Un mondo tutto mio
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Anteprima del libro
Un mondo tutto mio - Patrizia Saturni
storia.
1.
Una sera come tante stavo camminando in una via del centro in cerca di un bar, dove bere per affogare la noia che mi aveva assalita dopo una giornata di lavoro. La pioggia scendeva su di me con tutta la sua forza tantoché, se avessi avuto il bagnoschiuma con me, avrei anche potuto farmici una doccia. Stanca di tutta quell’acqua, stavo per entrare in un bar quando la mia attenzione fu catturata dal suono di una chitarra proveniente da un locale poco più avanti. E come nella fiaba Il pifferaio magico i miei piedi presero a seguire la musica come se si muovessero di volontà propria.
Nel momento in cui aprì la porta del locale, un getto di aria calda mi diede il benvenuto. Proprio quello di cui avevo bisogno dopo così tanta acqua. Il locale non era molto grande ma era pieno di gente seduta ai tavolini a bere e chiacchierare. Il mio sguardo cercò subito il pifferaio magico che però un pifferaio non era bensì, una bellissima e giovane donna che suonava la chitarra come non l’avevo mai sentita suonare prima in vita mia e sì che di musicisti ne avevo sentiti suonare molti. Sembrava musica jazz ma improvvisata. Quella senza uno spartito da seguire. Semplicemente, l’ispirazione del momento di quella giovane donna persa tra le note che uscivano dalla sua chitarra elettrica.
Volevo sedermi e così feci una panoramica del locale. Vidi che era rimasto solo un tavolino libero. Un tavolino con due sedie. Proprio vicino alla giovane che suonava. Il tempo di togliermi il soprabito e facendomi strada tra gli altri tavolini e sedie del locale, raggiunsi il tavolino. Mi ero appena seduta quando arrivò una giovane cameriera. Stava per dirmi qualcosa ma prima che avesse il tempo di aprire bocca, tra lei e la giovane musicista ci fu uno strano scambio di sguardi. La cameriera annuì e tornò a guardarmi, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
«Che cosa posso portarle?»
«Un Jack Daniel’s… Grazie.»
«In arrivo» rispose la giovane prima di allontanarsi.
In quel momento non mi sarebbe dispiaciuto avere anche un asciugacapelli ma preferii accontentarmi del whisky. Se non altro mi avrebbe riscaldato da dentro. La mia attenzione tornò presto alla musica e alla giovane donna che suonava la chitarra. Entrambe mi avevano completamente catturato. Sarei potuta stare ore e ore a guardarla e ad ascoltare le note che uscivano da quella sua chitarra.
La cameriera mi portò il bicchiere di whisky e dopo averla ringraziata presi a sorseggiarlo. Lentamente. Cominciando già da subito a sentirmi molto meglio. Generalmente non bevo alcolici così forti, ma dopo una doccia di madre natura come quella che mi ero appena fatta era il minimo che mi ci voleva per ristabilire almeno un po’ di circolazione nelle vene.
Finito il whisky, passai a una birra. Ormai mi ero asciugata abbastanza sia dentro che fuori. Stavo ascoltando la musica quando improvvisamente mi resi conto che avevo perso completamente la cognizione del tempo e dello spazio. In quel momento, infatti, non avrei saputo dire da quanto tempo ero nel locale e tanto meno in quale città mi trovassi. Potevo essere in un qualsiasi locale notturno del pianeta. In Canda. In Europa. In Asia. In Africa. Ero ancora intenta a fare quelle considerazioni quando improvvisamente la musica cessò. Il viaggio era finito e tutti noi eravamo tornati al punto di partenza. Alcuni avventori batterono le mani in direzione della giovane donna. Io invece rimasi a fissarla. La vidi che riponeva la chitarra all’interno della custodia e dopo averla afferrata per il manico, la vidi dirigersi verso di me. Sentivo i suoi occhi dentro di me e più si avvicinava più avevo la sensazione che il cuore volesse saltarmi fuori dal petto. Proprio come il mostriciattolo di Alien avete presente, ma con molti più danni di quelli che avrebbe fatto lui. La giovane musicista venne a sedersi al mio tavolino. Proprio di fronte a me.
La cameriera ci raggiunse e lasciò un bicchiere di quella che a me sembrò acqua. Semplice acqua di rubinetto. Niente bollicine. Niente limone. La giovane musicista la ringraziò e prese a bere l’intero contenuto del bicchiere mentre la cameriera si allontanava dal nostro tavolino.
Generalmente ho una buona parlantina quando incontro le persone per la prima volta ma, in quel momento tutti i cartoncini con su scritte le formule di rito erano completamente spariti dalla mia mente. Provai a richiamarli alla memoria ma niente. Non erano da nessuna parte. Sembravano proprio