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E-book96 pagine1 ora

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Info su questo ebook

8 incubi, 8 favole nere, 8 sospiri.
Tra zombie, fantasmi e maledizioni una folle corsa in 8 racconti che lasciano senza fiato in una spirale discendente verso il buio più profondo della paura.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2016
ISBN9788822866813
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    Anteprima del libro

    8 - Marcello Ferrari

    PANICO

    Ci fu un tempo in cui eravamo uomini liberi: liberi di muoverci, liberi di scegliere e di pensare. Quel tempo è finito in un pomeriggio di ottobre.

    Ero a casa della mia ragazza quando il peggior incubo della mia e delle nostre vite ebbe inizio: sembrava un giorno come tanti, non sospettavo nemmeno cosa sarebbe successo.

    La televisione era sintonizzata su un canale musicale, un pezzo pop senza spessore stava suonando accompagnato da immagini di panorami esotici e modelle danzanti; si chiacchierava amabilmente di cosa avremmo fatto per la serata, poi un'edizione speciale del telegiornale fermò la musica.

    Sullo schermo un cronista mai visto si agitava davanti ad una folla in fuga, una delle cose che mi ricordo sono i volti di quella gente in lacrime.

    -Ci scusiamo con i gentili spettatori per l'interruzione-

    Migliaia di persone scappavano e si spingevano tra urla e sangue.

    I titoli che scorrevano, in basso sullo schermo, di morti e feriti: si ipotizzava di terroristi oppure di incidenti, non si riusciva a distinguere la verità in quel casino.

    Un elicottero militare invano volteggiava nel cielo.

    A terra, con un megafono, una persona invitava la folla alla calma.

    Ignorata da tutti, la voce amplificata si stava rompendo in quello che poteva essere un pianto sommesso, chiunque fosse doveva essere sconvolto.

    Il cronista cercava ancora stoicamente 

    Noi due sul divano guardando lo schermo e non credevamo ai nostri stessi occhi, sembrava impossibile che stesse accadendo nel nostro paese, esodi di quella portata li avevamo visti solo in paesi in guerra.

    -Sono in molte, moltissime le persone presenti-

    Diceva l'uomo in televisione.

    Le immagini richiamavano alla mente ciò che succede dopo un bombardamento, ma il nostro Stato non era in guerra con nessuno.

    Increduli continuavamo a guardare senza riuscire a dire nulla.

    -Cercherò di capire qualcosa in più, provo a fermare qualcuno-

    La telecamera, come se fosse manovrata da un bambino, ondeggiava in quella fiumana di gente inquadrando persone avvolte dal più nero terrore.

    Il volto di una donna in primo piano era segnato dalle lacrime: il naso perdeva sangue e sulla guancia stava già facendo mostra di  sé  un livido.

    Il cronista nel disperato tentativo di ottenere un'intervista ci si era parato davanti per fermarla, ma lei, incurante di tutto, con un grido bestiale, lo aveva spinto a terra ed era fuggita fuori dalla vista dell'obiettivo.

    -Non servono spiegazioni, gentile pubblico a casa, il panico corre per le strade-

    Non avevamo ancora capito cosa fosse successo, ma qualsiasi cosa fosse era terribile, inspiegabilmente spaventosa.

    La mia ragazza si rannicchiò  contro il mio fianco, poi come faceva sempre quando aveva paura, prese a mangiarsi le unghie, una sorta di tic nervoso che si faceva avanti quando lo stress raggiungeva i livelli massimi.

    Mi chiedo se lo faccia ancora, mi chiedo dove sia ora.

    -Signore e signori, non ci sono parole per commentare ciò che ho davanti!-

    La telecamera impassibile continuava a documentare gli eventi, un uomo sulla sessantina in un completo giacca e cravatta strappato si stava arrampicando sul tettuccio di un'auto, mise le mani attorno alla bocca per ampliare il suono della sua voce, il suo sguardo era sconvolto, la lente destra degli occhiali aveva diverse crepe.

    Quando si rese conto che la persona che stava chiamando non avrebbe risposto aveva alzato le mani sulla testa, poi facendole scivolare sul volto  aveva preso  a singhiozzare come un bambino… era terribile.

    Dai lati dell'inquadratura colonne nere di fumo si abbattevano sulla gente nascondendone gran parte alla nostra visione.

    Il caos era arrivato ad un punto tale da essere inconcepibile pensare che potesse peggiorare.

    -Dalla regia mi dicono che...oh mio Dio!!!-

    L'ultima immagine trasmessa fu quella dell'elicottero che si schiantava al suolo, esplodendo  in mezzo a quella folla già distrutta.

    Poi la trasmissione saltò lasciando lo schermo televisivo invaso da grigie linee di disturbo.

    La ragazza al mio fianco si voltò e mi chiese

    -Cos'è successo?-

    -Non lo so- risposi.

    MARE

    La sabbia scottava sotto i suoi piedi, il sole era alto allo zenit, in sottofondo la risacca cantava la sua dolce canzone.

    -È tutto così bello-

    Pensò Scilla, al secolo Priscilla, ma gli amici l'avevano ribattezzata così e, in fin dei conti, le piaceva molto portare il nome di un essere mitologico.

    -Come vorrei vivere qui-

    La vacanza in un villaggio turistico non era mai stata una delle sue attrattive per le ferie, ma sua sorella, Tania, aveva insistito così tanto che non  aveva potuto  fare altrimenti.

    Il suo sguardo si perdeva a fissare l'orizzonte da dietro i grandi occhiali da sole, tutte le preoccupazioni erano rimaste in città, la sua scrivania era lontana, lontana e nulla la poteva turbare in quell'angolo di paradiso.

    Stese il colorato telo su una delle sdraio, spense il telefono e prese a leggere il libro che aveva preso in aeroporto; il vociare lontano dei ragazzi che giocavano non la infastidiva, tutto era perfetto

    -AIUTO!-

    Un grido.

    Per quanto si sforzasse di capire da dove fosse venuta quell'invocazione non ne riusciva a cogliere l'origine.

    Intanto intorno a lei nessuno dava l'idea di aver sentito alcunché: i bambini continuavano a sporcarsi di sabbia, i ragazzi a ridere con le ragazze e i soliti noti a farsi ammirare dopo un lungo inverno di palestra e dieta.

    Scilla pensò di aver immaginato quella voce, non avrebbe saputo neppure dire se fosse stata di un uomo o di una donna.

    -Ti va una birra?-

    Trasalì quando sentì la voce di sua sorella

    -Come?-

    Tania era in piedi con due bicchieri di plastica colmi di liquido giallo e schiumoso

    -Ti ho chiesto se ti va una birra, ma tu stai bene? Hai una faccia che è tutto un programma-

    -Non lo so, mi è sembrato di...-

    Ripensandoci non era sicura di niente in quel momento

    -...niente, forse sono stata troppo al sole. Grazie per la birra-

    -Di niente, piuttosto hai adocchiato qualcuno? -

    -No, non ho voglia di flirt, se succede qualcosa bene, altrimenti la parola d'ordine è relax-

    -Contenta tu, comunque è un po' che sei single, insomma sei una bella donna, dovresti concederti di più-

    -Ok, ci penserò.-

    Disse per troncare quello sterile sproloquio ormonale, Tania non poteva stare senza un uomo e riteneva che Scilla dovesse trovarne uno al più presto, tanto da averne fatto una missione. Dal canto suo, Scilla, era felicemente solitaria e non le importava nulla di uno o più partner: voleva solo godersi il sole, il mare e un meritato stacco dalla quotidianità 

    -AIUTAMI TI PREGO!-

    Questa volta l'aveva sentita bene

    -Tania! Hai sentito?-

    Tania voltò il viso verso di lei, con un gesto annoiato si sfilò gli auricolari dalle orecchie

    -Cosa c'è?-

    -Hai sentito? -

    -Cosa?-

    -Una voce, credo una donna, chiedeva aiuto!-

    Tania si alzò

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