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Misteri per un Anno - Vol. 1: Ogni giorno fatti arcani e insiegabili
Misteri per un Anno - Vol. 1: Ogni giorno fatti arcani e insiegabili
Misteri per un Anno - Vol. 1: Ogni giorno fatti arcani e insiegabili
E-book400 pagine6 ore

Misteri per un Anno - Vol. 1: Ogni giorno fatti arcani e insiegabili

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Info su questo ebook

La comprensione dei fenomeni misteriosi passa non solo dalla conoscenza della specifica materia, ma anche dal contesto nel quale è inevitabilmente inserito.
Ogni singolo evento è talmente indefinito nelle sue caratteristiche che lo si potrebbe convenzionalmente assegnare a una materia piuttosto che a un’altra, senza timore di smentite.
Così è nata l’idea di raccontare per tutti i giorni dell’anno una  storia insolita, a volte realmente misteriosa, in altre tale solo    grazie a evidenti forzature.
In taluni casi si tratta di vicende poco conosciute, in altri il risultato di un’esperienza diretta di contatto dell’autore con l’inspiegabile.
Lo scopo è accompagnare il lettore con un racconto breve e originale, che faccia nascere la curiosità per quel mondo alternativo, nella speranza che il libro - il primo dei due suddivisi per semestre - sia un compagno di viaggio semplice, immediato, divertente e anche motivo di riflessione.
 
 
 
Stefano Panizza è nato il 6 luglio 1963 a Zibello (Parma). Lo si può definire uno studioso del Mistero, della Scienza e della Storia. Ha relazionato in convegni nazionali, in programmi radiofonici e televisivi e le sue ricerche sono apparse, oltre che su vari siti Internet, in diverse riviste specializzate, tra cui Tracce d’eternità e Dreamland. Attualmente è docente presso l’Università della Terza Età di Salsomaggiore Terme. Ha pubblicato “Misteri di Parma - volume I e II” ed “Enigmi di Parma”.
 
LinguaItaliano
Data di uscita25 mag 2018
ISBN9788869373312
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    Anteprima del libro

    Misteri per un Anno - Vol. 1 - Stefano Panizza

    web

    ​Introduzione

    Introduzione

    Dopo l’esperienza dei tre libri sui misteri del parmense, era forse inevitabile che mi dedicassi a enigmi e segreti di più ampio respiro territoriale. Perché, almeno per chi scrive, la ricerca è fatta di obiettivi costantemente nuovi e differenti. La scelta non è stata motivata solo da questo, il mio percorso nel mistero è sempre stato ad ampio respiro di contenuti, pur con una privilegiata attenzione per le tematiche ufologiche. È infatti mia convinzione che la comprensione di un determinato fenomeno misterioso, qualunque esso sia, passi non solo dalla conoscenza della specifica materia di riferimento, ma anche dal contesto nel quale è inevitabilmente inserito. Ogni singolo evento è talmente indefinito nelle sue caratteristiche che lo si potrebbe convenzionalmente assegnare a una materia piuttosto che a un’altra, senza timore di smentite. Si pensi alle manifestazioni mariane: se si analizzano le sue caratteristiche, diventa difficile distinguere quello che potrebbe essere una genuina evidenza soprannaturale da un sofisticato macchinario molto più concreto e terreno. In altre parole, magia ed alta tecnologia potrebbero risultare indistinguibili. Così una palla rotante che vola nel cielo diventa, a seconda dei casi, un miracolo del sole oppure il classico disco volante di aliena memoria. Insomma, nel caso specifico mi verrebbe da dire, ma il ragionamento è valido in qualunque circostanza, che sapere solo di ufologia vuol dire non sapere nulla di ufologia. Sono anche ben conscio che l’offerta di libri sul mistero sia talmente ampia che occorra qualcosa di davvero particolare per incuriosire il potenziale lettore. Così è nata l’idea di raccontare per tutti i giorni dell’anno una storia insolita, a volte realmente misteriosa, in altre tale solo grazie a evidenti forzature. In taluni casi si tratta di vicende poco conosciute, in altri il risultato di un’esperienza diretta di contatto con l’inspiegabile. Non un almanacco del mistero, dunque, dove per ogni giornata viene riportato un fatto accaduto esattamente in quella data. Sì, spesso c’è anche questo, ma lo scopo non è fare un semplice e noioso elenco di eventi, spesso molto simili fra loro. L’obiettivo è accompagnare il lettore, nel suo vivere quotidiano, con un racconto breve, originale e dal contenuto molto vario. Che gli faccia nascere anche la curiosità per quel mondo alternativo che sicuramente affianca quanto solitamente si sperimenta. Non si pensi che si tratti solo di eventi lugubri, tragici e sinistri. Ci sono anche circostanze chiaramente ilari perché, in fondo, l’inconsueto può fornire emozioni molto simili all’ordinario. Insomma, vorrei che il libro - il primo dei due suddivisi per semestre - sia un compagno di viaggio semplice, immediato, divertente e anche motivo di riflessione.

    GENNAIO

    1° gennaio

    L’uomo ha pochi capelli ma due sopracciglia folte e ravvicinate. Il suo sguardo è severo. Soprattutto, possiede il volto più sognato al mondo. Tutto nasce nello studio medico di uno psicanalista di New York, un certo giorno del 2006. Succede quando una sua paziente disegna il volto di un uomo. Il motivo? Perché è il protagonista dei suoi sogni. Un uomo però che non ha mai incontrato, anche se lo percepisce come un amico, visto che le dispensa preziosi consigli. La storia finirebbe lì se non fosse che, casualmente, il ritratto del misterioso individuo capita fra le mani di un altro paziente. Questi, sorpreso, chiede allo psicanalista come mai possieda l’immagine di una persona che compare nei suoi sogni. A questo punto il professionista sottopone ai suoi colleghi la curiosa faccenda. Incredibilmente gli confermano di avere pazienti che spesso tratteggiano questa stessa indecifrabile figura. Il tempo passa, nello studio degli psicanalisti sempre più soggetti confermano la presenza dell’uomo del sogno. Da una statistica pare che dal 1° gennaio 2006 a oggi, ben duemila persone in tutto il mondo abbiano fatto tale esperienza onirica. Le uniche differenze sembrano relative al modo di abbigliarsi e all’altezza del tipo, che però sempre rassicura i propri sognatori. Un insostituibile compagno, insomma. Addirittura nasce un sito internet ( www.thisman.org), dove chi vuole può raccontare la propria esperienza. In rete viene diffuso il suo identikit, ma nessuno sembra riconoscere in lui un personaggio reale. Quindi, come mai la gente sogna l’amichevole uomo dalle folte sopracciglia, e soprattutto chi è? Qualcuno parla dell’inconscio collettivo, una sorta di memoria universale alla quale il nostro io profondo ogni tanto accede. Altri sono convinti che si tratti di un individuo reale, con eccezionali poteri psichici, tanto da poter entrare nella testa delle persone. Ammesso che sia così, quale sarebbe il suo scopo? Potrebbe trattarsi di una sorta di test da parte di una non ben identificata organizzazione internazionale con la mira di controllare la mente della gente. Con finalità che è facile immaginare.

    2 gennaio

    Il 2 gennaio del 1950, all’età di 79 anni, muore Giovanni Paneroni, un personaggio sconosciuto ai più. Chi è dunque costui? Un astronomo dilettante, famoso fra le due guerre mondiali, per le sue eccentriche teorie scientifiche. Sostiene che la Terra è immobile e sono il Sole e la Luna a girarle intorno. Il primo, poi, è visto come una palla di argento dal diametro di tre metri e del peso di quattordici chilogrammi. La seconda, giudicata larga un metro e leggerissima. Perché, se così non fosse, la velocità di rotazione del pianeta farebbe volare ogni cosa verso le profondità dello spazio. La Terra è anche piatta e la sua superficie infinita. Cioè, se fosse rotonda, ci sarebbe gente a testa in giù e le cose cadrebbero verso il basso. E come spiega il vento terrestre? Con la Luna che gira attorno al Mondo. Insomma, le conclusioni sono che la scienza è falsa, ignorante e chiusa alle idee rivoluzionarie come le sue. Andando in giro con il proprio carrettino da gelataio, ha la possibilità di conoscere un sacco di persone, alle quali spiega le sue sconvolgenti teorie. Ovviamente predilige le fiere, dove di gente ne gira parecchia. Quando qualcuno storce il naso, finge di arrabbiarsi e gli urla, in tono simpaticamente burbero, la frase che lo ha reso celebre, cioè: " La Terra non gira, o bestie. A un cento punto, decide di diffondere il suo credo con scientifica pianificazione. Così, con una lanterna e migliaia di manifesti, parte alla volta della grande Milano. Attacca le sue carte, ricche di artistici disegni, ai muri dei licei e delle università. Ma non basta, perché predica ad alta voce all’uscita di tutte quelle scuole che riesce a incontrare. Che dire della volta che va a piedi da Rudiano (Brescia), cioè dove abita, alla lontana Genova? Ma i suoi sforzi vengono premiati, visto che riesce a prendere la parola durante un importante congresso scientifico. Lì, a un pubblico che lo ascolta fra il divertito e lo scandalizzato, spiega la sua ultima teoria, cioè come misurare la distanza fra la Terra e il Sole. Semplice, sostiene convinto, ma con dei tubi!.... Alla fine è costretto a fuggire, cacciato in malo modo. Tanto deriso è dagli accademici, quanto acclamato dagli alunni, forse perché vedono in lui una sorta di arma contro il rigido e ammuffito sistema scolastico. Poi, piace alla gente comune per la sua simpatia, spontaneità e perché, in fondo, non fa del male a nessuno (nonostante questo, trascorre alcuni giorni in carcere, dove però ne approfitta per fare proseliti). A un cento punto, la sua notorietà cresce a livello nazionale. Tutti lo vogliono conoscere e delle sue teorie eccentriche si discute perfino nei bar. Insomma, diventa un personaggio. L’ultima sua speculazione riguarda la teoria atomica: Paccottiglia, afferma quasi con sdegno. L’ultimo suo pensiero, invece, è per gli astronomi che tanto gli hanno fatto del male: Li perdono (immagino " perché non sanno quello che fanno). Viene piantato dalla moglie e dai numerosi figli, che poco lo hanno visto nel corso della sua esistenza, impegnato com’era a tenere pistolotti e convocare assemblee. Una folla immensa partecipa, commossa e curiosa, ai suoi funerali. In fondo è sempre stato uno del popolo, e come il popolo, sanguigno ma alla buona, diffidente verso chi vive di intrighi e nella vile prudenza.

    3 gennaio

    In un giorno imprecisato del gennaio 1886 la rivista scientifica Nature pubblica la curiosa lettera del capitano Thomas Mackenzie, che racconta un fatto che ai più pare incredibile e indicibile. È una giornata di novembre dell’anno precedente, al largo del Mar dei Caraibi. Sta navigando con la sua imbarcazione postale, la britannica Moselle. Non è un viaggio tranquillo, perché il mare è in burrasca e il cielo si mostra livido e tempestoso. Tutti i marinai sono sottocoperta, pregando e sperando di non diventare, neppure quel giorno, cena per i pesci. Osservano le tumultuose onde riparati dai finestrini, speranzosi di scamparla anche stavolta. Improvvisamente un dardo di luce si scaglia dalle cime delle nubi verso l’alto dei cieli. Una breve fiammata che non riesce a illuminare una notte oscura. Tutti hanno visto e tutti sono turbati dall’effimera e sinistra manifestazione. Un segno di Dio o del demonio? In tanti anni di navigazione, mai hanno osservato uno spettacolo di siffatta natura. Qualcuno cade in ginocchio e prega, altri trattengono a stento i singhiozzi. Tutti sono convinti che sia il preludio di qualcosa di portentoso. Lo stesso capitano è perplesso, ma si limita ad annotare il fatto nel diario di bordo. Alla fine nulla accade e la notte torna buia come l’inferno. Cosa hanno visto il capitano e i suoi marinai? Che sia semplicemente un fenomeno impossibile e quindi falso (magari figlio di una ciurma superstiziosa che ha alzato il gomito)? Insomma, è credibile che abbiano visto una sorta di razzo ascendente, che va, dunque, verso l’alto, piuttosto che un normale fulmine che normalmente scende verso terra? L’evento è rarissimo, ma reale, tanto da essere riconosciuto come tale solo a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Si pensi che il primo e unico gigantic jet (così viene chiamato dagli scienziati) documentato nell’Europa mediterranea è stato ripreso da un astrofilo ferrarese solo nel 2009, durante un’attività amatoriale di sorveglianza dell’alta atmosfera. Quindi, stabilito che il fenomeno esiste, in cosa consiste? Difficile dirlo. Si sa solamente che quando si scatena un temporale, delle potenti e rapide scariche elettriche partono dalla parte superiore delle nubi e salgono verso l’alto (cioè, si dirigono in direzione opposta a quanto di solito capita). Difficilmente si presentano con le medesime caratteristiche, tanto che ne esistono ben dodici tipi diversi, per dimensione, colore, aspetto e durata. Non tutti sono visibili a occhio nudo. Questo significa che le manifestazioni elettromagnetiche dell’atmosfera sono, almeno in parte, sconosciute. Il controverso fenomeno UFO può avere, almeno in parte, una spiegazione in questi fenomeni così effimeri?

    4 gennaio

    Non è chiaro quando il fatto sia successo, ma la notizia viene divulgata dalla testata on line Cryptozoology News il 16 gennaio 2016 (quindi è possibile che risalga ad alcuni giorni prima). A Praga è notte fonda, uno studente di 23 anni sta riposando nella sua camera da letto. In realtà, non si sente affatto tranquillo, tanto che il sonno lo ha ormai abbandonato da tempo. Forse perché ha appena vissuto incubi terribili che gli stanno ancora turbando l’animo. Così, quasi a cercare un improbabile aiuto per tornare a dormire sereno, alza lo sguardo al soffitto. Strizzando gli occhi per vedere meglio, nota un curioso oggetto sopra la testa, che subito non riesce a identificare. A guardarlo bene, assomiglia a una grossa ragnatela, ma la scarsa luce non gliene dà l’assoluta certezza. Sì, è vero, il suo colore è proprio il classico grigio fumo dei filamenti rilasciati dai ragni, ma c’è qualcosa che non torna. Non ci fa caso più di tanto, anzi, inizia ad arrabbiarsi, colpevolizzando gli assenti genitori, poco attenti alla pulizia della casa. Che fa allora? La cosa più normale, si adopera per togliere l’apparente sporcizia. A quel punto, toccandola con una scopa, la ragnatela dimostra di avere le gambe perché si muove e pure rapidamente. Ora la vede meglio (forse perché finalmente accende la luce e non si limita a osservarla nella penombra). E ha paura, perché la cosa gli sembra un verme, anzi, proprio un grosso verme. Ma anch’esso pare spaventato, visto che batte in ritirata alla velocità della luce; appare anche confuso, come se non sapesse dove nascondersi. Finché, probabilmente, trova un buco e sparisce dalla vista dell’esterrefatto testimone. Il giovane, forse per riprendersi dalla sorpresa e dallo spavento, apre la finestra per prendere una boccata d’aria fresca. Occasione d’oro per il verme, che in un battibaleno si precipita verso l’insperata apertura. È solo grazie a questa sua scelta disperata, che il ragazzo riesce a osservalo in controluce, nelle migliori condizioni possibili. Eh sì, ormai non ci sono più dubbi, è proprio un classico verme di terra! La somiglianza finisce qui, perché è trasparente (tanto che si notano i suoi organi interni), è molto più grande del suo omonimo normale e… vola! Come dimenticare la sua lunghezza, visto che risulta di almeno trenta centimetri con un diametro di dieci. Giusto il tempo di cogliere questi particolari e il begone sparisce fuori dalla finestra e mai si farà più rivedere. Dov’è finito, ma soprattutto, di cosa si è davvero trattato?

    5 gennaio

    Il 5 gennaio 1920 muore a Milano Cristoforo Benigno Crespi, colui che nel 1878 fonda il cotonificio di Crespi d'Adda, comune di Capriate San Gervasio, Bergamo. Se la fabbrica è attualmente chiusa e abbandonata, non si può dire altrettanto per il dirimpettaio villaggio operaio, interamente costruito a spese dell’imprenditore. Le graziose casette sono state ristrutturate nel corso del tempo e molte sono ancora oggi abitate (considerate patrimonio dell’UNESCO). Facciamo un salto nel tempo e osserviamole a fine Ottocento. Ciò che colpisce è l’estrema attenzione per la loro vivibilità. Sono circondate infatti da bassi muretti che danno ariosità agli spazi e da una zona verde, adibita a orto e giardino. Poi, vengono assegnate agli operai nel rispetto dei loro orari di lavoro. La condivisione del medesimo spazio abitativo è permessa solo a coloro che usufruiscono della stessa cadenza turnale all’interno della fabbrica. Quindi, chi si reca di notte allo stabilimento, non viene abbinato a chi vi lavora di giorno, per non creare un disturbo reciproco. Inoltre l’imprenditore costruisce la scuola, l’ospedale, la chiesa e la caserma. Insomma, il villaggio risulta completamente autosufficiente e ogni servizio è pure gratuito. Filantropia? Forse, sicuramente la generosità dei Crespi è figlia del principio che, quanto più un lavoratore si sente bene dal punto di vista psicofisico, tanto maggiore sarà la sua produttività. A passeggiare lungo la fabbrica, vien da chiedersi come mai sia presente lungo il suo muro perimetrale una lunga sequenza di stelle a otto punte. Secondo la guida turistica, fa riferimento a Sforzinda, la città immaginaria studiata nel Quattrocento da Antonio Averlino, detto il Filarete. Si tratta di una sorta di omaggio che l’architetto fa alla famiglia Sforza. In ogni caso, la città non è mai stata costruita. Rappresenta però l’ideale di costruzione armonica. Per questo chi ha realizzato la fabbrica, ha voluto riportare la figura simbolo della mitica città, visto che rappresenta il meglio dal punto di vista estetico e dell’efficienza di un qualunque settore, lavoro compreso. Magari serve anche da protezione, visto che è uno dei simboli della Madonna. Comunque sia, ancor oggi, a dominare entrambi i complessi immobiliari, cioè la fabbrica e il villaggio, c’è il turrito castello, una volta residenza della famiglia Crespi. Purtroppo non sembra aver ospitato nessun tipo di fantasma, almeno a sentire la guida turistica. Forse perché, per un certo periodo di tempo, ha ospitato anche una scolaresca, con tutta la turbolenza che ne consegue. Se mai gli spiriti hanno lì albergato, poi se ne sono sicuramente andati. Fantasmi che invece molti giurano di aver visto vagare nel vicino cimitero, anch’esso realizzato dai Crespi per concedere (sempre gratis) l’ultimo riposo a chi ha speso l’intera esistenza nella loro fabbrica. Forse non tutti stanno riposando, visto che le eteree presenze, che sembrano aggirarsi fra le semplici croci in pietra disposte in ordinate file, paiono mostrare proprio le parvenze d’operai d’altri tempi. Questo cimitero ha una forma rettangolare. Nel lato opposto all’ingresso, si innalza il mausoleo della famiglia, dalle caratteristiche indubbiamente singolari, con tanto di scalone a sorreggere una struttura piramidale. Viene realizzato dall’architetto Gaetano Moretti che, vista la sua passione per le misteriose e lontane civiltà precolombiane, pensa bene di farlo assomigliare a un tempio maya. Se a questo aggiungiamo il lugubre colore nero che lo ricopre, figlio dello sporco e dell’inquinamento, forse si comprende il perché sia stato scelto come sede di sedute spiritiche, messe nere (con tanto di ritrovamento di bambole rituali) e altre attività non proprio ordinarie. Può essere che oggigiorno non avvengano più, perché il luogo è spesso oggetto di sorveglianza da parte delle Forze dell’Ordine. Capita in special modo all’avvicinarsi della notte di Halloween, quando gli agenti bloccano gli accessi alla zona e controllano i documenti di chi vi si avvicina. Non è uno dei classici si dice, perché l’Amministrazione Comunale di Capriate San Gervasio ha emanato nel 2011 un’ordinanza che sancisce il divieto di circolazione lungo lo stradone che conduce al famoso cimitero, proprio dalle ore 22 del 31 ottobre alle 5 del giorno successivo. Ad aumentare il fascino sinistro del cimitero, ci hanno pensato anche le Bestie di Satana, che tra il 1992 ed 1994 hanno compiuto alcuni proprio lì i loro riti diabolici. Qualcuno arriva a ipotizzare che la particolare forma della piramide a gradoni faccia da catalizzatore per energie e creature del mondo sotterraneo e interstellare. Insomma, attirerebbe tutto ciò che sarebbe meglio lasciare dove si trova. Altro mistero, la donna in pietra che domina il mausoleo. Di chi si tratti o cosa rappresenti, nessuno lo sa. Una leggenda assicura che ogni notte scenda fra le tombe a vegliare i sempiterni dormienti. Tutte fantasie? Forse, ma in quale altro luogo si può trovare una tomba dove la data di nascita del defunto è il 31 aprile?

    6 gennaio

    In un imprecisato giorno del 1522 nasce in Olanda lo scrittore e diplomatico fiammingo Ogier Ghiselin de Busbecq. Fra le tante attività e passioni che coltiva, sicuramente la più singolare è lo studio della bibliofagia. Per questa curiosa parola si intende la disciplina che studia le motivazioni che sottintendono la distruzione dei libri tramite atto volontario, o costrittivo, di ingurgitamento. Il materiale cartaceo viene letteralmente e concretamente mangiato, ma non da insetti amanti della fine cellulosa, piuttosto da persone in carne ed ossa. Questa singolare attività può essere dovuta a svariati motivi. Uno dei più frequenti è figlio della convinzione che sia il modo più rapido ed efficiente per assimilare il sapere in essi contenuto. Questa è (o meglio, era) l’opinione degli asiatici tartari. Altre persone invece optano per la scellerata pratica allo scopo di castigarsi, perché sono pentiti di aver scritto ciò che a loro modo di vedere è solo un obbrobrio letterario. Oppure perché temono di avere negativi riscontri da parte di quelle persone a cui devono rispondere del loro operato. Infine, ci sono i più sfortunati, perché sono costretti a compiere quell’insano gesto contro natura. Un esempio è dato da Bernabò Visconti (1323-1385), che nel 1370 obbliga due inviati del papa a mangiarsi la bolla della sua scomunica. Un altro caso si riferisce a un certo scrittore scandinavo che nel Seicento viene condannato a ingurgitare un suo scritto politico (ma non crudo, perché prima è bollito nella zuppa…). Forse, però, il peggio è ciò che capita a un giurista tedesco, che sempre nel XVII secolo non solo è costretto a ingoiare l’opuscolo che ha pubblicato, ma dopo questo pranzo indigesto, deve pure patire delle sonore frustate. Questa singolare pratica è vecchia come il mondo (almeno fin da quando esiste un surrogato della carta), tanto che Dio in persona ordina a Ezechiele di mangiarsi un lungo rotolo di parole scritte (che però si sciolgono come miele nella sua bocca). È davvero curioso e inspiegabile che i libri scatenino negli esseri umani dei comportamenti così anomali e illogici da diversi punti di vista. Fra le possibili patologie, c’è anche la bibliomania, quel disturbo compulsivo che impone al soggetto di accumulare libri di nessuna utilità e valore personale. Un vero fenomeno da questo punto di vista è Thomas Phillipps, arrivato ad accumulare oltre 160.000 volumi. Cosa ben diversa è la bibliofilia, un equilibrato amore per gli scritti. Come dimenticare la bibliocleptomania, il rubare i volumi in maniera seriale. Un esempio è dato da Stephen Blumberg, condannato per aver rubato testi del valore di venti milioni di dollari. La cosa più originale è sicuramente la bibliotafia, l’irresistibile desiderio di seppellire i libri.

    7 gennaio

    " E’ stata un’esperienza eccezionale. Peccato che sia finita…. Inizia così uno straordinario racconto che ho udito dalla viva voce del suo protagonista. È una giornata di inizio gennaio di parecchi anni fa. Nonostante sia passato molto tempo, ricordo ancora perfettamente quanto mi è successo, probabilmente perché l’esperienza è stata talmente reale che sono sicuro che non si è trattato di un sogno o di una fantasia del mio cervello. Allora, tutto nasce da un attacco di cuore. Sento un grosso dolore al petto. Poi, devo essere svenuto, visto che il ricordo successivo mi riporta a un letto d’ospedale. Percepisco una forte agitazione nelle persone che mi circondano. E io non mi sento per niente bene. A un cento punto, mi ritrovo a osservare la scena dal soffitto della stanza. Curiosamente, non provo più nessun dolore. Anzi, sto benissimo, profondamente rilassato. A dire il vero, anche un po’ perplesso, perché non capisco il motivo di tutto il movimento attorno al mio letto. Già, è strano sentirmi su e vedermi giù. Improvvisamente scorgo altre stanze dell’ospedale e quello che lì succede. Poi la scena cambia. Sono dentro a una sorta di tunnel. È buio ma in fondo noto una luce bianca molto forte. Lo percorro quasi istantaneamente, così come velocissimamente rivedo diversi episodi della mia vita. Fatti banali, a dire il vero, che avevo completamente dimenticato. In ogni caso, ora sono in piedi nel mezzo di un prato verde punteggiato da alberi fioriti e di cui sento chiaramente il profumo. Il tutto è pervaso dalla medesima luce abbagliante che ho intravisto alla fine del tunnel. Pur essendo molto intensa, non mi dà alcun fastidio. Cerco di capirne la provenienza ma, pur girandomi in ogni dove, non ne trovo la fonte. In lontananza, vedo delle immagini ma sembrano disallineate rispetto al contesto in cui mi trovo. Poi scoprirò trattarsi di eventi futuri, cioè puntualmente verificatisi. Aguzzo la vista. Alcune sfere luminose stanno venendo verso di me. Come si avvicinano, si trasfigurano in figure che ben conosco. Sono i miei nonni, morti da tempo. Comunico con loro ma senza proferir parola. Ci parliamo telepaticamente. Mi dicono che non è ancora giunto il mio momento e che devo ritornare giù. Ma io non voglio perché il posto dove sono, qualunque cosa sia e ovunque sia, mi fa stare davvero bene, come mai ho provato in vita mia. Cerco di ribellarmi, poi, poi, mi ritrovo nel letto. Non so quanto tempo sia trascorso. Credo di essere di nuovo in ospedale. Provo molto dolore e un’infinita nostalgia per quel luogo meraviglioso che ho da poco lasciato". Lo invito a proseguire. " Fortunatamente sono guarito in breve tempo e non ho più avuto problemi. Ma soprattutto, sono diventato un uomo diverso e non solo come atteggiamento verso la vita e la morte. Perché, non ci crederai, ma la mia vista è migliorata notevolmente, tanto che ho smesso di portare gli occhiali. E poi con le mani guarisco le persone. Credo si tratti di regali dell’altra dimensione. Ah, dimenticavo. Ho chiesto spiegazioni agli infermieri per quelle cose che stavano succedendo al padiglione di fianco, ti lascio immaginare la loro faccia. Alla fine, come giudicare il suo racconto? L’unica cosa certa è che si tratta di una delle tante testimonianze che da anni circolano in ogni parte del mondo. Sono le cosiddette esperienze di premorte. Sul resto scende la nebbia. Il problema è che questo genere di eventi non sono scientificamente indagabili poiché non si può sapere il momento in cui si scatenano, né tantomeno sono riproducibili in laboratorio. Quindi la scienza si limita a parlare genericamente di fantasie di un cervello che sta vivendo una condizione estrema. Che invece si tratti di sbirciatine nell’Aldilà? Anche in questo caso è impossibile dire cose sensate. Forse si tratta di una manifestazione della cosiddetta coscienza, cioè in estrema sintesi la consapevolezza di esistere, la percezione di se stessi e dell’ambiente esterno. Quindi, verrebbe da dire, una secrezione del nostro cervello. In realtà questa potrebbe sussistere a prescindere da un corpo fisico, tanto da poter essere definita come non localizzata". Detto in altre parole, esisterebbe al di fuori e indipendentemente da ciò che la manifesta. Il cervello, cioè, avrebbe la sola funzione di renderla riconoscibile. Volendo fare un paragone, potrebbe ricordare la musica emessa da una stazione radio. Fin tanto che non viene riprodotta da un apparecchio ricevente, è come se non esistesse, perché nessuno la può sentire. Ma c’è, sotto forma di onde che viaggiano nell’aria. Per questo il nostro testimone ha potuto raccontare di fatti accaduti lontano dalla stanza in cui era ricoverato. Sarà davvero così?

    8 gennaio

    Sono le ore 18 dell’8 gennaio 2008 quando il camionista Harlan Cowan vede, nel cielo sopra a Stephenville (Texas), due grosse e bianche luci stazionarie. Negli stessi istanti il pilota civile Steve Allen, che sta sorvolando la zona, nota quattro oggetti luminosi che si stanno spostando a una velocità che giudica molto superiore a quella di aerei militari. Ciò che lo sorprende è soprattutto il loro comportamento, perché si fermano all’improvviso e cambiano rapidamente luminosità. Non gli è chiaro se si tratta di luci indipendenti o piuttosto fissate a un unico oggetto volante. Con il passare del tempo, lo spettacolo viene osservato anche da decine di persone che camminano lungo le strade o sono in automobile, poliziotti compresi. Di cosa si è trattato? Per la vicina base aerea, dei banali riflessi del sole al tramonto sulla carlinga di un aereo che viaggia ad alta quota. Possibile che sia così semplice? Probabilmente no, dato che l’avvistamento (si dice) dura ben tre ore, cioè fino alle 21 (con il sole tramontato da un pezzo). Dopo alcuni giorni, l’aereonautica cambia versione, fornendone una più convincente. Stavolta la colpa è di una decina di F - 16 in esercitazione che rilasciano razzi di segnalazione particolarmente luminosi. Essendo appesi a un paracadute, scendono a terra molto lentamente. Insomma, il tutto sarebbe riconducibile a razzi e aerei militari. L’analisi dei tracciati radar conferma questa versione. Registra, però, oltre a un altro aereo comunque riconosciuto come tale, anche un oggetto volante non identificato. Addirittura quest’ultimo sorvola il ranch dell’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, zona interdetta al transito aereo. Curiosamente nessun velivolo viene fatto alzare in volo per intercettare l’intruso. La spiegazione dell’Aereonautica? Perché non c’era nulla da inseguire. Insomma, alla fine cosa hanno visto le decine di persone con il naso all’insù nei cieli del Texas? Difficile dirlo, soprattutto perché non vi è omogeneità nelle descrizioni dei fatti (si pensi al breve accenno fatto all’inizio, quando le luci sono due o quattro e ferme o in movimento, così come ci sono dubbi sulla durata del fenomeno). Non si può neppure escludere che si sia trattato di un velivolo segreto, scortato da normali aerei militari, e per questo autorizzato a sorvolare la casa di Bush.

    9 gennaio

    È un giorno imprecisato del 2007 nella zona di Milano. Qui un uomo e una donna vivono la loro vita coniugale in un sano timor di Dio, frequentando regolarmente la chiesa e partecipando, con fervore religioso, alle attività della parrocchia. A un cento punto, però, lei inizia ad avere degli strani comportamenti e altrettanti strani fenomeni avvengono solo in sua presenza. A confermarlo sono lo stesso consorte, la sorella, il parroco, un frate e numerosi fedeli. Succede che la donna, improvvisamente, si irrigidisca e patisca violente convulsioni. Oppure che strisci sul pavimento come un serpente ed esibisca una forza spropositata rispetto al suo esile corpo. Un giorno entra in chiesa, prende una panca e la scaglia contro l’altare, come se fosse un esile fuscello. Si esibisce anche in voli aerei che la portano a notevole distanza dal punto di decollo. Così il marito, che ricordo vive intensamente la propria fede religiosa, sente puzza di bruciato, e di un bruciato piuttosto sinistro, visto che teme di doversi confrontare con una presenza infernale. Disperato e timoroso, chiede l’intervento di un esorcista della Diocesi di Milano. Costui, prova e riprova, ma non c’è rito o preghiera che portino a un miglioramento della situazione. Quindi, o il diavolo non c’entra per nulla, oppure si fa beffe del povero prete. La situazione si trascina, a volte stancamente, più spesso con i colpi di testa della poveretta. A un cento punto lo sposo si stufa e chiede la separazione dalla moglie, addossando a lei la fine dell’idillio amoroso. Ovviamente vanno per vie legali. Il Tribunale civile di Milano, IX sezione civile, a cui si rivolgono, cosa fa? Naturalmente dà corso alle doverose indagini, raccoglie tutte le testimonianze possibili e i necessari referti medici (diciamo, psichiatrici) che sono stati stilati. Alla fine conclude che la donna abbia, sì, reso impossibile la vita al marito, ma che non ne abbia nessuna colpa. Questo perché non mostra patologie che possano giustificare il suo inconsueto e molesto comportamento. Secondo la sentenza non agisce consapevolmente, piuttosto, è agìta. Che detto in parole semplici, significa che non è pazza e neppure un’imbrogliona, ma che è posseduta da qualcosa o qualcuno. Insomma, se la Scienza non riconosce il demonio, la Legge forse sì. Comunque sia, il marito finisce per tenersi la casa mentre alla moglie va un assegno di mantenimento.

    10 gennaio

    È una giornata di inizio gennaio 2014, quando un escursionista sta tranquillamente camminando nei boschi della Finlandia. Ogni tanto alza lo sguardo per ammirare i tronchi ammantati di neve. A un cento punto, nota un ramo dall’aspetto curioso. Dal legno infatti escono dei filamenti biancastri che sembrano formare una sorta di morbida pelliccia. Si avvicina e osserva meglio. Più che peluria, paiono tanti fili di nylon. Che si tratti della famosa neve chimica? Il termine indica quel fenomeno atmosferico che si verifica quando fa molto freddo, c’è una forte umidità, parecchia nebbia, e soprattutto l’aria è impestata da sostanze inquinanti. Insomma, quando succede significa che la zona è avvelenata da robaccia di ogni genere. In realtà il sorpreso escursionista ha osservato il fenomeno dei capelli di ghiaccio. In pratica è il risultato del congelamento di acqua, in parte proveniente dal legno stesso, su uno strato di funghi infestanti. La chiave della manifestazione è proprio la presenza dei miceti. Infatti, se si spruzza sul legno un fungicida, i filamenti non si formano affatto. Sembra che il curioso fenomeno sia stato segnalato già nel XIX secolo, ma la spiegazione scientifica è dovuta ad Alfred Wegener (sì, proprio quello della deriva dei continenti). Pare che almeno stavolta il mistero sia risolto.

    11 gennaio

    È probabile che le carte celesti dell’11 gennaio 1809, riferite alla città di Bologna, mostrino una disposizione astrale particolarmente favorevole. Quel giorno nasce un personaggio talmente fuori dal comune che la sua eccezionalità non può che avere delle origini straordinarie. Stiamo parlando di Cesare Mattei e della sua creatura più incredibile, la Rocchetta Mattei. È una struttura strana, misteriosa e complessa, posizionata su un rialzo collinare a oltre quattrocento metri sul livello del mare. Sembra un castello, anzi, a guardar bene, proprio uno dei castelli delle fiabe, con le piccole torri slanciate, le finestre ad arco acuto, le cupole a cipolla e gli animali fantastici. Insomma, non è certo un’austera fortezza medievale. Mostra stili decisamente diversi, con particolare predilezione per quello Liberty e Moresco (anche se non si sa l’origine di queste sue passioni). Si sa invece che è il risultato del profondo restauro di un complesso medievale appartenuto a Matilde di Canossa, durato ben quarant’anni. Tornando a Cesare Mattei, era innanzitutto un nobile molto ricco che, come si usa dire, non ha necessità di lavorare. Sicuramente un generoso, visto che alla sua tavola siedono sempre un sacco di ospiti, muratori e contadini compresi. Ma anche un letterato e un politico. Quello che conta nel nostro contesto, però, è che si tratta di un medico autodidatta. Forse proprio per questo si affranca dalla medicina tradizionale, fondando una sorta di nuova scienza, chiamata elettromeopatia. Già la parola stessa fa capire che, in qualche modo, riguarda la più conosciuta omeopatia. Ricordo che nella sostanza la filosofia di quest’ultima è: somministrare al malato una quantità fortemente diluita della stessa sostanza che provoca la malattia. Che Mattei, a questo miscuglio, aggiunga dell’elettricità (visto il nome)? No, perché il termine elettro non va letto come lo si intende comunemente, cioè il classico flusso di elettroni, ma come

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