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Il Viaggiatore del Tempo ed il Professore (Volume 2)
Il Viaggiatore del Tempo ed il Professore (Volume 2)
Il Viaggiatore del Tempo ed il Professore (Volume 2)
E-book243 pagine3 ore

Il Viaggiatore del Tempo ed il Professore (Volume 2)

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Info su questo ebook

Il Presidente russo desidera conoscere i segreti di Lucky e del Professore. Ma anche gli Arabi li vogliono. Vladimir Putin vuole entrare in possesso della formula segreta che eliminerà per sempre la necessità di carburante per qualunque tipo di mezzo di trasporto. Putin ha assegnato questo compito al suo Capo della Sicurezza, Oleg Karpov. Solo Lucky potrà proteggere il brillante scienziato pazzo ed il suo “Sistema a propulsione magnetica”, ma come potrà sconfiggere decine di agenti russi? Dal Quartier Generale del KGB a Mosca, fino alla città fantasma di Rhyolite, Lucky dovrà utilizzare tutte le sue capacità di viaggiatore nel tempo per sconfiggere gli assassini e allo stesso tempo aumentare  le sue ricchezze.

Ce la farà questa volta? Riuscirà Lucky ad essere davvero “fortunato” ?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita21 nov 2016
ISBN9781507149812
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    Anteprima del libro

    Il Viaggiatore del Tempo ed il Professore (Volume 2) - Joe Corso

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    The Time Portal

    Il Viaggiatore del Tempo

    ed il Professore

    (Volume 2)

    di Joe Corso

    ––––––––

    Traduzione di Vittorio Rossi

    Il Viaggiatore del Tempo ed il Professore

    (Volume 2)

    ©2013 by Joe Corso

    Pubblicato da

    Black Horse Publishing

    Copertina di Marina Shipova

    Formattazione di BZHercules.com

    ––––––––

    Black Horse Publishing

    www.corsobooks.com

    Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e con qualunque mezzo, elettronico o meccanico, compresi i sistemi di fotocopiatura e registrazione, o con qualunque altro sistema di memorizzazione e ricerca, senza il permesso scritto dell’autore o dell’editore, escluso ove consentito dalla legge o da un critico letterario che ne può citare alcuni brevi passaggi in una recensione da pubblicare su un quotidiano, rivista o giornale.

    Tutti i diritti riservati

    Indice

    Prologo.............................................................................5

    Capitolo Uno...................................................................7

    Capitolo Due...................................................................9

    Capitolo Tre..................................................................23

    Capitolo Quattro..........................................................42

    Capitolo Cinque...........................................................45

    Capitolo Sei...................................................................56

    Capitolo Sette...............................................................64

    Capitolo Otto................................................................76

    Capitolo Nove...............................................................86

    Capitolo Dieci...............................................................90

    Capitolo Undici............................................................97

    Capitolo Dodici..........................................................106

    Capitolo Tredici.........................................................114

    Capitolo Quattordici................................................123

    Capitolo Quindici......................................................136

    Capitolo Sedici..........................................................144

    Capitolo Diciassette.................................................154

    Capitolo Diciotto.......................................................166

    Capitolo Diciannove.................................................170

    Capitolo Venti............................................................190

    Capitolo Ventuno......................................................200

    Capitolo Ventidue.....................................................215

    Epilogo.........................................................................227

    Prologo

    Quartier Generale del KGB alla Lubyanka

    La Piazza Lubyanka è spesso citata tra i più importanti luoghi turistici da visitare a Mosca. È difficile non vedere l'imponente struttura, situata nel centro della capitale, che un tempo ospitava il KGB. Concepita in origine come la sede della Compagnia Assicurativa di Tutte le Russie, si trasformò in seguito nel luogo più importante dell'intera Russia. Numerosi direttori del KGB, da Lavrentiya Beriya a Yuri Andropov, hanno nel tempo occupato gli uffici situati al terzo piano di questo imponente edificio. Solo in tempi recenti è stata rimossa la statua di Felix Dzerzhinsky, fondatore della Cheka, la prima polizia segreta comunista, nota per l'inconfondibile stile nel metodo di esecuzione: un colpo alla nuca, inferto in modo da far uscire poco sangue.

    L’edificio principale della Lubyanka, di colore giallo, fu occupato dai Bolscevichi agli inizi del ‘900 ed è oggi quello visitato più spesso. Dentro questo edificio, proprio al centro del suo cortile interno, si trovava la Prigione Interna della Lubyanka, famosa per le torture e gli interrogatori che venivano condotti sui detenuti nei suoi sotterranei. I motori delle automobili venivano accesi e mandati su di giri per sovrastare il rumore causato dalle uccisioni dei prigionieri. La struttura è utilizzata oggi come quartier generale delle Truppe di Frontiera e dalla Direzione del Servizio per la Sicurezza Federale (FSB). Si tratta di un edificio fosco, grigio e senza vita, posto al numero 1-3. La sua costruzione ebbe inizio sotto Andropov e fu completata sotto Chebrikov. Oggi ha qui la sua sede anche un Museo del KGB, aperto al pubblico. Questo fu voluto da Yuri Andropov, capo del KGB e Presidente del Partito Comunista, con l’intenzione di migliorare l’immagine del KGB. I piani inferiori ospitano attualmente varie sale conferenze e comprendono anche una sala dove si incontrano gli ex funzionari in pensione del KGB. C’è persino una discoteca e, a partire dal crollo dell’Impero Sovietico nel 1991, le agenzie di intelligence russe hanno iniziato ad offrire dei tour guidati attraverso l’edificio giallo della Lubyanka, in un tentativo di creare una sensazione di maggiore apertura. Dall’altra parte della piazza c’è il Dyetski Mir, ovvero il Mondo dei Bambini, il più grande negozio di articoli per bambini del paese.

    Per quasi vent’anni, Vladimir Putin prestò servizio con il grado di Tenente Colonnello del KGB. Oggi, in quanto Presidente della Russia, i membri dell’FSB rispondono a lui.

    Capitolo Uno

    Oleg Karpov, Capo della Sicurezza per il KGB, rilesse per la terza volta il rapporto che era appoggiato sulla sua scrivania. Ancora non riusciva a crederci. Si chiese se forse gli Americani stavano intenzionalmente cercando di provocarlo perché reagisse ad un’assurdità come quella. Non pensava che le cose stessero così, ma non importava, era comunque suo dovere presentare questa informazione al Presidente Vladimir Putin e lasciare che fosse lui a decidere se essa fosse abbastanza importante da richiedere un’azione immediata o se fosse soltanto un piano ben progettato per creare frustrazione e confusione.

    Ogni mattina, sulla sua scrivania arrivavano numerosi problemi, sotto forma di documenti inseriti in cartelle riportanti nomi diversi. Karpov era la persona che doveva prendere le decisioni difficili, in merito a come gestire al meglio questi problemi. Se una minaccia alla sicurezza nazionale, apparentemente innocua, fosse riuscita a passare senza essere intercettata, le conseguenze sarebbero ricadute su di lui. Certamente, un problema di questo genere poteva forse presentarsi una sola volta nella carriera di un responsabile che occupi quella posizione. Sorrise pensando all’espressione del viso di Putin quando avrebbe aperto e letto il documento. Karpov provò una certa soddisfazione sapendo che questa era una delle poche volte in cui lui poteva giustificare il fatto di aver passato il documento, e quindi il problema, ad un livello superiore; e quel livello era solo costituito da una o due persone. Che grandioso potere stava nelle sue mani! Quel pensiero lo fece sorridere nuovamente, mentre sollevava la cornetta del telefono e premeva il pulsante che lo collegava direttamente alla segretaria del Presidente.

    Capitolo Due

    Lucky non vedeva l’ora di provare il suo nuovo jet. Decise che il modo migliore per farlo era di portare con sé i suoi amici: Samantha, la sua ex fidanzata, Mickey, il suo collega della CIA e amico d’infanzia, Nicky, un altro amico di nome Dukie, e poi anche Casey, Sal e Jimmy Lamb, tutti a Monte Carlo per... una tazza di caffè. La tazza di caffè era un eufemismo che lui usava per intendere una vacanza. Questa volta la pausa caffè era ormai giunta alla terza settimana di giornate trascorse sdraiati sulla bianca sabbia pulita della spiaggia artificiale di Larvotto. Il calore del sole, sommato a quello derivante dalla grande quantità di drink esotici serviti sulla spiaggia, era molto forte. Ma presto impararono il trucco: bastava entrare nel mare fino alle ginocchia, lasciando che l’acqua fresca lambisse la loro pelle, per neutralizzare quasi completamente il calore.

    Lucky era seduto immobile ad osservare i raggi del sole che attraversavano il cielo color topazio. Le leggere increspature dell’acqua riflettevano un caleidoscopio di colori, che splendevano come migliaia di brillanti stelle. Ogni volta che guardava nelle limpide acque del mare, non smetteva di rimanere meravigliato dai mille colori degli strani pesci che nuotavano senza timore intorno al suo corpo, passandogli tra le gambe. Era difficile allontanarsi da uno spettacolo di tale bellezza, ma le fitte allo stomaco gli stavano ricordando che era ora di pranzo.

    Lucky ed i suoi amici avevano provato a pranzare in vari locali, ma dopo un po’ avevano finito per andare sempre al The Yellow Bar chiamato anche Spiaggia, che stava infatti ad un’estremità della spiaggia. Quello divenne ben presto il loro luogo d’incontro. Anche la giornata di oggi non faceva eccezione. Non c’erano posti migliori di quello e, tra l’altro, quel poco di cammino necessario per arrivare là lo faceva sentire in qualche modo più in forma, considerando le calorie che ogni drink comportava.

    Alla fine, il sole li abbandonò iniziando a tramontare, avendo ormai assolto il suo dovere per quella giornata, ed ognuno nel gruppo iniziò a raccogliere le proprie cose dalla spiaggia, avviandosi lentamente verso il Monte Carlo Sporting Club, per raggiungere le auto parcheggiate e percorrere il breve tragitto che li conduceva al loro hotel, il lussuoso SBM Monte Carlo Beach Club. Era sabato sera, una grande serata a Monte Carlo, ma Lucky aveva dato istruzioni a Bobby Boots, il suo pilota personale, di preparare il jet per decollare la mattina presto, per cui il gruppo decise di fare una rapida doccia e poi trovarsi nella sala dell’hotel solamente per la cena. Fu una bellissima serata, in cui ognuno ricordò le numerose storie di viaggi fatti in compagnia di Lucky, il loro generoso amico che amava la vita e l’avventura. Dopo aver saziato il loro appetito con l’ottima cucina francese ed il miglior vino offerto dalle vigne della zona, ritornarono tutti di buon’ora alle proprie stanze.

    La mattina successiva

    Bobby Boots ed il suo compagno co-pilota, Tommy Sheridan, completarono i controlli d’obbligo prima della partenza e ricevettero l’autorizzazione al decollo. Con mano esperta, Bobby diede progressivamente gas fino a raggiungere la massima potenza dei motori del raffinato jet. L’aereo percorse la pista, prendendo rapidamente velocità. Bobby lo portò con cura su in cielo, percorrendo un arco verso l’alto per seguire la rotta prestabilita. Una volta raggiunta l’altitudine opportuna, Lucky improvvisamente disse a Bobby di modificare il piano di volo per andare a Roma e poco dopo... il cambio di rotta era già stato applicato, per soddisfare un suo capriccio. Voleva visitare l’Italia.

    Le cose erano cambiate per Lucky e ora la sua filosofia era che la vita è fatta per essere vissuta. Il suo ragionamento era semplice: il suo precedente capo aveva tentato di ucciderlo, disseminando trappole esplosive nell’edificio dove Lucky era stato mandato come agente della CIA. Era quasi impossibile descrivere i momenti che Lucky aveva passato mentre l’esplosione lo lanciava violentemente fuori dalla finestra del sesto piano. Decine di fili per stendere i panni, pieni di biancheria, gli avevano salvato la vita frenando la sua caduta, ma il colpo al cervello lo aveva lasciato per un po’ in bilico tra la vita e la morte. Esperti chirurghi avevano lavorato per ore ricongiungendo vene ed arterie e cercando di curare il suo cranio spezzato. Alla fine riuscirono a rimettere insieme i pezzi. I medici, sapendo che questo tipo di trauma cranico può causare cecità, coma e danni irreversibili alla sensibilità motoria, non avevano però idea di che cosa gli sarebbe potuto accadere. Ma Lucky fu fortunato, proprio come dice il suo nome. Vinse la scommessa. Si risvegliò. Era cosciente. Riusciva a camminare. Poteva parlare. Era... un miracolo vivente. La sua memoria era completamente intatta, ma non la sua vista. La sua vista ne aveva risentito. Poteva vedere cose... cose che gli altri non vedevano. C’erano forze di energia vitale, sospese soprattutto in campi che circondavano gli oggetti, senza nessuna fonte apparente di energia. Lucky non sapeva spiegarsele. Erano davvero fenomeni curiosi. Dopo un esame più attento, scoprì che ciò che lui vedeva erano in realtà due campi energetici, posti l’uno dietro l’altro. Quando Lucky passava direttamente attraverso i due campi, non succedeva nulla di strano. Ma, con suo grande stupore, scoprì che quando cercava di camminare in mezzo ai due campi, riusciva ad entrare in qualcosa che lo trasportava in un altro tempo, in epoche quali l’Inghilterra del dodicesimo secolo o la Roma dei gladiatori, dove poteva assistere a combattimenti mortali tra questi uomini. Definì questa sua scoperta un portale del tempo ed imparò dopo vari tentativi che da ogni portale poteva raggiungerne un altro. Di conseguenza, Lucky aveva già visto l’antico Colosseo di Roma, ma oggi voleva rivederlo così come si presenta nei tempi moderni e gli amici di Lucky, be'..., erano tutti ben lieti di accompagnarlo in questa piccola deviazione dal percorso stabilito. Erano tutti pronti per quest’altra gita.

    A Bobby Boots piaceva osservare la Terra dall'alto, guidando questo sofisticato aereo. Gli piaceva volare. Già da molti anni aveva passato la soglia del milione di miglia, ma da quando aveva lasciato il suo lavoro di pilota per un’importante compagnia aerea, il ritmo con cui le ore di volo si accumulavano si era rallentato. Bobby e Lucky erano cresciuti insieme ed erano ancora grandi amici. Bobby era rimasto molto scosso dal crollo delle Torri Gemelle. Giurava che qualcuno avrebbe dovuto pagare per questo. Poco tempo dopo, si arruolò nell’esercito e, data la sua esperienza, gli fu subito affidata la guida degli F-16. Per qualche anno aveva così perso i contatti con Lucky, fino al giorno in cui Bobby ricevette una chiamata da Mickey, anche lui cresciuto nella stessa città, che era il fedele braccio destro di Lucky, oltre che suo compagno e collega in quanto agente della CIA. Al telefono, Mickey casualmente chiese che cosa Bobby stesse facendo in quei giorni. Fortuna volle che Bobby fosse in quel periodo piuttosto annoiato, alla ricerca di una sfida, per cui fu più che lieto di ascoltare l’offerta di Lucky, che gli permetteva di guadagnare più denaro di quanto non ne avesse mai avuto in vita sua e, inoltre, avere l’opportunità di stare nuovamente insieme ai vecchi amici.

    Bobby allungò la mano e premette il pulsante per far aprire il carrello dell’aereo, guidando perfettamente il jet sull’asfalto dell’Aeroporto di Roma Fiumicino. Una volta giunti all’interno, dovettero fare una coda abbastanza lunga ma divertente, perché piena di italiani che parlavano e gesticolavano in modo espressivo. Ah, gli Italiani, pensò Lucky. Avevano qualcosa di particolare, qualcosa che non potevi non amare.

    Gli amici in gruppo alla fine passarono i controlli doganali e, una volta giunti all’esterno, salirono su diversi taxi per raggiungere il Sofitel Roma Villa Borghese, un hotel cinque stelle posto nel pieno centro della capitale. Si affrettarono a scaricare i propri bagagli per poter assaporare ogni momento nella città delle fontane, La Città Eterna. Una volta giunti all’esterno su Via Lombardia, trascorsero un piacevole pomeriggio passeggiando, godendosi le migliori viste panoramiche, sorseggiando caffè espresso e osservando gli altri turisti lì intorno.

    La mattina successiva salirono nuovamente su alcuni taxi in attesa davanti all’hotel e si diressero verso il Colosseo. Le code per i biglietti, piene di turisti entusiasti, avanzarono in modo inaspettatamente veloce. Una volta ottenuti i biglietti, Lucky si avviò con il suo gruppo per i corridoi in pietra; ad un certo punto si fermò improvvisamente davanti ad una sezione ricostruita delle rovine. Erano ora in piedi ad osservare quella che un tempo era stata la tristemente famosa arena della morte. Era uno spettacolo da vedere, uno sguardo nella storia, in un’epoca nota per la sua grandezza ma anche per i suoi giochi barbari. Era una struttura magnifica, che si protendeva nel cielo per quasi cinquanta metri, una meraviglia architettonica, piena di piedestalli in marmo, dotata di settantasei ingressi e trentadue scale. Era un capolavoro del suo tempo che rimaneva tale ancora oggi. Durante questa visita, Lucky la osservò con occhi differenti rispetto ai suoi viaggi nel tempo; studiando questa volta ogni singolo angolo, ripensando intanto alla grande struttura contenente sessantamila spettatori, seduti in file diverse a seconda del livello di nobiltà e del rango di ciascuno. Riusciva ad immaginare i gladiatori in attesa che l’Imperatore desse il segnale che avrebbe determinato il loro destino: morire o essere risparmiati. Anche se Lucky aveva visto direttamente i gladiatori con i suoi occhi, non poteva rivelarlo ai suoi amici, a nessuno tranne che a Mickey. Mickey conosceva la verità, perché aveva avuto il coraggio di accompagnare il suo amico Lucky in alcune delle sue escursioni nel passato. E così ora era lì in piedi, incantato di fronte all’attuale Amphitheatrum Flavium, l’icona simbolo della Roma Imperiale, conoscendo l’aspetto che aveva tanti secoli fa.

    Una recinzione di protezione impediva al gruppo di attraversare una porzione parzialmente restaurata del fondo dell’arena, riempito di sabbia. La nuova pavimentazione copriva circa un terzo della lunghezza dello stadio ed era stata posta per mostrare come si supponeva fosse nella sua forma iniziale. Lucky non poté fare a meno di confrontare il Colosseo, nel suo aspetto originale, con ciò che era diventato ora. I suoi occhi si posarono su innumerevoli file di posti in pietra, vuoti. Alzò lo sguardo e con la mente vide le statue, che guardavano in basso dalle loro alcove ben protette, al di sopra dell’affollato viale, fissando con i loro occhi di pietra le folle di spettatori che entravano nello stadio. Queste statue, a grandezza naturale, erano opere d’arte, realizzate in marmo delle cave di Carrara, e ricordavano le centoquaranta statue allineate in Piazza San Pietro, dove il marmo fu portato alla vita da ignoti artisti. Si sentì privilegiato per aver potuto osservare queste statue nelle loro condizioni originali. Era davvero difficile per la mente umana reggere la contrapposizione tra allora e oggi. Involontariamente, Lucky camminò allontanandosi dai suoi amici mentre continuava ad immergersi nella sua storia. Questa meraviglia architettonica, il Colosseo, aveva dato al mondo il primo progetto che sarebbe stato poi adottato da tutti i grandi stadi costruiti in seguito.

    Lucky abbassò velocemente lo sguardo ed i suoi occhi si concentrarono su una parte della pavimentazione che sembrava fosse stata ricostruita recentemente. Al di sopra era stata distribuita della sabbia, che mostrava come doveva apparire duemila anni fa. La sabbia, ai tempi dei gladiatori, era usata per assorbire il sangue di quelli che venivano feriti o uccisi durante i combattimenti. Lucky aveva visto morire degli uomini su queste sabbie, su questo antico terreno di morte. Improvvisamente, si sentì a disagio e provò un forte desiderio di fuggire. Ritornò verso i suoi amici e chiese loro se avessero i bagagli pronti per partire per la Toscana. Propose di visitare i negozi che si trovano lungo le antiche strette vie della città di Siena, accessibili solo a piedi. Dopo di che avrebbero viaggiato ancora per circa un’ora fino a Firenze, dove avrebbero potuto acquistare prodotti dei migliori stilisti e delle più note marche di abbigliamento.

    Secondo la leggenda, Siena fu fondata da Senio e Ascanio, due gemelli figli di Remo (uno dei due famosi mitici fondatori di Roma, Romolo e Remo); da qui deriva l’emblema della città, raffigurante due gemelli allattati da una lupa, ed è per questo che qui si trovavano diverse statue che rappresentano questa scena. La storia in realtà non conferma questa leggenda mitologica. I documenti storici ci descrivono invece una città fondata come colonia romana, al tempo dell'Imperatore Augusto, nota come Saena Iulia, che poi si sviluppò in un piccolo centro dedito al commercio; nell'attuale Repubblica Italiana, Siena fa parte della regione nota come Toscana. Oggi è una città fiorente, grazie anche al suo generoso patrimonio artistico.

    Lucky ed i suoi amici si divertirono a passeggiare per le strette

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