Racconti dello Stige 2

Di Patrice Martinez

Dopo l'incontro con il traghettatore dello Stige, Caronte, l'anima del brigante Aphobos incontra i terribili Ecatonchiri sul fondo oscuro del Tartaro. Seguito da quattro racconti:

-Per un passo in più;

-Ritorno al Palladio;

-Timoteo e la Sfinge;

-Una bevanda dionisiaca.

• Lingua: Italiano
• Editore: BadPress
• Data di uscita: 15 nov 2016
• ISBN: 9781507162507

Anteprima del libro

PREAMBOLO

Bah! Mi ricordo ancora quel giorno, buttato dietro una vecchia quercia in agonia. Il tronco è stato consumato dai capricorni, e i rami caduci pendevano lamentosamente verso il suolo della nostra Terra madre. Appena prima dell'alba, un gruppo di perioikoi penetrò nel sottobosco e andarono nella città di Melite, al fine di soddisfare i bisogni del commercio... ma loro avevano una cosa che io non avrei mai previsto: sotto i drappi di stoffa logori, si nascondeva uno scudo di mercenari peltasti. Breve fu la fine della mia povera carcassa. Ah! Mi sono dimenticato di presentarmi: mi chiamo Afobo, allo stesso tempo ladro e farabutto. Penso che noi ci siamo già incrociati. Acceleraste il passo, con occhio sparuto, per paura di subire una decollazione degna di questo nome; ne rido ancora.

In breve! Fu allora che le cose hanno iniziato ad andare storte, nel terzo giorno del mese di Anthesterion, per scherzo del destino, il mese in onore delle divinità infernali!Ed eccomi qua, vagando nel fondo oscuro del Tartaro, in cerca di un destino fortunato. Prima di aver sfiorato il traghettatore di anime Caronte, mi trovai davanti ai Titani, i quali, con le loro membra dalle proporzioni gigantesche, formavano una volta di carne putrida, che sovrastava la mia piccola persona. Gli Ecatonchiri sono degli esseri meschini, i quali sarebbe meglio evitare, dall'appetito bellicoso piuttosto che una diplomazia  verbale. Inoltre non hanno neanche un po' di umorismo. Fermo il mio monologo, per paura di gravare ancora di più sul mio destino.

Il Titano si chiamava Briareo. Un po' sempliciotto, ma da una potenza muscolare impressionante.

Lui si avvicinò a me in qualche falcata, con una cadenza ondeggiante che provoca vertigini, e da farvi piegare dalle risate. Egli non sputava fuoco o altri proiettili, come quei mal di testa che si hanno dopo simposi di successo con uno stuolo di belle sirene. Ero diffidente ancora,sapendo che il nostro buon vecchio Signore Zeus aveva dato agli uomini una straordinaria possibilità: l'Oceanide Metis ci aveva dato intelligenza e astuzia e questo valeva molto più che una colonna di oplidi su un campo di battaglia, tormentata dall'armata degli Achemidi.

Arrivato a destinazione,- vale a dire ad un paio di dita dai miei ultimi stracci,- il terribile personaggio cominciò a pormi domande. Con voce pesante e con una dizione caotica, provò a impressionarmi.

-Grrrr (si! Si! Ha fatto grrrr) Ti posso divorare in un sol boccone. Come ti chiami? Con quale trucco vuoi sfuggire alle grinfie del nocchiero Caronte?

-In vita mia, mi chiamo Afobo, lungi da me ingegnare qualche sotterfugio, per scappare alla mia dannazione di questi luoghi tormentati. Per grazia del signore Caronte, abbiamo fatto un accordo attraverso il quale me la sono abilmente cavata.

Il brutto, sporco e cattivo Ecatonchiro voltò la sua.. le sue numerose teste a destra e a sinistra, poi mi guardò con un sorriso perfido.

-La