Confidenze di un pellegrino
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Anteprima del libro
Confidenze di un pellegrino - Ugo Cesare Zanotto
Self-Publishing
La prima volta che mi sono, per così dire, accorto di questa mia ‘tendenza’ (molto più corretto chiamarla ‘grazia’), è stato nel lontano 1973 all’età di 18 anni.
Eravamo all’inizio del mese di agosto e mi apprestavo, assieme ai miei genitori, (sono figlio unico) a gustarmi le ferie con un bel viaggio in Europa, tutto da programmare giorno per giorno; si sarebbe partiti all’avventura, come si dice.
Ma i piani del Signore, come abbiamo più volte sperimentato nella nostra vita, non combaciano con i nostri; anzi molto spesso sono molto distanti ‘così come l’oriente dista dall’occidente’.
Infatti due giorni prima della partenza si ammalò gravemente mia madre.
Era un sabato mattina, e al risveglio il volto della mamma, tutto il volto, era gonfio a tal punto che ne rimasi sconvolto. Basta pensare che il gonfiore della fronte lasciava le sopraciglia, stranamente nella loro condizione normale, un paio di centimetri sotto! Mia madre era stata danneggiata al volto, quand’era ancora ragazza, da una applicazione di radium, fatta per curare una poliposi nasale, nell’immediato dopoguerra; questo intervento le aveva necrotizzato i tessuti del naso ed così aveva subito numerosissimi interventi chirurgici di plastica ricostruttiva.
Fu in quel momento che senza dir nulla a nessuno, angosciato dalle condizioni della mamma e dall’espressione persa di mio padre, ho realizzato che solo un intervento divino avrebbe potuto farci uscire da quella situazione. La mamma infatti non voleva saperne di farsi visitare da medici che non conoscevano affatto la sua storia e che l’avrebbero ‘toccata’, come diceva lei, senza sapere dove mettere le mani. Era sabato, e voleva attendere il lunedì per farsi visitare dai medici che la avevano in cura a Milano.
Era anche a causa di questo suo atteggiamento che eravamo così angosciati, pur sapendo che in fondo aveva le sue ragioni.
Senza dire nulla a nessuno, sono uscito di casa a piedi e sono andato al santuario di Comabbio (Varese) dove è venerata la Vergine del Rosario. In quella chiesetta ci andavo da bambino con i miei genitori la domenica pomeriggio, al ritorno dalla gita domenicale, per partecipare alla messa.
Io vivo a Somma Lombardo (Varese), e il santuario dista circa 15 chilometri da casa mia.
Era il mio primo ‘vero’ pellegrinaggio, senza rendermene conto.
Spinto dalla convinzione che solo la Santa Vergine mi avrebbe potuto aiutare, forse è stata anche la prima volta che mi sono sentito ‘mariano’, in modo così naturale.
Non ricordo quello che ho provato durante quella lunga camminata; ricordo solo che ho pregato, ma soprattutto che ho parlato col Signore e con la Sua Mamma, in maniera spontanea. Di quel viaggio altro non ricordo.
Quando giunsi al santuario, incontrai il parroco, don Battista, con il quale parlai e spiegai il motivo della mia visita. Il buon parroco allora prese un reliquiario, uscì dalla porta del santuario con me, mi chiese da dove venivo, e dopo aver recitato insieme alcune preghiere per la salute di mia madre, si pose nella direzione di Somma Lombardo e benedisse la mamma con quel reliquiario in mano e mi congedò rincuorandomi.
Sempre a piedi feci ritorno a casa; per la verità l’ultimo chilometro lo feci in auto con un vicino di casa.
Sicuramente era mezzogiorno passato, e al vedermi arrivare, mio padre mi rimproverò bonariamente per la mia scomparsa. Solo ora, che sono anch’io padre, posso immaginare quello che provò il pover’uomo! Comunque non aggiunse altro, ma mi disse subito che la mamma stava meglio; una palpebra si era ulcerata e ne era uscita una quantità enorme di pus. Il gonfiore stava passando.
A mia madre venne in seguito diagnosticato un tumore cerebrale, che poi non risultò tale e nacque al cielo trent’anni dopo, per altra causa.
Nel piccolo santuario di Comabbio non è stato appeso nessun cuoricino d’argento, per la grazia ricevuta, ma la grazia della Santa Vergine è giunta copiosa sulla mia famiglia quel giorno.
Scrivendo queste righe voglio pubblicamente ringraziare la Madonna per la grazia ricevuta, e invitare anche a visitare il santuario di Comabbio come un particolare luogo di grazia.
Questo è stato il mio primo pellegrinaggio a piedi, ma quella cosa di andare a piedi in un santuario mariano, mi è rimasta dentro l’anima in una forma indelebile; a volte latente e a volte vivissima.
Ho conosciuto Medjugorje negli anni novanta; accalappiato da Radio Maria in autostrada, una sera, al ritorno da Bologna. Ho sentito una testimonianza di due genitori che parlavano della morte del loro figlio in maniera così serena e così cristiana che ne rimasi profondamente colpito. Fu così che mi sintonizzai sempre più spesso su Radio Maria durante i miei frequentissimi viaggi di lavoro e quindi venni a conoscenza delle apparizioni della Madonna a Medjugorje. Ho letto anche diversi libri che trattavano di questo argomento e altri libri di spiritualità che mi hanno fatto conoscere molte