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Viaggio in Italia con Goethe
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E-book266 pagine4 ore

Viaggio in Italia con Goethe

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Questo viaggio immaginario in Italia con Goethe, oltre al suo contenuto storico, filosofico, letterario. Cerca di capire sia la parte umana che quella letteraria e complessa di questo grande pensatore del diciottesimo secolo da cui hanno attinto le generazioni future che gli sono susseguite. È stato quello di descrivere, in questo mondo ormai spoetizzato e al culmine della sua decadenza, molta parte del nostro patrimonio artistico. Che è quello del tessuto urbanistico e paesaggistico. Quello delle cattedrali, dei palazzi, dei castelli, delle fontane che s’intrecciano nelle città, nei borghi dove ogni angolo è pieno di capolavori sia pittorici, scultori, lignei, architettonici che vanno dagli Etruschi, ai ruderi greco romani, a l’arte medievale, rinascimentale e barocca. Partendo dalle Alpi discendendo tutta la dorsale Appenninica fino a quell’incanto e mescolanza di razze che è la Sicilia. Goethe “L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna. È in Sicilia la chiave di tutto”. In questo viaggio fuori dalla cultura di massa, anche se idealmente, ho ritrovato quella sublimità d’un tempo immerso nella storia, dove lo scrigno Italia con la ricchezza del suo passato e il suo profondo divenire ha creato qualcosa di unico al mondo, qualcosa che non si ripeterà mai più.
 
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita17 feb 2020
ISBN9788867522347
Viaggio in Italia con Goethe

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    Viaggio in Italia con Goethe - Mario Pozzi

    Mario Pozzi

    Viaggio immaginario

    in Italia con Goethe

    Romanzo

    AbelBooks

    Copertina La meditazione Francesco Hayez

    Il ritratto rappresenta L’Italia prima della sua unità.

    Il titolo originale era L’Italia del 1848.

    Proprietà letteraria riservata

    © 2020 AbelBooks

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    AbelBooks

    via Milano 44

    73051 Novoli (LE)

    ISBN 9788867522347

     Mi trovavo in una vecchia osteria di Vipiteno, era il 1786 e mentre mangiavo entrò un signore dai modi raffinati che si sedette in un tavolo in penombra. Continuai a mangiare senza dargli molta importanza, finito di mangiare pagai il conto, nell’uscire feci un cenno con il capo al nuovo venuto che mi guadava dal suo tavolo.

    Entrando nella mia camera dove dormivo, scorsi nella penombra un signore seduto su una poltrona che mi aspettava, sul tavolo la lampada ad olio lo illuminava tra le ombre della sera che filtravano dalla piccola finestra.

    Gli chiesi chi era e come era entrato e per risposta mi disse di sedere, aveva dei modi raffinati ed eleganti e in particolare lo sguardo che ti penetrava mettendoti a disagio, velandoti l’anima di una leggera angoscia.

    Mi sedei come un automa, ero ipnotizzato, non riuscivo a dire una parola, parlò lui per me.

    Io sono Mefistofele o puramente conosciuto come il diavolo o il demonio, durante la mia lunga vita che è nata nel principio del tempo umano mi hanno dato mille nomi.

    A che devo la visita, mi uscirono queste parole come un sibilo, non riuscivo a staccare gli occhi dal suo sguardo e la mia mente era tutta intorpidita.

    Sono venuto ad informarti che quel signore che hai incontrato alla taverna è il famoso poeta Goethe quello del Faust, sì, è proprio lui, ed è venuto dalla Germania per fare un lungo viaggio in Italia e tu lo dovresti accompagnare, perché proprio io chiesi, perché tu come lui sei un poeta e conosci bene le bellezze della tua Italia dove sei nato.

    Ma io sono di un altro tempo, di un tempo totalmente diverso da quello dove è vissuto Goethe.

    Ed è proprio per questo che lo devi accompagnare.

    Domani lui prenderà una carrozza per iniziare il suo viaggio in Italia, e tu lo accompagnerai, mise un biglietto sul tavolo, ti ho prenotato il posto.

    E ricordati che io vi seguirò dovunque. Ad un tratto scomparve ed io stetti a fissare quella poltrona come se fosse stata un’allucinazione.

    L’indomani mi recai alla stazione delle carrozze e lo vidi, un aristocratico signore sui quarant’anni di bella presenza dai modi affascinanti. Mi misi seduto davanti a lui e mi presentai. Lei è il grande poeta Goethe, sì, sono io e lei chi è?

    Sono un aristocratico italiano che ha dedicato la sua vita alla poesia e si è perso nei meandri della vita come in un labirinto di sogni. Perché è vento in Italia, gli domandai – per fare un viaggio in questo paese che amo, lo amo per la sua bellezza, la sua storia e le sue opere d’arte. Ma anche la Germania è molto bella e piena d’opere d’arte, sì, ma è fredda voi siete un altro carattere dal nostro, ogni vostro stato è qualcosa di diverso, un unico che si esprime da solo.

    E poi sono affascinato dell’antica Roma e dal suo impero e dalla Grecia antica — sai noi Tedeschi abbiamo contribuito a far cadere l’impero Romano d’occidente. Ci chiamavano barbari, ma avevamo la nostra cultura, i nostri dei, i nostri miti che si perdevano nella notte dei tempi.

    Ma l’Italia ha tante bellezze sia artistiche che paesaggistiche che non puoi neanche immaginare – gli dissi.

    Dalla caduta dell’impero Romano ci hanno invaso molti popoli e tutt’ora l’Italia e divisa in tanti piccoli stati.

    Il susseguirsi di questi popoli mischiandosi con i nostri hanno creato il nostro particolare genio che in noi vive ed è per questo che siamo divenuti geni nella poesia, nelle lettere e nelle arti, creando città e paesi unici al mondo per la loro bellezza.

    Ieri notte è venuto da me Mefistofele e mi ha comandato di seguirti in questo tuo viaggio e non ho potuto fare altro che obbedirgli anche perché conosco bene il mio paese così da farti da guida.

    È dal tempo del Faust che non l’ho più rivisto come se fosse stata un’invenzione della mia mente.

    Lui mi ha rubato l’anima con i suoi due amici l’uno mi voleva inculcare le virtù, l’altro i sette vizi capitali ma io sono andato per la mia strada vivendo in solitudine a cercare la bellezza nelle cose create.

    Ma allora la pensi come me che non esiste una vera e propria ragione ma solo i nostri sensi che cercano il mistero che si sprigiona attraverso la natura.

    Sì, in quel periodo quando frequentai Mefistofele mi ero dedicato all’occultismo, alla magia dell’arcano, all’oscurità delle tenebre dove lui diceva di discendere.

    Ma perché ci segue, non me l’ho a detto è stato misterioso.

    Ma non pensiamo a questo gli dissi, proseguiamo il nostro viaggio, ti porterò a Veneziana, nel Lombardo Veneto da dove è nata parte della mia razza, anche se sono nato a Roma.

    Roma l’eterna che ha dato luce al mondo, vorrei andarci subito per vedere le bellezza dell’antichità Romane.

    Abbiamo tempo gli risposi, sai io vengo da un tempo futuro, un tempo che tu non consci e che non puoi neanche immaginare dove la tua Germania come l’hai vista tu nel mio tempo non esiste più, tutte le città più belle compresa Berlino sono state rase al suolo dalla pazzia umana e la sua ingordigia.

    Ma questo non può essere mi rispose Goethe e come fai ad essere nel mio tempo, questo non lo so, mi sono travato in quella taverna dove ci siamo intravisti mentre andavo nelle mia stanza mi sono trovato Mefistofele beatamente seduto che mi ha ordinato di seguirti e farti da guida in questo nostro viaggio.

    Goethe era pensieroso, guardava fuori dalla finestrella della carrozza il paesaggio che gli scorreva davanti, in attesa di arrivare a quella che fu chiamata la Serenissima, in quel periodo la città ebbe il suo massimo splendore, fu l’esaltazione del barocco. Poi cadde sotto l’impero Austroungarico fino alle guerre d’indipendenza dei Savoia che riunificarono lo stato Italiano.

    Ma tu come le sai queste cose, te l’ho detto che provengo da un mondo futuro dal ventunesimo secolo. Dal tuo secolo al mio sono passati tre secoli e in questo lungo periodo sono successe cose catastrofiche ma l’uomo è sempre lo steso dedito al male, al denaro, all’ingordigia, insomma ai sette vizi capitali e oltre.

    Ma la vita con le sue miriadi di sfumature è sempre bella. Caro Goethe godiamoci questo viaggio che scopriremo talmente tante cose che ci scorderemo dell’uomo e della sua vile natura, cercando la sua parte positiva quella che ha creato l’arte.

    Andiamo a Venezia questo gioiello sacrale posato sulla laguna come fosse una ninfea. Qui sono passati e vissuti i più grandi artisti del mondo ad omaggiarla con le loro opere come fosse stata un’amante.

    Ma prima ci fermiamo a Treviso altra splendida città poggiata su i suoi canali con i suoi salici che le accarezzano le acque e i suoi splendidi palazzi che si specchiano tremolanti nei suoi fiumi che la circondano e la fanno brillare alla luce come fosse un quadro impressionista.

    Cosa sono gli impressionisti mi chiese Goethe. Fu una corrente artistica che rivoluzionò la pittura passata, scavalcando il Romanticismo. Nacque a Parigi tra il 1860 e il 1870. Davano sulla tela il colore puro senza mischiarlo, accostandolo in punti minuti in modo che l’occhio creava le tinte intermedie dando alla loro pittura una luce particolare detta d’impressione, da qui il nome impressionisti. Furono i capostipiti della rivoluzione pittorica che passò dal cubismo, al futurismo, al surrealismo fino all’arte astratta e informale. Ora nel mio secolo tutto è finito anche la poesia, stiamo vivendo una nuova preistoria dove conta solo il denaro.

    Ma deve essere triste disse Goethe, di una tristezza infinita che sfiora la morte.

    Arrivammo a Treviso, andammo in una locanda vicino alla chiesa di San Francesco che dava sul canale.

    La sera con la sua dolcezza scendeva ammantando questa splendida città dove regnava il silenzio, solo lo sciacquio delle sue acque che scorrevano si sentiva.

    Prendemmo due camere, la stanchezza del lungo viaggio si faceva sentire tutta, così ci salutammo e ci ritirammo nelle nostre camere.

    Entrando in camera notai la presenza di Mefistofele seduto su una sedia.

    A che devo la visita gli dissi, sono venuto a sentire notizie sul nostro Goethe. Gli ho detto chi sono e da quale secolo vengo e che lei mi ha chiesto di seguirlo in questo viaggio. E lui come la presa. Tranquillamente, la cosa non l’ha turbato affatto.

    È sempre lo stesso si rifugia in se stesso contemplandosi dando vita ai suoi sogni e al suo eterno errare per scoprire il segreto della vita e della morte. Ma tramite la ragione umana scopre che l’uomo non è altro che essere più bestia di ogni bestia dal suo stesso testo Prologo in cielo.

    Mi ha disturbato perché gli facessi scoprire la vera natura umana. I suoi dubbi sulla vita sono sempre gli stessi da quando l’uomo ha scoperto di essere solo al mondo e che è mortale, tu lo sai bene anche perché dopo tre secoli l’uomo è peggiorato e fa finta di niente.

    Ora ti lascio amico mio, continuate il viaggio e tienilo d’occhio che è un carattere incostante. Sparì dalla sedia e rimase solo il buio della notte. Mi sdraiai sul letto e mi addormentai.

    Sentii bussare alla porta, era Goethe che mi chiamava dicendomi di scendere che facevamo colazione insieme,

    vengo subito gli risposi. Mi lavai e scesi. Lo trovai seduto al tavolo che sorseggiava una tazza di tè, che cosa desideri mi disse, un caffè grazie, noi Italiani prediligiamo il caffè per svegliarci la mattina.

    Questa città al contrario di Venezia che è posata sulla laguna e di fronte al mare. Treviso è posata su due fiumi che la circondano il Sile e il Cagan che l’attraversano cingendola con le loro acque che gli sussurrano antiche melodie. Ed è piena di monumenti e di chiese. È una città che risale al paleolitico con i suoi villaggi di palafitte sui i due fiumi, poi fu una città Romana finché voi barbari la distruggeste. Poi la laboriosità dell’uomo con l’arte medievale e rinascimentale la ricostruì come ora la vediamo.

    Il duomo che è il centro della città di Treviso fu costruito in età paleocristiana sopra un tempio Romano, poi modificato in stile Romano nel XI e XII secolo fino a essere ricostruito nel 1760 in stile neoclassico.

    Sai qui feci il militare all’età di ventuno anni, per dieci mesi l’assorbii nella pelle come quando fai l’amore con una donna, respirando dai suoi pori tutto il suo humus. Anche perché da parte di mia nonna materna ho sangue Veneto nelle vene.

    Ma se sei nato a Roma, sono nato a Roma da mia madre Romana, ma la mia famiglia paterna era mezza Svizzera e mezza Comasca, mio nonno venne in Veneto per lavoro e s’innamorò e sposo mia nonna che era natia del Merlo un paesino del veneto, è una lunga storia.

    Finimmo di fare colazione lo portai al duomo per vedere la pala d’altare del Tiziano raffigurante l’annunciazione.

    La giornata era splendida tutto riverberava alla luce del sole, i pontili sospesi sulle acque accarezzate dai salici che con le loro lacrime davano note piangenti, colorando di misteri i palazzi merlettati dai loro marmi e le dolci signore nei lori vestiti fluenti passeggiavano austere sospirando inquieti amori.

    Goethe guardava estasiato tanta bellezza e sospirava deliqui profondi.

    Arrivati al duomo che dominava la piazza con la sua facciata neoclassica con la sua ampia scalinata circondata dal pronao con le sei colonne ioniche che sorreggono il protiro, dissi a Goethe questa è l’arte italiana ripresa da quella Romana e Greca. Sopra la basilica le sette cupole cinque poste sopra la navata centrale e le altre due a chiusura delle cappelle.

    Entrammo l’effetto era meraviglioso con i giochi di luci che si rincorrevano lungo le navate dando luce ai chiaroscuri delle sue cappelle. Questa chiesa è piena di capolavori pittorici che vanno dall’Assunzione della Vergine di Domenico Capriolo, la pala di San Lorenzo di Paris Bordone, la Madonna del fiore di Girolamo da Treviso, adorazione dei pastori sempre di Paris Bordone e gli affreschi del Pordenone: l’adorazione dei maghi, la visitazione, il sogno d’Augusto e l’apoteosi di San Pio X tutto avvolto nel mistero della bellezza dell’arte Italiana.

    Ci inoltrammo nel sacrale silenzio di questo spettacolo creato dall’uomo ad ammirare l’annunciazione del Tiziano che rivoluzionò la pittura dell’epoca mettendo in primo piano la Madonna mentre l’angelo è

     di dietro, in fondo alla prospettiva la luce del sole squarcia le nubi per irradiare la scena. Nell’anglo in basso a destra un inquietante personaggio avvolto in un mantello che osserva la scena. Chi rappresenta? Il demonio?

    Uscimmo con gli occhi pieni di luci sussurrai all’orecchio di Goethe che ogni città o comune Italiano è pieno di questi capolavori. Goethe mi rispose anche la Germania è piena di città bellissime piene di capolavori. Peccato che la pazzia e la malvagità e la completa ignoranza le ha rase al suolo – gli dissi.

    E dicono che centra il demonio, ma lui non centra niente è nella natura umana che è demoniaca dove s’annidano ogni forma di vizio compreso quello del potere e del denaro.

    Caro Goethe tu hai parlato con Mefistofele e non è riuscito ha convincerti a rappresentare il male perché hai il libero arbitrio, solo tu puoi decidere di scegliere tra bene e male.

    La bellezza di Treviso oscillava nella luce quasi surreale del mattino immergendosi nelle sue tinte che facevano da filtro ai giochi d’acqua dei suoi canali dove tutto riverberava di segreti, segreti antichi che si confondevano con il tempo, il tempo che passa e ci avvolge con il suo manto dando luce alla nostra immagine che si perde in non so quali nidi.

    Vieni dissi a Goethe, andiamo a mangiare così ti racconto cosa è successo alla bellissima città di Muster e poi pian piano di tutte le bellissime città come Dresda, Lubecca, Lipsia. Colonia e la stessa Berlino, ad opera di pazzi criminali che neanche Mefistofele una volta morti non ha voluto con sé.

    Goethe era perplesso, camminando mi disse come l’uomo può raggiungere una barbarie così inaudita. Ma tutto questo come può essere successo. Sai nella seconda guerra mondiale i mezzi bellici avevano avuto un evoluzione enorme, erano state inventate macchine belliche come gli aeroplani. Sì, il sogno di Leonardo quello di volare era stato realizzato. E con questi aeroplani chiamati fortezze volanti cariche di bombe incendiarie ad alto potenziale distruttivo che vennero rase al suolo le città Tedesche dove morirono milioni di civili. Me il bello era che questo stermino non serviva per vincere la guerra. Era stato commesso per pura crudeltà umana.

    La mia Germania che ho amato più di me stesso non esiste più ma tu mi stai raccontando delle fantasie. Magari fossero solo delle fantasie risposi. Si sono commessi crimini tremendi in questi tre secoli compreso quello dei Tedeschi in nome di una ideologia nazista che ha provocato milioni di morti in tutta Europa.

    Ma man mano che continueremo il viaggio ti racconterò tutto.

    Ora godiamoci questa bella giornata ed andiamo a mangiare che mi è venuta fame.

    Andammo in una locanda sul canale Buranelli dove i pescatori Veneziani venivano a vendere il pasce.

    Ci mettemmo seduti all’aperto e sotto di noi l’acqua verdastra del canale scorreva felice accarezzata dai lunghi rami dei salici, suonando sinfonie d’acqua come quelle di Handel. Nel silenzio che ci circondava si sentiva solo il mormorio del vento accompagnato dalla dolce musica sull’acqua.

    Sto pensando alla musica di Handel questo genio Tedesco che cantò con le sue sinfonie la bellezza e il mistero della natura.

    Sì, rispose Goethe lui e Bach sono i più grandi compositori tedeschi della loro epoca, peccato che Handel si naturalizzò Inglese.

    Venne la cameriera una bellissima ragazza bruna dagli occhi chiari, che posso portavi ci chiese, della zuppa di pesce con il pane fritto e del vino frizzante bianco. Dissi a Goethe, capisco che non è la cucina a cui sei abituato, ma in questo viaggio ti abituerai alla cucina Italiana che è molto varia.

    È una bellissima ragazza disse Goethe, molto bella risposi io, le donne Italiane sono molto belle si sono mischiate a moltissime razze nel corso dei secoli, più le razze si mischiano più i figli diventano belli.

    Ascolta Goethe quando ero giovane lessi avidamente il tuo romanzo i dolori del giovane Werther con questo romanzo hai dato avvio al romanticismo, l’eroe negativo che si strugge per amore non condiviso e non trovando pace se non con la morte.

    Lessi in quel periodo il trionfo della morte di Gabriele D’annunzio. Il tema di fondo era lo stesso l’esaltazione della morte. I due personaggi sono identici, due intellettuali che aspirano alla bellezza classica e al mito. Werther cerca l’idillio, il superamento di se stesso tramite l’oggetto amato che non lo corrisponde e si rifugia in se stesso dando vita ai suoi fantasmi, al suo sfogo dell’inaccettabilità della vita e con i canti d’Ossian si rifà alla natura selvaggia e tempestosa dove regna la malinconia, la passione d’amore dentro un paesaggio cupo e infelice e da qui il contrasto della vita semplice di Lotte e il suo sposo Albert, puramente normale e l’aspirazione del giovane Werther ad un amore idilliaco che supera l’eternità.

    In D’Annunzio il protagonista Giorgio Aurispa non c’è idillio ma solo una passione sfrenata, data dalla sessualità è un romanzo psicologico tutto interiore basato sul mal di vivere del protagonista che non riesce ad adattarsi alla realtà perché non ama l’oggetto amato ma solo se stesso e ne fa un suo dilemma particolare fino ad arrivare ad uccidere l’amata e a suicidarsi.

    Cos’ è la psicologia mi chiese Goethe, è una scienza creata da Sigmund Freud nato in Austria per curare la psiche dell’uomo, è una scienza del nostro tempo, come la psichiatria che può curare le turba della mente umana. Ma questo in teoria, in pratica le turbe dell’uomo sono difficilmente curabili.

    Venne la cameriera a portarci la zuppa con il vino e Goethe la guardava affascinato, ti piace sempre di più gli dissi. Sarei andato lontano, tanto lontano quando è grande il mondo, se non mi trattenessero le stelle che hanno legato al mio il tuo destino, così che solo in te posso conoscerti. E la poesia, i sogni, il desiderio tutto mi spinge a te, alla tua natura, e dalla tua dipende la mia vita. Ma questa è una mia poesia, si è una tua poesia come tutte le tue poesie che sospirano languidi sogni che non puoi trattenere come il tuo Werther.

    Ma tu mia hai letto, ti ho letto da quando ero giovane e in uno nei miei ultimi romanzi il tempo perduto e ritrovato ho messo per introduzione le tue parole del Faust Dunque chi sei? Sono quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente opera il bene. La mia risposta Chi sono? Sono la parte oscura che opera il bene per mascherare eternamente il male. Ma io volevo dire che il male non vincerà sul bene. Ma tu sei vissuto in un secolo quando questo si poteva ancora dire.

    Nel mio secolo dopo tutto quello che è stato da quando sei morto si è capito che il bene non appartiene all’uomo è solo una parvenza aleatoria per continuare a fare del male.

    Ma tu ragioni come Mefistofele. Io non do importanza alla ragione che ha provocato solo del male. La ragione è una cosa sterile che non porta a nulla non ha luce. Uno dei più grandi poeti Italiani si chiamava Pier Paolo Pasolini è stato ucciso come un cane. In uno dei suoi film Medea disse in una sua inquadratura a che serve la ragione? Che cosa è un film mi chiese Goethe, è una tecnica espressiva inventata dai fratelli Lumière, con un proiettore  attraverso una pellicola riversava immagini su uno schermo.

    Veniva dalla fotografia che attraverso una camera stampava su una lastra l’immagine reale come nella pittura.

    Te l’ho detto che la scienza in questi secoli ha fatto passi da gigante ma non è stata adoperata sempre a fini benefici come la polvere da sparo.

    Mangiammo sorseggiando il vino mentre il meriggio si faceva più intenso, i riverberi della luce annunciavano la sera con il suo dolce manto che tutto avvolge nel silenzio del suo svelarsi.

    Goethe mi disse che era stanco e se tornavamo alla locanda che domani continuavamo il viaggio per Venezia.

    Gli dissi che c’erano ancora moltissime bellezze da visitare come: il palazzo del trecento, la loggia dei cavalieri, la fontana delle tette, la chiesa di San Nicolò, la chiesa di Santa Lucia e San Vito e altre pregiate cose.

    Mi disse di no voglio andare a Venezia. Va bene facciamo come vuoi tu. Andammo alla locanda e tornammo nelle nostre stanze mentre la sera rosseggiava filtrando dai vetri della stanza, voltandomi vidi Mefistofele che mi guardava sornione seduto sulla sedia con il suo bastone d’argento che teneva stretto nella mano.

    Buona sera signore gli dissi come sta! Benissimo mi rispose e il nostro amico, si è incaponito che domani dobbiamo partire per Venezia e domani all’alba partiamo.

    È di poche parole, ascolta in silenzio chiudendosi in se stesso. E sempre stato così, lui è un drammaturgo, un poeta, un sognatore che viaggia con la mente a cercare ciò che non può trovare.

    È lui che ha cercato me non io lui e ha scritto che sono stato io per rubargli l’anima donandogli l’eternità. Come se avessi questo potere. L’uomo farebbe di tutto per non morire ma la natura gli ha messo come fine la sepoltura. Ma questa è una frase del Leopardi. Lui era un

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