Starfire - I Guerrieri della Galassia
Di Perseus Marr
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Anteprima del libro
Starfire - I Guerrieri della Galassia - Perseus Marr
Indice
PROLOGO
CAPITOLO 1
A BORDO DELLA STARFIRE
CAPITOLO 2
JADE FIREBORN
CAPITOLO 3
SOTTO COPERTURA
CAPITOLO 4
LA PRIMA MISSIONE
CAPITOLO 5
IL MARCHIO DELLA STELLA NERA
CAPITOLO 6
IL FUOCO DELLA PHOENIX
CAPITOLO 7
LA FURIA DEL MAARLOK
CAPITOLO 8
LORD MANONERA
CAPITOLO 9
OCCHI D’ORO
CAPITOLO 10
I GUERRIERI DELLA GALASSIA
CAPITOLO 11
DA’LITH
CAPITOLO 12
LE ROVINE ALIENE
CAPITOLO 13
UNA NUOVA ALLEANZA
CAPITOLO 14
LE ARMI DI UN GUERRIERO
CAPITOLO 15
BATTAGLIA PER LE STELLE
CAPITOLO 16
LE PIETRE DELLE STELLE
CAPITOLO 17
IL CORAGGIO NASCOSTO
CAPITOLO 18
PRESCELTI DALLA GALASSIA
CAPITOLO 19
LA SECONDA PIETRA
COLLANA
STELLE RITROVATE
PERSEUS MARR
STARFIRE
I Guerrieri della Galassia
romanzo
PROLOGO
Starfire Giornale di bordo
Anno Galattico: 218 F.G.
Rotta: Terza Luna di Endon IV
Registrazione: 111.410
Le stelle si stanno spegnendo, una dopo l’altra, ai confini della galassia. Solitamente è la loro natura, questo è vero. Una stella nasce, brucia per miliardi di anni, e poi si estingue.
Eppure, non c’è niente di naturale in ciò che sta accadendo in questo preciso momento. Un’ombra nera si è risvegliata nel buio cosmico, nutrendosi dei cuori ardenti delle stelle.
È un essere il cui nome è sepolto nel passato e il cui ricordo è diventato mito e poi leggenda.
Nessuno sa da dove venga o dove adesso sia diretto, e solo una persona può fermarlo: l’ultima della sua stirpe estintasi centinaia di anni fa.
L’ultimo Guerriero della Galassia.
Perseus,
Capitano della Starfire
CAPITOLO 1
A BORDO DELLA STARFIRE
L’astronave giaceva riversa su un fianco e i corridoi, i ponti di comando e gli ambienti di bordo, si trovavano inclinati in modo stranamente innaturale. Elias si avvicinò strisciando al portellone ammaccato, tossendo ancora una volta. La testa gli pulsava feroce e faticava a mettere a fuoco le immagini che gli scorrevano davanti, come se si trovasse al centro di un mare di asteroidi.
Chiuse gli occhi, prese un grosso respiro, e si aggrappò alla leva di emergenza, cercando di sbloccare le chiusure di sicurezza.
«Avanti!» l’implorò a denti stretti, mentre un denso fumo nero gli vorticava sopra la testa. Ci mise tutta la forza che aveva e, dopo un paio di tentativi andati a vuoto, la leva si abbassò.
Ci fu un suono metallico seguito da un allarme che tuonò per tutta la Starfire, sovrapponendosi ai caotici bip dei robot che stavano tentando di spegnere gli incedi scoppiati nei settori tre e sette dell’astronave.
Subito dopo il portellone principale si aprì, cedendo di pochi centimetri per lasciar filtrare un rivolo di luce rossastra all’interno del corridoio principale.
Il ragazzo avvicinò il viso alla fessura, respirando a pieni polmoni l’aria fresca della terza luna di Endon IV, il pianeta che fino a pochi minuti prima aveva osservato dal cuore nero dello spazio interstellare.
Era ancora vivo nonostante il naufragio e la cosa gli parve quasi incredibile. Mentre quei pensieri confusi si accavallavano nella sua testa, con una spallata fece forza contro il portellone e dopo l’ennesimo tentativo riuscì a spalancarlo. Si ritrovò di colpo catapultato all’esterno, fra erba alta e liane di un verde smeraldo che s’intrecciavano fra loro nel cielo.
Elias gattonò sfinito per qualche altro passo. S’inginocchiò per terra e portò una mano agli occhi, fissando il grande sole rosso rubino che brillava fra nubi di un tenue rosa pallido. Poi spostò la sua attenzione sul pianeta che stava tramontando all’orizzonte. Il grande disco blu di Endon IV scendeva rapidamente dietro una catena montuosa dalle aguzze vette imbiancate.
«Ci siamo…» disse incredulo, prendendo grosse boccate d’aria pulita.
Attorno a lui c’erano alberi caduti dai tronchi centenari, rami spezzati, radici divelte e grovigli di rampicanti che s’intrecciavano su loro stessi. Si trovava in una sorta di giungla equatoriale. Alcuni alberi avevano chiome azzurre e ampi fiori dai petali arancioni che ondeggiavano nel vento umido del tardo mattino.
Il ragazzo scosse la testa tossendo ancora, tentando di schiarirsi le idee, mentre l’allarme dell’astronave si spegneva alle sue spalle. Avevano raggiunto la loro meta come programmato, ma l’atterraggio era stato tutt’altro che di routine.
Dietro di lui alcuni degli uomini che suo padre, il capitano Perseus Marr, stava accompagnando sulla terza luna di Endon IV, si precipitarono fuori dall’astronave per accasciarsi a terra.
«State tutti bene?» chiese Elias tossendo. Avevano i volti sporchi di fuliggine, le tute da ricercatori della Federazione Galattica strappate, ed erano coperti di lividi, graffi e piccole abrasioni.
Un uomo gli rispose con un cenno del capo ed Elias annuì. Nonostante tutto, considerò mentre tornava a guardarsi attorno, suo padre li aveva condotti a destinazione. La terza luna di Endon IV era un satellite boscoso, ricoperto per l’ottanta percento da un’immensa giungla inesplorata, e per il restante venti percento da un piccolo oceano turchese. La loro fortuna, tuttavia, si esauriva lì, perché quello che era sembrato a tutti un normale viaggio di ricognizione – studiare i resti di un’antica civiltà aliena estintasi laggiù molti secoli prima –, si era rivelato uno dei viaggi più disastrosi della sua vita. Ed Elias ne aveva vissute tante di avventure con suo padre. Fin dalla sua nascita, sedici anni prima, Perseus Marr lo aveva portato con sé nei suoi viaggi, anche quelli più difficili e lontani. Avevano attraversato la galassia in lungo e in largo, dal bordo esterno al cuore pulsante della sua capitale, Vecchia Yerico, sull’immenso pianeta-capitale Yerico, eppure non gli era mai accaduto niente di paragonabile a quell’atterraggio di fortuna.
«Naufragio» disse a se stesso Elias, osservando strane scimmie dal mantello azzurro che si rincorrevano fra i rami più alti degli alberi. Che cosa era successo? Non lo sapeva e i suoi occhi profondi, verde muschio, studiarono per un po’ lo scafo della Starfire in cerca di una risposta plausibile. Erano incappati in qualche campo gravitazionale? Si erano avvicinati troppo a una fascia di asteroidi? Il ragazzo scartò subito quelle ipotesi.
I sensori della Starfire non avevano rilevato nulla di anomalo durante la navigazione e nemmeno durante l’avvicinamento al pianeta gassoso di Endon IV. Con uno sforzo incredibile Elias si tirò in piedi, cercando di reggersi sulle gambe ancora malferme. L’impatto con la superficie del pianeta avrebbe potuto rivelarsi disastroso, tuttavia la gran quantità di alberi e liane aveva attutito il colpo. Erano stati fortunati, dopotutto.
Muovendosi a rilento si avvicinò alla carlinga della nave. Osservò lo scafo d’argento solcato da crepe e fratture, poi aggirò un tronco spezzato dalla foga dell’impatto e lì s’immobilizzò.
Gli occhi di Elias si sgranarono per la sorpresa.
C’erano dei buchi nella carlinga.
Erano neri, larghi un braccio.
Fumavano ancora.
«Sono colpi di laser» comprese al volo il ragazzo. La sola idea lo fece sbiancare. Si aggrappò a un ramo e si guardò attorno con apprensione.
Qualcuno li aveva attaccati. Qualcuno aveva aperto il fuoco contro di loro: contro una nave registrata della Federazione Galattica! Ma chi? I suoni della giungla che lo circondavano iniziarono a farsi minacciosi. Elias si guardò alle spalle.
Chi poteva averli attaccati? E perché? Le sue domande caddero una dopo l’altra nel vuoto, ma prima di andarsene guardò un’ultima volta le bruciature sulla Starfire.