Se firmi ti sposo (eLit): eLit
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Kate Hoffmann
Dopo aver lavorato come redattrice di testi pubblicitari, ha intrapreso la difficile strada del romanzo e ha dovuto superare difficili momenti prima di approdare al successo. Ora finalmente può permettersi di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
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Anteprima del libro
Se firmi ti sposo (eLit) - Kate Hoffmann
Prologo
La voce melodica di Celine Dion riecheggiava malinconica nel piccolo appartamento pervaso dal profumo di vaniglia delle numerose candele accese. Jane Singleton emerse dal bagno di schiuma, si asciugò accuratamente, si infilò la vestaglia di ciniglia e si diresse verso il soggiorno, canticchiando le note della ballata.
L'ambientazione era perfetta, luci smorzate, champagne pronto nel secchiello con il ghiaccio, le fragole con il cioccolato nel frigorifero a rinfrescare. Era la festa di San Valentino, tutte le ragazze degne di questo nome si preparavano a uscire con i loro corteggiatori esibendo i vestiti nuovi, lei invece si preparava a trascorrere la sera più romantica dell'anno coccolando se stessa. Dopo il lungo bagno rilassante, era pronta a godersi un minifestival televisivo con Audrey Hepburn, a cominciare dal suo film preferito: Colazione da Tiffany.
Le erano sempre piaciuti i vecchi film romantici dalle trame sentimentali perfette, piene di passione e di aspettative... La sua scarsa esperienza amorosa le aveva procurato in realtà molte delusioni: le cosiddette storie d'amore vere creavano solo disagio, nervosismo e spesso una noia mortale, molto meglio la fantasia, perciò trascorrere la serata di San Valentino da sola era di gran lunga preferibile a qualsiasi altra scelta, le risparmiava ansia e attese frustranti...
D'altra parte, che cosa poteva aspettarsi una come lei? Alle superiori era stata la prima della classe, la classica secchiona tutta cervello e studio priva di fidanzato e la sua vita si svolgeva tra convegni scientifici, maratone accademiche e appuntamenti dal dentista. Naturalmente, l'impegno scolastico indefesso le aveva consentito di godere di una borsa di studio per frequentare l'università dove le mancavano due anni per laurearsi in botanica. Nulla, però, era cambiato da allora, a parte l'apparecchio per i denti che non portava più. Era uscita qualche volta con degli uomini, ma non aveva ancora trovato quello dei suoi sogni.
Jane prese il suo diario e sedette sul divano, le gambe ripiegate sotto di sé. «Un altro San Valentino senza un uomo» mormorò mentre scriveva. «Cerco di mantenermi ottimista in questa deprimente serata, non ho ancora trovato l'anima gemella. Il mio Principe Azzurro so che esiste e che devo aspettare, paziente, che mi scopra...»
In effetti, un Principe Azzurro c'era già, un tipo perfetto in tutti i sensi, e quando fantasticava rivedeva sempre il suo volto. E pensare che abitava sotto di lei, esattamente come il Paul del film abitava nella stessa casa di Molly, la protagonista di Colazione da Tiffany! A dire il vero, Paul abitava sopra di lei, ma la cosa era insignificante, visto che il tipo di sotto non l'aveva mai guardata come il Principe Azzurro guarda Cenerentola, o perlomeno come un uomo guarda una donna che desidera. Cioè con quella luce particolare negli occhi.
Jane si riscosse e richiuse il diario, buttandolo sul tavolino e rifiutando di arrendersi alla malinconia. Non era il caso di trasformare quella mesta serata in un disastro patetico. Eppure, faceva fatica a scacciare Will McCaffrey dalla mente: di sicuro lui, il suo ignaro Principe Azzurro, si preparava a trascorrere una notte romantica con una delle sue innumerevoli fiamme.
Jane sapeva che aveva in programma una serata favolosa poiché le aveva chiesto consiglio sulla scelta dei fiori e lei gli aveva dato l'indirizzo del suo fioraio per comprare il più elegante dei bouquet. Gli aveva indicato sul Chicago Sun Times alcuni dei ristoranti più chic della città, invitandolo a prenotare al più presto. E quando lui le aveva chiesto di cucirgli un bottone sull'elegante camicia bianca, lei aveva ottemperato. Lo aveva persino aiutato a scegliere la cravatta adatta.
«E brava Jane» borbottò. Erano diventati amici quasi subito dopo il trasloco di lei l'anno prima, e in una circostanza imbarazzante: c'era stata una perdita d'acqua che aveva trapassato il pavimento e gocciolato nell'appartamento di Will. Insieme avevano asciugato tutto, poi lei gli aveva offerto dei pasticcini con un bicchiere di latte e avevano subito legato.
Non c'era voluto molto perché lo piazzasse al centro delle proprie fantasie, ma d'altra parte aveva subito capito che Will non si sarebbe mai innamorato di una donna come lei. Gli piacevano le donne more e alte, evanescenti, con sorrisi strepitosi e corpi stupendi più adatti a indossare biancheria sofisticata che comode vestaglie di ciniglia. Le sue amiche dimostravano sempre sicurezza e propensione alla mondanità, sapevano esattamente come compiacere un uomo e non temevano di dimostrarglielo. Jane era di statura normale, capelli biondini, con un corpo asciutto da ragazzo e una conversazione non proprio brillante. L'unica cosa che gli uomini apprezzavano in lei era la sua abilità nel preparare dolcetti caramellati all'avena.
Con un sospiro, afferrò una pianta dal tavolino. «Che cosa faresti al mio posto, Lulamae?» le chiese accarezzandone le foglie. «Ci sarà pure un modo di dimostragli che sono una donna, che posso essere sexy e attraente come qualsiasi altra?» Nel momento stesso in cui proferiva quelle parole, Jane seppe che non era vero. Non sarebbe mai stata seducente come Audrey Hepburn...
Qualcuno bussò alla porta e lei posò la pianta sul tavolino. Corse ad aprire e si trovò di fronte Lisa Harper, la sua migliore amica. Lisa si precipitò all'interno brandendo due abiti da sera appesi alle grucce.
«Aiutami, non so decidere quale dei due, quello rosso o quello nero? Il rosso mi fa i fianchi larghi, quello nero è troppo scollato... Inoltre, vorrei che tu mi prestassi la collana che hai comprato il mese scorso... Oh, non ho neanche un soprabito adatto, non posso certo mettermi una giacca...» Tacque e si guardò intorno. «Stai aspettando qualcuno?» le chiese poi.
Jane si sforzò di ridere. «No, mi offro una serata tranquilla con le mie piante, Audrey Hepburn e George Peppard.»
«Non mi dire, ancora Colazione da Tiffany? Non ti sei stufata?»
«No, mai. È il film romantico più bello che sia mai stato girato.»
«Perché non vieni fuori con me e Roy? Mangeremo bene e berremo un sacco di champagne, ti sentirai una donna nuova.»
«È la prima volta che uscite insieme, non credo che Roy apprezzerebbe la mia presenza.» Jane osservò i due abiti. «Mettiti quello rosso e non preoccuparti per i fianchi, ti presto il mio soprabito nero di cachemire e anche la collana, è dentro la scatola intarsiata in camera mia...»
Lisa l'abbracciò. «Sei un tesoro!» Poi si precipitò nella stanza da letto e afferrò ciò che le serviva.
Lisa era molto gettonata e tante volte aveva cercato di portare Jane con sé, quest'ultima non voleva uscire alla cieca, senza conoscere il suo cavaliere. Non era così disperata. Jane non intendeva ancora riconoscere la sua disfatta sentimentale, dopotutto aveva ancora due anni all'università e la sua facoltà contava centinaia di possibili fidanzati.
«Sei sicura di non voler venire con me? Be', come vuoi. Il compagno di camera di Roy stasera è libero, potevamo uscire in coppia, è proprio simpatico.»
«Un'altra volta» ribatté Jane, sicura che il compagno di camera di Roy sarebbe stato poco entusiasta di quella soluzione. Inoltre, era cresciuta nel rispetto delle convenzioni: queste richiedevano che il primo passo fosse fatto dall'uomo.
«Ci vediamo domani in biblioteca, allora, per preparare l'esame di biologia cellulare.»
Mentre Lisa scappava, Jane si lasciò sfuggire un sospiro. Doveva assolutamente fare un piano per uscire più spesso e conoscere degli uomini, magari frequentando insieme all'amica un bar non lontano dal campus. Oppure poteva iscriversi a uno dei tanti corsi offerti dall'università... «Bene, perlomeno mi sono fatta un programma di promozione personale» borbottò afferrando il telecomando. Il film stava per cominciare, quando si sentì un rumore alla porta d'ingresso. «Che cosa hai dimenticato?» esclamò correndo ad aprire, convinta di trovare Lisa con qualche altro quesito. Invece, si perse negli occhi incredibilmente azzurri di Will McCaffrey.
Indossava un abito scuro, ma aveva la camicia bianca sbottonata e la cravatta allentata, i suoi capelli erano tutti scompigliati, sembrava essersi appena alzato dal letto. Con un gesto di suprema galanteria, le offrì un enorme mazzo di rose inglesi che teneva nascosto dietro la schiena e, quando notò le candele e il secchiello dello champagne, aggrottò le sopracciglia. «Scusami, ho interrotto qualcosa?»
«No, no.» Prese i fiori e si scansò per farlo entrare, consapevole della puzza di alcol che emanava da lui. Will incespicò e lei dovette sostenerlo. «Cosa ti succede?»
Will non rispose e si buttò sul divano, coprendosi gli occhi con il braccio. Nell'altra mano aveva una bottiglia di whisky mezza vuota. Era chiaramente alticcio.
«Non ho più da bere e non sono abbastanza ubriaco. Hai del whisky?»
«No, ho dello champagne e del vino, nonché del liquore alla menta. È buonissimo mescolato con la cioccolata calda... Se vuoi...»
«Porta il liquore, festeggiamo insieme» gridò Will rovinando sul divano e spalancando le braccia.
«Che cosa dobbiamo celebrare?»
«La mia incapacità di capire come funziona la mente delle femmine. Anche tu sei una femmina, no?»
Gli si sedette accanto. «Sì.» Aveva dunque bisogno di chiederglielo?
La guardò e vide la ragazza qualunque, timida, che viveva nell'appartamentino sopra il suo, il divano ricoperto di cuscini ricamati e la pila di videocassette.
Lei invece conosceva tutto di lui, la luce degli occhi chiari e ridenti, i capelli che gli si arricciavano sul colletto della camicia, la fossetta nella guancia sinistra che compariva a ogni suo sorriso e la bellezza affusolata delle sue mani. Will McCaffrey era stato l'oggetto dei suoi sogni più vividi e romantici... «Che cosa ti è successo? Hai litigato con Amy?»
«Sono andato a prenderla per andare a cena e ho trovato un biglietto appiccicato alla porta. Ha incontrato un giocatore di football, aveva paura di dirmelo perché non voleva rovinarmi la festa di San Valentino. Ti rendi conto? È finita tra noi, mi ha piantato in asso!»
«Mi dispiace» mentì Jane.
«Figurati quanto dispiace a me!» Si fece scuro in volto. «Mi ha scaricato, non mi era mai successo prima.» Allargò le braccia sul divano, sfiorandole le spalle. «È così che ci si sente?»
Jane affondò il naso tra le rose, nascondendo un sorriso. Conosceva Amy, era una ragazza tutta presa da se stessa e ossessionata dal proprio aspetto. «Starai meglio senza di lei.»
«Sei brutale!»
Gli lanciò uno sguardo, godendosi la vista di quella bellezza virile. Will aveva gli occhi chiusi, sembrava quasi addormentato, però a un certo punto si mosse.
«C'è una ragazza perfetta per te, Will, che ti sta aspettando, devi solo trovarla, forse è più vicina di quanto tu possa pensare.»
«Amy era perfetta per me.»
«No, non ti amava quanto...» Jane tacque e poi concluse. «... quanto meriti.»
Aprì gli occhi e la fissò, sorpreso. «Sei carina, Janie, trovi sempre le parole giuste per farmi sentire a mio agio.» Lo disse come se se ne fosse appena accorto, facendo sorgere in lei un'ondata di emozione. «Dico davvero, sei la ragazza più gentile che conosca.» E si mise a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli, poi con slancio l'abbracciò e la strinse tra le braccia, spinto più dall'ubriachezza che dalla passione. Jane ebbe l'impulso di respingerlo, poi rifletté che le si poteva finalmente presentare l'occasione che cercava. Certo, era alticcio, ma doveva accontentarsi di ciò che le veniva offerto, perciò gli mise un braccio intorno alla vita.
Lui si fece indietro e la guardò, negli