato un tipo strano,Non mi sorprende.

    I genitori e i parenti sono inavvicinabili e non rilasciano alcuna dichiarazione.

    I funerali si svolgeranno domani, Mercoledì 16 Aprile alle ore 9:00 nella chiesa parrocchiale del quartiere.

    R.G.

    1978

    Guardate c’è Renée, è uscito dal Becca!

    -Ciao Renée!

    Un bel gruppetto di ragazzi circonda il nuovo venuto, il quale con un sorriso soddisfatto stampato sulla sua imberbe faccia saluta la compagnia battendo il cinque con la mano destra.

    E’ l’eroe di quel gruppo di adolescenti, il loro leader. Seduti sui Ciao o sui Garellini, stereo rubati a tutto volume, Bee Gees a non finire, affollano di domande il nuovo venuto. Una morettina niente male, sexy nei suoi shorts e la T-shirt all’ombelico, si avvicina con movenze da gattina tutte fusa e gli getta le braccia al collo e sussurra un Mi sei mancato in questi giorni e gli propone di salire su da lei. Ho la casa libera, i miei vecchi non ci sono. Io e te da soli …

    -No, Marco viene su a casa, andiamo Marco, fra poco torna tuo padre. Vorrà parlarti.

    Era sua madre Olga, una donna ancora giovane negli anni, ma sfiorita nel corpo e nel viso. Una vita di fatica a tirar su quattro figli, con mille preoccupazioni e pochissimi momenti sereni, così pochi da essere oramai dimenticati. Ha cominciato presto il mestiere di madre, aveva poco più di 15 anni quando rimase incinta di Roberto e non ancora 16 quando lo gettò nella vita. Non era sposata, ovviamente, quando seppe di essere una futura madre, neanche fidanzata. Aveva conosciuto Aldo da pochi mesi e da poco tempo s’incontravano di nascosto nel vecchio cascinale diroccato. Non vi furono feste o momenti di gioia per lei, ma schiaffi tremendi e calci dove capitavano dal padre, reso ancor più furente dalla grappa, ancor di più facevano male le oscenità che riusciva a proferire nei suoi confronti. Non parlava italiano suo padre, conosceva solo il dialetto e i suoi discorsi erano di solito lunghi come il respiro di un moribondo, ma quella sera aveva abbondato in ogni cosa, con feroce generosità. Dovette scappare per non rimanere uccisa e si nascose finché al padre non sbollì la rabbia. Dopo Roberto venne Giuseppe e la cosa sembrava finita lì, ma a distanza di alcuni anni nacque Marco e dopo la piccola Ada, di soli sei anni.

    Marco era quello che avvelenava di più le sue già tristi giornate. Aveva cominciato subito a darle problemi, ed ora aveva visitato il carcere minorile. Per pochi giorni è vero, ma in cuor suo sentiva che la strada era oramai tracciata, a dispetto delle parole del marito e della nuova assistente sociale.

    Con una alzata di spalle Marco la seguì dentro il portone del palazzone grigio. Finestre chiuse, ma decine di occhi puntati al loro entrare. Lo sapevano entrambi, a Marco non poteva importare di meno, per la povera Olga era altro veleno da bere.

    L’appartamento, era spazioso secondo i canoni dell’edilizia popolare, ma grigio e triste come l’esterno, Olga ringraziava il cielo ogni mattina che l’avevano ottenuto ed erano potuti scappare da quel buco umido dove abitavano a Nova.

    -Ti preparo due uova al tegame, il pane è nel cestino, in frigo c’è una birra aperta. Mangia e quando arriva tuo padre vedi di non litigare con lui, poveretto.

    Il poveretto arrivò, strascicando i piedi stancamente, otto ore ai forni della Breda non erano uno scherzo, in più aveva i surplus di magagne da sommare. Piedi che strascicano, spalle incurvate e aspetto da pensionato, un bel relitto umano.

    -Ho portato Ada dallo zio Roberto, voleva vedere la piccola Miriam. Ah, ciao, sei ritornato … bene.

    Aldo s’accascia su una sedia e guarda suo figlio mangiare, Non parla, aspetta che Marco finisca ed intanto si versa un bicchiere di rosso. Non dovette aspettare molto comunque.

    -Marco, domani dovrai recarti dalla nuova assistente sociale. E’ giovane e brava, mi sembra un tipo comprensivo. Vedrai che ti troverai bene e saprà aiutarti a venirne fuori.

    -Venirne fuori? Perché dici così? Venirne fuori

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