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Obiettivo numero quattro (Il gioco della spia—Libro #4)
Obiettivo numero quattro (Il gioco della spia—Libro #4)
Obiettivo numero quattro (Il gioco della spia—Libro #4)
E-book248 pagine3 ore

Obiettivo numero quattro (Il gioco della spia—Libro #4)

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Info su questo ebook

“Un thriller scritto al meglio... Una storia avvincente che è difficile smettere di leggere.”
--Midwest Book Review, Diane Donovan (riguardo ad A OGNI COSTO)
⭐⭐⭐⭐⭐

“Uno dei migliori thriller che abbia letto quest’anno. La trama è intelligente e vi terrà incollati alle pagine fin dall’inizio. L’autore ha fatto un lavoro superbo creando un insieme di personaggi che sono completamente sviluppati e molto godibili. Non vedo l’ora di leggere il seguito.”
--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo ad A OGNI COSTO)
⭐⭐⭐⭐⭐

Dall’autore Jack Mars, numero #1 e campione d’incassi secondo USA Today, creatore di serie acclamate dalla critica come Luke Stone e Agente Zero (con oltre 5.000 recensioni a cinque stelle), arriva una nuova serie di spionaggio, esplosiva e piena zeppa d’azione, che porterà i lettori in una folle corsa in Europa, America e poi in tutto il mondo.

Degli archeologi vengono trovati assassinati dopo aver scoperto una reliquia preziosa e misteriosa nelle profondità della giungla, in Sud America. Jacob Snow, soldato d’élite diventato poi agente della CIA, si ritrova un una lotta contro il tempo per risolvere questo arcano. Non solo l'antica reliquia ha un prezzo inestimabile, ma ha il potere di destabilizzare la sicurezza mondiale.

Jacob sa che dovrà chiedere aiuto alla sua partner e archeologa misteriosa per risolvere il mistero. Chi arriverebbe a uccidere per mettere le mani su questa reliquia e perché?

Jacob e la sua partner riusciranno a fermare i terroristi e a impedire una catastrofe globale prima che sia troppo tardi?

Un thriller d’azione intrigante, con suspense da batticuore e svolte impreviste, OBIETTIVO NUMERO QUATTRO è il romanzo di debutto di un’entusiasmante nuova serie creata da un autore numero #1, che vi farà innamorare di un eroe nuovo di zecca, tenendovi incollati alle pagine fino a notte fonda. Perfetto per i fan di Dan Brown, Daniel Silva e Jack Carr.

OBIETTIVO NUMERO CINQUE e OBIETTIVO NUMERO SEI sono ora disponibili!
LinguaItaliano
EditoreJack Mars
Data di uscita7 set 2023
ISBN9781094357836
Obiettivo numero quattro (Il gioco della spia—Libro #4)

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    Anteprima del libro

    Obiettivo numero quattro (Il gioco della spia—Libro #4) - Jack Mars

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    OBIETTIVO NUMERO QUATTRO

    IL GIOCO DELLA SPIA—LIBRO #4

    J A C K   M A R S

    Jack Mars

    Jack Mars è l'autore più venduto di USA Today per la serie thriller LUKE STONE, che comprende sette libri. È anche autore della nuova serie di prequel FORGING OF LUKE STONE, composta da sei libri; della serie di thriller di spionaggio AGENT ZERO, composta da dodici libri; della serie di thriller TROY STARK, composta da cinque libri (e oltre); e della serie di thriller IL GIOCO DELLA SPIA, composta da sei libri (e oltre).

    Jack vorrebbe conoscere la tua opinione, quindi non esitare a visitare www.Jackmarsauthor.com per iscriverti alla mailing list, ricevere un libro gratuito, ricevere omaggi gratuiti, collegarti su Facebook e Twitter e rimanere sempre in contatto!

    Copyright © 2023 di Jack Mars. Tutti i diritti riservati. Salvo quanto consentito dalla legge sul copyright degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, o archiviata in un database o sistema di recupero, senza la previa autorizzazione dell'autore. Questo e-book è concesso in licenza al solo scopo d'intrattenimento personale. Questo e-book non può essere rivenduto o ceduto ad altri. Se vuoi condividere questo libro con qualcun altro, t'invito ad acquistarne una copia per ogni destinatario. Se stai leggendo questo libro senza averlo acquistato o non è stato acquistato per il tuo utilizzo personale, sei pregato di restituirlo e di acquistarne una copia per tuo uso esclusivo. Grazie per il rispetto dimostrato del lavoro dell'autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore o vengono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o persone, vive o morte, è puramente casuale. Immagine di copertina Copyright Tomas Kvidera, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.

    I LIBRI DI JACK MARS

    IL GIOCO DELLA SPIA

    BERSAGLIO NUMERO UNO (Libro 1)

    OBIETTIVO NUMERO DUE (Libro 2)

    OBIETTIVO NUMERO TRE (Libro 3)

    OBIETTIVO NUMERO QUATTRO (Libro 4)

    UN THRILLER DI TROY STARK

    FORZA MALVAGIA (Libro 1)

    NEMICI DELLA SCIENZA (Libro 2)

    BERSAGLIO MALVAGIO (Libro 3)

    SERIE THRILLER DI LUKE STONE

    A OGNI COSTO (Libro 1)

    IL GIURAMENTO (Libro 2)

    SALA OPERATIVA (Libro 3)

    CONTRO OGNI NEMICO (Libro 4)

    OPERAZIONE PRESIDENTE (Libro 5)

    IL NOSTRO SACRO ONORE (Libro 6)

    REGNO DIVISO (Libro 7)

    SERIE PREQUEL CREAZIONE DI LUKE STONE

    OBIETTIVO PRIMARIO (Libro 1)

    COMANDO PRIMARIO (Libro 2)

    MINACCIA PRIMARIA (Libro 3)

    GLORIA PRIMARIA (Libro 4)

    VALORE PRIMARIO (Libro 5)

    DOVERE PRIMARIO (Libro 6)

    SERIE DI SPIONAGGIO DI AGENTE ZERO

    AGENTE ZERO (Libro 1)

    OBIETTIVO ZERO (Libro 2)

    LA CACCIA DI ZERO (Libro 3)

    UNA TRAPPOLA PER ZERO (Libro 4)

    DOSSIER ZERO (Libro 5)

    IL RITORNO DI ZERO (Libro 6)

    ASSASSINO ZERO (Libro 7)

    UN'ESCA PER ZERO (Libro 8)

    INSEGUIRE ZERO (Libro 9)

    LA VENDETTA DI ZERO (Libro 10)

    ZERO ZERO (Libro 11)

    ZERO ASSOLUTO (Libro 12)

    UN RACCONTO DELLA SERIE AGENTE ZERO

    INDICE

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    EPILOGO

    A Patricia Allen,

    sempre pronta per un sorriso e una risata.

    PROLOGO

    Le pendici orientali delle Ande, nella regione della giungla amazzonica del Perù

    Mezzogiorno

    Tre uomini e due donne procedevano a fatica lungo il pendio accidentato, dove le rocce ricoperte di muschio sporgevano dal sottobosco, ombreggiate dalla copertura della giungla. Qua e là, dove le rocce erano troppo numerose e il substrato roccioso troppo vicino alla superficie perché il terreno potesse sostenere gli alberi, si trovavano punti non ombreggiati, dove la luce era intensa e il calore insopportabile.

    A loro non importava. Non badavano al fatto che dovevano ansimare per poter respirare in quell'aria pesante, o che i loro vestiti si attaccassero alla pelle a causa dell'abbondante sudore. Uno di loro zoppicava, aveva una caviglia slogata, ma non se ne curava affatto. Un altro era febbricitante per la malaria, ma non ci badava.

    Tutti erano accaldati, affamati, assetati, al limite della stanchezza, ma erano sorridenti.

    L'uomo che guidava il gruppo, i cui capelli e baffi grigi lo distinguevano dai suoi colleghi più giovani e robusti, aveva con sé qualcosa che avrebbe potuto spiegare il loro entusiasmo.

    Era un idolo di una divinità Inca, alto poco più di venti centimetri, ed era di oro massiccio. Il viso era piatto, con fessure per gli occhi e una smorfia al posto della bocca. A incorniciare il viso un copricapo a forma di ventaglio con dei lapislazzuli.

    Nessuno dei cinque ricercatori sudati e incespicanti aveva bisogno di sentirsi dire che raffigurava Ayar Cachi, un dio così crudele con il suo popolo che gli altri dei cospirarono per farlo uccidere. Secondo una leggenda documentata da un gesuita spagnolo che arrivò con i Conquistadores, Ayar Cachi si era trasferì in un nascondiglio sotterraneo, dove causò terremoti per tormentare le persone sulla terra e distrusse i templi degli dei che lo avevano tradito.

    Trent'anni, l'anziano che stringeva l'idolo sussultò, le parole uscirono con un accento inglese che sapeva di college e di Cambridge. Trent'anni di ricerche e l'ho trovato. Io… Non posso crederci.

    Ci creda, professor Nasby, disse la donna al suo fianco, dall'accento americano. Non c'è dubbio che sia esattamente quello che speravamo di trovare.

    Sir Nasby, tra non molto, corresse un uomo dalla parlata tipica degli Stati Uniti del sud. Risero tutti, storditi dalla loro scoperta.

    Grazie, disse un altro uomo, le sue parole dall'accento irlandese uscirono come un sussurro affaticato, perché era lui quello che soffriva di malaria. Si appoggiò pesantemente alla spalla di un suo compagno per ottenere sostegno. Grazie per averci coinvolto. Anche se io... non ce la faccio... ne è valsa la pena.

    Sciocchezze, professor Bridges, disse l'inglese. La prima cosa che farò una volta tornati al campo è prendere il trasmettitore e chiamare aiuto. Ci faremo mandare un ponte aereo, se necessario.

    Possiamo sicuramente pagarlo! rimarcò l'uomo del sud, dal parlare strascicato.

    Tutti risero, anche il professor Nasby, solitamente serio.

    Le loro risate coprivano i fruscii tra i cespugli loro spalle.

    Continuarono a incespicare lungo il pendio. Le loro riserve erano state prosciugate da tempo, i generi alimentari divorati, e non avevano nulla a cui affidarsi se non il loro entusiasmo e la promessa di un pasto e di riposo una volta arrivati al campo.

    E, oltre a questo, fama e ricchezza.

    Dal folto e verde sottobosco arrivarono altri fruscii. Nessuno di loro se ne accorse. La giungla era piena di suoni: il ronzio costante degli insetti, il richiamo aspro degli uccelli tropicali, il fruscio delle foglie quando le scimmie saltavano da un ramo all'altro e il movimento costante delle creature terrestri nascoste dal fitto fogliame. La squadra stava seguendo un percorso stretto che avevano aperto con i machete quando erano arrivati lì per la prima volta, un mese prima.

    Fu solo quando il fruscio fu più vicino che l'uomo del sud fece scattare la testa, la mano afferrò il calcio del pesante revolver nella fondina della cintura.

    Che cos'era? sussurrò.

    Gli altri si fermarono e si voltarono.

    Non ho sentito nulla, disse una delle donne.

    Probabilmente niente, disse il professor Nasby, anche se mise una mano sul suo revolver. Non c'è nessuno nel raggio di cento chilometri. Ma tenete comunque gli occhi aperti.

    Continuarono lungo il sentiero, più cautamente ora, la foresta sembrava cadere su di loro da ogni parte.

    La squadra era scesa dalle colline pedemontane in una piccola valle dove il terreno era più profondo e quindi gli alberi più alti e il fogliame più fitto. Non c'era più la copertura di vegetazione, inframezzata dalle aree aperte illuminate dal sole equatoriale. Ora la foresta pluviale si stava rabbuiando, un luogo umido e claustrofobico pieno di mille suoni e di movimenti invisibili.

    Le persone più vicine sono a chilometri di distanza, sussurrò il professor Nasby, come per rassicurarsi.

    L'archeologo, famoso in tutto il mondo per le sue ricerche sugli Inca, avrebbe voluto accovacciarsi in un luogo nascosto nella giungla con la sua squadra, armato, solo per essere al sicuro, ma Bridges aveva bisogno di aiuto e non si poteva perdere tempo. Inoltre, tutti avevano bisogno di cibo e acqua. Nascondersi per un'ora o giù di lì in quell'inferno incandescente avrebbe reso anche i più forti troppo deboli per combattere.

    Supponendo che si dovessero trovare a combattere. Nasby non sentiva alcun suono sospetto da un po' di tempo.

    Forse era un giaguaro che li perseguitava un po'.

    Ma i giaguari sono felpati e non fanno rumore.

    Dei taglialegna? Una tribù del posto?

    O niente di tutto questo. Siamo tutti nervosi e Bridges potrebbe non essere l'unico di noi ad avere la febbre. Dopo quello che abbiamo passato, chi potrebbe biasimarci perché sentiamo rumori inesistenti?

    Alla fine il campo apparve in lontananza, un punto pianeggiante vicino a un torrente lento e fangoso. Una mezza dozzina di tende si ergevano in cerchio attorno ai resti anneriti di un fuoco da campo. Tra i rami di due alberi vicini correva un lungo filo di rame. Un cavo coassiale correva dalla sua estremità fino all'interno della tenda più grande: l'antenna per il trasmettitore a onde corte; la loro unica connessione con il mondo esterno, che avrebbero potuto raggiungere soltanto dopo una lunga giornata di cammino e due giorni di pagaia a valle.

    La squadra aveva ripulito il sottobosco creando una sorta di cerchio di un centinaio di metri di diametro, molto più ampio dello spazio occupato dalla loro mezza dozzina di tende. Nasby, che aveva avuto a che fare con una serie di brutte sorprese nei suoi anni da esploratore, aveva insistito per tagliare la vegetazione abbastanza da impedire che un nativo potesse sparare con l'arco o un giaguaro sgattaiolare su di loro, scambiandoli per prede.

    Tuttavia, non era abbastanza grande da dissuadere qualcuno con un fucile ad alta potenza.

    Il primo colpo arrivò quando si trovavano a venti metri dalla radura, ancora ben lontano dal gruppo di tende al centro.

    Superò l'orecchio di Nasby e colpì l'americano del sud alla gola.

    Prima ancora che l'uomo cadesse a terra, altri tre colpi ruppero l'aria umida, tutti da direzioni diverse. Nasby venne colpito nell'avambraccio. Una delle professoresse cadde con un colpo allo stomaco e Bridges si ripiegò su se stesso mentre un proiettile gli trafiggeva il cuore.

    Nasby scappò verso le tende, accovacciandosi, mentre altri proiettili fischiavano uscendo dalla giungla. Non si preoccupò di estrarre la pistola. Erano troppo lontani e nascosti nel sottobosco, tanto che riusciva a malapena a intravvedere i lampi delle armi, e non vedeva i loro corpi.

    La sua unica possibilità era quella di arrivare al fucile prima che lo shock di essere colpito all'avambraccio svanisse e non potesse più reggere l'arma.

    Arrivarono altri spari. Nessuno lo raggiunse. Guardò indietro e vide tutto il suo equipaggio a terra tranne Irina Gonzalez, una professoressa dell'Università del New Mexico, che sedeva a terra, le gambe colpite da un proiettile, sparando con la sua pistola contro i lontani uomini armati.

    Il professor Nasby continuò a correre. Il primo accenno di dolore cominciò ad arrivare. Strinse i denti e lo ignorò. Anche se ormai sessantenne, aveva trascorso tutta la vita da adulto tra le montagne e le giungle del Sud America e si era abituato al dolore e alla paura. Non era la prima volta che si feriva gravemente e nemmeno che gli sparavano. Vero, allora erano state le frecce avvelenate del Jivaro e non i proiettili di piombo di alcuni fucilieri, ma non faceva differenza. La morte è morte. Correva basso e veloce, dimenticando la stanchezza, il sangue che colava in una linea costante di gocce dal suo avambraccio forato, l'idolo che portava con sé per il momento dimenticato.

    Doveva arrivare a quella tenda. Doveva raggiungere la pistola e la radio.

    Un proiettile colpì la terra e l'erba alla sua destra, e poi di nuovo alla sua sinistra. Però lui continuò a correre. Irina aveva smesso di sparare. Non si voltò a guardarla. Sapeva cosa avrebbe visto.

    Con suo grande stupore, raggiunse la tenda senza farsi sparare di nuovo. Con furia tirò giù la cerniera con la mano sana e si tuffò dentro, cadendo sdraiato sul lenzuolo. Rotolò di lato, schivando un proiettile a vuoto, e afferrò il suo fucile con il mirino telescopico. Nella giungla, avrebbe dovuto essere conservato in una custodia per armi, ma il professor Nasby lo teneva sempre fuori, preferendo il meticoloso compito di pulirlo ogni notte vicino al fuoco piuttosto che chiuderlo in una custodia che avrebbe richiesto alcuni secondi preziosi per essere aperta.

    Nasby aveva bisogno di quei secondi in quel momento.

    Si voltò, sussultando mentre metteva accidentalmente il peso sul braccio ferito e puntava il fucile fuori dall'apertura della tenda.

    Nessun movimento dalla linea degli alberi. Silenzio, tranne che per l'implacabile ronzare degli insetti, lo stridio da strega di qualche uccello tropicale e il proprio respiro ansimante.

    Si asciugò il sudore dalla fronte e si risparmiò un'occhiata all'avambraccio. Il proiettile non aveva frantumato l'osso, aveva solo tagliato un profondo solco nella carne. Nessun problema se non andava in setticemia. Il kit di pronto soccorso era in un'altra tenda. Tanto valeva che fosse sulla luna.

    Aveva un problema più immediato. Sapevano dov'era. Potevano avvicinarsi di soppiatto da dietro senza essere visti. Senza dubbio lo stavano già facendo.

    Ma perché non colpivano semplicemente la tenda a caso con i proiettili? Sarebbe già morto.

    Non vogliono uccidermi, vogliono catturarmi.

    Vogliono sapere dov'è la grotta.

    C'era una sola possibilità. Si avvicinò al ricetrasmettitore a onde corte appoggiato su una cassa di fagioli in scatola.

    Lo accese e la console prese vita. Dall'altoparlante arrivò un crepitio. Lo sintonizzò a 7060 kHz, la frequenza di emergenza nelle Americhe. Veniva ripulito da regolari operatori radioamatoriali e monitorato da varie agenzie governative e volontari.

    Curvandosi verso il basso, Nasby prese il microfono.

    Mayday. Mayday. Qui è la missione archeologica anglo-americana dell'Amazzonia. Siamo stati attaccati. Ripeto, siamo sotto attacco. Siamo al nostro campo. Le coordinate sono...

    Passi leggeri accanto alla tenda fecero voltare Nasby e lo indussero a sparare attraverso la tela. Un grido acuto gli disse che aveva colpito nel segno.

    Un enorme uomo latino con la testa rasata, travestito, balzò davanti all'ingresso della sua tenda. Gridò al professore in spagnolo.

    Getta l'arma o...

    Nasby si voltò e sparò, ma la mossa improvvisa gli fece arrivare un'ondata di dolore al braccio. L'uomo schivò a sinistra e il colpo di Nasby andò a vuoto.

    Arrendersi? Mai! Devono essere dei ladri di antichità. Non avrebbe mai rinunciato alla sua scoperta. Li avrebbe uccisi tutti.

    Prima che il professore potesse fare qualcosa di più, un colpo attraversò la tela, trafiggendogli la tempia ed uscendo dall'altro lato del cranio.

    La morte fu istantanea.

    CAPITOLO UNO

    Città del Messico, lo stesso giorno

    Jacob Snow sedeva alla scrivania nella stanza d'albergo che l'esercito messicano gli aveva assegnato e stava parlando con Tyler Wallace, il suo capo alla stazione di campo di Atene. Il vecchio veterano afroamericano lo aveva appena elogiato per aver risolto un'altra missione, e ora stava procedendo a massacrarlo di rimproveri per essere fuggito, a sua insaputa, per andare a caccia di pirati.

    Dovevi essere in vacanza! sbottò Wallace.

    I terroristi non vanno in vacanza.

    Pensi che non lo sappia? Ma se non ti riposi, non mi servi a niente. Guardati. Sei ferito, depresso ed esausto. Devi guarire. Il mondo può aspettare la salvezza per qualche settimana. Ci sono altri agenti bravi come te, lo sai.

    L'ultima affermazione non era del tutto vera, ma Wallace aveva ragione. Aveva bisogno di una pausa.

    Ma ogni volta che non lavorava, si sentiva perso.

    Allora che cosa dovrei fare? chiese Jacob.

    Non lo so. Rilassati sulla spiaggia. Beviti un drink. Unisciti a una banda di mariachi. Non mi interessa, cerca solo di rilassarti.

    Potrei tornare a monitorare le intercettazioni radio.

    Odiavi quel lavoro.

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