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Perché parli alle farfalle ?
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E-book181 pagine2 ore

Perché parli alle farfalle ?

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Info su questo ebook

******** NON ABBANONDARE MAI TE STESSO ********** Una cosa peggiore del sentirsi abbandonati e abbandonare se stessi… Un romanzo irrequieto, che non ti lascerà indifferente, una lezione di vita, una promessa di speranza e resilienza per tutte le persone che vivono una relazione tossica, e un omaggio all’amicizia. Che tu sia un bruco o già una farfalla, ti invito a condividere la trasformazione di Charlie “(…) Potrei continuare a lungo. Starete di certo pensando che se sono consapevole di tutto questo, allora perché rimango? Perché lo amo, penso, perché siamo una famiglia, perché insieme abbiamo costruito molto, perché credo di avere bisogno di lui, perché mi sento persa senza di lui, perché non so fare nulla, perché dove andrei e per far cosa? Perché non so né come né da dove iniziare... E perché ho paura, paura di ciò che potrebbe fare, perché mi aggrappo ai bei ricordi, perché credo e spero che ce ne saranno altri e perché spero che un giorno cambierà... (..)”

LinguaItaliano
Data di uscita24 ott 2022
ISBN9781667444048
Perché parli alle farfalle ?

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    Anteprima del libro

    Perché parli alle farfalle ? - Magali Dubreuil Bourguet

    Perché parli alle farfalle ?

    Magali Dubreuil Bourguet

    ––––––––

    Traduzione di Mafalda Morelli Ottiger 

    Perché parli alle farfalle ?

    Autore Magali Dubreuil Bourguet

    Copyright © 2022 Magali Dubreuil Bourguet

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Mafalda Morelli Ottiger

    Editor Alessandra Elisa Paganin

    Progetto di copertina © 2022 Magali Dubreuil Bourguet

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Perché parli  alle farfalle?

    Ai sensi della legge dell’11 marzo 1957, è vietata la riproduzione anche parziale  della presente opera, su un qualsiasi supporto, senza l’autorizzazione dello scrittore, dell’editore  o del Centre français d’exploitation du droit de copie (CFC), 20 rue des Grands-Augustins, 75006, Parigi.

    DELLA STESSA AUTRICE

    Per morire, bisogna essere vivi  (pubblicato nel 2019)

    Prête-moi tes ailes

    (pubblicato nel 2020)

    Al tre mi butto

    (pubblicato nel 2021)

    Leggera come una Piuma

    (pubblicato nel 2021)

    Potete ordinare i libri in tutte le librerie indipendenti, Fnac e Cultura

    Potete anche ritrovare l’autrice sui vari social nonché sul suo canale YouTube

    Magali Dubreuil-Bourguet

    (Mag.B.)

    Perché parli  alle farfalle?

    Romanzo

    ISBN 9791034364497

    Dedico questo romanzo a tutte le Charlie della Terra,  a tutte quelle donne meravigliose che si ignorano,  a tutte le donne che mancano di fiducia, alle dipendenti  affettive, alle fragili, alle donne spezzate, alle donne bambine, alle  donne forti ma non così tanto, alle donne facili  ma non così tanto, alle donne coraggiose e di più, a quelle che tremano e di più, a quelle che piangono,  a quelle che soffrono, alle madri, alle figlie, alle sorelle, alle amiche, alle nubili che mancano d’amore, alle nubili che rifiutano l’amore, alle donne felici ma non troppo, alle donne sposate per forza o per scelta, alle donne divertenti, alle donne arrabbiate, alle donne artiste, intraprendenti, libere  o non troppo, lavoratrici, studentesse, pensionate  o entrambe le cose.

    Dedico questo libro a te, alla donna al contempo unica e molteplice.

    E ovviamente dedico questo romanzo anche a tutti gli uomini premurosi e affettuosi, che rimediano senza salvare,    che amano senza possedere, che custodiscono senza rinchiudere, ai mariti, ai padri, ai fratelli e agli amici che portano  la loro virilità con un grande «ama.»

    Mag. B.

    Prefazione

    Questa storia potrebbe essere la mia, la vostra, quella delle nostre madri, delle nostre sorelle, delle nostre figlie o delle nostre amiche.

    È una storia come migliaia di altre, dal finale purtroppo non sempre lieto. I numeri ce lo provano tutti i giorni.

    L’ho scritta con molta umiltà, sperando che forse alcuni o alcune di voi si riconosceranno, o riconosceranno una donna conosciuta, nella persona coraggiosa e resiliente di Charlie, forse potreste addirittura attingervi le vostre risorse.

    Come dico nel romanzo: non si deve essere toccati per sentirsi abusati, non si deve essere davvero svestiti per sentirsi nudi, non si deve essere picchiati per sentirsi molestati, non si deve essere aggrediti per sentirsi in pericolo.

    Magali Dubreuil-Bourguet

    L’altro ha su di noi solo il potere che gli concediamo.

    Citazione orientale

    Un giorno qualsiasi

    Charlie

    «Dove pensi di andare così?»

    «Da Sandrine.»

    «Ne sei sicura? No, perché...»

    «Perché cosa?»

    «No, nulla,» dice lui ridendo, «è solo che si potrebbe pensare a qualcos’altro!»

    «In che senso qualcos’altro? Non capisco, spiegati.»

    «Ti sei vista? Senti, non lo so, questi pantaloni bianchi, non sono un po’ trasparenti?»

    «Ma no, cioè, non credo, comunque me lo hai regalato tu l’anno scorso.»

    «Davvero? Ho fatto una cosa simile? Ne sei sicura? No, no, ti stai confondendo, non lo avrei mai comprato.»

    «Certo che sì, te lo giuro, non ti ricordi? Durante le vacanze a Biscarrosse.»

    «No, conoscendoti lo avrai comprato da sola e ancora una volta senza dirmelo.»

    «Ma...»

    «No, comunque non mi interessa, lo dico per te, sai... È l’immagine che dai ti te, tutto qui. Poi, fa’ come vuoi.»

    Ecco qui... Ancora una volta sono pronta per uscire, sono sulla soglia e non so più che fare. Devo uscire lo stesso? Se lo faccio, corro il rischio di vivere un bruttissimo quarto d’ora quando rincaserò? Torno in bagno a cambiarmi? Ho ancora voglia di andarci, o annullerò di nuovo? E se... E se facessi appello al mio amor proprio, al mio istinto che pertanto mi diceva che il pantalone mi stava bene? Sì, lo so che passerò il pomeriggio a spiare gli sguardi, gli specchi e a passare inosservata, perché non mi sentirò a mio agio...

    Ha vinto, di nuovo: mi vado a cambiare. Una volta davanti al guardaroba, è orribile, ma non ho più l’ispirazione, a ogni abito troppe domande mi fanno girare a vuoto... Il tempo passa, invio un messaggio a Sandrine.

    Scusami tesoro, ma ho avuto un contrattempo, non verrò per la merenda. Rimandiamo?

    Maledizione, più le cose vanno bene, più ho la sensazione di aver perso lo  spirito critico, o di avere solo quello per l’appunto, ma adesso, non riesco a capirlo. È tutto così confuso, chi dice la verità, chi mente? Non è più capace di discernimento?

    Sandrine mi ha appena scritto:

    Fantastico! Che problema c’è oggi? Hai perso le chiavi dell’auto? Ti si sono sfilate le calze? Lili e Matteo escono prima da scuola?

    Ti chiamo domani mattina.

    Ancora davanti al guardaroba, prendo la mia vecchia tuta grigia; andrà bene, visto che non uscirò.

    «Be’, all’improvviso sei in modalità pulciosa.»

    «No, io avrei detto in modalità sportiva.»

    «Be’, insomma, allora senza muscoli,» dice lui ridendo di nuovo. «Che c’è? Non merito che tu ti faccia bella per me? Ah! Per la tua amica Sandrine fai le cose in grande e per me... Boh, mi tiri fuori la vecchia tuta schifosa.»

    «Pensavo di fare pulizie, visto che ho il pomeriggio libero.»

    «Fantastico, hai ragione, ottima idea, forse potresti iniziare dal bagno, perché ho tirato fuori la roba del calcio e adesso fa davvero schifo.»

    Comunque, non sono nemmeno sicura di aver avuto davvero voglia di andare a trovare Sandrine. Più le cose vanno bene, meno mi piace guidare, prendere l'auto diventa fonte di stress per me, anche la spesa, i negozi, le serate. In realtà, sto bene a casa mia, credo, ma è strano lo stesso perché finisco per rifuggire tutto quello che mi piaceva prima.

    Prima di cosa? Prima... Non lo so neanch’io, in effetti. Non so quando ho iniziato a cambiare.

    Sandrine è la mia migliore amica, è mia sorella di cuore, la conosco dalle medie. Abbiamo fatto tutto insieme: la cavallina, le cavolate, le nostre prime sigarette, i nostri primi baci, le nostre uscite in discoteca, le nostre prime pene d’amore e i nostri primi matrimoni. Dico «nostri» perché lei è al secondo matrimonio. Lei è il mio raggio di sole, l’ammiro tantissimo per tutto ciò che fa! È indipendente, sicura di sé, impegnata, intraprendente, elegante e sexy. E deve essere proprio per tutti questi motivi che a Marc, mio marito, non piace.

    Prima, potevamo stare insieme a ridere per ore e ore di qualsiasi cosa, due matte, osavamo tutto, sfacciate, audaci e ambiziose.

    Lei non è cambiata, quanto a me, lei mi fa ricordare che anche io sono stata tutto questo. Potrei dire che è come il mio filo di Arianna, solo lei sa chi sono davvero e chi sono stata. Così, ogni volta che lo dimentico troppo, vado da lei per ricordare, mi aggrappo a lei come al cordone ombelicale che mi riporta a me, a quell’io che non voglio lasciar andare, per paura di cadere nell’abisso...

    Già, questo abisso in cui sprofondo ogni giorno di più, allontanandomi da tutto ciò che costituisce o costituiva la mia identità, i miei valori e le mie certezze.

    Mi sento un po’ persa, è vero, eppure, ho un lavoro, ho due bambini bellissimi, una bella casa, modesta ma bella, e un marito.

    Tutte le mie amiche mi invidiano:

    Sì, ma tu hai tutto! Guarda, hai uno schianto di marito che è dolcissimo, i tuoi figli sono bellissimi, hai una bella casetta, un lavoro.

    Già, tutto questo è vero; allora, di cosa dovrei lamentarmi?

    Faccio la cameriera, avrei dovuto lavorare innanzitutto nel commercio internazionale, ma ero già incinta al momento di sostenere gli esami; quindi, ho preferito dedicarmi a Matteo finché era ancora piccolo.

    Poi ho trovato lavoro come receptionist in un albergo di lusso la cui clientela era composta soprattutto da stranieri, ma gli orari erano davvero poco adatti a una vita di famiglia. Inoltre... A Marc non piacevano molto i miei colleghi di lavoro.

    Dopodiché, è arrivata Lili, così ho trovato questo lavoro come cameriera part-time, e almeno non lavoro né i fine settimana né la sera, il che mi lascia tempo per loro.

    Quando vedo in che condizioni è il bagno, ho solo voglia di gridare un bel po’, di aprire la finestra e buttare tutto in giardino, in modo che Winnie, la nostra femmina di labrador, possa fare a brandelli i suoi pantaloncini. Ovviamente, non lo farò. No, non ho paura di lui, o forse sì, un poco.

    Raccolgo i suoi vestiti ancora bagnati di sudore, gli scarpini pieni di terra che metto subito nella doccia. Proprio quando mi chino per pulirli, eccolo che all’improvviso si avvicina da dietro. Adora l’effetto sorpresa... Piaceva molto anche a me... Prima.

    Prima, quando era più dolce, veniva a baciarmi sul collo mentre cucinavo, ma negli ultimi anni, è molto meno tenero. E... Invece di arrivare quando sono mediamente impegnata, ha il dono di presentarsi mentre svolgo un compito ingrato.

    Mi si incolla dietro, mi afferra i capelli, mi piega la testa all’indietro e mi riesce anche difficile deglutire per quanto mi si allunga la gola.

    «Sei mia, tesoro. Vuoi che ti prenda a quattro zampe come la cagna che sei?»

    «Senti, mi fai male, Marc.»

    «E allora... A me piace, potresti impegnarti un po’,» dice prima di uscire dal bagno.

    Forse ha ragione, potrei impegnarmi un po’ dopo tutto, altrimenti potrebbe finire per tradirmi o, peggio, per lasciarmi.

    «A proposito, che fine ha fatto la tua amica Carine? Sai, la piccola bomba atomica?»

    «Ha traslocato, te l’ho detto l’altro giorno, è andata a vivere in Alvernia.»

    «No, non mi hai detto nulla. Peccato, lei mi piaceva molto. Non molto sveglia, ma con il corpo che si ritrova, non le si può chiedere di più, ah, ah, ah!»

    «Poco sveglia, poco sveglia, è comunque responsabile qualità nell’azienda in cui lavora.»

    «Già, nella cosmetica, una cosa da ragazze... Non molto tecnica.»

    «Non è così, le norme igieniche, i protocolli, è un lavoro molto impegnativo e...»

    «Sì, be’, in realtà, chi se ne frega. A che ora vai al lavoro domani mattina?»

    «Alle otto, inizio in cucina»

    «Ok. Potrei accompagnarti, e a che ora finisci?»

    «Be’, lo sai, dipende dal servizio.»

    «Tornerai a casa in autobus.»

    «Non avremmo dovuto vendere la mia auto, era comunque più pratico, no»

    «Pratico per chi? Per te? Ma non ne hai bisogno, a che ti serve? L’autobus passa sotto casa e ti lascia davanti al ristorante. Quando posso, ti accompagno e ti vengo a prendere.»

    «Sì, insomma, dimentichi la volta in cui sono dovuta rincasare a piedi, un’ora di cammino dopo cinque ore di servizio, non ne avevo bisogno.»

    «Di chi è la colpa? Mi dici che finisci alle quindici e quando arrivo stai ancora servendo, ho aspettato mezz’ora, non sono il tuo autista. E poi camminare un po’ non

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