Prima dell'Ave Maria
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Info su questo ebook
Ha insegnato nelle scuola media di Fonni, Arzana, Ilbono e Tortolì, dove attualmente risiede. Partecipa attivamente a due associazioni di volontariato senza mai dimenticare la sua passione per la scrittura.
Nel 2012 il racconto “La mia guerra” si classificò al primo posto nel concorso indetto dal giornale “Lettere in aria”, in collaborazione con la casa editrice cagliaritana Arkadia, ottenendo lusinghieri riconoscimenti presso l’Ambasciata Tedesca a Roma.
Nell’aprile 2015 ha pubblicato la raccolta di racconti “Sa Contonera”, AmicoLibro Edizioni.
“Prima dell’Ave Maria” è la nuova opera narrativa.
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Recensioni su Prima dell'Ave Maria
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Anteprima del libro
Prima dell'Ave Maria - Gonaria Nieddu
@itsmejust
Prefazione
Come ha detto Salman Rushdie: Scrivere di se stessi è più facile non bisogna inventarsi la storia
. Però, sottolineo io, bisogna saper scegliere che cosa scrivere di se stessi e come esporre gli aneddoti individuali.
Gonaria, in questo suo nuovo libro Prima dell’Ave Maria, ci riesce molto bene, trovando le connessioni giuste che spingono il lettore a incuriosirsi, nonostante i contenuti siano spesso abbastanza malinconici e commoventi. Si tratta di un racconto intimo, sincero e doloroso, senza nascondere le debolezze personali, le paure e la rabbia.
I fatti si mescolano e le vicende della propria vita vengono narrate con quel vigore e quella vividezza che abbiamo avuto modo di assaporare già nel suo precedente libro Sa Contonera. Cambia l’argomento ma la scrittrice è sempre lei con i suoi sprazzi lirici nell’osservare il sole che declina o uno scorcio paesaggistico, accortezza che rende la lettura più gradevole nonostante la tristezza, a volte nuda, dei temi trattati.
Il risultato è un libro interessante che evidenzia un’intimità dolorosa con spunti di contestazione e di rabbia che non sembrano appartenere alla mite e dolce Gonaria che in realtà mette in risalto, in questo suo scritto, una donna incredibile, dotata di una grande forza d’animo che la spinge a superare la solitudine e l’incomprensione di cui, nei fatti descritti, è spesso vittima.
Chiara Mulas
Per la donna, per tutte le donne che,
vittime della perdita del proprio lui,
ancora oggi spesso subiscono gli effetti di Male Loqui (maldicenza).
PRIMA DELL’AVE MARIA
Andrea arrivò in Sardegna con la nomina per l’insegnamento, agli inizi degli anni ’60 e non gli fu difficile integrarsi nell’ambiente. Il suo carattere gioviale, gli facilitava i contatti umani: era garbatamente spontaneo, schietto, allegro, riusciva sempre a cogliere il lato buffo delle situazioni. Amava la gente, la compagnia.
Giulia era una sua collega e ne fu subito attratto; mentre lei era rimasta colpita in modo particolare dall’allegria di quel giovane collega, dalla sua comunicativa, dalla sua generosità.
Nel giro di pochi mesi il loro legame divenne serio, nonostante la perplessità dei familiari in loco. L’espressione dei volti dei genitori in modo particolare, i loro discorsi vagamente imbarazzati, lasciavano trasparire l’ancestrale paura del sardo che vede nel genero continentale soprattutto colui che porterà via, troppo lontano, la propria figlia.
In poco tempo però smisero di considerare Andrea forestiero: erano stati conquistati dal suo carattere aperto e gioviale, dalla sua modestia, dalla sua dirittura morale; era dolce, forte e deciso, di una sincerità disarmante. Le sue parole, i suoi gesti non avevano metafora: erano schietti, senza risvolti, chiari come la luce del sole. Conquistava Giulia giorno dopo giorno, con i suoi pensieri pieni di tenerezza.
Si sposarono dopo un anno circa. Avevano poche cose ma si sentivano padroni del mondo. Con l’arrivo dei figli, prima il maschio e poi la femmina, il loro affiatamento si rafforzava ogni giorno di più.
Spesso Andrea rientrando a casa si presentava con una sorpresa, poiché amava sbalordirla con le sue trovate.
Guarda
, le disse una volta con infinita dolcezza, li ho raccolti lungo la siepe ai lati della strada, li ho visti mentre passavo in macchina…
e così dicendo le porgeva un mazzo di ciclamini selvatici. E questi, furono per lei come orchidee…
Dopo qualche tempo ad Andrea venne proposta la candidatura alle elezioni comunali, accettò e la sua lista vinse largamente. Venne eletto Sindaco e la cosa lo riempì di orgoglio. Si dedicò con entusiasmo all’incarico, sacrificando il suo tempo libero, deciso a non deludere quanti gli avevano dato fiducia.
Si batteva, data l’inesperienza, contro mille difficoltà: burocrazia, contrasti di colore partitico, ostruzionismo a vari livelli, ma non lo spaventavano. Il suo non era solo orgoglio probabilmente, ma anche curiosità e desiderio di scoprire quali erano allora, come ancora oggi, le trame, i segreti che in linea di massima stanno a monte di un apparato chiamato Amministrazione Comunale.
Le sue giornate erano diventate intensissime. La mattina, prima di recarsi a scuola, arrivava in Comune al momento dell’apertura come un qualsiasi impiegato, con la differenza che lui aveva rinunciato a priori al legittimo compenso. Non conosceva ormai più vacanze, né giorni di festa. Aveva sempre una parola buona per tutti, un incoraggiamento, una stretta di mano. Non accettava compromessi né favoritismi e non tollerava ingerenze esterne occulte e opportunistiche. Rincasava stanco e spesso incavolato nero, ma bastavano pochi minuti che il suo umore riprendeva la piega abituale.
Il mandato come Primo Cittadino gli valse l’acquisto di molte conoscenze al di fuori del suo ambiente. Si trattava per lo più di rapporti formali, anche amichevoli, legati alla sua carica. Gli amici veri erano pochi, nonostante la stima dei paesani fosse notevole. Proveniva da un’altra regione, dove aveva lasciato i legami più