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La strega ed il leone
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E-book171 pagine2 ore

La strega ed il leone

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Info su questo ebook

La Signora Sopranov ha sconfitto il Diavolo.

Grazie all’aiuto di tre ragazzi di Gerusalemme, Sarah ebrea, Jamila, islamica, e Micky, cristiano, lei stessa

fu salvata, sul ramo del lago di Bracciano. Una vergine, un testo sacro, un amuleto ed attraverso la purificazione del Soffio del Drago, un antico procedimento dove l’acqua, la terra, il fuoco e l’aria consentono di raggiungere una protezione contro l’occulto, unite alla preghiera a Santa Caterina, sono elementi fondamentali affinché la strega più terrificante di tutti i tempi venisse resa impotente proprio dai tre eroi. La Signora Sopranov nacque nel 1220 contemporaneamente a Mosca ed Andria tramite il dono dell’ubiquità. Chiarosenzienza, alchimia, telepatia, ipnosi, trasmutazione, telecinesi, invisibilità quest’ultima aggiunta ad altri innumerevoli poteri magici nel passaggio dal Lago di Bracciano alla Laguna di Venezia. La Stella Altaris, la parte buona, ora la protegge per sconfiggere il male. Prima deve rievocare il Diavolo per portarsi giù tutto l’Inferno. La storia della città più magica del mondo s’intreccia con quella surreale, di uomini e demoni che si alternano per trovare un espediente e raggiungere l’eternità o semplicemente, come scrive Arthur Shopenauer, l’uomo è l’unico animale che gode quando un suo simile soffre. Venezia 27 agosto 2017
LinguaItaliano
Data di uscita17 gen 2018
ISBN9788827803103
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    Anteprima del libro

    La strega ed il leone - Marco Rosone

    gondole

    1

    Inferno

    Ore 21:00 o nove di sera, scegliete voi, mentre Piazza San Marco era avvolta in un alone di mistero. Il rumore del legno che sfiora la laguna. I colori che sovrastano lo specchio del mondo, allontana i demoni alati che svolazzano nei vicoli interminabili della nostra coscienza, delle nostre inquietanti incertezze, delle paure recondite che si celano nella camera segreta chiamata Venezia, capolavoro dell’Italia e del mondo, acqua alta con passerella d’inverno, acqua bassa d’estate, un ingegno dell’uomo per salvarla, osserviamo da vicino una piccola abitazione situata in centro, completamente fluttuante nel bacino di questa terra, sommersa ed invisibile d’inverno, ancora abitabile ad ottobre.

    Una donna, nuda e spaesata, gira nei vicoli storici ed incappa nel vicolo più stretto di Venezia, largo cinquantatré centimetri, calle Varisco, un demone la segue dall’alto ma s’incastra nel cunicolo stesso, vuole colpire quella donna, vuole succhiarle l’anima.

    La splendida donna si presenta nella piazza e cade stremata. La polizia chiama i medici i quali accorrono per prestarle un primo intervento. Era bella come Venezia, illuminando la sera con i suoi occhi, con i suoi lineamenti del viso, con il suo corpo delicato, con il sorriso splendente, ammaliante e fottutamente seducente. Persino in quello stato comatoso forse era ancor più bella di tutte le malattie. Sul lettino del pronto soccorso, non avendo dato nessuna generalità, non ricordandosi come fosse capitata lì e chi lei fosse, passa l’intera notte nell’Istituto delle Suore Maestre di San Dorotea, a calle Convertite.

    Appena giunta nell’atrio del convento guarda il crocifisso, ma non le fa paura. La Signora Sopranov ne avrebbe avuta. Una suora l’invita a seguirla, la lava, le dona degli abiti nuovi, poi con un sorriso la sbatte dentro una chiostrina con le sbarre e la umilia. Le si girano gli occhi e la bava putrida alliscia le asticelle di ferro, gli occhi diventano rossi ed il sangue scorre dalle sue mani, dagli occhi e dalle orecchie.

    <>

    2

    Il Demone

    Il demone in questione era stato evocato nella seduta medianica del mercoledì a mezzanotte svolta nel Castello in Germania, talmente potente che per lui era un gioco da ragazzi entrare e possedere il corpo di qualsiasi persona, persino della Sopranov, considerato il suo stato attuale, di confusione ed amnesia, il passaggio dal lago di Bracciano alla laguna di Venezia era stato sconvolgente, devastante, non ricordava di possedere tutti i poteri occulti e magici che le avevano permesso di sconfiggere il Diavolo, ma non l’inferno, ed ecco che il demone approfitta della sua temporanea debolezza, come quando qualsiasi persona di questo mondo, si approfitta di una persona più debole di lei, ma il demone lo fa di mestiere, il demone, Haborym, l’arciduca dell’inferno, è tornato e vuole vendicarsi, vuole farle capire come si soffre. Si vuole mettere in classifica e guardare dall’alto gli altri, vuole vendicare Lucifero, desidera portare l’inferno in superficie, l’inferno nella città più figa del mondo. Apre la cancellata della gabbia segreta dove in antichità venivano torturati gli eretici e si accinge a prelevare momentaneamente la innocua Sopranov. L’addormenta, ma mentre sta per uscire s’impossessa di un altro corpo per non farsi notare sfruttando il corpo di una suora robusta, lineamenti marcati, capelli molto lunghi, sguardo ipnotico, occhi neri come il buio di uno stanzino, denti grigi, dagli occhi fuoriusciva molto sangue, dopo esser stata posseduta. Sostiene la Sopranov con estrema leggerezza e tenendole una mano sotto al collo per tirarla su in piedi, come se stesse in posizione eretta in modo naturale, camminando insieme a lei e coprendosi il viso con degli occhiali da sole per non far notare ai passanti i suoi occhi insanguinati. Preso il taxi, il classico motoscafo in legno e sedili bianchi con la bandiera italiana a prua, si avvicina presso la Ca’ Dario, l’inquietante palazzo maledetto nei secoli. SUB RUINA INSIDIOSA GENERO, va in rovina colui che la abita. Mentre sussiste la scritta: Genio Urbis Joannes Dario dedicata al genio, mercante di Venezia, che la edificò in perfetto anagramma che sancisce gli enigmi più terrificanti della vita e trapasso di anime che soggiornarono in quel demoniaco sito, nella parte cauda del Drago, quasi a sfidare San Giorgio con la sua isoletta che lo uccide e lo esorcizza fino a sospingerlo imprigionando il male a caput draconis. Il Drago del mal di Venezia è Canal Grande che si snoda e forma, vedendolo dal cielo, la figura del Drago, il soffio compresso in caput della Basilica di San Marco, dove il Leone, simbolo della città, protegge ogni maleficio. Il demone che ha preso la Sopranov giunge con il motoscafo in prossimità dell’edificio Ca’ Dario, uccide con un pugnale il titolare del taxi, elegante gesto di ringraziamento.

    Il demone con gli occhi soddisfatti porta il corpo a poppa del tassista acqueo e lo divora innanzi agli occhi di una signora anziana affacciata da una delle finestre gotiche caratterizzanti Venezia, in prossimità del palazzo maledetto, Sestiere Dorsoduro, 352, opera del 1479 architettata da Pietro Lombardo, riccamente decorato con pietre d’Istria e rosoni in marmo policromo, quattro finestre arcuate attigue e finestra arcuata posta alla fine del palazzo quasi a salutare Canal grande, dal terzo ed ultimo piano, stessa composizione sia al secondo che al primo piano con distacco del rosone circolare immesso al primo ed al secondo piano, mentre sotto il piano attico con sovrastante tetto spiovente con tegole, sussiste un rosone di diametro inferiore rispetto agli altri piani, decisamente più piccolo con quattro rosoni di dimensione ancor più minute che lo circondano, il piano terra è composto di due imponenti portefinestre gotiche con l’ingresso principale maestoso che si rispecchia sul canale, sulla facciata si notano quattro medaglioni infissi in modo regolare da destra verso sinistra, mentre la Sopranov ancora dorme.

    La signora affacciata è cieca, è la persona sopravvissuta alla Sopranov durante l’inseguimento dell’ambulanza ed ha acquisito dei poteri molto forti di chiarosenzienza, soffre per lei perché percepisce il suo stato confusionale. Holliver è nascosto sulla gondola adiacente il taxi acqueo e scruta la situazione. La signora corre in casa e chiude bene la porta mentre il demone sale le scale che si fanno sempre più piccole. L’odore della melma putrida senza anima giunge all’ingresso, le scale sono ricoperte di sangue che si aggiunge a quello del canale che porta all’isola di San Giorgio. I fantasmi orribili ostacolano il demone e Holliver si trasforma prendendolo per il collo. Il puzzo del sangue del canale ormai completamente rosso dà una scossa alla signora che prende un crocifisso affisso su di una parete mentre il demone furibondo cerca di aprire la porta, la sua bava d’ira lo costringe ad asciugarsi e decide di abbandonare il corpo della suora preso in locazione con contratto uso foresteria giornaliero, Holliver la sorprende e divora tutta la materia e la piccola luce che rimane di quell’essere immondo. La cieca apre la porta ad Holliver che riassume le sembianze del carlino nero fedelissimo della Sopranov. <<Come stai piccolino?, Ho dei biscottini per te>>. Il cagnolino viaggia su un pozzo nero senza fondo come se fosse un buco nero che sorvola l’Universo tra le anime buie, sospinto a galla solo per tutti quei suoi simili abbandonati dal gran coglione di turno, sorretto da una luce adorabile che abbaglia Venezia e tutte le città del mondo. La chiarosenziente ascolta, odora, osserva e carpisce il lato buono di Holliver, si fa guidare dalla sua principessa, lo aiuta a ripristinare la nostra strega dormiente. Giunti ai piedi della gondola, un’altra donna con un machete, impossessata sempre dall’arciduca dell’inferno, accorsa per uccidere entrambi, taglia di netto il braccio sinistro della signora cieca, sulla mano destra porta una matrioska con degli spilli, Holliver la sbrana ed il corpo lascia la gondola protesa verso l’isola di San Giorgio. Il carlino si tuffa per riprendere il braccio offeso, lo rimette sul sedile rosso antico protetto dalla sua zampa, la signora cieca non ce la fa a prendere il taxi acqueo ed Holliver si rigetta nel canale rosso per agganciare il taxi con la Sopranov a bordo e con una forza inaudita, trascina a nuoto sia il taxi che la gondola.

    La Signora Sopranov si sveglia rimanendo basita, non riconosce Holliver ma Lucy, Barry, Torrent, Black, Rainfold, Susy e Musa che ricuciono con un filo l’intero braccio della signora anziana. La musica riscalda l’acqua del canale ai piedi dell’isola di San Giorgio, ora il cane, l’aspide, la lucciola, il gufo, il corvo, il lupo, il pipistrello, ed il gatto sono qui con lei, lei ancora non ricorda, la luce dei suoi animaletti converge e rispecchia il viso rifulgente della strega. Il crocifisso della chiesa di San Giorgio la rianima e si tuffa nella laguna per andarsi a prendere la sua abitazione subacquea, gli animali accompagnano l’anziana signora cieca nella sua antica dimora mentre i fantasmi della casa infestata riemergono per contrastare sia l’arciduca dell’inferno che la Signora Sopranov, pronta ad uccidere i demoni di Venezia.

    Gli spettri della dimora infestata si materializzano schizzando tra i canali della città incantevole, l’acqua alta impedisce qualche tratto dei gondolieri, i turisti attoniti alla visione dell’inferno che schiera creature tenebrose prive di alcun sentimento, il percorso dei canali è rosso sangue, gli italiani corrono verso la Basilica di San Marco per nascondersi ed essere tutelati dal bene, dal Leone, da Dio. I ponti sono immersi da fantasmi vivi colmi di sangue ed occhi indiavolati, le gondole e gli scafi sono occupati da zombie radioattivi infuocati, dall’alto scendono sciami di mezzi uomini alati che sgusciano tra le finestre gotiche ed invadono gli alberghi più famosi del mondo, i fulmini si apprestano a dividere con i tuoni, Venezia alla pari, l’odio viscerale delle bestie segue l’onda delle orde del male in Canal Grande, radunate.

    3

    Il fantasma cieco

    Ca’ Dario, il palazzo indemoniato dove persero la vita molteplici personaggi, mercanti, poeti, economisti o se gli fosse andata bene come minimo perdevano tutto il patrimonio, od espatriati, come fece il poeta francese che tornò in Francia poiché aveva contratto una rara malattia, ma spesso e volentieri, il maestoso edificio, procurava morte violenta ai diretti proprietari. Si narra che la negatività acquisita del palazzo, sia dovuta dalla mancanza dell’edificio, di una protezione contro demoni, fantasmi, figure maligne, in modo certo poiché il palazzo di fianco è provvisto sul suo portone acqueo, di un talismano potentissimo che scaccia ogni stregoneria, facendola ricadere in Ca’ Dario, come se s’incanalasse il male stesso ed escludesse gli edifici protetti, i veneziani vogano lontano da quelle mura, convinti che gli spiriti dei suoi residenti siano ancora intrappolati in quella terrificante maestosa opera.

    La nebbia invade i ciechi occhi del fantasma.

    Era un uomo tutto d’un pezzo. Preciso, razionale, pragmatico, privo di qualsiasi emozione, innamorato di una donna che non lo aveva amato mai. Alto, moro, lineamenti forti, vestito come un principe ed il suo comportamento lo rispecchiava. Ordinato fino alla follia, discriminava il prossimo a prescindere. Non ti guardava mai dritto negli occhi. Quella mattina i demoni gli avevano teso una bella trappola. La nebbia entrava nella sua lussuosa camera mescolandosi con le nubi degli affreschi, contornata di oggetti d’oro dappertutto. Prendeva il tè, piuttosto che una tisana alle ortiche, con la delicatezza e la superbia simile a qualsiasi

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