Jet il Grigio
Di Franco Cocco
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Info su questo ebook
Si imbatterà con esseri malvagi pronti ad uccidere, senza pietà e senza rimorso per la loro causa, ma incontrerà anche persone buone decise ad aiutarlo rischiando il tutto per tutto per farlo rimanere in vita, perché lui non è come gli altri, lui è unico, lui è l’unico che può far sopravvivere la razza umana.
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Anteprima del libro
Jet il Grigio - Franco Cocco
Franco Cocco
Jet il Grigio
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Indice dei contenuti
IL BASTONE NODOSO
LA PROPOSTA
IL DOLOROSO ERRORE
DUE GRANDI SACCHI NERI
LA PRINCIPESSA DOTTORE
OLTRETEMPO
L’ ISOLA
EVROL
KARL IL SOPRAVVISSUTO
L' ALBA DEL GRIGIO
RITORNO ALL’ISOLA
LE NOZZE
IL BASTONE NODOSO
"Smack!" un bacio breve ma intenso, al fresco, sotto gli alti alberi del parco vicino casa, con la schiena stesa a terra e davanti i graffiti del muro che li separava dalla strada attutendo i rumori delle macchine e delle chiacchiere delle persone alla fermata del bus, regalando ai due intimità e silenzio. Abbracciati stretti si guardavano negli occhi e nonostante la loro giovane età avevano già capito che facevano l’uno per l’altra, i loro destini si erano incrociati qualche mese prima fondendosi in un tutt’uno sentendosi legati per sempre.
Lontani dal cancello d’ingresso quel tanto per non essere disturbati dalle persone che portavano i loro amati amici a quattro zampe a sgranchirsi nel verde, tra prati, alberi e cespugli. Aprendo quel vecchio e pesante cancello di ferro, arrugginito e cigolante per poi chiuderselo alle spalle evitando che qualche cane sciolto si dasse alla fuga rischiando la vita finendo sotto una macchina.
Vanexa e Jet non si preoccupavano di quelle persone troppo prese a raccogliere la cacca dei loro animali e a guardare dove mettevano i piedi per non acciaccare quelle lasciate dagli altri quadrupedi con padroni meno civili. In più non potevano essere visti, erano ben nascosti dietro un rigoglioso cespuglio e dal tronco larghissimo di un quercia. Serenamente appartati, continuavano a guardarsi negli occhi, lui completamente perso in quelli di lei, la sua amata, la mente vuota ed i pensieri in tilt, immobile in un totale stato di beatitudine. Lei no.
Forse innamorata, ma sicuramente più realista, con i piedi per terra, non vaneggiava immaginando storie incredibili con il ragazzo che in quel momento gli stringeva la mano. Ne aveva passate tante in vita sua, non si lasciava andare così facilmente anche se era evidente che l’amore stava facendo breccia nel suo cuore. Ma quando una donna decide che ancora non è il momento non c’è niente che possa fargli cambiare idea. Anzi in alcuni attimi era quasi infastidita di tutte quelle attenzioni, il pensiero di aver trovato la persona giusta così presto nella vita gli dava il tormento. Lei, rifletteva sulle cose che sarebbero potute andare storte nei mesi successivi. Sapeva benissimo che a diciassette anni, ad un passo dalla maggiore età, erano pochi per pensare già ad una vita insieme.
Lei era arrivata sei mesi prima, apparsa quasi dal nulla, con suo padre, un tipo strano e taciturno che squadrava tutti dalla testa ai piedi, dava poca confidenza e tante occhiatacce e la maggior parte dirette proprio a Jet, che da subito si era dimostrato particolarmente interessato alla figlia. Vanexa, una ragazza gentile e decisa e dalle idee chiare su quello che voleva dalla vita, anche se all’apparenza sembrava molto fragile.
Capelli corti neri con riflessi blu facevano letteralmente impazzire Jet che passava ore ad accarezzarglieli. Un corpo snello e atletico, dita delle mani lunghe e affusolate sempre con unghie smaltate di nero o viola, sempre pronta a sorridere, anche se a primo impatto sembrava seria e quasi arrabbiata, ma non era così. Quella era solo la maschera che era costretta ad indossare e mostrare a causa dei continui trasferimenti per tenere alla larga gli approfittatori e gli arroganti che spesso incontrava nel suo viaggiare.
Il padre era un noto ricercatore, con il suo team avevano messo appunto un sistema per produrre energia rinnovabile a basso costo, i giornali locali e nazionali, parlavano di lui, delle sue scoperte ed innovazioni scientifiche, collaborava con le università più prestigiose cosa che lo costringeva a cambiare spesso casa per lavorare con nuovi collaboratori e strutture di ricerca. Ovviamente la figlia era costretta a seguire il padre. La parte peggiore del suo lavoro, come gli raccontava spesso Vanexa, erano le minacce. Ne riceveva ogni giorno, la maggior parte di mitomani e spossati mentali, ma alcune erano vere. Alcune organizzazioni, aziende e potenti società avrebbero perso la loro leadership mondiale se alcune delle invenzioni del padre fossero state approvate dai governi e prodotte su larga scala. Una in particolare era stata boicottata e sabotata fin dall’inizio. Un congegno simile ad una lattina di birra capace di dare energia elettrica ad una piccola città per più di un anno. Ed in più essendo ricaricabile con un costo irrisorio di poche monete.
Vanexa era stata spesso avvicinata da tizi, loschi e pericolosi, che dicevano sempre la stessa cosa: <
Una volta l’avevano anche fatta cadere a terra spintonandola per poi tagliargli il palmo della mano con una lama. Da quel giorno era diventata particolarmente fredda con gli sconosciuti, evitava di uscire la sera o di stare in posti poco affollati. Quando incontrava un estraneo che gli sorrideva o voleva solo scambiare qualche chiacchiera, lei tagliava sempre corto, e spesso tirava dritto per la sua strada facendo finta di niente, era sempre in dubbio se essere gentile ricambiando le parole e i sorrisi o fuggire senza girarsi.
Ma con Jet era andata diversamente. Il povero ragazzo non aveva nemmeno avuto l’occasione di sorridergli, il loro incontro avvenne non lontano da dove in quel momento si stavano godendo il fresco della natura. Qualche centinaio di metri più avanti c’era una grande vasca di cemento dove una sorgente d’acqua fredda e incontaminata scorreva dissetando gli animali del parco. Jet era lì con i suoi amici seduto sul bordo alto mezzo metro, con la testa bassa intento ad accendere una sigaretta fatta in casa rimproverando le raffiche di vento che gli spegnevano continuamente i fiammiferi. Il ragazzo cadde a terra in avanti sbattendo la faccia sulla terra battuta rompendosi il naso, colpito improvvisamente da un grosso bastone nodoso.
Vanexa lo aveva involontariamente colpito in pieno alla nuca rischiando di ucciderlo. Aveva portato il cane al parco e si stava divertendo a tirargli dei legni che la fedele bestiolina riportava felice scodinzolando alla sua padrona. Ma nell’ultimo lancio volle mettere alla prova lo scatto del suo amato Zeus e lanciò con tutta la sua forza sbagliando mira e abbattendo Jet facendolo cadere a terra come una prugna matura con in bocca la sigaretta appena accesa .
Ma come si sa, il fumo fa male.
E a Jet quel giorno fece molto male. Gli amici lo portarono di corsa in ospedale dove fu ricoverato e trattenuto per accertamenti tre giorni.
Lei si sentì talmente in colpa che il giorno che lo dimisero si fece trovare all’uscita con dei cioccolatini, e un sorriso smagliante che mostrava tutti i suoi perfetti e bianchi denti, sperando che il malcapitato accettasse le sue scuse.
Jet anche se aveva gli occhi gonfi e neri come un orso Panda per il trauma e il naso fasciato che sembrava un clown non potè resistere alle gentili scuse della bella straniera che per essere più convincente lo baciò su una guancia. Jet sentendo le soffici e calde labbra spingere contro la guancia vicino alla bocca si sciolse come un panetto di burro al sole e un po’ per l’emozione un po’ per l’effetto dell’anestesia rimase a guardarla imbambolato per più di cinque minuti, fermo immobile sul primo gradino dell’uscita principale. Fu lei a scuoterlo per un braccio e farlo tornare alla realtà, ridacchiando felice di essere riuscita a farsi perdonare.
Diventarono amici, Vanexa nei giorni che seguirono capì che Jet era un ragazzo speciale, diverso da tutti gli altri, buono, semplice e senza segreti ma la cosa che la attraeva di più era che non diceva mai bugie, nemmeno a fin di bene e non gli era mai capitato di incontrare un ragazzo sincero e schietto come Jet. Dopo la morte della madre Vanexa si fidava solo di suo padre, ma con quel ragazzo stava facendo un’eccezione, sperando di non doversene pentire dandogli tutta la sua fiducia.
La madre era morta in circostanze poco chiare, se non misteriose, uscendo di strada con la macchina mentre ritornava a casa dal lavoro. Strada bagnata e alta velocità fu quello che scrisse la polizia sul verbale, ma era poco credibile. La mamma era sempre prudente, andava piano ed i pneumatici erano nuovi, montati una settimana prima. Il padre cercò in tutti i modi di scoprire la verità che venne fuori poco dopo. Era stato un attentato. L’auto sparì dal deposito dove era stata portata per gli accertamenti e i rilievi, nessuno riuscì a vederla nemmeno il custode del deposito.
Solo il tizio, che con il carro attrezzi la tirò fuori da una piccola scarpata, disse che era stata urtata violentemente da dietro e dai segni lasciati a lui sembrò essere stato un camion. Quando Eliseo, il padre di Vanexa lo andò a trovare a casa per chiedere altre informazioni, non lo trovò. Chiedendo ai vicini gli dissero che il tizio aveva avuto un infarto ed era morto. Uno dei vicini, una donna che sembrava essere particolarmente legata al tizio per lo stato di struggente disperazione in cui si trovava, confidò ad Eliseo che secondo lei era stato ucciso, non poteva essere stata una causa naturale, visto che la sera prima a letto saltava come un grillo, era in forma smagliante. Era un tipo atletico, tutte le mattine si allenava correndo per l’isolato per almeno quaranta minuti prima di andare al lavoro. La donna facendogli visita per portargli il caffè e dargli il buongiorno, restava con lui per fare insieme un altro quarto d’ora di ginnastica.
Eliseo, sapeva cosa era accaduto realmente a sua moglie, perché qualche giorno prima aveva rifiutato la proposta di una multinazionale di acquistare i suoi brevetti e di lavorare per loro. Ma non era il tipo da scendere a compromessi, era il lavoro di tutta la sua vita e non voleva assolutamente che venisse messa in un cassetto e tenuta lì dentro per venti anni, negando al mondo i benefici delle sue scoperte.
Ma non immaginava che la sua scelta sarebbe ricaduta sulla sua famiglia, causando l’uccisione della moglie. Era una ferita che si portava dietro da molti anni, non riusciva a superare il trauma, ad accettare l’accaduto, convincendosi ogni giorno di più che l’unico modo per rendergli giustizia era quello di portare a termine il suo lavoro.
Il sole era forte e alto in cielo, ma sdraiati a terra sul telo che Jet aveva pensato di portarsi dietro caricandolo sulla moto, sotto la grande quercia si godevano un fresco piacevole.
Un magnifico momento di tranquillità ristorati dal venticello freddo che veniva dal bosco , in piena e solitaria intimità.
Mano nella mano chiusero gli occhi, senza parlare, senza fare rumori, l’unico che si sentiva era quello dei loro respiri calmi. Vanexa si spostò mettendo la testa vicino a quella di Jet sfiorandola, le guance non erano a più di un palmo di distanza, si sentiva bene, come non gli capitava da tanto tempo.
Era svuotata da ogni pensiero e preoccupazione, desiderava ardentemente che quel momento non finisse più. Invece una catastrofe era in arrivo, per la precisione era già arrivata ed era sopra le loro teste.
La sua ombra copriva perfettamente la faccia di Jet che sentendo ancora più fresco, si fece coraggio ed infilò la mano lentamente sotto la maglietta di Vanexa come una volpe che entra guardinga ma sicura di sé nel pollaio a caccia di succulente prede. Erano mesi che desiderava farlo e quella era l’occasione giusta, perfetta, almeno così credeva.
La pelle morbida della sua amata gli fece venire un brivido improvviso, volle aprire gli occhi mentre sorrideva soddisfatto e compiaciuto, per guardare la nuvola che gli dava così tanto piacere con la sua ombra.
<
Fermo, immobile, con le braccia conserte e gli occhi rossi dalla rabbia lo fissava senza battere ciglio, come un cobra fissa la preda prima del micidiale attacco. Jet voleva scappare, sapeva che un ceffone non glielo avrebbe tolto nessuno. Fece un passo a destra e il grande uomo anche. Allora a sinistra, e lui replicò. L’unica via di fuga era saltare il cespuglio e così fece, con uno scatto degno di un atleta ci si gettò sopra cercando di scavalcarlo, ma <
Con un sasso sparato come un proiettile dalla ruota posteriore, mandò in mille pezzi il finestrino della macchina di Eliseo.
Si fermò solo cinquecento metri più avanti, si mise il casco che aveva momentaneamente infilato al braccio con le lacrime e ripartì disperato rimproverandosi di quello che aveva combinato, contando ad alta voce i pochi spicci che aveva da parte nascosto dentro lo sciacquone del water . Non bastavano di sicuro per ripagarlo, scuoteva la testa pensando a quale tremenda punizione lo aspettava se Eliseo lo avesse detto alla mamma e soprattutto le grida di disapprovazione verso la figlia che frequentava gente del genere.
Jet pensava di averla fatta veramente grossa, mentre arrivato a casa nel giardino si puliva le mani e le gambe dal sangue con il tubo dell’acqua.
Non sapeva cosa fare, se andare a chiedere umilmente scusa a testa bassa di persona,