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A scuola di streghe - Libro 1: L’accademia di Miss Moffatt per Giovani Streghe Raffinate: A scuola di streghe, #1
A scuola di streghe - Libro 1: L’accademia di Miss Moffatt per Giovani Streghe Raffinate: A scuola di streghe, #1
A scuola di streghe - Libro 1: L’accademia di Miss Moffatt per Giovani Streghe Raffinate: A scuola di streghe, #1
E-book133 pagine1 ora

A scuola di streghe - Libro 1: L’accademia di Miss Moffatt per Giovani Streghe Raffinate: A scuola di streghe, #1

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Info su questo ebook

Questo nuovo libro di Katrina Kahler vi trasporterà in un mondo magico. Vi piaceranno le nuove amiche di Charlotte, persino quella piccola snob di Alice. Tuttavia, quando il percorso di Charlotte si incrocerà con quello di Margaret Montgomery, succederà qualcosa di molto brutto...Vi piacerà molto la suspense di questa storia. Un libro perfetto per le ragazze dai 9 ai 12 anni!

LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2020
ISBN9781547526321
A scuola di streghe - Libro 1: L’accademia di Miss Moffatt per Giovani Streghe Raffinate: A scuola di streghe, #1

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    Anteprima del libro

    A scuola di streghe - Libro 1 - Katrina Kahler

    Capitolo Uno

    Il suono acuto dell’ambulanza che si fermava all’esterno era assordante. Tuttavia, almeno era servito a sovrastare le voci delle madri in preda al panico, mentre gironzolavano intorno al bambino congelato al centro della stanza.

    Per fortuna, la madre di Charlotte era arrivata appena prima dell’ambulanza alla festa di compleanno. Esaminò la scena e capì esattamente cosa fare.

    Quello fu il momento in cui la vita di Charlotte cambiò per sempre...

    Tutto iniziò alla festa di compleanno della vicina di casa di Charlotte e la cosa più assurda era che lei non voleva nemmeno andarci.

    C’erano un sacco di palloncini sparsi per la stanza, tutti di diverse sfumature di rosa. Uno striscione con la scritta 'buon compleanno ' occupava metà della parete e un gruppo di adulti stava in disparte nella stanza, sorseggiando il tè e mangiando a quattro palmenti i sandwich rimasti. 

    Charlotte Smyth era seduta sul pavimento con le gambe incrociate, tra una bambina che continuava a strofinarsi il naso con la manica e un bambino con i capelli piatti che aveva già vinto la gara di 'Addenta la mela' e delle statue musicali. Si sentiva stupida a partecipare a quella festa e a fare quei giochi all’età di undici anni, ma era la festa di un’amica di famiglia e non voleva deludere la festeggiata, così accettò di parteciparvi Charlotte prese il pacchetto con la carta rosa alla bambina che si strofinava il naso e fu proprio allora che la canzone dei One Direction si interruppe.

    'Non è giusto, LEI HA IMBROGLIATO!' urlò il bambino dai capelli piatti.

    'Non è vero,' rispose Charlotte, prima di strappare lo strato di carta dal pacchetto, scoprendo un altro strato di carta e un leccalecca.

    'Te lo sei tenuto per un sacco di tempo,' disse lui, afferrando il leccalecca.

    'Ehi, quello è mio.' Charlotte cercò di riprendersi il leccalecca ma lui continuava a scappare.

    'Ed, restituisciglielo, la musica si è fermata su Charlotte,' disse una bambina, seduta di fronte a loro.

    'Già, restituisciglielo, Ed,' disse un altro bambino.

    'Va tutto bene, ne ho degli altri,' disse una degli adulti avvicinandosi e prendendo un leccalecca dalla tasca del suo cardigan per darlo a Charlotte.

    Il bambino fece un sorrisetto a Charlotte prima che la musica ricominciasse, poi le strappò il pacchetto dalle mani e lo passò con riluttanza al povero bambino seduto accanto a lui.

    Alla fine del gioco, Charlotte si alzò e stava per andarsene quando quel bambino fastidioso fece una battuta con tono sarcastico. 'I tuoi capelli sono così ricci.'

    Charlotte alzò lo sguardo e vide il bambino dai capelli piatti che ridacchiava di lei. 'Che buffa, sembri una gigantesca palla di pelo.'

    'Chiudi la bocca,' ringhiò lei in risposta.

    'Come hai detto, palla di pelo? Non ti ho sentita sotto tutto quel pelo.'

    Charlotte fissò il sorriso beffardo di quel bambino, infastidita e arrabbiata dai suoi commenti.

    'Già, sei proprio una...' Fu allora che si rese conto che il bambino non si muoveva, stava ancora sorridendo ma il suo corpo era totalmente immobile. Agitò la mano davanti al viso del bambino, ma lui non batté ciglio.

    'Smettila di scherzare, non è divertente,' disse lei, toccandogli il braccio con un dito e guardando allarmata il suo corpo rigido cadere all’indietro sul pavimento.

    Una bambina lì vicino emise un urlo e un paio di adulti arrivarono di corsa.

    'Edward, Edward, tesoro, di’ qualcosa,' disse una donna, scuotendolo dolcemente. 'Non si muove. È tutto rigido!'

    'Il gioco delle statue musicali è finito, ragazzino,' disse un uomo, chinandosi accanto a lui e cercando invano di piegargli le braccia. 'Molto credibile,' disse, lasciando andare Ed e facendo un passo indietro. 'È congelato, come una statua.'

    'Non restare fermo lì, Keith, chiama un’ambulanza,' gli ordinò la donna.

    L’uomo cercò il telefono nella sua tasca e, quando finalmente lo trovò, chiamò l’emergenza sanitaria. Dopo pochi minuti, sentirono l’ambulanza che si avvicinava mentre accostava al marciapiede...una bella donna ben vestita, con i capelli ricci come quelli di Charlotte, si precipitò accanto al bambino e si chinò davanti a lui.

    'Sta abbastanza bene, ha solo bisogno di un bicchiere d’acqua,' disse alla madre del bambino.

    'Non sta affatto bene, È TUTTO CONGELATO!' singhiozzò lei.

    'Per favore, un bicchiere d’acqua,' disse la donna dai capelli ricci, con un sorriso forzato.

    La madre di Ed chiese un’altra donna di andare a prendere dell’acqua e di fare in fretta, perché il suo adorato bambino stava per morire.

    'Fate spazio, per favore,' disse la donna alla folla di curiosi, che fecero tutti un passo indietro con riluttanza. Lei si chinò accanto a Ed e sussurrò alcune parole.

    Con un colpo di tosse, schizzando dappertutto, Ed si sedette, agitò le braccia e le gambe e sbatté ripetutamente gli occhi, prima di fissare il suo sguardo su Charlotte.

    'Lei, è stata lei!' esclamò indicando Charlotte.

    'Io non ho fatto niente.'

    'Sì, l’hai fatto, sei stata tu a farmi questo. Io l’ho visto!'

    La donna tornò di corsa con il bicchiere d’acqua e lo portò alle labbra di Ed.

    'Va tutto bene, tesoro,' disse sua madre, abbracciandolo.

    'È stata lei, mamma, l’ho vista, è stata lei.'

    'Con tutto il rispetto, non vedo come mia figlia abbia potuto fare una cosa del genere,' disse la donna dai capelli ricci, alzandosi e avvicinandosi a Charlotte. 'Ora andiamo via,' le sussurrò.

    Mentre Charlotte seguiva sua madre attraverso la stanza, sentiva tutti gli sguardi su di lei, mentre spettegolavano tra di loro. Si era arrabbiata con Ed e voleva  che la smettesse di prenderla in giro, ma non capiva come avrebbe potuto fare a congelarlo. Giunse alla conclusione che doveva aver mangiato qualcosa di strano, perché le persone non si congelano senza motivo.

    Sua madre rimase in silenzio mentre tornavano a casa, ma a Charlotte non importava. Mentre camminavano, si chiese se l’avrebbero mai più invitata a una festa.

    Solo alla fine della giornata, la madre di Charlotte la chiamò in cucina e le fece cenno di prendere posto accanto a lei al tavolo rotondo.

    'Allora, tesoro, vorrei parlarti di ciò che è successo prima alla festa,' disse sua madre, con un tono di voce gentile.

    'Non l’ho toccato, mamma, lui mi stava prendendo in giro, ma io non ho fatto niente.'

    'So che non avevi intenzione di fare niente, ma non vuol dire che tu non l’abbia fatto,' sospirò lei, prima di continuare. 'Tuo padre non lo sa, perché lui è un umano normale, mentre io sono una strega.'

    'Una c - cosa?'

    'Quando ero bambina, ho scoperto di poter fare delle cose, delle cose straordinarie, e sembrerebbe che anche tu abbia dei poteri,' disse lei, mettendo una mano su quella di Charlotte. 'Non c’è niente di cui aver paura, anzi è molto entusiasmante, ma hai bisogno di andare in un posto dove tu possa ricevere gli insegnamenti adatti perché non possa mai più succedere ciò che è accaduto alla festa. Come ti ho detto prima, tuo padre non sa niente sulle streghe. Lui è un essere umano normale. Quindi,

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