Il mistero della città perduta
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Perché Melinda giura che il vecchio ulivo sulla collina nasconde un mistero, e lo convince a indagare.
Tra extraterresti, assassini, trabocchetti e bambine scomparse, Ciccio e i suoi amici dovranno svelare il mistero e scoprire chi è il traditore che si aggira nella colonia…
Età: dai 9 anni in su.
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Anteprima del libro
Il mistero della città perduta - Valentina Gebbia
Valentina Gebbia
Il mistero della città perduta
illustrazioni di Bruno Olivieri
ISBN 978-88-7356-941-1
Condaghes
Indice
Dedica
1. Palla di Grasso
2. L’albero d’ulivo
3. Un’attrice consumata
4. Loris
5. Attenti a voi!
6. Guarda e stupisci!
7. Giù dal letto
8. Ne è sparito un altro!
9. Guarda meglio, Ciccio Pasticcio!
10. Un cadavere!
11. Due voci misteriose
12. Una sagoma vestita di blu
13. Spunta un secondo cadavere
14. Qualcosa sospeso nell’aria
15. Un piano perfetto
16. Nel sotterraneo
17. Due piccoli scheletri
18. La città sotterranea
19. Devono sparire!
20. Troppo tardi, stupido!
21. L’uomo dalla erre moscia...
L'Autrice e l'Illustratore
La collana Il Trenino verde
Colophon
al mio amico Alberto,
un angelo col pelo sul cuore
e a Francesco, il mio nipotino,
che mi fa ridere come nessun altro
1
Palla di Grasso
Mannaggia! Ancora quell’incontrollabile smania di grattarsi la testa. Possibile che non riuscisse mai a dire una bugia come si deve? Ma forse la direttrice Palla di Grasso non se ne sarebbe accorta.
– Allora, Ciccio, sto parlando con te. Hai visto Melinda questa mattina? So che siete amici. Possibile che non ti abbia detto dove andava?
– Io... sì, siamo amici, certo... Ma oggi non l’ho vista, davvero...
E via a grattarsi tra i capelli ritti sulla testa come un cespuglio di rovi. Un buffo cespuglio di ricci fitti e aggrovigliati.
La direttrice Carola De Amicis, per tutti Palla di Grasso, data la sua immensa mole (Melinda a volte la chiamava Signorina Spaccabilance) aveva un odore persistente. Piuttosto acido, come quello che a volte capita di sentire sull’autobus alle otto del mattino, e ti viene voglia di vomitare. Stretta nel suo completo grigio taglia extra-extra-extra large, doveva aver abbondato con il profumo. Ciccio pensò che Lorena, la seconda moglie del suo papà, aveva proprio ragione quando diceva che i più sporcaccioni sono quelli che non si lavano e tentano di coprire i cattivi odori con i profumi. Che puzza micidiale!
– La tua amica Melinda ha saltato il pranzo, e nessuno sa dove si è nascosta. Vuoi capirlo o no che è una situazione gravissima?
Ciccio riuscì a tenere le mani strette dietro la schiena, torturandosi le dita per non farle scappare tra i capelli.
– Sì, lo so. E mi spiace tanto, ma non so come aiutarvi. Io non l’ho vista – e si complimentò con se stesso per il tono deciso con cui aveva parlato. Evidentemente era stato abbastanza convincente, perché Palla di Grasso strinse stizzita le labbra, gli voltò le spalle e uscì dalla stanza, seguita a ruota dal segretario e amministratore della colonia estiva, il povero signor Smorto.
Ciccio respirò di sollievo e guardò fuori dalla finestra della stanza che divideva con Loris, uno strampalato ragazzino di dieci anni, la sua stessa età. In quel momento, per fortuna, Loris non c’era. Era tornato a casa per qualche giorno, a trascorrere in famiglia il compleanno di sua sorella Gabriellina.
A volte Ciccio si chiedeva che cosa volesse dire la parola famiglia. Non è una parola uguale per tutti. E non sempre ha lo stesso significato. Perché gli amici, quelli per la pelle, non sono mai considerati famiglia? È una cosa ingiusta. E pensò a Melinda. Lui non aveva un amico del cuore, ma aveva Melinda, un’amica che era una sorella e forse ancora di più. Si conoscevano sin da bambini, e anche se Ciccio aveva cambiato tante case e tante città, aveva trascorso con lei ogni vacanza estiva e ogni momento importante della sua vita.
Erano quasi cugini, ma non proprio cugini veri, dato che Melinda era figlia del primo marito della zia Nicoletta, il famoso architetto Alfio Lo Bianco, che era sempre in giro per il mondo a fare ponti, autostrade, palazzi e chissà quante altre cose ancora. Visto poi che anche la mamma di Melinda, la prima moglie del famoso architetto, era partita per chissà dove tanti anni prima e non era più tornata, la ragazzina era rimasta a vivere con la zia Nicoletta.
La zia Nicoletta, che adesso aveva un fidanzato nuovo, era la sorella della mamma di Ciccio che stava da qualche parte in cielo ormai da cinque anni. Così in tutto questo guazzabuglio, Ciccio non ci si raccapezzava proprio. Ma parenti o no che fossero, lui e Melinda, si sentivano comunque i più cari amici del mondo: e allora Ciccio non ci aveva pensato due volte a seguirla in colonia, quell’estate.
– Pensa, la colonia è come un campeggio, solo che si dorme sotto un tetto, invece che in tenda. Dev’essere divertentissimo.
Melinda riusciva sempre a convincerlo, quando ci si metteva. Ma in quel caso era stato davvero semplice. Anche suo padre sembrava non aspettare altro che lui se ne andasse per un po’. Forse per fare riposare Lorena, che faceva l’avvocato e la casalinga e si occupava pure di lui. Fare la seconda madre doveva essere un mestiere piuttosto duro. Ciccio aveva sentito suo padre e Lorena discutere animatamente, in camera da letto.
– Perché non partiamo da soli quest’estate? Io penso che ci farebbe bene, non credi? – aveva proposto lei.
– Ok – aveva risposto suo padre un po’ titubante. – Ciccio mi ha chiesto di andare alla colonia estiva. Gli dirò che va bene.
Così Ciccio era partito per la colonia estiva diretta da Palla di Grasso Signorina Spaccabilance. E adesso si trovava in grossi guai. Doveva riuscire a non rivelare ciò che sapeva per un’ora ancora e poi, alle cinque, sarebbe sgattaiolato fuori per andare all’appuntamento.
Melinda, con il suo solito modo di parlare a mitraglia (come faceva a riprender fiato era un mistero), gli aveva spiegato tutto quella stessa mattina. Appena la luce aveva cominciato a filtrare dalle persiane, era entrata di soppiatto nella sua stanza. Sapeva che Loris non c’era e così non aveva avuto nessun riguardo a parlare ad alta voce e a tirarlo per la maglietta, mentre era ancora impastato di sonno.
– Vuoi svegliarti? Devo far presto, prestissimo! Non c’è un minuto da perdere!
Ciccio non era riuscito a dire una parola, ma a poco a poco si era svegliato del tutto. Quello che Melinda gli stava raccontando era semplicemente pazzesco.
– Non fare quella faccia! È successo di nuovo, ti dico! Era già notte fonda, mi ero svegliata per la sete... sai, tutte quelle patatine... Non la smettevo più di bere... Così ho guardato ancora lì sulla collina. Stanotte c’era una luna che sembrava una lampada al neon e si vedeva come di giorno. Proprio lì, in direzione dell’ulivo sul quale ci siamo arrampicati insieme...
– Melinda, per favore...
– Non interrompermi! Ho visto due uomini sparire sottoterra! La volta scorsa non ne ero sicura, ma adesso li ho visti benissimo. Prima camminavano uno vicino all’altro e poi, puff!, sono sprofondati! Puff!... Spariti!
– Melinda... ma è una collina! Saranno scesi dall’altra parte e tu non li avrai visti più per questo... – e