Filosofia occidentale dal misticismo alla logica analitica in 3 ore e 30'
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Filosofia occidentale dal misticismo alla logica analitica in 3 ore e 30' - Claudio Ferazzani
Indice
Avvio
Filosofia occidentale dal misticismo alla logica analitica
in 3 ore e 30’
Titolo | Filosofia occidentale dal misticismo alla logica analitica in 3 ore e 30'
Autore | Claudio Ferazzani
ISBN | 9788892646049
Prima edizione digitale: 2019
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Viene riportato spesso che Einstein dichiarò: Dio non gioca a dadi con l’ universo.
A noi sembra che Dio abbia tirato i dadi, e lo continui a fare. Che il Big bang, la Creazione di quindici miliardi di anni fa, è stato solo un evento accidentale, senza alcuna intenzionalità o disegno. D’ accordo che il moto dei corpi celesti è determinato da precise forze, gravità, inerzia, centrifuga eccetera, ma è lo scontro casuale di essi che ha dato occasione alla formazione imprevedibile di nuovi elementi e nuove molecole, e in seguito di cellule organiche strutturate per crescere e rigenerarsi. Di fatto, stelle nascono e muoiono, i sistemi si fanno e si scombinano, l’ universo si estende dal suo punto iniziale d’ esplosione che ha lasciato dietro di sé tracce ancora rilevabili di fossili cosmici, risalenti fino agli istanti di poco successivi all’ esplosione. Quindi il caos è parte della realtà fisica, anzi l’ ordine che possiamo prevedere nasce dal caos. Magari per alcuni, il big bang rimane l’ interpretazione laica della Creazione divina. O semplicemente, come osserva Hume, la nostra incapacità di interpretare un evento ci porta a vederlo come prodotto di intenzioni, di disegni superiori. Se la grande esplosione nasce nell’ idrogeno e nell’ elio, resta da chiedersi chi li abbia voluti, questi elementi gassosi.
In biologia, ancora disordine e casualità: la cellula organica si duplica, ma nelle milioni di operazioni qualcuna non riesce perfettamente, e qualche gene muta. Questo o porta alla morte dell’ organismo ospite, perchè cresce un tumore maligno, oppure porta ad un organismo nuovo, che riesce a riprodursi e lasciare in eredità quella nuova informazione genetica. Non c’ è una volontà in questo, né un disegno, una visione, un progetto: è frutto del caso il più delle volte, l’ ambiente lo determina in altre. Non è sicuramente prevedibile e non è rigidamente consequenziale di una volontà.
Naturalmente si arriva a queste conclusioni dopo un lungo percorso, mentre invece dal passato emergono spiegazioni sulla vita e sul mondo strutturate su analogie con il carattere umano. Come la storia di Atra-Hasis, una storia che risale agli antichi Sumeri, del 3000 a.C.: all’ inizio c’ erano gli dèi. Enlin era il loro dio tiranno, faceva svolgere lavori pesanti e umilianti agli altri dèi, come costruire residenze, chiese, reperire cibo. Questo non andava giù ad un dio minore, Enki, che propose agli altri dei di creare una razza inferiore da far lavorare al loro posto. Con questo pesante compito venne creata la razza umana, che dopo un poco si diede ai balordi tanto che Enlin se ne stancò, e per disfarsene usò una pestilenza. Alcuni sopravvissero. Enlin volle finire il lavoro con una siccità. Ancora, alcuni sopravvissero. Per liberarsi di questi ultimi, Enlin usò una pioggia ininterrotta per 40 giorni e 40 notti. E qui torna in scena Enki, che voleva salvare almeno la famiglia di Atra-Hasis, e appena in tempo le consigliò di costruire una enorme barca dove alloggiare una coppia di ogni animale, e imbarcarcisi lui stesso con i suoi familiari. Questa storia risale a 5.000 anni fa, prima della nascita della filosofia, ovvero non è filosofia, e se non trovano l’ Arca non è neanche Storia, ma preistoria, solo leggenda.
L’ immaginazione dell’ uomo ha iniziato quindi a costruirsi un mondo superiore fitto di déi con mogli e figli, e suocere, con invidie e animosità, con storie straordinarie ma affini alle nostre, con differenze di potenza ma non di qualità. La stessa iconografia del sapiente nell’ antichità segue una regola: mai ritrarlo da giovane. Vecchio il saggio, vecchio il dio padre.
Questi esseri divini si immaginò vivessero sulle cime dei monti più pittoreschi, o semplicemente in cielo. Nacque la definizione di divinità celeste, mentre la struttura dell’ oltretomba la si piazzò nel sottosuolo. Non solo nelle opere omeriche abbiamo racconti circostanziati dell’ Ade, ma anche in avanzato medioevo, il Pozzo di San Patrizio, ad esempio, venne descritto con realismo come un percorso per gli Inferi, dove mistici, santi e comuni mortali raccontarono di essere entrati e aver fatto un percorso simile a quello che farà poi l’ Alighieri nella Commedia.
Altre meticolose storie antiche sono di Erodoto, che raccolse ne Le storie
, riportando mitologie di un'epoca d'oro, corrispondente dopo l'Eden cristiano, interrotta con l'incidente della scatola di Pandora, che significa letteralmente ricca di tutti i doni (in Greco, pàn
è tutti, e quindi va pronunciato Pàndora: pieno di tutti i doni), da cui escono e volano via tutte le muse, le virtù e le cose belle. La speranza rimane nel vaso, da sola.
Quando Lorenzo de 'Medici (dando prova del titolo di Mecenate) incaricò Ficino di tradurre le storie di Ermete Trismegisto, vissuto nell'antico Egitto, leggiamo della creazione dell'uomo e del mondo da parte di un dio. Dio ha creato l'uomo a sua immagine, ma questo dio non ha scacciato l'uomo e la donna dall'Eden (a causa della prova della mela, a differenza del dio ebraico), non ha imposto loro un divieto, una prova (dopo tutto, poiché era onnisciente , avrebbe saputo del risultato del test prima di farlo), non li ha ripudiati (e non ha dovuto lasciare che suo figlio scendesse poi sulla terra). Le storie di Hermes furono bandite per secoli dalla Chiesa, insieme alla cultura egizia: quelle storie scoprirono le contraddizioni e le somiglianze al proprio mito, e l’ astrologia, che non è ancora astronomia, e l’ alchimia, non ancora chimica: entrambi portatrici di riti magici, che quando non facevano comodo al clero, erano respinte come riti satanici.
Dall’ Egitto, comunque, con l’ astrologia, che servì come magia per conoscere il futuro, si dovettero osservare il cielo e le costellazioni, definendo uno Zodiaco, diviso in 12 segni, essendo la dozzina il primo numero. (Del resto, quale numero è più utile per dividere in parti uguali? Per 2, per 3, per 4, per 6, e 60 volte 6 fa 360, che considerarono le parti del cerchio). Nel 250 a.C., stabilirono la distanza da Tebe (quella egiziana, sul Nilo) ad Alessandria in 800 km, la differenza dell’ ombra del sole al mezzogiorno di quelle due città in 7 gradi di cerchio, e calcolando 360 diviso 7, moltiplicato 800, conobbero la circonferenza della Terra. Poi ipotizzando un triangolo opposto a quello generato da quell’ ombra, e ipotizzando i cateti, seppero calcolare la distanza del Sole.
Precedentemente, nella mitologia Babilonese prevalse l’ idea di una Terra come un disco circondato dall’ oceano, e i Greci poi l’ arricchirono con termini fantastici, come ultima Thule
, l’ ultima isola che il navigatore potesse approdare prima che finisse il mondo, e l’ oceano divenisse una cascata. Non a caso, il primo conclamato filosofo, Talete di Mileto, un’ isola, vede nell’ acqua l’ origine di tutte le cose.
Procedendo, dicevamo, per analogie con la società umana, già dal 7000 a.C. si sviluppò una sorta di religione, un credo, basato sulla dea madre. Questo comportò un governo delle donne, tecnicamente chiamato ginocrazia, in cui la fecondità femminile fu posta in relazione con la fertilità della terra, e la sua ciclicità con quella lunare. Il culto di Iside in Egitto e la Maria del Cristianesimo confermano che l’ istinto dell’ uomo è rimasto intento nei secoli nel costruirsi la dea madre.
Nella mitologia greca, la dea Eris, la discordia, dette una mela alla dea Eros, l’ amore, e causò un disastroso litigio, dal quale scaturì la guerra di Troia: gli esempi della venerazione femminile si trovano ovunque.
Donne furono le monadi: monadismo fu cultura della follia, ed esclusivamente nei riti passionali di Diòniso le donne vennero accettate. Il fine del rito dionisiaco fu di entrare in trance, che chiamarono entusiasmo. Il sacrificio di una bestia, solitamente un capro (in greco tragos), diede il nome di tragedia; ed essendo Dioniso il dio ingiustamente ucciso ancora fanciullo dai Titani, tragico rimase come termine per evidenziare pietà e amore di fronte al cruento epilogo. Questa assenza del lieto fine conduce a una purificazione delle emozioni che Aristotele definisce catarsi
: la tragedia insegna a padroneggiare il dolore e l’ insensatezza. Dopo le tragedie di Sofocle ed Eschilo, Euripide interrompe questo evidente contrasto ed inserisce il deus ex machina
, il dio che irrompe nella scena da una macchina teatrale, per cambiare le sorti a suo piacimento. La prima alienazione religiosa.
Socrate tende al raziocinio, non vive le situazioni in modo sanguigno, e interrompe definitivamente la dicotomia tra l’ inebriato e sensuale, e il razionale e distaccato. Il dionisiaco e l’ apollìneo tornano caratteri contrastanti con Nietzsche, che rivaluta la tragedia greca perché questa rifiuta spiegazioni in termini filosofici razionali e morali.
Dioniso continuò ad essere idealizzato nel paganesimo, e diventò Bacco per i Latini.
Già vediamo che a quella religione naturalistica ellenica fu estranea l’ idea di trascendenza, dell’ alienarsi, di rimandare, di rifarsi a qualcos’altro. Da Platone in poi non fu più così.
Oggi non abbiamo bisogno di una filosofia naturalistica, sappiamo chiaramente come funzioniamo: sappiamo di avere una istruzione genetica, che non è una conoscenza a priori
come dice Kant, o una tabula rasa
come asserisce Locke. Spieghiamo con un esempio: gli etologi hanno studiato la tessitura di un ragno di una data specie, che costruisce sempre l'identica ragnatela, e hanno osservato la fuga del piccolo neonato dalla stessa non appena viene al mondo. Se il piccolo non riuscisse ad allontanarsi dalla tela, verrebbe mangiato dalla madre. I ricercatori hanno poi somministrato una qualche sostanza psicogena a quelle mamme, e riscontrato che così drogate quelle tessevano una ragnatela differente. Poiché il