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La Piana Turrita
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E-book216 pagine3 ore

La Piana Turrita

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Info su questo ebook

Un popolo antico e saggio è stato dilaniato da una guerra combattuta fino all'autodistruzione. I superstiti, lontani dalla terra natia hanno dato vita a un nuovo culto bellico. Tre popoli ora abitano quella sacra terra e, non amandosi, sono costretti a scegliere tra allearsi o soccombere. La scelta è ovvia, ma sarà quella giusta? Sarà sufficiente?
 
LinguaItaliano
EditoreAxerwolf
Data di uscita29 dic 2020
ISBN9791220243179
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    Anteprima del libro

    La Piana Turrita - Arato Emmanuele

    Arato

    AMAZION

    AMAZION

    La terra di Amazion è suddivisa principalmente tra tre popoli: gli uomini, gli elfi e gli Arbi ( o Arborei). Gli uomini, popolo molto prolifico ma dalle scarse qualità, occupano la parte più a nord di questa terra, e sono suddivisi in tre regni indipendenti Emeron, Avra e Leika. Le capitali di questi reami sono rispettivamente Vraos, Palua e Tannis. I capi militari, politici, religiosi e di tutto il resto sono i due re e la regina che governano questi territori.

    Il resto del paese è equamente diviso tra gli elfi e i nani. Anticamente tutta la terra di Amazion era di proprietà di questi due popoli antichi, gli elfi occupavano le pianure e i boschi, mentre i nani vivevano sulle montagne o sotto di esse. Poi ci fu un periodo molto buio per la storia di questi popoli.

    La convivenza di due razze così diverse non dava certo grandi frutti e i rapporti tra gli elementi di ogni popolo era sempre stato difficile, fino a che un nano non uccise il re degli elfi durante un’esercitazione con una balista, nessuno seppe mai il perché di questo gesto, ma accadde e tanto bastò a scatenare una guerra senza fine. I conflitti si susseguirono per decenni, gli eserciti si scontrarono ripetutamente e con violenza, con il solo intento di sterminare l’altro popolo, sia gli elfi che i nani compirono gesti orribili. La svolta si ebbe duecentoquindici anni or sono, quando tutti gli esseri viventi in grado di combattere furono messi in campo nell’ultima devastante battaglia. Quel solo giorno morirono migliaia di soldati. Al terzo giorno di conflitto i due comandanti degli eserciti, una donna per gli elfi e un uomo per i nani, si incontrarono in una tenda al centro del campo di guerra. Entrambi erano provati, ma non volevano cedere. Durante i discorsi di routine e le false offerte di tregua che i popoli si scambiavano ormai da anni, il condottiero dei nani scoppiò in lacrime e si inginocchiò ai piedi dell’elfa disperato per come stava andando al guerra, le disse che i soldati non volevano più combattere, che i più giovani non sapevano nemmeno il motivo del conflitto. Il generale era stanco di combattere e si offrì come capro espiatorio per tutto il suo popolo. L’elfa lo guardò imperturbabile, poi, anche lei si inginocchiò davanti a lui e non disse nulla, semplicemente lo cinse in un abbraccio carico di emozione, come da parte di chi ha perso tutto e sta andando avanti solo per inerzia, anche lei si abbandonò alle lacrime e rimasero così, a consolarsi, per parecchi minuti, poi si separarono e discussero per alcune ore.

    Con il sorriso sulle labbra, ad un certo punto, l’elfa gli disse: «Credo che siamo giunti ad un accordo.» il comandante dei nani era più sorridente di lei e commosso.

    «Si, penso proprio di si.» uscirono dalla tenda e diedero il lieto annuncio ai loro popoli.

    Da quel giorno in poi le due popolazioni di impegnarono a capirsi reciprocamente e a non farsi mai più la guerra, anzi, la sera stessa dell’annuncio ci furono grandissime feste e i soldati delle fazioni opposte si incontrarono intorno ad un tavolo a bere insieme in allegria.

    Le decisioni che vennero prese per evitare altri conflitti furono le seguenti: i nani acconsentirono a lasciare le montagne, per iniziare una vita nelle foreste, affiancati da elfi che avrebbero spiegato loro le basi della botanica e della mimetizzazione, da allora i nani si chiamarono Arbi, dal termine Arborei con cui gli elfi iniziarono a chiamarli. Gli elfi invece andarono a vivere sulle montagne, affiancati da alcuni nani che avrebbero mostrato loro le tecniche della forgiatura e della lavorazione della pietra, da allora si iniziarono a definire Rocciosi, dal nome che i nani davano loro durante le spiegazioni della vita sulle montagne.

    Duecentoquindici anni dopo le loro società si erano ormai evolute: i nani scoprirono di avere una certa affinità con la magia, anche se solo pochi di essi, sono governati da un sovrano, di nome Mrandebot, e da un consiglio di undici maghi. Gli elfi invece, sono governati da due maghi molto potenti, Vigas e Vibur e si sono adattati perfettamente alla vita sui monti.

    Gli uomini… beh, loro arrivarono sul continente quando i due popoli erano allo stremo delle forze, infatti vennero accolti abbastanza di buon grado e venne data loro la parte più a nord del paese ad una condizione: il loro popolo doveva formare una cintura protettiva contro eventuali invasioni da nord ( dalla stessa direzione da cui erano arrivati gli stessi uomini).

    Al giorno d’oggi i tre popol i convivono pacificamente, di più, gli Arbi e i Rocciosi sono diventati grandi alleati e ottimi amici. Da quella fatidica battaglia impararono molte cose.

    Quasi dimenticavo. L’elfa e il nano che stipularono la pace si chimavano Vigas e Mrandebot, ora detentori delle più alte cariche nei rispettivi popoli.

    La magia entrò a far parte della vita di elfi e nani solo dopo che si scambiarono le usanze e i territori, prima non esisteva nulla di magico.

    Ora la nostra attenzione si concentrerà in particolare su un elfo. Un Roccioso nato un secolo dopo la grande battaglia. Il suo nome è Falx, è nato e cresciuto in un piccolo villaggio montano chiamato Rok-hein, vive da alcuni decenni con una compagna con cui ha deciso di condividere la propria casa. Come tutti, dalla grande guerra in poi, segue dalla nascita un programma molto duro di addestramento per diventare un ottimo guerriero, sia gli elfi che i nani non hanno mai gradito troppo la presenza degli uomini ed entrambi si stanno preparando militarmente, perché il numero di umani erano cresciuto in maniera allarmante e temevano dei conflitti futuri, anche se per ora non c’era stata alcuna minaccia reale. Era diventato un maestro nell’uso delle principali armi dei Rocciosi: la ruh’tan, falce da guerra, e gli swai’, coppia di boomerang affilati gemelli che ogni elfo doveva saper lanciare e riprendere anche in spazi molto ristretti. Se la cavava anche bene con i pugnali, per gli scontri ravvicinati, e nella costruzione delle catapulte, devastanti macchine da lancio che i nani avevano insegnato loro a costruire.

    Non aspirava a nessuna posizione di comando, ma si accontentava di eccellere in ogni simulazione di battaglie. Il suo sogno era quello di arrivare a far parte delle truppe tak-vaar, i corazzati per eccellenza. Erano le truppe pesanti del loro esercito, rivestiti da armature spesse, ma snodabili, in grado di resistere anche alla carica di un cavallo in corsa. L ’elmo nascondeva loro tutta la faccia ed era di un materiale resistente anche se sottile . Le armature erano piene di inserti meccanici e lame in grado di scattare fuori a piacimento, questo li rendeva letali anche quando perdevano le loro armi principali, una titanica spada a due mani ricurva in avanti, a richiamare il motivo della della ruh’tan, e un pesante scudo in grado di incastrarsi alla perfezione con gli altri scudi simili. Una volta disposti, non si muovevano più, erano granitici nell’assolvere i loro compiti.

    L’unico difetto era che venivano accolti solo uomini e donne con almeno tre secoli di esperienza, Falx era ancora troppo giovane.

    La sua compagna si chiama Liah, entrambi si sono offerti per far parte di alcune unità di esploratori incaricate di setacciare periodicamente Amazion, soprattutto i regni umani, per individuare possibili nuove minacce. Compagni in amore e in battaglia.

    La coppia di elfi aveva da pochi anni accettato di trasferirsi nella capitale Rocciosa, Kana-truk, per poter entrare in servizio per gli Arcani, la coppia di maghi elfi che dettava legge sul loro popolo. Non fu una coincidenza, gli Arcani avevano avvertito da alcuni anni dei cambiamenti nel continente e avevano richiamato intorno a sé i migliori elfi per sguinzagliarli in tutta Amazion alla ricerca della causa di ciò. Non si aspettavano di certo il ritorno di una coppia di esploratori recanti notizia di una tale disgrazia...

    Prologo

    Prologo

    Non è un prologo, ma una prefazione, solo che io non leggo mai le prefazioni, credo nemmeno voi. Così magari vi ho ingannato e ora leggerete questa breve prefazione /introduzione.

    Ho sempre amato leggere, ho una passione per i fantasy, tanto che posso vantarmi di averne letti oramai centinaia. Ho notato che spesso certi elementi si ripetono, certe storie, persino certe classi di personaggi. La domanda di qualunque lettore che si trova dinnanzi ad un’opera mediocre è: «Avrei potuto scrivere una storia migliore?». Ebbene si, pure io mi sono posto questa domanda.

    Cosa ho fatto? Ho iniziato a pensare, a scrivere e a fallire miseramente più volte, ma prima o poi ce la farò, ne sono sicuro.

    Vi dicevo che ho notato alcuni parametri essenziali per rendere una storia emozionante e coinvolgente, ora ve ne mostrerò alcuni e vi dirò come mi sono comportato in merito, tranquilli, non ci sono spoiler.

    In moltissimi fantasy ci sono dei protagonisti di giovane età. Cosa dite di un quattordicenne che conquista mondi e combatte con veterani che hanno il doppio, se non più, della sua età? Ogni quattordicenne vi direbbe che la cosa è assolutamente realistica, ma gli altri non saranno d’accordo. A me personalmente da fastidio, ognuno proietta la propria età nel personaggio, quindi che senso ha dare un’età definita? Ebbene il senso c’è: il personaggio deve essere in grado di compiere le imprese che vengono narrate, quindi l’età dei miei personaggi saranno date in modo da non creare fastidi in questo senso.

    Chi non si appassiona davanti ad una storia d’amore? Questo elemento è principale in ogni storia, perciò potrebbe esserci anche in questa, o forse ci sarà un colpo di scena e non ne metterò? Non lo so, lo scoprirete continuando con la lettura.

    Epiche battaglie. Non posso mentirvi, adoro queste parti e cercherò di stipare molti combattimenti avvincenti in ogni angolo di pagina libero.

    Quale nemico è meglio di un popolo votato alla guerra? Non vi anticipo quale sarà, ma spero possa colpirvi la caratteristica guerresca di questa popolazione.

    Cos’altro dirvi? Vi vorrei augurare una buona lettura e spero che possiate apprezzare questa storia, siate clementi e passate parola se il libro vi sarà piaciuto. Ho sempre sognato scrivere un libro e mi auguro che questo piccolo sogno possa realizzarsi anche grazie all’aiuto di un pubblico clemente ed entusiasta. Grazie, ora iniziamo a fare sul serio...

    Scherzetto, mi sono dimenticato una cosa importante, che spero rappresenti la base dell’originalità di questo libro. Se siete appassionati di fantasy conoscerete le classiche caratteristiche degli elfi e dei nani: gli uni molto longevi e abitanti dei boschi, gli altri legati alle rocce e alle montagne. Bene vi annuncio che considero questa versione delle cose obsoleta e consumata in ogni sua sfaccettatura, io ho voluto dare un nuovo taglio al classico mondo fantasy, la mia speranza è di non aver esagerato, ma sarete voi a giudicare.

    EMERON

    EMERON

    L a ruh’tan sibilò sopra di lui mancandolo di parecchio. Falx fece una capriola in avanti e si rialzò in tempo per afferrare il swai’ che stava girando in aria. Dall’altra parte del campo Liah scagliò il secondo swai’ e si voltò ad affrontare un avversario con la falce in posizione di difesa.

    «Tenaglia a tre» disse il maestro. Subito tre elfi alti e coperti da corazze morbide ma spesse lo caricarono da tre punti diversi, mentre il maestro d’armi si allontanava con la ruh’tan stretta nella destra. Falx lanciò lo swai’ verso uno dei tre, poi prese la sua lunga arma falciforme e parò gli attacchi.

    «Forza Liah, sono solo quattro» gridò Task, il maestro. La ragazza colpì un avversario al collo, mandandolo al tappeto, un altro cadde con il pomolo della falce nello stomaco, il terzo provò a colpirla, ma quando abbassò l’asta della sua arma si trovò con un moncherino di legno, lo swai’ aveva colpito. Il quarto non si accorse nemmeno di essere finito per terra. Task si girò giusto in tempo per vedere il terzo avversario di Falx immobile con la lama della falce da addestramento sul torace. Il vecchio elfo sospirò.

    «Non capisco perché continuiate a venire qua. Ormai solo il tempo vi separa dall’entrare nei tak-vaar. Non ho più nulla da insegnarvi» si appoggiò stancamente al bastone foderato di metallo che lo accompagnava da alcuni secoli: lo aveva riadattato ad arma e lo usava per addestrare i giovani. La coppia aiutò gli elfi ad alzarsi, poi si avvicinarono, si baciarono e si rivolsero al loro mentore.

    «Maestro, se siamo a questo livello è merito tuo» disse il ragazzo, «Solo l’età ci impedisce di entrare nei corazzati, ma dovremo tenerci in forma per i prossimi due secoli» sorrise all’elfo dai capelli bianchi.

    «Gli Arcani hanno una missione per noi?» chiese Liah.

    «Si, pare che i confini degli uomini siano fragili in questi tempi. Parlano di tafferugli, mobilitazione di forze dirette a nord» Il maestro era molto vicino alla coppia di maghi monarchi. Il giovane guerriero sorrise sentendo queste informazioni riservate.

    «Vigas e Vibur hanno parlato con alcune pattuglie di esploratori da Milia, Rok-hein, e addirittura la stessa Tannis. Ovunque c’è agitazione ma nelle città degli uomini pare che i re stiamo richiamando gli eserciti»

    «Maestro, c’è forse il rischio di una guerra tra i nostri regni? È parecchio che non si sente di un simile movimento di forze» Liah sembrava turbata, ma non troppo.

    Non erano nuovi alle esplorazioni e avevano già sentito molte volte notizie false. L’espressione di Task era però molto seria, questa volta sembrava tutto attendibile.

    «Ragazzi, non indugiamo oltre» il maestro agitò in aria il bastone «I monarchi vi vogliono nella squadra di Vimi, dovete andare a Vraos e a Palua. Parlare con i re umani e confermare o smentire le notizie già arrivate»

    «Ma sono settimane di viaggio» esclamò Falx

    «E allora secondo te perché vi danno un mago? Con lui sarete voi due, Rimine, e Vimi. Farete tutto in pochi giorni» i due si guardarono.

    «Quando si parte?»

    «Domani, all’alba, viaggerete passando per la Via di terra»

    «Quando pensavano di dircelo?» disse ridendo il giovane. «Dobbiamo ancora prendere le armi dalla fucina e fare i bagagli»

    «E goderci le ultime ore insieme.» sussurrò Liah nell’orecchio di Falx, ma abbastanza forte da farsi sentire dal maestro.

    «Saranno pochi giorni ragazzi, non credo che la vostra intimità possa risentirne» un sorrisetto di chi la sa lunga conquistò il volto del vecchio elfo.

    Liah rabbrividì per finta e guardando il proprio compagno disse: «Sarà terribile invece» poi risero tutti e tre.

    I due compagni nelle armi e nella vita si allontanarono verso la fucina e poi verso la loro casa, lasciando il vecchio Task a riflettere sulla spensieratezza dei giovani.

    L’indomani il piccolo gruppo di esploratori si ritrovò all’inizio della Via di terra. Vimi li stava aspettando con Rimine, si vedeva che i due erano particolarmente amici. Lì vicino c’erano i due Arcani.

    «Benvenuti. Siete già stati informati del vostro compito e, come sapete, siete tra i migliori elementi che abbiamo. Rischiamo di essere seriamente sull’orlo di una guerra, ma non sappiamo ancora con chi. Il vostro incarico è scoprire il nemico o smentire le voci. Aspettiamo vostre notizie nell’arco di pochi giorni»

    Vibur guardò a fondo tutti e quattro: «Vimi, stai per trasportare tre dei nostri migliori guerrieri, non sono tollerati ritardi, né tanto meno errori»

    Il mago della terra annuì solenne, era uno dei suoi primi incarichi ed era piuttosto raro che un mago lasciasse la sicurezza delle città per delle missioni. Non era invece inconsueto che a lasciarle fosse lui, tra tutti i maghi della terra il più giovane e quindi il più sacrificabile.

    «Ne sarò degno e onorato. Se ora volete avvicinarvi» lasciò la frase in sospeso e i suoi compagni si disposero ai vertici del triangolo disegnato sul terreno, poi allungarono le braccia fino a toccare il mago. Falx posò gli sguardi sulle due guerriere e sul giovane elfo: le loro armature erano costruite con placche di metallo e cuoio spesso. Essendo esploratori non avevano elmi, ma grossi cappucci che consentivano più mobilità. Le ruh’tan erano legate sulla schiena di ognuno con la lama a scatto richiusa, per evitare incidenti, e dalle spalle sporgevano i manici degli swai’ gemelli che ogni soldato aveva in dotazione. Alla cintura pendevano dei pugnali.

    Vimi iniziò a mormorare e sotto di loro la terra si smosse. Viaggiare attraverso la Via della terra era molto più rapido, ma anche pericoloso, non di rado qualcuno moriva, in ragione di un individuo ogni secolo.

    La luce

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