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Il violinista siccità
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Il violinista siccità
E-book106 pagine1 ora

Il violinista siccità

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Info su questo ebook

C’è qualcosa che non va, a Bughidedal. La pioggia scivola via senza fermarsi, gli uccelli non cantano e un magico violino Stradivarius ha smarrito le sue melodie.
Così a Pasompé, il Violinista Siccità, per sciogliere il mistero non resta che mettersi in cammino. Lungo la strada incontrerà scienziati e ladri, investigatori e antiquari, truffatori di bassa lega e bellissime fanciulle del Paradiso dei Violini e di Maometto.
Da uno dei più affermati scrittori per ragazzi catalani, un romanzo avventuroso e visionario…
Età: dai 9 ai 13 anni.
LinguaItaliano
EditoreCondaghes
Data di uscita11 giu 2018
ISBN9788873569428
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    Il violinista siccità - Andreu Sotorra

    Il violinista siccità

    Andreu Sotorra

    illustrazioni di

    Antonio Dessì

    traduzione dal catalano a cura di

    Antoni Arca

    ISBN 978-88-7356-942-8

    Condaghes

    Indice

    1. Pasompé vive a Bughidedal

    2. Il campo di grano di Mohamed Pov-Eurett

    3. Piacere di conoscerla, signor rabdomante

    4. La prima prova con l’archetto

    5. Il campo dei bersagli colorati

    6. Lo Stradivarius e il portabagagli

    7. L’incubo di Pasompé

    8. La via delle Uri

    9. Il Paradiso dei violini

    10. Il deposito dei banchi di Ghiaccio

    11. Il vascello Artikouri

    12. L’ammiraglio Pasompé

    13. L’invenzione di Pasompé

    14. Icebergs a propulsione

    15. Tappeti volanti e tendaggi

    16. La festa dei singhiozzi

    17. Il giorno che Pasompé perse l’archetto

    18. La visita al Mercato delle Pulci

    19. Uno Stradivarius in vendita

    20. Una telefonata molto mafiosa

    21. Il quadro di Marc Chaghall

    22. Un riscatto milionario

    23. Il falso detective Muhadmal Sinonpiov

    24. Pasompé impara dolci melodie

    25. Un concerto nella piazza di Bughidedal

    L'Autore e l'Illustratore

    La collana Il Trenino verde

    Colophon

    1. Pasompé vive a Bughidedal

    C’era una volta un vecchio violinista noto co­me Pasompé, che era nato e viveva a Bughi­de­dal, un paesino lontano lontano, in cima a un picco do­ve gli uccelli non riuscivano ad arrivare, per­ché avrebbero dovuto volare fino a sfiorare le nu­vole. Per questo i loro canti e i loro cinguettii non giun­ge­vano sino alle case dei bughi­dedalesi, i qua­li, di tanto in tanto, sentivano soltanto i muggiti dei mo­tori dei Boeings attraversare il loro pezzo di ­cielo.

    Il paese era situato tanto in alto che l’acqua del­la pioggia, quando veniva giù, non aveva tempo di fer­marcisi, così che scorreva in fretta fino ai ghiac­­­­ciai, ai fiumi, ai laghi, alle falde sotterranee e alle sorgenti, là dove gli uccellini ascoltavano la mu­sica dei ruscelli tra le rocce, e imparavano i pio pio e i canti per quando sarebbe arrivato l’in­ver­­­no e sarebbero andati per il mondo volando a ­stormi.

    Pasompé, il vecchio violinista di Bughidedal, cercava di smuovere le corde del suo strumento con l’archetto, per trarne cinguettii come quelli che, a quanto si diceva, facevano gli uccelli che vivevano più in basso. Purtroppo però, per quanto lui si sforzasse e ci provasse tutti i pomeriggi con il movimento bilanciato dell’archetto, seduto nella piazza del paese ai piedi di una fontana sempre secca dedicata al dio Nettuno, non riusciva ad ottenere nemmeno una nota melodiosa che gli facesse capire che il violino era vivo.

    Dopo tanti anni, a vederlo trascorrere tutti i po­me­riggi con lo strumento tra capo e collo, i bughi­de­dalesi cominciarono a pensare che il vecchio mu­sicista volesse inventare una nuova tecnica per am­mansire le bestie feroci, dato che non gli era mai riuscito di far sentire neppure un triste gnigo-gna­go. E pensare che se fosse riuscito a tirar fuori dal suo strumento un po’ di musica sarebbe stato si­curamente festeggiato da tutti quanti, con allegria e applausi; i vicini non lo davano a vedere, ma du­rante la siesta lasciavano le persiane abbassate, per poter spiare meglio gli indiavolati esercizi del mu­sicista, che tutti chiamavano Violinista ­Siccità.

    Pasompé, il Violinista Siccità, stanco di non poter dimostrare quanto avrebbe potuto fare con il suo antico Stradivarius, un bel giorno alzò le ve­le e se ne andò verso valle, violino in spalla e archetto dritto come una sciabola.

    Percorse sentieri e camminamenti. Superò cri­nali e rupi. Attraversò colli e gallerie. E rifletté sul vecchio Stradivarius che gli aveva lasciato per ricordo suo padre. Un’eredità che era già passata dal suo trisnonno al suo bisnonno, dal suo bisnonno a suo nonno, e infine da suo nonno a suo padre e a lui.

    Pensa che ti ripensa, Pasompé ricordò che suo nonno una volta gli aveva detto che quello era uno dei migliori violini del mondo, anche se nessuno ne aveva mai potuto ascoltare il suono. Gli aveva anche detto che l’artigiano che l’aveva costruito nel suo laboratorio, un prestigioso fabbricante di strumenti a corda di Bughiona, una piccola località non lontana da Bughidedal, l’aveva costruito trecento anni prima per il principe-zar della marca dell’Alto Bughi, Nicolò II il Siccitoso. Il quale principe-zar, da bambino, pare suonasse benis­si­mo, anche se nessuno ricordava d’averlo mai sen­tito suonare in alcuna festa reale, né in alcuna pubblica cerimonia.

    Pasompé, che era appena arrivato in un campo di grano delle spighe mature imbrillantate dal so­le, ricordò anche che, anni dopo, la zarina del principe-zar Nicolò, stanca di tanta incapacità musicale, regalò il violino al musicista ufficiale del Pa­lazzo, che era un lontano parente del primo tris­non­no del Violinista Siccità di Bughidedal. Il tris­nonno del Violinista Siccità, quando morì di vecchiaia e di stanchezza, per gli inutili sforzi compiuti nel tentativo di far funzionare lo strumento, lo lasciò in perpetua eredità ai suoi discendenti.

    Ci sono eredità che alla fine divengono un pe­so si disse Pasompé. E si sedette su una pietra piana, davanti al campo di grano, per riposare un momento e per asciugarsi il sudore, dopo tanto camminare.

    2. Il campo di grano di Mohamed Pov-Eurett

    Così concentrato nei suoi ricordi, Pasompé, il Violinista Siccità, non si accorse che dai cam­mi­namenti del campo di grano veniva avanti un uo­mo piuttosto basso, rotondo e con i capelli ricci e biondi come le spighe dorate. Quando l’ebbe accanto, l’uomo, che doveva essere il proprietario dell’immenso campo pronto per la mietitura, lo apostrofò con un’espressione malevola: – Ehi! Che ci fai qui?

    – Salve! – rispose interdetto Pasompé.

    – Salve… – rispose l’uomo del campo, mentre fissava il violino e l’archetto di Pasompé. – Dove vai con quell’attrezzatura appesa al collo?

    – Mi chiamo Pasompé, signore.

    – Pasompé? Questo nome non significa ‘colui che al­za le vele’?

    Il Violinista Siccità non gli poté rispondere, per­ché di fatto sapeva soltanto che il suo nome, che era già stato il nome del suo trisnonno,

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