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La Costituzione di Yalta
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La Costituzione di Yalta
E-book94 pagine1 ora

La Costituzione di Yalta

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Info su questo ebook

“Navighiamo in un mare tempestoso e non possiamo continuare a mantenere la rotta senza un adeguato comando, dotato di competenza ed abilità”. Con questa riflessione Vieri Tolomei ci offre degli interessanti spunti di riflessione sulla necessità di modificare la nostra Costituzione. La crisi che il nostro Paese sta attraversando oramai da qualche anno non è infatti di sola natura economica, ma è anche una crisi di idee e di prospettive con una inevitabile spaccatura tra cittadini e politici. Ora dobbiamo cambiare assolutamente la nostra Carta se vogliamo rimanere in Europa, ma anche, paradossalmente, se ne vogliamo uscire, perché questa alternativa richiede ancora maggior coraggio e rapidità di decisione. La maggior parte delle leggi, già le fa, ed ancor più le farà, il Parlamento Europeo. A cosa serve dunque la centralità del Parlamento italiano?
LinguaItaliano
Data di uscita25 feb 2017
ISBN9788856781687
La Costituzione di Yalta

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    Anteprima del libro

    La Costituzione di Yalta - Vieri Tolomei

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-8168-7

    I edizione elettronica febbraio 2017

    Premessa

    Questo saggio viene pubblicato in prossimità del referendum confermativo della riforma costituzionale proposta dal governo Renzi ed approvata dalle Camere.

    Il contenuto della riforma, pur riguardando numerosi articoli della Costituzione, è comunque limitato alla parte che disciplina l’organizzazione dello Stato.

    Le nuove norme costituzionali più rilevanti si limitano tuttavia a modificare l’esercizio da parte dello Stato del potere legislativo. In particolare, con la riduzione dei deputati, la soppressione del Senato inteso come pieno concorrente nella formazione delle leggi e configurando un Nuovo Senato, con compiti limitati sul piano legislativo e principalmente luogo di riferimento degli interessi degli enti locali, si semplifica l’artificiosa ed astratta disciplina degli organi direttamente eletti dai cittadini.

    Si trascura invece la necessaria ed urgente rivisitazione della disciplina dell’esercizio del potere esecutivo e cioè del governo nel suo insieme, ma soprattutto nella veste del Presidente del Consiglio.

    Ci si guarda bene, infine, dal toccare il potere giudiziario, nonostante la situazione disastrosa in cui si trova l’amministrazione della giustizia.

    Tutto ciò che viene trattato, dunque, in questo saggio, pur avendo rilievo ai fini di un dibattito e di molte riflessioni in ordine al citato referendum, potrà avere in seguito la funzione di un interessante punto di riferimento per quelle che dovranno essere le inevitabili modifiche di questa intera parte della Costituzione, che, prima o poi, risulteranno indispensabili per non farci distanziare dagli altri Stati in Europa e nel mondo globale.

    Introduzione

    Mi sono deciso a scrivere questo breve saggio, prima di tutto per me stesso, sentendo da tempo l’esigenza di ricercare e mettere a fuoco le ragioni di un malessere che certamente credo mi provenga da questa grave crisi che stiamo attraversando una crisi che è non solo di natura economica, ma anche di idee e di prospettive, crisi che sta mettendo fuori gioco il ceto medio e toglie ai giovani ogni seria prospettiva di vita futura. Il malessere è aggravato peraltro dalla constatazione che non viene proposto alcun vero rimedio a questa crisi, neppure una strategia che lasci intravedere una soluzione e qui bisogna riconoscere la quasi totale assenza della nostra classe politica, ma anche di quegli esperti ufficiali, tecnici ed opinionisti che dovrebbero almeno fornire qualche indicazione.

    Non solo non si esprimono idee, ma neppure le si cercano e ciò certamente crea disorientamento nella maggior parte dei cittadini, i quali in mille modi manifestano disattenzione verso chi dovrebbe supportarli, per cui suppongo che condividano il mio malessere.

    Gli esempi di questa spaccatura tra cittadini normali da una parte e politici e presunti intellettuali dall’altra, sono moltissimi e forse avrò l’occasione di toccarli in seguito, ma quello che più colpisce in questo momento è il metodo di conduzione da parte di politici, ma anche degli stessi giuristi, della campagna elettorale per il referendum che riguarda la riforma costituzionale. Lo svolgimento delle discussioni e delle prese di posizione di molti, ha spesso assunto un carattere surreale, nel senso che è evidente la completa elusione dei veri problemi proprio da parte di chi dovrebbe risolverli. Da entrambe le parti vengono enfatizzati rischi e pericoli che non esistono oppure risparmi economici che, per la verità, sono quasi irrilevanti. Nessuno sembra rendersi conto che, in realtà, la riforma è modesta nella sostanza e quasi non tocca il fondamentale principio della divisione dei poteri come ora risulta malamente applicato.

    Anziché discutere sui contenuti della riforma, giudicando quanto essa sia necessaria oppure almeno utile, esprimendo motivati giudizi favorevoli o sfavorevoli e magari anche rimanendo incerti su valutazioni intermedie, si è finito invece per dare corpo alle due solite fazioni opposte di tifosi, una per il no ed una per il !

    I due schieramenti hanno già iniziato a contrastarsi, utilizzando argomenti fumosi, che forse credono portino sostenitori verso le loro posizioni, sfruttando i conflitti tra le persone e le forze politiche, con lo scopo di attrarre simpatie, tutte cose che nella realtà sono lontane dalla trattazione dei veri problemi e dalle soluzioni che si dovrebbero concretamente proporre.

    Evidentemente la spaccatura che esiste tra i cittadini e il mondo politico, al quale si possono tranquillamente assimilare intellettuali, quali scrittori, giornalisti, artisti, per lo più con tessera, si manifesta sopratutto con il convincimento dei secondi che i primi siano di ridotte capacità intellettive e predisposti ad essere facilmente raggirati o condizionati.

    A farli ricredere non basta la grande fuga degli elettori e neppure il successo dei movimenti cosiddetti di antipolitica; vi è infatti il convincimento che le redini del potere siano in mani così sicure da poter tranquillamente reggere questa contestazione che si pensa si spegnerà da sola.

    La realtà non è questa, perché esistono per fortuna molti cittadini ed alcuni liberi pensatori, con livello di cultura molto spesso superiore a quello che si attribuiscono da soli i famosi intellettuali di regime.

    Per certi versi è possibile che chi esercita il potere e di fatto controlla sia il Governo, che ha contribuito a nominare, ma anche la stessa Opposizione, per le ragioni chiarissime che tratterò più avanti, abbia in realtà il timore di consultare e rendere partecipe il ceto medio, che peraltro è quasi riuscito ad eliminare.

    Possiamo constatare infatti che non si effettuano interviste e non si consultano, per esempio, normali Avvocati, Magistrati, Professori,

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