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La pelle del serpente
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La pelle del serpente
E-book63 pagine54 minuti

La pelle del serpente

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Info su questo ebook

Vi sono uomini che combattono per il loro Paese in conflitti mai dichiarati, nel’oscurità, nell'anonimato. Uomini che si mettono in gioco e rischiano nel più totale segreto e gli errori non sono ammessi. Storie della guerra fredda. Comunque vada, nessuno lo saprà... Un racconto di guerra narrato in prima persona, al presente.
Ispirato a quei reparti ufficialmente "non esistenti" che durante la guerra fredda compivano azioni militari "oltre cortina".

LinguaItaliano
Data di uscita4 lug 2017
ISBN9781370321841
La pelle del serpente
Autore

Duilio Chiarle

Duilio Chiarle, writer and guitarist of "The Wimshurst's Machine".Duilio Chiarle, scrittore e chitarrista dei "The Wimshurst's Machine".Ha ricevuto il premio "Cesare Pavese" nel 1999. Gli sono stati attribuiti i premi internazionali "Jean Monnet" (patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dall’Università di Genova e dalle Ambasciate di Francia e Germania) e "Carrara - Hallstahammar" (quest'ultimo per due volte consecutive).Con il gruppo musicale "The Wimshurst's Machine" ha ricevuto tre nomination hollywoodiane consecutive: sono suoi i racconti dei "concept" musicali.Ha ricevuto l'onorificenza di "Ufficiale" dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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    La pelle del serpente - Duilio Chiarle

    La pelle del serpente

    Duilio Chiarle

    © 2017

    Prima edizione

    Foto di copertina: Duilio Chiarle

    Tutti i diritti riservati.

    Smashwords Edition,

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

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    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore

    Dedicato a tutti coloro che hanno compiuto il loro dovere, in modo assolutamente disinteressato, in azioni di cui nessuno ha mai saputo nulla e di cui il loro Paese si è completamente dimenticato

    Freddo. E pioggia. Il caposquadra fa segno: libero. E allora si avanza. C'è la bruma. È un posto che fa schifo. Il camouflage grasso, sul viso, preserva la faccia dall'acqua, ma è l'unica cosa che si salva. È tutto boschi, qui. È una strana uniforme, ripara abbastanza ma diventa pesante.

    Il caposquadra segnala: gente a ore 11. E allora stringi la tua arma, ti ci aggrappi. Se si viene individuati è improbabile tornare, vivi o morti che sia. Le spie vengono fucilate, ma prima le si tortura. Tu non sei una spia, ma per quelli fa lo stesso. L'uniforme non ha i contrassegni del tuo esercito e comunque quello è un Paese neutrale non schierato e il tuo Paese non è in guerra con loro, però se ti beccano fai una brutta fine perchè anche se non è schierato, sta dall'altra parte della cortina di ferro: si danno le arie dei neutrali, e certamente un po’lo sono, ma non abbastanza. Si fanno chiamare non allineati, un eufemismo, in realtà sanno bene da che parte stare. È soltanto fumo negli occhi per le Nazioni Unite.

    Non siamo mercenari, siamo regolari. Non abbiamo le etichette agli abiti. Non abbiamo gradi. Non abbiamo contrassegni. Non abbiamo tatuaggi: sono proibiti. Non abbiamo mostrine. Non abbiamo un nome. Non abbiamo oggetti personali. Non abbiamo nemmeno la piastrina di riconoscimento. Ergo, non è contemplata la resa. Se si fallisce, si combatte ad oltranza, non ci sono alternative. Si muore comunque: meglio per una pallottola che per le lame di un boia.

    I secondi passano lentamente.

    Piano piano, lungo la stradina sterrata nel bosco, passa un uomo anziano con un vecchio mulo carico di legna. Bene, è un civile, meno male. Speriamo che non ci veda.

    È guardingo. Passa lento. Passa lento ma è evidente che ha fretta, poveraccio. Non vede nessuno e il mulo non si impunta. Una fortuna. In teoria in quel posto non ci dovrebbero essere civili ma probabilmente il vecchio ha rubato la legna del demanio e si sta allontanando. Meglio, molto meglio così: lui non saprà mai che rischio ha corso, altro che i guardaboschi di Tito! In ogni caso, anche se ci vedesse penserebbe che si tratta di quelli del campo e non penso che gli stiano più simpatici di noi.

    Bravo si alza, è il primo a uscire. Ora tocca a lui. Si marcia in fretta anche se la boscaglia è fitta, non è mica una giungla. Bravo è francese, chissà come cavolo si chiama. Ha un naso importante che pare Cirano de Bergerac, ma sa il fatto suo e lancia il coltello come uno del circo, riesce a centrare il bersaglio da tutte le posizioni. Fa segno di fermarsi. Accidenti. Falso allarme... La marcia riprende. La pioggerellina è fastidiosa, è quasi come essere dentro a una nuvola, una roba che ti fa entrare l'umidità ovunque. Perfetto per nascondersi ma fastidioso.

    Il caposquadra fa segno di essere cauti. Ci stiamo avvicinando all'obiettivo. Marciare in silenzio è già così difficile, speriamo che tutto quadri e che le informazioni siano esatte. Ci chiama a raccolta per l'ultimo briefing, ma prima ha già parlato con Delta. Delta è un tedesco che pare Schwarzenegger e porta un'arma pesante che io avrei difficoltà persino ad alzare. Delta resta piazzato, in copertura. Il caposquadra è Alfa, parla molte lingue, non so da dove venga, ha una strana cadenza e non so proprio di dove possa essere originario.

    "Da questo punto in poi, silenzio assoluto. Qualunque cosa accada, niente testimoni. Capito?"

    Tutti ad assentire.

    "Il bersaglio è a due chilometri dal rudere. La cima di questa montagna è calva come le testa di un monaco, è lì che la

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