Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Agorà. Un Musicista Detective
Agorà. Un Musicista Detective
Agorà. Un Musicista Detective
E-book249 pagine3 ore

Agorà. Un Musicista Detective

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Agostino Raito, detto Agorà, è affetto da agorafobia. E' un musicista

ed è fidanzato con Chiara Coppola, giornalista freelance. Con loro

convive Giovanni Carofiglio, artista di strada. Giovanni, sperando di

diventare romanziere, ha descritto una passata collaborazione di Agorà

con la polizia, il caso Frank Bale. Giovane chitarrista trovato morto

dopo un'esibizione al Blue Bird, locale alla moda di Napoli. Deve però

avere l'approvazione del suo amico per capire se il racconto funzioni o

meno. Contemporaneamente, Chiara s'imbatte nella scomparsa di una

sedicenne, Laura Martini e chiede al fidanzato di aiutarla nelle

indagini. Inizialmente restio a farlo, ricordando che c'è mancato poco

perché l'assassino di Frank Bale non uccidesse anche lui, Agorà si

lascia infine convincere.Le due storie s'intrecciano. Durante la lenta

lettura del racconto, vanno avanti le indagini sulla scomparsa della

ragazzina. Alla descrizione di eventi passati riguardo l'omicidio di

Frank Bale si sovrappongono elementi correnti concernenti la scomparsa

di Laura Martini. La soluzione di entrambi i casi sarà legata alla

capacità di Agorà di vedere indizi, tracce, segni, specie di pertinenza

musicale, che altri non notano o cui sembrano non dare importanza. Nel

primo caso, riguardo Jimi Hendrix, nel secondo, i Beatles.
LinguaItaliano
Data di uscita2 ago 2021
ISBN9791220348829
Agorà. Un Musicista Detective

Correlato a Agorà. Un Musicista Detective

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Agorà. Un Musicista Detective

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Agorà. Un Musicista Detective - Gennaro Castaldo

    E adesso come faccio a venirne fuori? Proprio non mi va di leggerlo ma se glielo dico si offende. E' permaloso. Se sostengo che sono troppo impegnato per farlo, non mi parlerà per giorni. Che idea stupida questo racconto! Ma cosa s'è messo in testa? Vabbè, dopotutto è solo un piccolo sacrificio. Glielo devo. Però, che titolo... cominciamo bene!

    ****

    Agorà

    Un detective tappato in casa

    di Giovanni Carofiglio

    L'universo turbina intorno, si dissolve, si riforma e irrompe nella mia testa con forza devastante. Non lo sopporto. Quelle sembrano le mie scarpe, sto camminando? E questa cosa nel mio braccio? Chi l'ha fatto? Ah sì, adesso ricordo. Devo toglierla, prenderla. Perché devo prenderla? Non so, so che devo farlo. La mia chitarra! Dov'è la mia chitarra? Cos'è successo al mondo adesso? S'è rovesciato? No, sono io che lo osservo dal basso. Non riesco a parlare, a pensare. Tutto si confonde, si fonde. Mi manca l'aria. Devo alzarmi, muovermi, andar via di qui ma è così difficile. Le gambe non rispondono, le mani non rispondono, magari se grido qualcuno sente. Non ci riesco. Se cerco di articolare parole vien fuori solo un filo d'aria. Mi sembra di vedere qualcuno. E' come guardare attraverso un vetro opaco. Un volto si avvicina al mio. Devo dirgli cos'è accaduto, chi è stato. Perché spalanca la bocca senza emettere alcun suono? Si accosta alle mie labbra.

    Ascolta, devo dirtelo... hai capito? No, no, perché ti alzi e corri via? Non andartene! Non lasciarmi qua! Il mondo continua a fare strani scherzi. Vedo luci blu lampeggiare. Qualcuno mi solleva o almeno credo lo stia facendo. La mia chitarra! Dov'è la mia chitarra? Non portatemi via senza il mio strumento. Il pubblico del Blue Bird mi aspetta. Devo suonare... o forse l'ho già fatto?

    ****

    Beh, che ne pensi? chiese Giovanni Carofiglio. Aveva fatto leggere l'incipit del racconto all'amico Agostino Raito e adesso pendeva dalle sue labbra.

    Un detective tappato in casa? Questo sarei io? Cosa stai cercando di fare? rispose con tono sorpreso Agorà, così lo chiamavano da sempre. Un po' come sintesi di nome e cognome e un po' per il suo problema.

    Niente... pensavo di mettere su carta il caso Frank Bale, di raccontarlo. Lo hai risolto brillantemente e magari ci può scappare qualcosa di buono. poi dopo una pausa liberatoria, Hai visto mai che qualcuno me lo pubblichi? Qualche euro in più non guasterebbe. Ah, chiaramente ci sarebbe una percentuale anche per te. concluse speranzoso.

    "E magari cambi il tuo cognome in Dearson?

    Eh? Perché mai dovrei cambiare cognome? Usare uno pseudonimo?

    Caro-figlio in inglese diventa Dear-son, no? John Dearson suona bene. Magari ti senti come John Watson.

    Come chi?

    Watson, l'aiutante di Sherlock Holmes. Anche lui metteva su carta le gesta dell'amico detective. Solo che c'è una leggerissima differenza, questa mia collaborazione con la Polizia è stata la prima e sarà anche l'ultima.

    Tu non mettere paletti, non si può mai sapere.

    Giovanni, io faccio il musicista non l'investigatore privato!

    Che c'entra. Stai continuamente chiuso in casa, mica devi sempre consegnare brani, pezzi, jingles. Avrai pure dei momenti liberi, no? E se Chiara ti chiede ancora aiuto, cosa fai? Rifiuti? sorrise subdolamente, sapeva di aver toccato un tasto dolente. Io scendo, vado a guadagnarmi la pagnotta. troncò, lasciandolo solo coi suoi pensieri e con tutto il resto del racconto da leggere. Al suo ritorno sperava in una buona recensione, diciamo così. Era convinto di trovarsi all'inizio di una svolta nella vita, diventare scrittore. Aveva eletto Agostino a propria musa ispiratrice. Ci sarebbero stati altri casi e lui, il romanziere Giovanni Carofiglio, li avrebbe raccontati. Ecco perché aveva lanciato un amo con relativa esca: Chiara. Argomento insormontabile, l'argomento principe. Se ad Agostino nominavi Chiara, ti si aprivano tutte le porte ma stavolta aveva calcolato male, pensava l'interessato. Agorà sfogliò quelle pagine spillate tra loro scuotendo la testa. Che razza di idea! Aveva tutta l'intenzione di mettere da parte il manoscritto ma la curiosità fu più forte. Dopo tutto non gli costava granché leggerlo, salvo poi stroncarlo e far passare a Giovanni le velleità da romanziere. Rilesse le prime righe. Dové ammettere che dopo tutto l'incipit non era male.

    Vediamo come prosegue.

    ****

    Quell'esibizione al Blue Bird sarebbe rimasta nella memoria di tutti. Si ascoltava sempre buona roba nel suggestivo locale di Piazza Dante a Napoli ma quella sera era atteso Frank Bale. Da allora la musica suonata in quel posto non sarebbe stata più la stessa. Aveva raggiunto una discreta fama, il Blue Bird, e da qualche anno vi suonavano solo i migliori musicisti, napoletani e non. Quel venerdì, era prevista l'esibizione di quattro cover band e paradossalmente si era diffusa voce che la star della serata sarebbe stata un ragazzo di diciassette anni. Paradossalmente, perché era strano che a quell'età si fosse già ammessi su quel palco. Il proprietario del locale, Gerardo Starace detto Gerry, era molto selettivo e solo dopo l'attento ascolto delle registrazioni e dei provini live, dava il placet o negava il permesso. Il ragazzino però lo aveva veramente impressionato. Per la perizia tecnica certo, ma anche per la presenza scenica. Era quasi identico a Jimi Hendrix e ne accentuava la somiglianza bardandosi come aveva fatto il suo idolo durante l'esibizione a Woodstock nel 1969. Tunica bianca ornata con frange pendenti dalle maniche, dalle spalle e dal torace; nastro rosso negli abbondanti e ricci capelli neri; jeans a zampa d'elefante; orecchino e girocollo con amuleto azzurro. Ovviamente era nero, mancino e suonava una Fender Stratocaster. Di Frank Bale si stava cominciando a parlare nell'ambiente musicale. Del cadavere di Frank Bale si sarebbe parlato solo in un trafiletto il giorno successivo alla sua esibizione.

    Avrei desiderato veramente poterlo sentire. Me ne hanno parlato come un vero fenomeno. E' raro trovare musicisti del genere al giorno d'oggi.

    ****

    Agostino si lasciò andare ai ricordi. Aveva provato gran pena per quel ragazzo. Che perdita. Rivide il volto di Chiara quando gli chiese di interessarsi al caso. Ricordò la lotta interiore tra il non volersi intromettere in questioni che riguardavano la polizia e il non riuscire a rifiutare qualcosa alla sua ragazza. Già, la sua ragazza ma... lo era appieno? Un maledetto problema che aveva fin da piccolo impediva loro di vivere un rapporto d'amore al cento per cento. Mai una passeggiata, una gita, un viaggio o un semplice aperitivo al bar. Non perché fosse sedentario. Era perseguitato da una dannazione. Fin dall'età di undici anni veniva assalito da vertigini seguite da respiro affannoso e infine veri e propri attacchi di panico, tali da costringerlo a terra in posizione fetale. Se gli andava bene, perdeva coscienza. Il tutto causato dalla paura per gli spazi aperti, l'agorafobia. Patologia nata quel maledetto giorno in cui i genitori decisero di andare a fare una passeggiata a Piazza del Plebiscito. Come spesso accade, un bambino si lascia distrarre da tante cose. Si perse. Il ritrovarsi solo lo sconvolse. Provò un terrore improvviso.

    Tremava, immobile davanti Palazzo Reale, quando un musicista ambulante lo notò e lo confortò, aiutandolo poi a rintracciare il padre e la madre. Magari furono solo pochi minuti ma ancora oggi li ricordava come un tempo infinito. Fu quello il primo incontro con Giovanni Carofiglio, detto One-Man-Band partenopeo. Un artista di strada che girava l'Italia e l'Europa indossando un'intera orchestra. Un baldacchino infilato a guisa di zaino con una grancassa sulla schiena azionata tirando un filo legato al polso, un trombone sulla spalla destra e un reggi armonica sul davanti con anche un kazoo. Completavano il quadro una chitarra, un tamburello suonato col tacco della scarpa, un sonaglio con la punta del piede, una trombetta sotto un'ascella e altri aggeggi azionati con una coordinazione fantastica. Aveva un repertorio che spaziava dalla canzone napoletana classica al blues, quest'ultimo cantato in un inglese maccheronico da far invidia al grammelot di Dario Fo. Ecco, senza quel giorno maledetto, quell'episodio, quel panico, quel senso di abbandono, quel vero e proprio sentirsi paralizzato, impotente, immerso in una umanità distratta, oggi lui avrebbe una vita normale. Invece, non riusciva a mettere il naso fuori dalla porta. Come poteva, quindi, Chiara considerarsi la sua ragazza? Lo era, certo che lo era, ma in cuor suo lottavano continuamente l'amore per lei e la consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a regalarle un rapporto normale.

    Pensieri che credeva di aver ben sepolto in un cassetto e che ogni tanto saltavano fuori, come dotati di vita propria. Avrebbe dovuto metterli in cassaforte e dimenticare la combinazione. Sì, magari. Fissò di nuovo i fogli col racconto di Giovanni. Si alzò. Avrebbe dovuto terminare il jingle per una pubblicità ma non ne aveva voglia. Si guadagnava da vivere suonando a casa, componendo sia sigle per committenti vari che interi brani per cantanti più o meno professionisti. Certamente non avrebbe potuto fare il concertista. Aveva anche una decina di allievi cui cercava di comunicare più che la tecnica pianistica, l'amore vero per la musica. Aveva trasformato una stanza dell'appartamento organizzandola in una discreta saletta di registrazione, ben attrezzata e insonorizzata. Poteva così ospitare chiunque volesse realizzare una canzone. Lì provava anche con la sua band e da quel luogo protetto suonava addirittura dal vivo in diretta streaming, sostituito dallo schermo di un pc collegato agli amplificatori. Lui restava a casa mentre gli altri elementi del gruppo calcavano il palco di questo o quel locale. Come potevano chiamarsi se non AGORA'? La cosa attirava abbastanza.

    Andò a farsi un tè. Sorrise, scuotendo ancora la testa. John Watson e Sherlock Holmes, sai che coppia! Al limite Archie Goodwin e Nero Wolfe, volendo essere precisi. La sua mente perfettina aveva subito annotato la somiglianza più che con l'inquilino del 221/B di Baker Street, col robusto investigatore creato da Rex Stout. Non riguardo la stazza, la passione per la cucina o quella per le orchidee ma per il modus operandi. Wolfe non si muoveva praticamente mai da casa. Tale e quale a lui. Solo che il corpulento investigatore americano lo faceva per scelta di vita, lui perché la vita aveva scelto di ridurlo così. Con la tazza fumante tra le mani andò in sala per sforzarsi di concludere qualcosa. Accennò poche note al piano, ascoltò alcune tracce al computer ma niente, proprio non riusciva a ingranare quella mattina. Sapeva perché. Fremeva al pensiero di leggere cosa avesse scritto di lui quella testa sballata del suo amico. Va bene, tanto valeva farlo. Non c'erano molte alternative al momento, a meno di non voler guardare la tastiera sperando in un'illuminazione. Prese i fogli, si accomodò in poltrona sorseggiando la calda bevanda, rigorosamente senza zucchero, insaporita dal succo di mezzo limone e cominciò a leggere. Non aveva mai suonato al Blue Bird. Gliene avevano parlato bene. Buona strumentazione di base, ottima acustica e un buon tecnico del suono. Ingredienti fondamentali per una performance ottimale. Sì, come se le cose per me cambiassero, pensò. O il Blue Bird o una caverna sotterranea sono la stessa cosa.

    Vedo al massimo una fetta del pubblico attraverso la telecamera del computer, questo se i miei compagni di band lo hanno posizionato correttamente, altrimenti neanche quello. Se va bene poi, qualcuno si avvicina al pc e mi fa i complimenti a distanza. Lasciamo perdere. Vediamo che racconta Giovanni.

    S'immerse nell'atmosfera del Blue Bird di quel drammatico venerdì sera. Non a caso l'amico aveva intitolato il capitolo 'Venerdì di sangue'.

    Che melodramma! Sembra il titolo di un vecchio film anni '70.

    ****

    Qualche faccia snob non manca mai tra i musicisti, gente che si sente un dio sul proprio strumento e si diverte a criticare ogni minima esitazione, ogni piccolo errore di chiunque altro. Proprio alcuni tipi del genere erano in prima fila incollati al palco, in attesa. Erano i tre chitarristi/leader dei gruppi che s'erano appena esibiti, pronti ad ammirare questo cosiddetto novello mostro della chitarra. Ben piazzati lì esclusivamente per giudicare il redivivo Jimi Hendrix. Sì, come no, sogghignavano tra loro. Gerry Starace invece gongolava. Le band avevano riempito il Blue Bird grazie ai loro fans. Adesso toccava a Frank Bale e ai suoi Purple Wings.

    Però, Giovanni se la cava. Ha reso molto bene l'atmosfera di un locale con musica dal vivo. L'attesa, la competizione, l'invidia di qualcuno ma anche la voglia di divertirsi. Sono curioso di vedere come ha sviluppato la narrazione.

    Identico in tutto e per tutto al suo idolo, Frank Bale si presentò sul palco dopo che il bassista e il batterista avevano già dato la stura al primo pezzo. Il pubblico non credeva ai propri occhi, sembrava di vedere sul serio Jimi Hendrix. I tre chitarristi scettici ebbero un attimo di smarrimento. I Purple Wings attaccarono con Foxy Lady seguita da Fire e Hey Joe. Si calmarono leggermente con Little Wing per poi dare il colpo finale con Purple Haze. Tutti sparati uno dietro l'altro senza soluzione di continuità, collegati da assoli fantastici. Mentre Frank continuava a improvvisare, gli altri due erano già ritmicamente sul brano successivo e la chitarra si accodava fondendoli insieme. Praticamente i cinque pezzi erano diventati un'unica suite. La mente dei presenti rivide Hendrix fare l'amore con lo strumento, accarezzarlo, stuprarlo e infine ucciderlo, incendiandolo nell'amplesso finale. Alla fine non ci fu alcun applauso, solo silenzio. Per pochi secondi. Poi si scatenò la bolgia. Un coro unico di urla inneggianti a Frank Bale. La consacrazione era avvenuta. Gerry Starace era letteralmente stupito. Conosceva il ragazzo, ne aveva visto il provino, mai si sarebbe aspettato una trasformazione simile. Come passare da un venticello a un uragano. Quel musicista poteva fruttargli un bel po' di soldi. Una gallina dalle uova d'oro. I tre colleghi chitarristi si guardarono allibiti. Ebbero l'onestà di salire sul palco e complimentarsi. Si aggiunse anche Gerry, invitando i quattro nell'ufficio sul retro per bere qualcosa e parlare di soldi, futuro, contratti e management. Tutte cose che avrebbero riguardato uno soltanto di loro. Fu l'ultima volta che Frank Bale venne visto in vita. L'unica altra immagine del ragazzo sarebbe stata quella di un corpo ritrovato in un vicolo con accanto la custodia di una chitarra. Le sirene della polizia e dell'ambulanza avrebbero sostituito le note degli strumenti e le luci blu lampeggianti rimpiazzato la psichedelia del locale.

    Bella similitudine questa. Complimenti a Giovanni. Chissà quando tirerà in ballo Chiara. Ah, eccola!

    Chiara Coppola si era avventata con un certo ritardo su quella storia. Giovane giornalista freelance, collaborava con alcune testate cartacee locali e gestiva un blog in cui riversava inchieste. Aveva alle spalle già diverse indagini su corruzioni di politici, discariche abusive e truffe varie ma quello che più l'attirava era la cronaca nera. Saputo dell'affare Bale, non se n'era subito interessata perché il caso era stato archiviato come overdose. Poi strane e insistenti voci l'avevano spinta a ripensarci. Aveva già collaborato col commissario Cancelli e anche stavolta sperava di poter dare una mano e magari avere un servizio in esclusiva. Non ebbe problemi a farsi ricevere.

    La colpa fu mia. Quando venni a sapere dell'affare Bale, ne discussi coi ragazzi del mio gruppo, gli AGORA'. L'avevano sentito suonare e ne erano rimasti entusiasti ma erano anche assolutamente certi, come tutti nell'ambiente musicale, che non avrebbe mai fatto un'idiozia come quella di procurarsi un'overdose. Ne parlai con Chiara e lei subito partì in quarta.

    Ah, buongiorno dottoressa Coppola, si accomodi. Chissà perché ma ero assolutamente convinto che si sarebbe fatta viva. l'accolse il commissario. Le mostrò una cialda di caffè, stava per metterla nella macchinetta. Al quella muta offerta lei rispose con un gentile diniego.

    Come mai mi stava aspettando?

    Beh, è semplice. Non appena succede qualcosa, lei subito piomba nel mio ufficio con informazioni già belle e confezionate. A cosa devo questa visita? Al caso dell'assessore alla cultura o a quello del notaio Federici? sorrise assaporando il nero liquido.

    A nessuno dei due. fu la disarmante risposta di Chiara.

    Strano, sono gli unici casi rilevanti accaduti ieri.

    Vorrei informazioni su Frank Bale.

    Su chi?

    Frank Bale, il chitarrista. Quel ragazzo di diciassette anni trovato in un vicolo alle spalle del Blue Bird venerdì notte.

    Ah, Francesco Balestrieri. Ma è un caso di sei giorni fa. Un'overdose. Non rientra nei suoi interessi soliti. Com'è che si presenta solo adesso? Normalmente arriva qui in ufficio prima di me.

    Curiosità. non fu molto credibile. Il commissario attese paziente che la ragazza si decidesse a rivelare la vera ragione della sua venuta. Chiara sospirò, Lei sa che il mio fidanzato conosce molte persone nell'ambito musicale. Gira voce che Frank, Francesco, non avesse nessuna ragione per drogarsi. E' vero, l'aveva fatto dai tredici ai sedici anni ma era uscito dal tunnel. Era più di un anno che era pulito e il suo unico scopo nella vita era suonare e diventare famoso.

    E quali sarebbero le autorevoli fonti di cotali informazioni? il commissario non cercava nemmeno di nascondere il proprio scetticismo.

    Musicisti, amici...

    E lei crede a questi signori? Cancelli accompagnò l'ultima parola con una smorfia, Gente poco affidabile. E poi, i tossici sono tossici e restano tali. Magari il signor Balestrieri ha voluto festeggiare la serata con una punturina allegra e ha sbagliato dose, ecco tutto.

    E andava a farsi da solo, in un vicolo, dopo una serata che l'aveva fatto conoscere a mezza Napoli?

    Come fa a sapere cosa passa per la testa di un toss... diciamo ex tossico, va'. fu accondiscendente il commissario.

    Per bucarsi ci vogliono soldi e Frank Bale non ne aveva.

    Magari qualcuno gli avrà fatto credito. Oh, insomma! Vuol dirmi cosa pensa sul serio o ci giriamo in tondo? Ho la sensazione che stia per accusarmi di aver archiviato il caso troppo in fretta, è così?

    Non mi permetterei mai di criticare l'operato della Polizia, ma...

    Ecco qua, ha pronunciato il fatidico 'ma...'! il commissario si accomodò meglio sulla poltrona. Aveva sempre apprezzato l'aiuto di Chiara Coppola e la stimava per il rigore con cui svolgeva le sue inchieste. Non affermava mai cose di cui non avesse prove più che concrete. Stavolta però non c'era un bel niente, ne era sicuro. Ascoltarla sarebbe stata solo buona educazione.

    Però, anche i dialoghi! Sono colpito. Qua c'è lo zampino di Chiara. Ha sicuramente dato una mano a Giovanni. Eh già, quei due hanno sempre cospirato per cercare di spingermi a superare il mio problema. Anche il caso Frank Bale fu uno di quei tentativi. Sono sicuro che anche quest'improvvisa vena narratoria di Giovanni rientri nel novero degli esperimenti da fare su di me. Non capisco però come, raccontare questa faccenda, possa spingermi a uscire di casa. Magari hanno pensato a una pubblicazione, a qualche presentazione o cose del genere. Poveri illusi.

    "Avrete

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1