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E-book114 pagine1 ora

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Come affrontare le prove della vita senza restarne schiacciati? La malattia, la fede, la famiglia, gli incontri, le perdite, le sorprese... tutto quello che la vita può offrirti, nel bene e nel male, purché tu sia pronto a combattere e a lottare per te e per quelli che ti amano.
Che fare allora? – scrive l’Autrice – Mangiare? Fumare? Bere? Pregare? Entrare in ansia?
Le possibilità sono svariate ma alla fine bisogna arrendersi all’evidenza e optare per la scelta più indolore: contrastare il male pensando positivo, restare fiduciosi, vedersi già fuori dal tunnel, riappropriarsi della propria vita.
LinguaItaliano
Data di uscita2 dic 2017
ISBN9788856786484
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    Anteprima del libro

    A bassa voce - Claudia Sbarra

    © 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-567-8648-4

    I edizione settembre 2017

    www.gruppoalbatros.com

    Libri in uscita, interviste, reading ed eventi.

    A mio marito e ai miei figli

    Spandi amore e buoni sentimenti

    perché sono quelli che ancora fanno girare il mondo.

    Mi sembra di ricordare che l’ultima volta che ho avuto un contatto con te è stato approssimativamente un paio di mesi fa, mi dirai forse ho lasciato passare troppo tempo ma fin qui le giornate sono state spietate e io non sono riuscita a mettere in fila neanche 10 righe. Un vero sollievo oggi realizzare che tutto sarà più facile perché io sarò più determinata e meno distratta dai fatti gravi accaduti fin qui da allora.

    Quando una malattia spietata e inesorabile come un tumore minaccia la persona che ti sta accanto da una vita tutto sembra prendere una piega diversa. Ciò che più mi disturba è che questo appuntamento che si affaccia per noi puntuale negli anni si arroga il diritto di toglierti improvvisamente la possibilità di progettare e di fare programmi dandoti la sensazione di farti mancare la terra sotto i piedi, la tua vita si ferma e non sei più tu a decidere cosa si può fare o cosa sei obbligato a rinviare o peggio ancora ad accantonare i progetti che ti stanno a cuore.

    Quando dico appuntamento inevitabile devo subito aggiungere che non è così per tutti; c’è chi ha la fortuna, nella disgrazia, di imbattersi in questa malattia una volta nella vita e di uscirne finalmente sanato altri invece che negli anni hanno la disavventura di vederla riapparire e combattere una seconda o una terza volta!!! Ma porca miseria dirai tu e sì dico anche io!!! Perché mai questo accanimento e poi perché proprio a noi?!

    Bene domande così sono da bandire, scandalizzarsi per queste recidive anche, perdere il controllo fortemente proibito! Peggio ancora chiedersi cosa ho fatto di male io nella vita per meritarmi tutto questo!?!

    I Medici/chirurghi se non fosse che spesso ti salvano la vita e a volte non sanno neanche loro come è stato possibile andrebbero tutti presi con le pinze!!! Una cosa mi sento di suggerire: invitateli a scendere dal loro piedistallo dorato e a mettersi nei vostri panni... loro a causa dei superpoteri di cui si sentono investiti tendono a non farlo!

    Che fare allora? Mangiare? Fumare? Bere? Pregare? Entrare in ansia? Le possibilità sono svariate ma alla fine bisogna arrendersi all’evidenza e optare per la scelta più indolore: contrastare il male pensando positivo, restare fiduciosi, vedersi già fuori dal tunnel, riappropriarsi della propria vita. Dov’è la novità? Lo sentiamo dire e ribadire da tempo poi la volta che tocca a te da vicino capisci che una cosa è dirlo altra cosa è metterlo in pratica. Perché lo sconforto sta sempre in agguato e a un tuo cedimento si mette di traverso fra te e i tuoi buoni propositi.

    Certo chi ha il supporto della fede parte avvantaggiato a detta di molti ed è assolutamente vero, ti affidi a Dio, lo preghi, lo esorti e fiducioso guardi avanti perché sai che se ti mette davanti quella prova ti darà anche la forza e le armi per poterla affrontare...

    Chi è sprovvisto di un credo può cercare strade alternative quali la meditazione, i corsi di training per controllare l’ansia e il dolore, il supporto di farmaci antidepressivi, le terapie di gruppo, gli incontri con uno psicoterapeuta e via di questo passo. Quello che comunque è fondamentale, prescindendo dall’approccio che si sceglie per fronteggiare il momento di crisi, è la predisposizione dell’animo che deve essere sicuramente improntata a un atteggiamento di positività e di apertura al mondo esterno.

    Deve essere chiaro che per metabolizzare meglio il dolore è importante avere accanto le persone a te più care e gli amici. È sbagliato infatti credere di potercela fare da soli e con le proprie forze a gestire le situazioni di ansia e di tensione che fatalmente si vengono a verificare nei lunghi periodi dei controlli medici, del prima e del dopo intervento. Isolarsi non giova né al malato né alle persone care che gli vivono accanto. L’ideale, quando si entra nella fase critica della malattia, è potere continuare a fare quelle piccole cose di tutti i giorni e se questo non fosse possibile continuare almeno a tenere la mente occupata ascoltando della buona musica, guardando un film, leggendo un libro, dipingendo o giocando a carte, tutte cose che è possibile fare a casa senza doversi spostare.

    Gli amici? I contatti con il mondo esterno? Nessuno, pochi o sporadici! Cosa fare allora?! Quello che senza dubbio è giovevole alla salute del malato è occuparsi di uno spazio verde, prendersi cura delle piante, stare a contatto con la terra che è sempre fonte di energia rigenerante per il corpo e per lo spirito. Se si ha un giardino è fatta, la ripresa può certamente ripartire da lì, perché è dalla terra che veniamo ed è da questa che possiamo trovare le energie per ricaricarci. Altrimenti un balcone o un terrazzo sono sufficienti a mettere in moto la ricerca di un arredo allegro e variopinto di piante e di fiori, ci servirà a intrattenere le nostre mani e il nostro spirito creativo, di conseguenza a migliorare il nostro umore. Questo vedere crescere la vita sotto i nostri occhi ci aiuterà a riprenderci una parte della nostra e a nutrire nuove speranze!...

    Capitolo 1

    La vita e la morte

    Io credo che la mente dell’uomo abbia infinite potenzialità ma pochi, pochissimi sono quelli che riescono a sfruttarle. La forza dell’uomo sta nel pensiero e nella sua capacità di guardarsi dentro per meglio entrare in connessione con il mondo circostante. Nella civiltà occidentale, dove la vita pulsa frenetica, a volte a ritmi esasperanti, la mente è sempre impegnata nell’imminente, nel quotidiano, nell’essenziale, è poco protesa a coltivare la meditazione e a trovare un momento di intimità con se stessa per conoscersi meglio e sfruttare appieno le proprie capacità. Nelle civiltà primitive l’uomo ha praticato la trasmissione del pensiero, un’empatia a lungo raggio pur di restare in contatto con quelle persone care alle quali voleva testimoniare comunque una vicinanza; le difficoltà di comunicazione e le distanze costituivano molto spesso ostacoli insormontabili quindi bisognava in qualche modo trovare una soluzione affinché certe connessioni non andassero perse.

    Ai nostri giorni i mezzi di cui disponiamo, basti pensare al cellulare, al computer e ai collegamenti via internet, hanno automaticamente annullato le distanze e velocizzato i contatti fra le persone. A che serve cercarti con la forza del pensiero se in un attimo ti ho qui a portata d’occhio o di orecchio?!... Certo sono conquiste che hanno migliorato la qualità di vita degli individui ma sicuramente non hanno fatto crescere le capacità di entrare in contatto gli uni con gli altri con la sola forza della mente, ci siamo tutti impigriti e adagiati su delle comodità che diamo per acquisite e delle quali non ci sentiamo più di poter fare a meno.

    In proposito voglio raccontarti una storia che è il memoriale di una bella amicizia nata fra me e una vicina di casa conosciuta anni addietro.

    Ci siamo incontrate casualmente nell’androne del nostro palazzo e salutandomi cordialmente si è presentata: Anna, di professione avvocato e in quanto tale mi informava che aveva dato il via a una battaglia legale per evitare che sul palazzo accanto al nostro fosse installato sul tetto un ripetitore per la telefonia. Lei paziente oncologica si preoccupava e temeva per la sua salute e per quella dei vicini e mi chiedeva cosa ne pensassi. Da quel giorno sono iniziate le nostre frequentazioni. Quando la malattia di mia madre me lo consentiva andavo a trovarla nella sua abitazione, che era anche il suo studio, e mi raccontava di certe sue riflessioni in merito alla fede. Una persona di una profondità spirituale come poche si incontrano animata sempre da una voglia di fare chiarezza e di scavare in fondo ad ogni realtà, sarei stata ore a sentirla parlare e ad attingere dalla sua sapienza. Solo marginalmente parlava della sua malattia e non amava indugiare sulle sofferenze che le procurava.

    Era tutto iniziato tre anni prima con un tumore al seno poi il tumore era passato alla pelle, da ultimo aveva scoperto di avere delle metastasi anche al cervello... che dire? Il quadro era estremamente serio e penoso ma nonostante tutto ha lavorato sino alla fine e si è tenuta impegnata come meglio ha potuto.

    Anna era single, aveva una sorella suora e un fratello docente all’università. Su quest’ultimo sapeva di non poter contare perché, come lui stesso amava ripeterle, non poteva tollerare di trovarsi di fronte alla malattia

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