In punta di penna
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Info su questo ebook
Graziano Rocchigiani è nato a Nuoro nel 1933.
Ama la lettura e la pittura, passione, quest’ultima, che l’ha visto più volte protagonista in mostre personali e collettive.
Al suo esordio come scrittore.
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Anteprima del libro
In punta di penna - Graziano Rocchigiani
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Nota dell’autore
La mia è stata una vita semplice in tempi difficili. Spero che queste mie righe siano gradite ai giovani e facciano da sprone al loro domani. Grazie a tutti, di vero cuore. Buona lettura.
Introduzione
Tante volte ho pensato di scrivere qualcosa di mio, ma puntualmente l’idea si dissolveva come una bolla di sapone, e l’intenzione finiva nel dimenticatoio. Dopo svariati ripensamenti ho detto a me stesso: «Alla fine che male c’è!?». So di avere i miei limiti e, sinceramente, in questo istante, la penna mi pesa tanto. Ma con il giusto piglio e un po’ di coraggio vedrò di mettere ordine tra i ricordi.
Una storia come tante, eppure diversa. D’altronde, ognuno di noi ha tanto da raccontare, sospeso tra passato e presente. Prego affinché la mano segua il pensiero e scriva con cautela rispettando la cronologia, i tempi e i modi.
Capitolo 1
Sono fiero di essere sardo e riconoscente alla mia amata Nuoro, che mi ha dato i natali, anche se porto un cognome toscano. Scoprii la mia origine tanti anni fa, precisamente nel 1961, anno del mio matrimonio. Ero in viaggio di nozze e alloggiavo in un hotel a Firenze. Spinto da curiosità personali, mi recai in un archivio storico per conoscere, appunto, la genesi del mio cognome. Qualche giorno dopo mi consegnarono una pergamena datata 1368. A chiare lettere mostrava una discendenza nobile. A pensarci mi viene da sorridere. Qualche anno più tardi mia nipote Paola Rocchigiani (figlia di mio fratello Giuseppe) ricevette dall’archivio storico della diocesi di Volterra – amministrato dal vice curato Don Paolo Morganti – l’atto di nascita risalente al 24 dicembre 1850. In quel periodo storico e negli anni a venire si susseguirono massicce immigrazioni tosco-piemontesi. Mio nonno Natale Giuseppe, infatti, giunse giovane al seguito di una grossa impresa edile, per costruire i nuovi edifici pubblici. Convolò a nozze con una nuorese di nome Giuseppina Ledda. Come lui molti giovani, arrivati a Nuoro per lavoro, si erano sposati e non avevano fatto mai più ritorno nelle città di provenienza. La nonna materna si chiamava Antonietta Carroni, sposata con Pietro Ticca dal quale ebbe tre femmine (Francesca, Caterina e Michela) e un maschio, Francesco. Nonno Rocchigiani fu originario di Volterra; in una foto d’epoca, è raffigurato nella gradinata di Piazza Crispi durante la consegna e