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Commentario delle più notabili e mostruose cose d'Italia e di altri luoghi
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E-book49 pagine42 minuti

Commentario delle più notabili e mostruose cose d'Italia e di altri luoghi

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Nato a Milano intorno al 1510 da Domenico Landi, originario di Piacenza, e dalla milanese Caterina Castelletta, sarebbe entrato nel 1523 in un convento agostiniano assumendo il nome di Geremia. Nel 1523 passò a Padova, poi a Genova, a Siena, a Napoli e nel 1531 nel convento bolognese di San Giacomo Maggiore, dove studiò teologia, mentre nello Studio di Bologna avrebbe conseguito la laurea in medicina.

Come molti letterati dell'epoca (per es. Girolamo Ruscelli, Giuseppe Betussi, Francesco Sansovino) condusse una vita errabonda per l'Italia e l'Europa (una satira contro Erasmo da Rotterdam lo costrinse a riparare in Francia) prima di approdare definitivamente a Venezia, dove fu un poligrafo, prestando la sua opera per i famosi editori veneziani per i quali fece traduzioni, compilò raccolte e annotò alcuni testi classici. Scrisse molte opere, molte delle quali anonime, o sotto pseudonimo, e come tali registrate nel Dizionario del Melzi. È noto come traduttore di Cicerone e de L'Utopia di Tommaso Moro, prima traduzione in lingua italiana pubblicata nel 1548 a Venezia da Anton Francesco Doni.
LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2017
ISBN9788826027616
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    Commentario delle più notabili e mostruose cose d'Italia e di altri luoghi - Lando Ortensio

    Commentario delle più notabili e mostruose cose d'Italia e di altri luoghi

    Lando Ortensio

    Prima edizione digitale 2017 a cura di Anna Ruggieri

    NICOLO MORRA AI LETTORI.

    Rozza & villa mano che lo scrisse da prima, &anche perdona volentieri alla negligentia del correttore; ilquale haveva allhora il capo pieno de grilli. Sta sano, & giudica candidamente, pigliando questa picciola lettione per un passatempo. Di Vinetia alli XXIIII di Settembre.

    AL VIRTUOSO, ET NOBILE S.

    il S. Gioan battista Luzago.

    Di Vinegia alli X diSettembre.

    CATHALOGO DELL'INVEN-TORI DELLE COSE, CHE SImangiano, & delle bevande, ch'hog-gidi s'usano.

    Hor volendo seguitare il mio Cathalogo, parmi d'avisare il lettore della presente operetta, chel non si maravigli punto se non hò serbato quell'ordine ch'egli forse havrebbe voluto: Io l'ho descritto di mano in mano con quell'ordine, che ancho presso de vari scrittori mi è accaduto di ritrovarle: non ho tessuto il presente Cathalogo dalli scritti di un sol autore, ma forse di cinquecento; ne mai havrei creduto, che di si picciola impresa non ne fussi riusciuto con minor sudore, & travaglio di quel c'ho sostenuto. Hora perche l'opera fusse non sol curiosa, ma anche insieme utile, non mi son contentato di dir semplicemente gli inventori delle cose, che vi hò voluto aggiungere l'utilità della cosa ritrovata, non diffusamente, ma sono ito ristretto, quanto piu hò potuto, & dal pesce con favor celeste incominciarò questa mia non inutile fatica.

    Hirtia figlia di Sesostre Re dell'Egitto, la qual predisse al padre la futura monarchia, fu la prima che mangiasse le Corniolette & le Tinche: Una Lombarda le empi di aglio, & poi di soavi herbuccie.

    Labissa di Boemia, divinatrice: fu la prima che mangiasse seguzzole, ceppe, & Scolopendre: ma non le mangiò già si delitiosamente cucinate, come hoggidi s'usa di fare.

    Lementione: fu il primo che mangiasse Bottrici, & lasche, delle quali molto n'abonda il lago di Perosa già detto Trasimeno, dove Romani per temerità di Varro ne hebbero quella memorabil rotta.

    Agomonceloprefetto di Alessandro magno: fu il primo che cuocesse, & in tavola ponesse il Schenale, et la Murena insalata: era costui di tanta richezza & di tanto splendore, che si poneva sotto le scarpe i chiodi d'oro.

    Cleopatra l'ultima reina dell'Egitto: fu la prima, che ponesse in tavola il Dragon marino, & il pesce Milvio: Apparecchiò costei una cena ad Antonio, nella quale spese à conto di nostra moneta ducento cinquanta mila corone d'oro: dal che si mosse Sidonio à chiamar le sontuose vivande: Cleopatricas dapes.

    L. Neratio scelerato (se altri ve ne fu à suoi tempi) fu il primo, che ponesse in uso di mangiar scazzoni, pesce argentino, & quell'altro pesce, detto da lombardi sputa pane: fa di costui mentione Aulo Gelio: nelle sue notti attiche.

    Cleope Re dell'Egitto, fu il primo che mangiasse Grancelli, Arcelle, & il pesce Porco: fu costui ricchissimo, & per il smoderato spendere, ispetialmente in far Piramidi si ridusse a tal termine, che puose la figliola in guadagno, per acquistargli il vivere, & la dote.

    G. Curione, tribuno della plebe, del quale si legge presso di Valerio, che debito facesse seicento sestertij, fu il primo, che facesse marinar il pesce, & si mangiasse il strenzo, & l'agone, la lumaca acquatica, visse longo tempo solitario, & fu capital nemicodelle donne.

    Anchise menocchio: fu il primo, che mangiasse il Cephalo, & che sapesse discernere, che il marino fusse migliore di quello c'habita ne fiumi: è un pesce di sua natura sordido: Vedesi per tanto,

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