Favole Dall' Antico Cenedese
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Anteprima del libro
Favole Dall' Antico Cenedese - Alfredo Giorgio Parisi
Alfredo Giorgio Parisi
FAVOLE DALL' ANTICO CENEDESE
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Dedicato a chi sà ancora tramandare l'antico sapere
Curta è la storia
Longa è la via
Conta la toa
Che la mea l'è finia.
INTRODUZIONE
Il Cenedese, corridoio che si estende dalle pralpi al ritorale adriatico fu da sempre un area di interesse strategico.
In epoca antica il centro principale era costituito nel municipio romano di costruzione veneta che ad oggi coincide con la città di Oderzo, in anrichità nodo commerciale nella pianura del Cenedese, alcune vie tutt'ora in utilizzo risalgono all' epoca preromana.
La diffusione del cristianesimo in tutto il territorio romano portò alla formazione delle prime circoscrizioni ecclesiastiche, per il Cenedese la sede vescovile fu fissata sempre nella città di Oderzo. La tradizione storiografica fa risalire la fondazione delle diocesi di Ceneda al placido del 6 Giugno del 743, nel quale venne insediato per volere di re Liutprando il vescovo Valentiniano; in realtà è cosa già provata da documentazione che esisteva già un vescovo nel 680 e anche prima, con Vindemio, un tempo ritenuti entrambi titolari dell' inesistente diocesi dell' isola Istriana di Cissa presso Rovigno.
Probabilmente vi erano due cattedre vescovili, Ceneda avamposto ecclesiastico e politico dei nuovi conquistatori longobardi, e Oderzo ultimo baluardo amministrativo e religioso bizantino-romano. Con l'occupazione longobarda di Oderzo venne dunque tutto avocato alla diocesi di Ceneda.
Dunque la città di Ceneda divennela capitale dell' omonimo ducato. La nascita del ducato di Ceneda fu forse, secondo alcune interpretazioni lo strumento politico amministrativo con cui i longobardi tentarono di far valere i loro valori nazionali nel territorio, sopratutto nella parte meridionale fortemente romanizzata. Ricordiamoci che il toponimo Ceneda deriva dal celtico e significa città originaria
, oppure città degli indigeni
. Notevoli quantità di materiale celtico e veneto sono emerse dal santuario di Monte Altare, nel medioevo punto di confine fra le due comunità del Cenedese e di Serravalle.
Dell' attività e del ruolo dei conti di Ceneda si conosce ben poco, visto il silenzio quasi totale delle fonti del decimo ed undicesimo secolo.
A seguito di due investiture imperiali concesse ai vescovi di Ceneda ( 908 - 962 ), si formò il primo nucleo di possedimenti territoriali di giurisdizione vescovile. Questi comprendevano nel primo il porto di Settimo presso Portobuffolè e, nel secondo caso, i territori tra gli attuali comuni di Vittorio Veneto e Colle Umberto, l'imperatore concesse al vescovo protempore tutti i diritti fiscali e demaniali.
Nato il potere dei Vescovi di Ceneda, essi più tardi si fregeranno anche del titolo di conti come ad esempio il vescovo Francesco Ramponi Bolognese. Nei secoli XIV e XV il potere temporale dei vescovi di Ceneda si assesterà. La questione della sovranità del vescovo sarà al centro di una famosa disputa tra questi e la Repubblica di Venezia.
La Serenissima nel 1337 fu investita dal vescovo Ramponi, anche grazie alla falsificazione di alcuni documenti, dei beni del comitato superiore di Ceneda. Il Cenedese superiore così costituì il primo nucleo dei possedimenti sulla tarra ferma della Repubblica.
Emerge dunque, durante il corso dei secoli, un’individuazione territoriale e toponomastica chiara dell’area compresa tra Piave e Livenza, ossia del Cenedese, il quale sempre sarà ricordato come entità territoriale a sè stante, sia da Treviso che dagli altri distretti con termini anche durante tutta la dominazione veneziana.