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Un amore ritrovato
Un amore ritrovato
Un amore ritrovato
E-book71 pagine1 ora

Un amore ritrovato

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Info su questo ebook

Questo romanzo come altri romanzi che ho scritto, ha l’esigenza di mettere a nudo i sentimenti che ci coinvolgono nello disvelarsi della vita, dove le nostre passioni e le nostre scelte ci portano a compiere degli errori che il destino ci pone senza che noi lo sappiamo, disvelando ciò che più possibile la vita tiene segreto. Ciò che ci tiene in vita è il disperato bisogno d’amare. “L’amore è soltanto tormento - Dostoevskij” o “come scrivevano gli antichi Greci, che solo gli Dei potevano amare, perché erano Dei, immortali.”Ma l’amore umano è mortale, è il più profondo sentimento che la vita ci ha dato, completato dalla bramosia sessuale, dove tutto si perde e si trasforma nell’unica realtà possibile che ci lega al mistero dell’universo. Al di là della vita come scrive il Leopardi “l’uomo non capisce che di fronte alla natura è un nulla, e andrà nel nulla eterno.” Allora, il sentimento d’amare, anche se tragicamente, è l’unica cosa che ci fa sentire vivi e ci fa superare quel senso oscuro della morte che ci lega allo scorrere inesorabile del tempo che passa e che non ritornerà mai più. Questo Romanzo è ambientato a Treviso dove feci il militare. Questo gioiello Veneto posato sui suoi fiumi, risplende come una ninfea nella sua straordinaria bellezza.
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita30 mag 2018
ISBN9788867522132
Un amore ritrovato

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    Un amore ritrovato - Mario Pozzi

    Mario Pozzi

    UN AMORE RITROVATO

    AbelBooks

    Proprietà letteraria riservata

    © 2018 Abel Books

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Abel Books

    via Milano 44

    73051 Novoli (LE)

    ISBN 9788867522132

    A mia figlia Maria.

    Questo romanzo è dedicato a mia figlia Maria morta; e a tutte le giovani ragazze di qualunque ceto sociale o colore della loro pelle che sono morte per atti violenti o per droga, che una società corrotta per pura sete di denaro non gli ha dato nessuno appello, ma le ha condannate al loro destino già segnato, quello di non vivere una vita, che è sacra, ma abbandonate a se stesse, la quale sola colpa è che sono state adoperate dal potere per fini puramente egoistici, e nessuno si può salvare, neanche il potere che lo ha costituito.

    Mia moglie Marinella nellestate della vita Unico fiore scrisse Giacomo Leopardi.

    INTRODUZIONE

    Sono un accademico di merito per pura casualità, anche se provengo da una famiglia d’imprenditori fino dal 1800 e da una famiglia aristocratica Romana. Ho vissuto nella strada dall’età di sei anni, fino all’età di trentatré anni. Sono stato quello che si definisce un diverso, un fuoriuscito, un animale selvatico. Senza nessuna educazione famigliare, né sociale, né religiosa, ho vissuto in totale libertà facendo della vita un sogno ad occhi aperti. In questa mia vita nata nel 1951, prima dei nove mesi di gestazione che sono la vera vita prenatale, dove incominciamo a prendere coscienza di noi stessi. L’ho descritta nel mio romanzo Vita d’un poeta attraverso la terra dipinta in quella desolata. Pasolini di cui ho scritto un saggio Pasolini e il confronto con Cristo e la sua visione religiosa della vita e La mia divina Mimesis anno domini 2014 – un affresco su tutta l’opera Pasoliniana che va dall’usignolo della chiesa cattolica a Salò e le centoventi giornate di Sodoma, un affresco dalla sua morte di quasi cinquant’anni della nostra storia. Il dualismo Pasoliniano quello di essere o appartenere alla società borghese o essere uno del popolano è sempre stato il suo dilemma. Io di essere un borghese me ne sono sempre fregato altamente, difatti nella vita o fatto il serciarolo in romanesco, mia lingua madre. Anche se la borghesia non esiste più con tutti i valori tradizionali e privilegi. Ero stato quello che ha descritto nei suoi romanzi Pasolini un ragazzo di strada, o di vita. Ne ho viste talmente tante da quando ero sulla strada e in particolare dalla nascita della droga negli anni settanta che i cimiteri sono pieni della Meglio Gioventù. Se le generazioni nascenti non recuperano la bellezza dell’amore e della vita, sono destinate a soccombere per qualcosa che non esiste, nella pura digitalizzazione che non ha nulla a che fare con la vita è solo un sogno senza sogni che diventa un incubo, dove tutto ciò che era vita diventa un vuoto assoluto simile alla morte.

    Treviso, questa bellissima cittadina Veneta dove la mia nona materna aveva una palazzetto di famiglia ereditato dai suoi genitori, arredato finemente con mobili, quadri, arazzi e quant’altro, come era uso nelle famiglie aristocratiche. Io provenivo da un’antica famiglia aristocratica Veneta, ma la mia famiglia era tutta morta e così ereditai questo palazzetto con una rendita che mi permetteva di vivere senza lavorare. Avevo viaggiato tutta Europa, soffermandomi di qua e di là in ogni città e luogo che per la sua bellezza mi innamoravo. Ero un girovago, senza fissa dimora, la libertà per me era primiera, la libertà di vivere senza vincoli di nessun genere, solo l’immergersi del tempo che passa e ti culla con il suo lento andare come un fiume che ti porterà a non so quale foce. I miei genitori si dispiacevano per questo, ma poi mi lasciavano libero senza farmi mancare nulla. Ma la mia natura errabonda mi spingeva alla libertà, era come una droga, non ne potevo fare a meno. Ma all’età di quaranta anni mi ritrovai solo, non è che la solitudine mi spaventasse, anzi la vita solitaria è la costante compagna della libertà. Cosa c’è di più bello di vivere senza vincoli sociali, religiosi o imposizioni di qualunque genere. La vita si vive una volta sola e il suo segreto e viverla nella sua natura più oscura. Nella sua profondità dove il suo manifestarsi è come un sogno, tra le albe, i tramonti con i loro lussureggianti colori dove ti aprono il deliquio dell’anima e lì vedi la nascita e la morte che si rinnova ad ogni nuovo giorno.

    Mancavo da questa città da una ventina d’anni, qui ero nato e avevo passato la mia infanzia e la mia adolescenza, vivendo in questo splendido palazzo che si affacciava sul canale Sile. Tutta Treviso è poggiata sull’acqua deve i suoi fiumi attraversandola e circondandola l’accarezzano dolcemente e lei vanitosa vi si specchia certa della sua bellezza. Davanti alla mia casa c’era un salice piangente che i suoi verdi rami sfioravano l’acqua del canale come i lunghi capelli d’una fanciulla e la luce dell’alba li rendeva doro dentro una leggera foschia, la brezza del mattino

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