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La Lancia
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E-book330 pagine3 ore

La Lancia

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Info su questo ebook

Il Project deve impedire che un gruppo di nazisti dei giorni nostri usino l'incredibile potere della Lancia che trafisse il costato di Cristo per stabilire il Quarto Reich.

Alla fine della seconda guerra mondiale, il capo delle SS Heinrich Himmler nasconde un'antica arma dai poteri soprannaturali-- la Lancia che ha trafitto il costato di Cristo--in una base segreta ben nascosta nelle immensità gelate dell'Antartide. Il luogo esatto rimane nascosto per decenni, ma ora la Lancia è stata ritrovata. Un piano a lungo termine per dare inizio al Quarto Reich comincia a realizzarsi.

Nelle strade terrorizzate di Gerusalemme, una bomba esplode  proprio alla vigilia della pace internazionale.

A Washington, D.C., traditori nelle alte sfere tramano per prendere in mano il governo.

Nick Carter, Selena Connor e il resto del team segreto PROJECT devono correre contro il tempo per impedire la caduta dell'America e la nuova guerra mondiale. Per farlo devono fermare coloro che già possiedono la Lancia…

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita29 nov 2017
ISBN9781386395775
La Lancia

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    Anteprima del libro

    La Lancia - Alex Lukeman

    La serie Project:

    Gìada Bianca

    La Lancia

    Il Settimo Pilastro

    Raccolto Nero

    Il Segreto Tesla

    Il Dossier Nostradamus

    Il Protocollo Ajax

    L'occhio di Shiva

    Rosa Nera

    Il Rotolo di Salomone

    L'Inganno Russo

    La Pietra di Atlantide

    "La migliore arma politica è l'arma del terrore. La crudeltà suscita rispetto.

    Gli uomini possono odiarci. Ma noi non chiediamo il loro amore; solo la loro paura."

    Heinrich Himmler, Reichsfuehrer, SS

    Prologo: Antartide

    19 Febbraio 1945

    Le montagne di Fenris svettavano scure e spoglie contro il bianco abbagliante della pianura antartica. Il generale delle SS Dieter Reinhardt osservò i due uomini dell'equipaggio dell'U-886 pulire dal ghiaccio e dalla neve le porte di acciaio poste su un lato di una delle vette senza nome. Una slitta a motore era in attesa nelle vicinanze. Reinhardt era alto e magro, il suo volto quasi uno specchio del simbolo della morte presente sul suo alto cappello con visiera. Nel suo lungo pastrano e con gli scuri occhiali da neve rotondi sembrava un insetto maligno.

    Le porte si aprirono. Gli uomini raccolsero dalla slitta una cassa di legno e seguirono Reinhardt lungo un corridoio buio nel cuore della montagna. Il corridoio terminava in un caveau di acciaio. Reinhardt inserì la combinazione, girò una grande ruota a raggi e aprì la pesante porta.

    Scatole metalliche erano allineate lungo un lato del caveau. Sulla parete opposta, lingotti d'oro marchiati con l'aquila e la svastica brillarono alla luce della torcia elettrica di Reinhardt.

    Mettetela qui, contro il fondo. Quando parlò, il suo respiro formò delle nuvole nell'aria gelida.

    Gli uomini misero giù la scatola. Reinhardt estrasse la sua pistola, si avvicinò alle spalle di uno di loro, appoggiò la canna alla base del suo cranio e fece fuoco. Lo scoppio fu assordante all'interno dello spazio metallico chiuso. L'altro uomo si girò, gli occhi spalancati per lo shock. Reinhardt fece di nuovo fuoco. Il sangue schizzò sulle pile d'oro.

    Reinhardt rimise la pistola nella fondina, scavalcò i corpi e tornò in corridoio.

    Chiuse la porta della camera blindata, reinserì la combinazione, ripercorse i propri passi e uscì nella vivida luce polare. Prendendosi il tempo necessario, mise le cariche di esplosivo attorno all'entrata del bunker. L'esplosione fece precipitare sopra alle porte una valanga di neve e ghiaccio. Nessuno avrebbe ritrovato l'entrata a meno di sapere esattamente dove fosse.

    Reinhardt salì sulla slitta e si diresse verso il bordo più distante della banchisa di ghiaccio, verso il sottomarino. Ripensò alla notte in cui era stato convocato a Berlino.

    I cannoni antiaerei da 20MM posti davanti e dietro al treno privato di Himmler erano puntati verso il cielo senza luna. Non lontano, sull'altra sponda del Reno, lampi di luce e il rombo distante dell’artiglieria segnalavano l'avanzata degli eserciti alleati. Un tenue bagliore rivelava la presenza dei fuochi nascosti nelle caldaie delle due enormi locomotive. Il quieto sibilo del vapore che fuoriusciva diede l’avviso che il treno era pronto a muoversi.

    Lampadine smerigliate illuminavano l’interno della cabina di comando, la luce trattenuta dalle tende oscuranti tirate sui finestrini. Il Reichsfuehrer delle SS Heinrich Himmler era seduto a metà della carrozza dietro a una scrivania. Alzò lo sguardo quando Reinhardt entrò.

    La luce gialla della lampada si rifletté sugli  occhiali rotondi e piatti di Himmler. In abiti civili, con i suoi diradanti capelli fini e i baffi biondo rossicci, poteva essere scambiato per un gentile impiegato di una drogheria. Nella sua uniforme delle SS con la ghirlanda argentata e le foglie di quercia sul colletto, sembrava quello che realmente era; l’uomo più pericolo della Germania nazista. Solamente Hitler aveva più potere.

    Reinhardt sollevò il braccio e batté i tacchi.

    Venga con me, Generale. Himmler si alzò. Reinhardt lo seguì nella carrozza bagagli. Quattro guardie delle SS dallo sguardo serio e armate con mitra scattarono sull’attenti.

    Lasciateci soli.

    Himmler fece loro cenno di andare. Su un tavolo in un lato della carrozza c’era una cassa aperta. Al suo interno, una scatola lucida di noce nero. Il coperchio della scatola aveva una svastica e una corona di vittoria in oro incastonata di diamanti. Le pietre brillarono alla luce della lampada.

    Himmler sollevò il coperchio. La Sacra Lancia giaceva su un letto di seta rosso sangue, la lancia che aveva trafitto il fianco di Cristo. Reinhardt appoggiò la mano sulla antica lama. Era calda, anche nel gelo della carrozza ferroviaria non riscaldata.

    Si diceva che chiunque possedesse la Lancia controllasse i destini del mondo. La leggenda era stata scritta da secoli di sangue e conquiste. Tutti i grandi condottieri d'Europa avevano portato la Lancia prima dei loro eserciti. Solo Napoleone aveva fallito nel proteggerla.

    Alcuni credevano che il potere della Lancia provenisse dall'Anticristo. A Reinhardt e Himmler non interessava da dove venisse la sua forza. Sapevano che era reale. Quella era l'unica cosa che aveva importanza. Solamente i Cavalieri del Gran Consiglio sapevano che Himmler aveva la Lancia. Solamente Himmler e il Consiglio sapevano che era stata la Lancia che li aveva portati alla vittoria durante i primi anni della guerra.

    Himmler consegnò a Dieter un pacchetto piuttosto voluminoso.

    I suoi ordini. Porti la Lancia in Antartide e la nasconda, poi si rechi in Argentina.

    Base 211?

    Himmler annuì. Poche persone che conoscevano l'esistenza di un centro di ricerca nascosto nelle distese antartiche erano ancora vive. Nessuno era stato lì dal 1942.

    Ci riorganizzeremo in Argentina. Col tempo recupereremo la Lancia e continueremo.

    Himmler mise la sua mano sulla spalla di Reinhardt, un raro gesto di cameratismo.

    Dieter. É possibile che io non sopravviva a questa guerra.

    Alzò la mano per far tacere la protesta di Reinhardt. La luce scintillò sugli occhiali di Himmler e sull'anello a forma di teschio sul suo dito.

    Se cadrò, ci sarà un nuovo Gran Maestro. Lo aiuti in tutti i modi che potrà.

    Ai suoi ordini, Riechsfuehrer.

    Quel Gran Maestro sarò io, pensò Reinhardt.

    Entrambi guardarono verso la Sacra Lancia. Sembrava scintillare di una luce leggermente color sangue.

    Abbiamo perso per ora, disse Himmler. Ma fino a quando la Lancia sarà nostra, non saremo mai sconfitti.

    Una zona di ghiaccio sconnesso sotto la slitta strappò Reinhardt dai suoi ricordi e lo riportò al presente. Poteva vedere, in distanza, il sottomarino attenderlo, scuro come la balena di Jona nelle acque aperte al di là del bordo del ghiaccio scintillante.

    Avrebbe detto al Capitano dell’U-886 che i suoi uomini erano stati sepolti da una valanga. Non aveva alcuna importanza. Arrivati in Argentina, il capitano e gli altri si sarebbero presto riuniti ai loro camerati morti. Era tutto pianificato.

    Tre giorni dopo, le bombe di profondità inglese intercettarono l’U-886 mentre si avvicinava alle coste argentine. Rimase in superficie abbastanza a lungo perché l’ufficiale di vedetta registrasse il suo numero e il tipo prima che scomparisse sotto le onde.

    Nella camera blindata senza luce sotto la montagna, la Lancia attendeva sotto il diamante a forma di svastica. Un giorno, qualcuno sarebbe arrivato. Era solo questione di tempo.

    CAPITOLO UNO

    ––––––––

    Il dolce profumo dei gelsomini che si arrampicavano sulle mura dei caseggiati cadenti della Città Vecchia di Damasco passò attraverso una finestra aperta. Un uomo era piegato su un tavolo di legno con una saldatrice. Si asciugò il sudore dalla fronte con la manica logorata della sua camicia e si concentrò sul suo lavoro.

    Un altro uomo osservava da un divano cadente appoggiato contro una delle gialle pareti macchiate. Indossava un vestito scuro di taglio europeo. La sua camicia bianca inamidata era aperta sul colletto.

    L’uomo sul divano aveva un volto vuoto, insignificante. I suoi tratti erano lisci e calmi, come se la vita non avesse mai raggiunto completamente la superficie. Nell'appartamento era caldo ma l'uomo non stava sudando. Le sue sopracciglia erano impercettibili sopra i suoi occhi senza colore. Il suo naso sembrava scomparire nella vaghezza dei suoi lineamenti. Le sue labbra erano una linea sottile, invisibile.

    L'uomo al tavolo era chiamato Ibrahim. L'uomo sul divano veniva chiamato il Visitatore, ma Ibrahim non lo sapeva. Era meglio così.

    La bomba era quasi finita. Era un ordigno molto bello, forse il migliore che Ibrahim avesse mai fatto, e ne aveva fatti molti. Era ben conosciuto in tutta la rete terroristica. Se si voleva qualcosa di insolito, affidabile, facile da nascondere e con il risultato il più distruttivo possibile, ci si rivolgeva al Siriano.

    Chiunque con qualche semplice conoscenza di elettronica poteva costruire un giubbotto esplosivo o un dispositivo da strada, ma pochi erano in grado di fare quello che faceva Ibrahim. La prova delle sue capacità era facile da vedere. Aveva ancora quasi tutte le dita ed entrambi gli occhi, cosa non da poco per un vecchio costruttore di bombe.

    Saldò l’ultima contatto. Mise giù la saldatrice e si permise di rilassarsi.

    È pronta?

    L'uomo con l'abito parlava in arabo, la sua voce era calma. piacevole. Si alzò dal divano, guardò al di sopra le spalle del costruttore di bombe. Ibrahim cercò di capire l'accento. Tedesco, forse.

    Ibrahim prese una sigaretta senza filtro da un pacchetto giallo stropicciato, la tenne tra le dita macchiate di nicotina e l'accese. Il penetrante fumo di tabacco formò una nuvola blu quando espirò. L'uomo con l'abito nascose la sua disapprovazione.

    Sì, pronta. Quando si posiziona la carica, la si setta e si attiva il timer. C'è una finestra di ventiquattro ore.

    Ibrahim mostrò al suo ospite il dispositivo di innesco, piccolo come un orologio da polso da donna. Una freccia rossa era incisa attorno all’anello. La superficie era segnata  con le ventiquattro ore. Un secondo anello più piccolo all'interno del primo era segnato con dodici incrementi da cinque minuti.

    Si setta l'ora ruotando l'anello esterno in senso orario. Poi, si setta l'anello interno in senso antiorario per una maggiore precisione. Si può resettare fino a quando si premerà questo pulsante. Dopo averlo fatto, non sarà più possibile. Il timer continuerà fino a quando si raggiungerà il segno. La bomba è sicura fino al momento selezionato. Poi, boom.

    Il Visitatore annuì.

    Mi dia l'imballaggio.

    Il Visitatore diede uno zaino a Ibrahim. Lettere giallo brillante sopra una stampa giallo e verde della testa di un montone con la scritta Colorado State University sulla chiusura. All'interno c'erano calzini, due magliette, un cucchiaio o due di sabbia, un paio di  pantaloncini da escursione, cartoline, biancheria intima sporca, un paio di pantaloni Dockers, una confezione di profilattici, sandali e una bottiglia d'acqua.

    C'erano anche due libri. Uno era un tascabile popolare con la lista degli hotel e dei ristoranti di Israele. L'altro era una guida di viaggio rilegata dedicata ai luoghi sacri di Gerusalemme.

    Ibrahim aprì la guida in uno spazio vuoto dove sarebbe stata nascosta la bomba. Il nuovo composto che gli aveva fornito il suo ospite era una meraviglia della tecnologia, cinquanta volte più potente dei tradizionali Semtex o C-4. Aveva un colore simile alla sabbia o alla vecchia roccia calcarea ingiallita e poteva essere lavorato e modellato come si voleva. La bomba sembrava piccola, ma la forza esplosiva che produceva era devastante. Era anche inavvertibile dai metodi correnti. Neppure i cani erano in grado di percepirla.

    Il libro era usato, all’apparenza innocuo. Le pagine assicuravano una schermatura che bloccava il rilevamento da parte dei più sofisticati apparecchi elettronici. Certo c’era sempre una possibilità di essere scoperti. Gli Ebrei e gli Americani erano bravi nel contrastare il terrorismo. Ibrahim riteneva che la bomba fosse destinata agli uni o agli altri.

    Il successo non era una preoccupazione di Ibrahim, e neppure dove e come sarebbe stata usata la bomba. Sapeva di aver fatto bene. Il suo lavoro era finito. Mise la bomba nel libro. Chiuse le pagine al loro posto in modo che un osservatore superficiale non notasse nulla. Chiuse la copertina e rimise il libro nello zaino.

    L’insistente suono della chiamata alla preghiera risuonò in tutta la città vecchia dagli altoparlanti posti sopra la moschea degli Omayyadi. Ibrahim sarebbe andato alla moschea a rinfrescare il suo rapporto con Dio. L’altro poteva andare dove preferiva.

    Ha fatto un buon lavoro, fratello mio. La voce del suo cliente era calma, senza tono. Allah la ricompenserà nell’aldilà.

    C'è ancora questa vita, no? Ha portato il pagamento?

    Certo. Ce l'ho qui.

    Il Visitatore allungò il braccio verso l'interno della giacca, estrasse una pistola automatica Ruger calibro 22 con il silenziatore e sparò in fronte a Ibrahim. La bocca del creatore di bombe emise un flebile rantolo. I suoi occhi si spalancarono e rotolarono verso l’alto. Il Visitatore sparò un altro colpo nell'orecchio sinistro del siriano, un lieve sussurro come il respiro di un bambino. Il corpo si rovesciò di lato dalla sedia verso il pavimento. Un gocciolio di sangue finì sul linoleum segnato e consumato.

    Il Visitatore si chinò e pulì alcuni schizzi di sangue dalla punta di una delle sue lucenti scarpe nere. Prese lo zaino e lo mise in una borsa della spesa per vestiti. Accese una piccola radio che era sul tavolo. Le ritmiche note di un oud e dei tamburi riempirono la stanza con i suoni della vita.  I vicini di Ibrahim non avrebbero notato nulla di strano per un po’ di tempo.

    Il Siriano era stato una buona risorsa, ma ogni possibile traccia verso quello che stava per succedere, qualunque cosa in sospeso, doveva essere eliminata. Ibrahim era una cosa in sospeso.

    La cosiddetta nazione di Israele avrebbe presto cessato di esistere. Tutto quello che serviva per far partire il processo era questa piccola bomba. Il Visitatore si chiuse alle spalle la porta dell'appartamento ae scese le scale verso il vicolo lastricato di pietre, fischiettando tra sé.

    ––––––––

    CAPITOLO DUE

    ––––––––

    Nicholas Carter guardò Elizabeth Harker e pensò che se al mondo fosse mai esistito un elfo sarebbe stato probabilmente così. Era minuta e magra. Aveva una pelle bianco latte e piccole orecchie nascoste sotto i capelli neri corvini. Aveva grandi occhi verdi. Era vestita con un tailleur nero e una camicia bianca con un colletto alla coreana. In due anni di lavoro per lei non l'aveva mai vista indossare nulla se non di colore bianco e nero.

    Harker gestiva il Project, la sezione antiterrorismo presidenziale. Era il capo di Nick. Il capo di Harker era il Presidente.

    Sulla scrivania di Harker c'era una penna d'argento, una foto delle torri gemelle che bruciavano e una cartellina. La penna era appartenuta a Roosevelt. La foto era un promemoria. La cartellina probabilmente avrebbe dato forma alla sua giornata. Lavorare per Harker significava che lui non sapeva mai se la giornata avrebbe potuto portarlo a trovarsi appeso a un bordo e a domandarsi se sarebbe stato in grado di ritirarsi su.

    Sentì Harker dire, Qualcuno sta pensando di creare qualche problema in Medio Oriente. 

    C'è sempre qualcuno che pensa di creare dei problemi in Medio Oriente. Cosa c’è di diverso ora?

    Frugò nella sua tasca, trovò una pastiglia antiacido friabile e la mise in bocca. Carter sentì iniziare i segnali di un mal di testa. Harker raccolse la sua penna d’argento e cominciò a picchiettare sulla lucida superficie della sua scrivania. Ogni colpetto vibrò all'interno del suo cranio.

    Il Presidente parlerà a Gerusalemme giovedì. Abbiamo una fonte che dice che ci saranno dei problemi. Vuole un incontro faccia a faccia.

    Carter si tirò la parte mutilata del suo orecchio sinistro, dove un proiettile cinese gli aveva strappato il lobo pochi mesi prima. La fasciatura era stata tolta. Era sembrato migliore con quella addosso.

    Era lo stesso orecchio che prudeva ogni volta che le cose erano sul punto di farsi pericolose, il suo sistema personale di avviso di pericolo imminente. Ora prudeva. Un regalo, o una maledizione, che aveva ereditato dalla sua nonna irlandese, insieme ai sogni che non voleva fare.

    Ha passato l’informazione a Langley? Cosa dicono?

    Si presume che mi faccia da parte e che lasci le cose ai  'professionisti'. C’era una nota di irritazione nella sua voce. Lodge dice che non c'è motivo di preoccuparsi.

    Wendell Lodge, direttore a interim della CIA.

    Dice che lui e le sue controparti israeliane hanno tutto sotto controllo.

    Mossad?

    E Shin Bet.

    Cosa è il Shin Bet? chiese Selena.

    Selena Connor era seduta vicino a Carter sul divano in pelle di Harker. Le luci del soffitto colpivano i suoi capelli biondo rossicci e illuminavano i suoi occhi viola. Indossava un abito di seta marrone chiaro e una camicetta chiara che si adattava ai suoi occhi. Era la prima donna a cui Nick aveva permesso di avvicinarsi a lui da quando Megan era morta. Non sapeva dove stesse andando. O se volesse andare da qualche parte. Era nuova del team, il che significava che aveva molto da imparare, e questo fatto lo preoccupava da morire

    Selena spostò un ciuffo di capelli ribelli dalla sua fronte.

    Harker disse, Shin Bet è la versione israeliana dell'FBI, con più potere. Gestiscono la sicurezza interna e l'antiterrorismo. Il Mossad sono i servizi segreti esteri e operativi, come MI6 o la CIA.

    Carter guardò verso le sue mani e prese una unghia del dito rotta. Lodge é un infido bastardo e un narcisista.

    Qualunque cosa sia, non ci terrà fuori. Tu andrai in Israele. Trova qualcosa che minacci la sicurezza di  Rice, dallo al Shin Bet e ai servizi segreti. Hanno il personale, lascia che lo gestiscano loro. Partirai oggi.

    Ho sempre voluto vedere Gerusalemme. Forse la visiterò un po'.

    Harker mise giù la penna e intrecciò le mani. Non è una vacanza, Nick. Sei prenotato nello stesso hotel del Presidente come parte del suo gruppo, appena fuori la Città Vecchia. Gli Israeliani potrebbero non lasciarti tenere la tua arma. Sono molto sensibili per quanto riguarda le armi e tu non fai parte dei servizi segreti.

    Chi è la fonte laggiù?

    Il suo nome è Arshak Arslanian. Ha un negozio nel quartiere armeno. Fece scivolare la cartellina attraverso la sua scrivania. La sua foto e le informazioni sono qui.

    Harker si girò verso Selena. Selena, tu continuerai con Ronnie questo pomeriggio.

    Ronnie era il terzo membro del team di Nick. Era appena tornato da una visita alla sua famiglia nelle riserva Navajo in Arizona. Aveva istruito Selena. Addestramento fisico, armi, codici, i trucchi della sopravvivenza. Tutte le cose che potevano darle una possibilità di farcela l’anno successivo.

    Harker diede un colpetto alla sua penna e guardò Nick. Ti servirà un sacco di tempo per passare i controlli di sicurezza. Faresti meglio ad andare.

    ––––––––

    CAPITOLO TRE

    ––––––––

    Carter sedeva con la schiena appoggiata alla parete di un caffè nella Città Nuova, bevendo un espresso e osservando la folla. La notte era calda. Il centro commerciale pedonale dove si riunivano le vie King George e Ben-Yahuda con la strada di Jaffa a Gerusalemme era pieno di gente.

    Per gli Ebrei, Gerusalemme era il centro del mondo. Era dove un giorno il Messia sarebbe apparso. Era il posto dove Dio aveva comandato la costruzione del suo Tempio, dove ogni pietra, ciottolo e granello di polvere sul Monte del Tempio era territorio sacro. Gli ebrei devoti in tutto il mondo recitavano preghiere ogni giorno per la ricostruzione del Tempio, distrutto dai Romani nel 70 dopo Cristo.

    Le più importanti reliquie della cristianità erano qui. La tomba di Cristo, la stanza dell’Ultima Cena, l'orto dei Getsemani dove Cristo aveva ricevuto il bacio di Giuda. Il posto dove Ponzio Pilato aveva emesso la sua sentenza. Il luogo della Crocefissione. Ogni confessione cristiana al mondo aveva una chiesa o un tempio da qualche parte nella Città Vecchia.

    Per i musulmani, la moschea al-Aqsa sul Monte del Tempio era uno dei luoghi più sacri dell'Islam. La Moschea si affacciava sulla Cupola della Roccia, dove credevano che Maometto fosse asceso al cielo su un cavallo alato per ricevere istruzioni da Dio. I Musulmani avevano perso Gerusalemme con gli Israeliani nella guerra del 1967. La volevano indietro.

    Gli eserciti avevano combattuto per Gerusalemme per tremila anni. Le strette strade della Città Vecchia si erano riempite di sangue in  più di un'occasione. A meno che qualcuno fosse riuscito a trovare una strada per portare la pace nella regione, Carter si immaginò che le strade di sarebbero ancora riempite di sangue.

    Aveva pensato di aver finito con tutto quello, con il sangue, quando aveva lasciato i Marine. Ora lavorava per il Project. Anche se era un civile, si svegliava ancora

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