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Italia alle urne: Come funziona il sistema elettorale nel nostro Paese
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E-book72 pagine54 minuti

Italia alle urne: Come funziona il sistema elettorale nel nostro Paese

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L’intricato scenario dinanzi al quale si trova proiettato oggi l’Italia, in relazione alle innumerevoli vicissitudini cui è stata soggetta di recente la legge elettorale - che regola l’assegnazione dei seggi all’interno degli organi politico-istituzionali chiamati a disciplinare la vita del Paese - crea un comprensibile smarrimento, cui bisogna porre rimedio soprattutto per far sì che i cittadini entrino in possesso di tutti quegli strumenti necessari all’elaborazione di una riflessione ponderata e assennata sulla loro futura scelta politica.
Il presente saggio, attraverso un’analisi mirata delle contingenze che più strettamente si collegano alla tematica trattata, unita a una disamina dell’evoluzione storica delle leggi elettorali che si sono avvicendate nel panorama politico italiano, si propone di chiarire, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale del 25 gennaio 2017, quali sono le principali modifiche occorse al nostro sistema elettorale, dando anche conto delle posizioni dei principali partiti politici in relazione a un’eventuale scioglimento anticipato del Parlamento e all’indizione conseguente di elezioni anticipate.
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2017
ISBN9788899301521
Italia alle urne: Come funziona il sistema elettorale nel nostro Paese

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    Anteprima del libro

    Italia alle urne - Davide Vanadia

    editore.

    Indice

    INTRODUZIONE

    Capitolo Primo

    LE POSIZIONI DEI PRINCIPALI PARTITI

    Capitolo Secondo

    UN RAPIDO SGUARDO AL NOSTRO ORDINAMENTO

    Capitolo Terzo

    L’ATTUALE SISTEMA ELETTORALE ITALIANO

    Capitolo Quarto

    LE LEGGI ELETTORALI PRIMA DELLA NASCITA DELLA REPUBBLICA

    Conclusioni

    VOTO ANTICIPATO O SCADENZA NATURALE DELLA LEGISLATURA?

    Appendice

    UNO SGUARDO ALL’ESTERO

    UN MINI-GLOSSARIO DI RIFERIMENTO

    Bibliografia

    Autore

    INTRODUZIONE

    Torna all’indice

    La scena politica italiana, dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi da Presidente del Consiglio dei ministri, è oggi dominata dalla questione relativa alla legge elettorale, di cui si sta discutendo, non senza efferata acrimonia, tanto in Parlamento, quanto sui giornali, come anche nei talk show che si occupano dell’argomento; da questa, in effetti, dipende se e quando ci saranno nuove elezioni e le alleanze con cui i partiti si presenteranno di fronte agli elettori.

    Se è il lavoro che non c’è il problema numero uno indicato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine 2016, resta in effetti proprio la legge elettorale la questione più dibattuta tra le forze politiche, alla disperata ricerca di un difficile compromesso che dovrà tenere conto della finalità, indicata dalla stessa Presidenza della Repubblica, di restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni attraverso un sistema che instauri un rapporto diretto tra elettori ed eletti.

    Se l’Italia fosse stata dotata di un sistema elettivo coerente sia per la Camera che per il Senato, il Capo dello Stato probabilmente avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di sciogliere il Parlamento già dopo le dimissioni dell’ex premier Matteo Renzi il 5 dicembre 2016. Visto però che fino alla sentenza della Consulta del 25 gennaio 2017, alla Camera vigeva un sistema maggioritario, ora modificato in alcune sue parti essenziali, e al Senato un sistema proporzionale, sarebbe stato impossibile per Mattarella dare il placet al voto anticipato già al febbraio successivo, in quanto si sarebbe rivelato poco rispettoso nei confronti degli elettori, visto l’alto rischio di creare una condizione di sostanziale ingovernabilità.

    Si è giunti a questa incoerenza di fondo caratterizzante il differente sistema di voto delle due Camere in quanto l’attuale Legge elettorale (la n. 52 del 6 maggio 2015, Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati) meglio conosciuta come Italicum (entrata in vigore nel luglio del 2016) è stata scritta presumendo che la riforma costituzionale promossa da Renzi sarebbe stata approvata, cosicché i senatori non sarebbero più stati eletti a suffragio universale, mentre, vista la vittoria schiacciante del ‘No’, al Senato è rimasta in vigore oggi la legge elettorale (n. 270 del 21 dicembre 2005) conosciuta come Consultellum, che si basa su un proporzionale corretto da una sentenza (Sentenza n. 1-2014) della Corte Costituzionale, la quale aveva abrogato alcune parti della precedente legge elettorale firmata da Calderoli, meglio nota come Porcellum.

    Si è trattata di una questione difficile da risolvere poiché l’Italicum non trovava una base politica concorde nel sostenerlo, e tutte le forze parlamentari si sono impegnate nel cambiarla, logicamente sulla base dei propri specifici interessi. Alla luce dei fatti, tuttavia, la questione sembra esser stata in parte risolta con la sopracitata pronuncia da parte della Consulta, la quale ha dichiarato incostituzionale il turno di ballottaggio, lasciando il premio di maggioranza per la lista che dovesse ottenere il 40% al primo (e quindi unico) turno. La Corte ha inoltre bocciato la possibilità per i capilista bloccati che dovessero essere eletti in più collegi, di scegliere discrezionalmente l’effettivo collegio di elezione: la scelta viene quindi affidata a un sorteggio. Il sistema elettorale per la Camera dei Deputati diventa così un proporzionale a correzione maggioritaria. Elemento, questo, che accende l’immediata discussione tra chi vorrebbe andare subito alle urne e chi, invece, rimane contrario.

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    Capitolo Primo

    LE POSIZIONI DEI PRINCIPALI PARTITI

    Torna all’indice

    L’appello di Sergio Mattarella è chiaro: chiede che le forze politiche, che nei giorni delle consultazioni, seguite alla caduta del Governo Renzi, sono salite al Colle per invocare le elezioni ma con nuove regole, si sbrighino a trovare un accordo che sia il più trasversale e onnicomprensivo possibile. Impresa che, allo stato attuale, appare ancora complicata dalla presenza di due schieramenti, questi sì trasversali, che hanno visioni e necessità diverse. C’è infatti chi ha più fretta di votare e chi ne ha meno, chi rifiuta la logica delle alleanze, chi invece già lavora a futuri accordi. Il tutto, logicamente, sulla base dei vantaggi politici che ogni schieramento potrebbe ottenere.

    La guerra tra partiti, insomma, è più che aperta: stando alle

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